L'orientamento degli edifici in LiguriaTracciati viari urbaniGenova |
L'orientamento della griglia ortogonale, ben visibile nella trama viaria del centro storico genovese a valle della collina di Castello, è stato misurato con metodi originali. Tale assetto può essere stato determinato dall'orografia, ma ciò non spiega la somiglianza con l'orientamento del centro storico di Albenga 1 e Luni. Una spiegazione comune può, invece, risiedere in un voluto orientamento astronomico delle strade, come è stato proposto per altre urbanizzazioni di origine romana e pre-romana.
Fig. 1 – Immagine satellitare rielaborata da Google Earth ma a orientamento invariato
Google Maps satellite e rilievi
Fig. 2 – Immagine satellitare tal quale da Flash Earth
Flash Earth
Fig. 3 – Da Genova. Guida San Giorgio (1955) 2
1. Il tracciato viario in esame
La trama ortogonale dell'assetto viario medievale a valle della collina di Castello (in basso, in parte fuori campo) è ben visibile nel negativo in Figura 1.
Le linee rosse continue individuano: A – via di S. Bernardo; B – via dei Giustiniani; C – via di Canneto il Lungo. Tali assi viari convergono poi su Porta Soprana (che rimane fuori campo, a destra). Le linee rosse tratteggiate individuano: D – via di Canneto il Curto e via delle Grazie; E – vico Gesù, vico Sauli, vico di S. Rosa e vico dietro il coro di S. Cosimo; F – via Chiabrera e vico Guarchi; G – vico di Nostra Signora del Soccorso e vico Valoria. I numeri individuano le chiese presenti in epoca romanica: 1 – SS. Cosma e Damiano; 2 – S. Giorgio; 3 – SS. Nazario e Celso; 4 – S. Maria di Castello; 5 – S. Donato; 6 – S. Lorenzo.
Per riferimenti topografici più generali, si veda la Figura 3 oppure Google Maps - Bing Maps.
La linea D è il tratto iniziale della via ininterrotta che segue l'intero arco del golfo: dopo l'ortogonale via S. Lorenzo, diventa via S. Pietro della Porta, via S. Luca, via di Fossatello, via del Campo, via Pré. Restringendo l'attenzione su via di Canneto il Curto e via delle Grazie (Nostra Signora delle Grazie al Molo è l'attuale denominazione dell'antica chiesa dei SS. Nazario e Celso), si nota che tale asse diverge dall'antica linea di costa e dalle isoipse, ma è all'incirca perpendicolare all'avvallamento fra le colline di Castello, tuttora esistente, e di S. Andrea, sbancata alla fine dell'Ottocento.
Si ricorda che l'attuale via San Lorenzo, a mezzogiorno della cattedrale, è nata intorno al 1835-40 allargando e rettificando l'asse viario preesistente; ciò ha comportato l'arretramento delle facciate degli edifici civili su entrambi i lati della strada. Il suo orientamento riecheggia senz'altro quello preesistente, ma non può essere considerato nell'analisi che segue.
2. Orientamento azimutale del tracciato viario
L'area in cui sorge la chiesa dei SS. Cosma e Damiano (1) è citata, nel 1267, come contrata serpe.3 L'asse viario (E) su cui dà l'abside della chiesa non è, oggi, più serpeggiante degli altri qui considerati. Tale andamento obbliga a tracciare assi rettilinei che intersechino gli ondeggiamenti (ad esempio, B) o siano la corda di linee curve (ad esempio, G): azioni che sarebbero più rigorose applicando il metodo dei minimi quadrati a un modello numerico della zona di interesse del centro storico genovese. Il problema è comune ad Albenga e Luni.
L'orientamento è stato fino ad ora determinato con due metodi indipendenti, che hanno fornito un azimut coerente entro 1σ. Tale risultato non è influenzato dal punto su cui è stato, se del caso, imperniato l'assetto viario.
