Urania Ligustica

Ender's Game, di Gavin Hood (2013)


Insetti incomprensibili e spietati hanno fatto milioni di morti, ma la loro invasione del Sistema Solare è stata sventata. Per difendere la Terra sono state poi costruite grandi flotte e formate generazioni di eroi, ma ora servono i loro condottieri e, soprattutto, un Alessandro, un Napoleone che decida quali tattiche usare in battaglia: Andrew "Ender" Wiggin, un bambino.

Eh già... un BAMBINO! Nel film vediamo adolescenti, ragazzine già formate. Nel romanzo sono bambini! Spesso nudi. Sempre spietati. Alieni (quasi) quanto i nemici che dovranno combattere. Perché è così che li vogliono i governi terrestri e la Forza Interstellare.

Un magnifico romanzo, impossibile da trasporre in un film. A meno che non osi far vedere bambini e bambine nude. Riprendere un bambino, Ender, che uccide due volte, con determinazione, non per caso. Eppure "Colui che conclude" riesce lo stesso a suscitare l'empatia del lettore, per meritarsi, alla fine, l'ammirazione e giganteggiare nel secondo romanzo della serie, Il riscatto di Ender, come Araldo dei Defunti.

Quindi il film non si limita a tagliare alla grande, a privare di spessore i vari protagonisti, a cancellare due fratelli (Peter e Valentine) altrettanto geniali, a concentrare in pochi mesi ciò che nel romanzo si sviluppa in vari anni. A regalarci, giusto per citare un dettaglio, un Bonzo Madrid più piccolo (almeno di statura) di Ender! Il film tradisce il senso del romanzo. Ciò che resta è un film di avventure spaziali adatto per tutte le età, un prodotto adulterato, uno svago leggero, un flop commerciale.

In conclusione: meglio non guardare il film e leggere il romanzo da cui è tratto: Il gioco di Ender, di Orson Scott Card.

Riccardo Balestrieri



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