Urania Ligustica

La nuova scienza

Riccardo Balestrieri

Un progetto per la storia dell'astronomia in Liguria (1996) 1

La nuova scienza


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Un approccio diverso passa per i palazzi di villa, edificati fuori le mura soprattutto in quello che F. Braudel e F. Ruiz Martin hanno definito il "secolo dei genovesi" (~1550 - 1660), riferendosi al loro dominio nella finanza europea.10 La stessa villa è in effetti un'impresa economica: orti, frutteti, uliveti, vigne e peschiere concorrono a produrre un reddito non trascurabile.

La contrazione degli affari induce i "magnifici" a passare sempre più tempo in villa, lontani dal palazzo di città usato a fini di rappresentanza. E' un mondo a sé stante, diviso da alti muri dalle proprietà adiacenti ma, spesso, con gli edifici così vicini da creare una contiguità di tipo urbano lungo l'arteria principale. In questo ambito, nobilitato da palazzi, giardini e ninfei ricchi di statue classiche, si sviluppa e si afferma un nuovo stile di vita, teorizzato da Gio.Vincenzo Imperiale sin dagli inizi del Seicento.11

È un otium operoso, lontano dai doveri imposti dalla Repubblica, in cui si adorano le Muse: non può mancare un omaggio ad Urania. È anche in questa chiave che si possono leggere i due osservatori astronomici di Paris Maria Salvago: uno per ognuno dei palazzi di villa di famiglia, a S. Pier d'Arena 12 e, a ridosso delle mura trecentesche della città, in Carbonara.13 L'astronomia è dichiaratamente uno svago, come la poesia, le rappresentazioni teatrali e la caccia; ciò non esclude l'interesse per questioni utili, come quella delle longitudini.

Lo stesso successo dell'economia di villa, in una regione aspra e dal regime torrentizio come quella ligure, rivela conoscenze non banali di idraulica. Grazie ad acquedotti ad arco o a condutture in coccio nascoste nei terrapieni e nei muri che costeggiano le crêuze (vale a dire le mulattiere, pavimentate a mattoni e ciottoli, che dividono le ville), sorgenti e torrenti sono collegati a cisterne di grande cubatura, in una complessa rete rigorosamente privata, per lo più invisibile e tesa quasi esclusivamente all'irrigazione; la scarsità d'acqua rende infatti rare le fontane ornamentali.14 L'acqua potabile per i consumi quotidiani è in genere fornita da una cisterna seminterrata nei fondi del palazzo, in cui confluisce la rete bianca, grazie a condutture interne ai muri portanti. [<75-76>]

I problemi inerenti i sifoni, di cui nel 1630 aveva intuito la causa Giovan Battista Baliano (1582 - 1666),15 potevano quindi essere comuni a nobili e ordini religiosi che dovevano far fruttare ville difficili da irrigare. Baliano, per inciso, esegue studi di idraulica che pubblica nel 1646; per cui è probabile che Gian Domenico Cassini (1625 - 1712) debba a lui le radici di quelle conoscenze che tanto gli saranno utili a Bologna.16


10 La situazione economica a Genova dalla metà del Cinquecento agli inizi del Settecento è delineata da Giorgio Doria: "Un pittore fiammingo nel "secolo dei genovesi"", in AA.VV., Rubens e Genova [<90-91>] (Genova, Comune, 1977), pp. 13-29; "L'opulenza ostentata nel declino di una città", in AA.VV., Genova nell'Età Barocca (Bologna, Nuova Alfa Editoriale, 1992), pp. 13-17.

11 L. Magnani, Il Tempio di Venere (Genova, Sagep, 1988), pp. 127-140.

12 La precisa carta del Vinzoni (1757), riprodotta ad esempio in AA.VV., Catalogo delle Ville Genovesi (Genova, Italia Nostra, 1981), pp. 18-19, non riporta, a causa dell'estinzione della discendenza maschile e del matrimonio di Eugenia di Paris Salvago con Felice Pinelli (nel 1705), alcuna villa Salvago bensì una villa dei "Magci Fratelli Pinelli" che giace approssimativamente sulla congiungente fra due riferimenti tuttora esistenti: il palazzo Centurione-Carpaneto e la chiesa di Nostra Signora di Belvedere. La zona è stata pesantemente trasformata dalla realizzazione di via G.B. Monti, ma è ancora possibile identificare singoli lacerti della villa: il pregevole acciottolato bianco e nero nel cortiletto a ovest del civ. 16 (pavimentazione di un ninfeo?), i resti del palazzo inglobati nel terrapieno del civ. 25, in corrispondenza del distacco verso il civ. 21-23A (resti di intonaco e archetti in muratura che delimitano tre lunette di una sala interna), il suggestivo belvedere che sovrasta l'imboccatura di via M. Tosa (pertinenza del civ. 45). Si sottolinea che la villa non è ricordata nei repertori dei palazzi di villa genovesi.