Un'immagine satellitare fornita da Google Earth (ripresa l'8/9/2007) è stata convertita in bianco e nero, trasformata in negativo e fortemente contrastata. Su di essa è stata sovrapposta una griglia di linee rette, ortogonali per costruzione: ogni linea è stata posta in corrispondenza di un asse viario di interesse. L'intera griglia è stata poi ruotata rigidamente per angoli interi, per identificare quello che approssimava meglio l'intero assetto viario. Si veda la Figura 1.
Le linee rosse continue nella figura di cui sopra sono orientate ad azimut 118° N>E, quelle tratteggiate a 118 + 90 = 208° N>E. Dato che sono stati ottenuti allineamenti meno soddisfacenti, rispetto agli edifici esistenti, orientando la griglia verso 117° e 119° N>E, si è concluso che l'orientamento è pari a 118°,0 ± 0°,5 N>E.Un'immagine satellitare fornita da Flash Earth (ripresa anteriore al 2/3/2014) è stata usata tal quale; si veda la Figura 2. Su di essa sono stati misurati, tramite GIMP,4 gli orientamenti dei singoli assi viari, con lo stesso metodo messo a punto per le chiese romaniche. In Tabella I sono elencate, per ogni asse viario: le misure ottenute, la media aritmetica e la deviazione standard del campione; in calce sono riportate, evidenziate in giallo, la media pesata con la varianza σ² e l'errore ad essa associato.5 Si noti che, in base all'assunzione dell'ortogonalità del tracciato, per gli assi A-C l'azimut è quello misurato direttamente, mentre per gli assi D-G sono stati sottratti 90° alle singole misure.
In conclusione, l'orientamento della griglia è pari a 118°,1 ± 0°,7 N>E.
Asse viario x1 x2 x3 x4 x5 x σ A 116,99 116,31 117,22 116,78 116,85 116,83 0,34 B 119,35 119,61 118,96 119,39 119,21 119,30 0,24 C 117,65 117,57 117,85 117,73 117,61 117,68 0,11 D 119,67 119,37 119,80 119,90 120,02 119,75 0,25 E 119,11 119,37 119,56 119,39 119,65 119,42 0,21 F 116,88 117,22 116,94 117,24 117,44 117,14 0,23 G 116,81 116,71 117,64 116,90 116,61 116,93 0,41 118,1 0,7 Tab. I – Azimut N>E dei singoli assi viari e dell'intera griglia
3. Orientamento delle chiese romaniche rispetto al tracciato viario
A quattro delle chiese citate nel § 1 non può essere applicata un'analisi comparata tra l'orientamento della griglia stradale e quello dell'asse della navata maggiore.
San Giorgio (2). È un edificio di grande interesse, perché era la sede di un'antica parrocchia canonicale e dà tuttora sulla piazza che pare il perno del tracciato viario ortogonale. Purtroppo la chiesa è stata completamente riedificata, in varie fasi, nella seconda metà del Cinquecento e nel secolo successivo. La sua ristrutturazione a pianta centrale, inoltre, rende difficile misurare l'asse principale, che potrebbe anche non corrispondere a quello originario – mancano, a quanto pare, evidenze archeologiche sui rapporti tra i muri perimetrali moderni e le fondazioni romaniche o più antiche. Per tali motivi, non è stata ancora redatta una scheda su di essa all'interno di questo sito.
Santi Nazario e Celso (3). Della chiesa romanica rimangono il campanile e brani sul fianco destro; l'asse della navata è pari a 130°,6 ± 1°,3 N>E. La cripta, più antica, ha all'incirca lo stesso orientamento. L'edificio è al limite del centro storico, verso la scogliera da tempo inglobata nelle mura del mare e nell'attuale corso M. Quadrio: non pare essere stato vincolato dal tracciato urbano.
Santa Maria di Castello (4). La chiesa è stata costruita sulle pendici della collina che è stata sede di un oppidum fortificato pre-romano e che deve il suo nome al castello vescovile. Si trova, quindi, al di sopra del dolce declivio su cui è stata tracciata la griglia ortogonale. La navata maggiore è rivolta all'azimut 147°,7 ± 0°,4 N>E.
San Donato (5). È stata eretta anch'essa al di fuori del tracciato, ma ben più a levante; la navata maggiore è rivolta all'azimut 128°,5 ± 0°,7 N>E.
Rimangono quindi da esaminare in dettaglio solo due chiese.
Santi Cosma e Damiano (1). A causa dell'altezza degli edifici civili vicini, il tetto della chiesa è spesso in buona parte all'ombra: ciò riduce il numero e la qualità delle immagini satellitari utilizzabili. Per tale motivo, i risultati ottenuti con Google Earth, 120°,3 ± 0°,4 N>E, e con Flash Earth, 121°,7 ± 0°,3 N>E, non sono ancora coerenti. L'asse della navata maggiore, in ogni caso, non è compatibile con l'orientamento della griglia dell'assetto viario: 118°,1 ± 0°,7 N>E. La volontà di violare i vincoli dovuti alla preesistenza dell'asse E, da parte dei costruttori della chiesa, è comunque resa evidente dalla non ortogonalità tra il fronte absidale e gli assi delle navate e dalla stessa scelta di incassare quasi completamente le absidi nella linea del fronte.
San Lorenzo (6). Del duomo genovese esiste finora, in Urania Ligustica, solo la prima scheda redatta come prototipo e ora largamente superata. Le analisi sulla chiesa sono comunque proseguite; attualmente l'orientamento principale è fissato in: Google Earth, 118°,6 ± 0°,4 N>E; Flash Earth, 118°,5 ± 0°,1 N>E. La stretta coerenza di tali risultati dipende dalle grandi dimensioni dell'edificio e dalla possibilità di usare l'intero colmo del tetto, dato che la parte che copre la navata maggiore è alla stessa quota di quella che copre l'abside maggiore. L'orientamento della cattedrale è del tutto coerente con quello della griglia dell'assetto viario: 118°,1 ± 0°,7 N>E.
Nel 2002 sono stati presentati i primi elementi sulla non corrispondenza, a Genova, tra isoipse e orientamenti principali delle chiese.6 Anche se l'evidenza è ancora modesta, sembra che in epoca romanica nemmeno la struttura viaria costituisca un vincolo significativo. Si è giunti ad una analoga conclusione, sulla base di dati ben maggiori, per il centro storico di Venezia: si tratta di canali e barene anziché rii, piane, colline o strade preesistenti, ma ciò non riduce la valenza del confronto.7
4. Origine e vincoli orografici della trama viaria
A quando risale la struttura viaria qui esaminata? É stata determinata da vincoli orografici o è stata orientata astronomicamente?
I risultati di cui sopra si inseriscono in una discussione annosa, quasi una vexata quaestio: non la si può affrontare in questa sede, ma se ne ricordano alcuni momenti.
Lo sviluppo dell'abitato sulla piana su cui insiste la griglia ortogonale è stato così sintetizzato, sulla base delle evidenze archeologiche, purtroppo frammentarie, emerse finora: "Dalla seconda metà del II sec. a.C. fu progressivamente popolata l'area pianeggiante a ponente della collina di Castello, ora occupata dalla porzione meglio conservata del centro storico, con edifici in materiali deperibili, poi sostituiti da strutture più stabili, mentre sull'oppidum si praticavano spianamenti di macerie e sistemazioni ad uso agricolo".8
Tito Livio afferma: Et Lucretio prorogatum imperium ut Genuam oppidum a Magone Poeno dirutum exaedificaret. Vale a dire: nel 203 a.C. al propretore Spurio "Lucrezio fu prorogato l'imperio, affinché ricostruisse la città di Genova, distrutta dal cartaginese Magone".9 La veridicità di questo passo è stata dimostrata dall'archeologia per l'oppidum, ma non è stata del tutto condivisa l'origine romana della trama ortogonale.10 Queste sono le conclusioni di un ampio riesame effettuato nel 1987.