13 La zona, già alterata (quando scrive il Desimoni) dalla realizzazione di corso Carbonara, è stata stravolta da corso Firenze, che ha separato la salita San Nicolò dalla salita alla Madonnetta. Anche le architetture sono state pesantemente modificate nell'Ottocento: il palazzo (corso Firenze 24/via Pertinace 18), denominato Piaggio dagli ultimi proprietari, è sede del Consiglio di Circoscrizione di Castelletto e dell'Istituto Internazionale delle Comunicazioni. Un sopralluogo ha permesso di rilevare la presenza, su di un edificio in rovina a ovest del palazzo (probabile rimessa di carrozze) di un bassorilievo quattrocentesco in ardesia che rappresenta l'"uomo selvaggio", un uomo peloso che impugna un nodoso bastone, appoggiato sulla spalla, con la destra ed un lungo cartiglio con la sinistra: è l'insegna dell'"albergo" Salvago; in genovese, infatti, sarvægo vuol dire selvatico. Si confronti: AA.VV., Catalogo delle Ville Genovesi, cit., dove la scheda in appendice, p. 16a, ignora gli eventi anteriori al 1798.

14 L'edificazione in collina, per lo più dal 1950 in poi, ha cancellato questa trama e la rete fognaria è basata sui torrenti incanalati; singoli lacerti, qualche volta ancora efficienti e in uso per le coltivazioni, sono sparsi sul territorio (ad esempio, a Cornigliano: antiche pertinenze delle ville Marchese e Doria-Dufour, convento del Boschetto, ecc.). [<91-92>]

15 G. V. Mosele, "Il carteggio fra G.B. Baliano e Galileo Galilei", in Genova - Rivista municipale (1939). Mosele glissa sulle accuse di plagio relative alla caduta dei gravi, ma il suo articolo è in qualche punto più preciso di: E. Grillo, "Baliani, Giovanni Battista", Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 5 (Roma, 1963), pp. 553-557.

16 A. Cassini, "Gio. Domenico Cassini: uno scienziato del Seicento a Bologna", Mem. S.A.It., 66 (1995), pp. 813-831. La corrispondenza con Galileo, compresa tra il 1613 e il 1639, testimonia le osservazioni astronomiche di Baliano: le macchie solari, la "stella nuova" nel Cigno, le "stelle Medicee". Il Desimoni, nella sua opera su Salvago, cit., p. 477, riferisce che è stato Baliano a far conoscere a Cassini le tavole dei satelliti gioviani del siciliano Giovan Battista Odierna; poiché questi pubblica Meneologiae Jovis Compendium solo nel 1656, ciò presuppone una corrispondenza. G. Piazzi, Sulle vicende dell'Astronomia in Sicilia, a cura di G. Foderà Serio (Palermo, Sellerio, 1990), p. 78.2




La decorazione di villa Sauli, sulla collina genovese di Carignano, sembra avere inizio meno di quarant'anni dopo quella di villa Doria, ma il rapporto del committente con astrologia ed astronomia è profondamente cambiato.

Danneggiata nel corso della seconda guerra mondiale, è stata ristrutturata in anni recenti.33 La decorazione degli ambienti di piano nobile è probabilmente perduta, ma alcune fotografie, eseguite dopo il bombardamento e conservate dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici della Liguria,34 testimoniano i resti di un ciclo decorativo di rilievo. Sulle pareti del salone, globi celesti e sfere armillari sovrastano come grandi lune brani di paesaggio in finte logge, rappresentate illusivamente per espandere gli spazi interni; un mappamondo è raffigurato a terra. Un pergolato di viti, con putti vendemmiatori ed erme satiresche, decora le pareti e le volte della loggia, su cui è rappresentata almeno la costellazione di Cassiopea: una costellazione non zodiacale ma frequente, nelle vesti della regina degli Etiopi, negli affreschi dei palazzi di villa.35

Sebbene il complesso salone-galleria (qui sostituita da una antisala)-loggia costituisca il perno degli ambienti di rappresentanza, la decorazione di un palazzo di villa spesso non ha i connotati esplicitamente celebrativi del palazzo di città della casata. La scelta di una decorazione a carattere geografico e astronomico-astrologico deve rispondere ad un preciso intento della committenza, probabilmente dichiarato nella lunga iscrizione, difficilmente leggibile [<79-80>] anche nell'anno 157...,36 che incornicia la volta del salone.

È bene sottolineare che il proprietario deve avere sia l'interesse che l'occasione (pareti nude, coperte da decorazioni danneggiate o non più di moda, ecc.) per commissionare un ciclo di affreschi sulle pareti e sulle volte di un palazzo: si tratta di imprese impegnative, a volte condotte nell'arco di più generazioni.


33 AA.VV., Catalogo delle Ville Genovesi, cit., pp. 6a-7a.

34 Due sono riprodotte in L. Magnani, Op. cit., pp. 56-57.

35 Eugenio Battisti ha sottolineato, in una memorabile conferenza nella sala Rossa di palazzo Tursi (26/2/1988), l'insolita fortuna iconografica delle Metamorfosi di Ovidio nei cicli decorativi genovesi. [<93-94>]

36 Poiché Magnani data agli inizi del Seicento, per ragioni stilistiche, gli affreschi della loggia, è interessante notare che i Baliano avevano la villa in Carignano, come ricorda S. Doldi, Scienza e tecnica in Liguria (Genova, Ecig, 1984), p. 36.3




1 R. Balestrieri, "Un progetto per la storia dell'astronomia in Liguria", Atti XVI Congresso nazionale di storia della fisica e dell'astronomia (CNR, Como, 24-25/5/1996), pp. 75-76 – pre-print File PDF – versione HTML Link esterno SISFA; scheda bibliografica Link esterno OPAC SBN.

2 Ivi, pp. 75-76 e note alle pp. 90-92.

3 Ivi, pp. 79-80 e note alle pp. 93-94.



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