Se dunque non è dato – allo stato attuale delle conoscenze – esprimersi circa l'epoca e le modalità di impianto dell'urbanizzazione della zona compresa tra la collina di Castello e via S. Lorenzo, vanno comunque evidenziati come base di lavoro alcuni dati topografici: sia la cornice nera del mosaico di piazza Invrea che il muro tardo repubblicano di Scuole Pie sono paralleli a vico Indoratori e perpendicolari all'asse di via Canneto il curto: parimenti i muri dell'edificio di piazza Matteotti sono orientati secondo il reticolato urbano medievale in esame.
Pare quindi percorribile l'ipotesi di un agglomerato formatosi spontaneamente lungo assi rettilinei, condizionati dalla naturale morfologia dei suoli, in una sorta di "proto-urbanizzazione": non è escludibile peraltro a priori qualche intervento normalizzatore esterno, non tanto in occasione della "ricostruzione", che dovette di necessità risolversi in un breve arco di tempo probabilmente ricalcando l'esistente, quanto nella successiva fase edilizia, nel periodo di massima espansione della città in età augustea, che anche in altri contesti sembra essere il periodo più fecondo per la sistemazione urbanistica. Sembra infatti logico ritenere che i romani abbiano inizialmente rispettato l'autonomia della comunità indigena, la cui fedeltà era garantita dall'atteggiamento nei confronti dei Cartaginesi e da una lunga tradizione di rapporti commerciali con l'area laziale e Roma stessa: tale autonomia dovette di fatto impedire un'assimilazione precoce della cultura romana, favorendo la conservazione della sistemazione territoriale preesistente.
Come ultimo tassello di questo quadro forzatamente lacunoso, va ricordato che non è da escludersi – benché le fonti non ne facciano esplicita menzione – che la città abbia ospitato, almeno per la durata della seconda guerra punica e di quelle con i Liguri, un presidio militare che ne garantisse la sicurezza, in considerazione dell'importanza strategica e del relativo isolamento fra gli altri Liguri alleati di Cartagine: non va sottovalutata, a questo proposito, la notizia di Livio secondo cui Genova fu usata nel 197 a.C. come base per una spedizione militare contro i Liguri dell'interno, perché pone un altro interrogativo circa l'ubicazione dell'accampamento.
Solo indagini nel rettangolo compreso tra salita Pollaioli, via S. Bernardo, via Canneto il curto e via Canneto il lungo potranno forse portare nuova luce su questi dubbi.11L'ipotesi che il foro di età romana e bizantina e l'origine della misurazione dei mille passus siano da collocare in piazza S. Giorgio (2) è stata ribadita pochi anni fa; nella stessa occasione sono state indicate come vicine al termine del miglio le chiese di S. Stefano, a levante, e S. Michele, a ponente.12
L'identificazione dei termini dei mille passus o miglio romano nei pressi delle chiese sopracitate può essere verificata. Assumiamo che tale unità di misura equivalga a 1.478,50 metri. Santo Stefano dista circa 815 metri = 551 passus da piazza S. Giorgio e circa 344 metri = 233 passus dalla romanica Porta Soprana; a un miglio di distanza da piazza S. Giorgio, verso levante, si giunge quasi al torrente Bisagno, in una zona in cui non sono ricordate chiese antiche. La demolita S. Michele distava circa 1.500 metri = 1.020 passus da piazza S. Giorgio e circa 1330 metri = 900 passus dalla Porta di Banchi (detta anche di S. Pietro); in questo caso l'asserzione di cui sopra è verificata, ma dovrebbe comprendere la vicina chiesa di S. Tomaso in Caput Arenae, anch'essa scomparsa.13
5. Altezza dell'orizzonte naturale
[Da completare].
6. Verifica indipendente per un singolo azimut
[Da completare].
7. Orientamento solare della trama viaria
[Da completare].
8. Orientamenti lunare e stellare della trama viaria
[Da completare].
9. Conclusioni
[Da completare].
1 Le affinità dei tracciati viari di Genova e Albenga sono state evidenziate per la prima volta in: R. Balestrieri, "L'orientamento delle chiese romaniche in Liguria. III. Chiese e assetto stradale del nucleo urbano genovese", XIII Convegno SIA (Sassari, 14-16/11/2013), in referaggio.
2 Genova. Guida San Giorgio (Genova, Edizioni Impermeabili San Giorgio, s.a. ma 1955), tavola 16; scheda bibliografica OPAC SBN.
3 E. Poleggi e I. Croce, Ritratto di Genova nel '400: veduta d'invenzione, con disegni di G. Zibordi Marchesi (Genova, Sagep, 2008), p. 199; scheda bibliografica OPAC SBN.
4 Programma GIMP, versione 2.6.12, strumento "misurino".
5 Per i metodi si rimanda a Wikipedia Deviazione standard e, in particolare, a ISHTAR, Probabilità, statistica e analisi degli errori (Università di Bologna, Dipartimento di Fisica), per media pesata e errore associato.
6 R. Balestrieri, "L'orientamento della tomba di Margherita di Brabante", in Archeoastronomia - Un dibattito tra archeologi ed astronomi alla ricerca di un metodo comune - Genova, 8-9/2/2002 - San Remo, 1-3/11/2002 (Genova, Istituto Internazionale di Studi Liguri, 2009), § 6, p. 135 .
7 E. Spinazzé, "Un'altra interpretazione sulla disposizione delle architetture sacre a Venezia e in Laguna", in Atti del XI Convegno Società Italiana di Archeoastronomia. Il dentro e il fuori del cosmo. Punti di vista per interpretare il mondo (Bologna-Marzabotto, 28-30/10/2011), a cura di M. Incerti (Bologna, Bononia University Press, 2013), pp. 183-191; scheda bibliografica OPAC SBN.
8 P. Melli, Genova preromana. Una città portuale del Mediterraneo tra il VII e il III secolo a.C. (Genova, Fratelli Frilli Editori, 2008²), p. 88; scheda bibliografica OPAC SBN.
9 A. Arnaldi, G. Gaggero, R. Pera, E. Salomone Gaggero e L. Santi Amantini, a cura di, Fontes Ligurum et Liguriae antiquae, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, nuova serie, XVI (1976), fonte 1406, pp. 361-362 Biblioteca digitale SLSP.
10 "... si sono formulate ipotesi ambiziose ma non provate sul tramato ortogonale sottostante alla collina, che viene letto come una castramentazione romana". AA. VV., Liguria (Milano, Touring Club Italiano, 1982), p. 65 Google libri.
11 P. Melli, "Trent'anni di 'archeologia urbana' a Genova: contributo allo studio della storia della città", in Archeologia in Liguria III.2. Scavi e scoperte 1982~86 (Genova, Tormena, 1990), p. 304; scheda bibliografica OPAC SBN. Nella citazione di cui sopra sono stati omessi i rimandi alle note inseriti nel testo.
12 Poleggi & Croce (2008), p. 193; cfr. p. 107.
13 L. Grossi Bianchi, E. Poleggi, Una città portuale del Medioevo: Genova nei secoli X-XVI (Genova, Sagep, 1979), tavola I, pp. 36-37; scheda bibliografica OPAC SBN. La correttezza della scala indicata a p. 36 è stata verificata: la distanza in linea d'aria tra il centro di piazza S. Giorgio e il fronte esterno di Porta Soprana è pari a 471 m sulla tavola e a 479 m con Google Earth. Il controllo citato nel testo, da cui emerge che S. Stefano non è a un miglio da piazza S. Giorgio, è stato effettuato sulla stessa tavola di Grossi Bianchi & Poleggi (1979).
Sulle unità di misura romane si veda la scheda in Wikipedia. I "mille passus" sono indicati pari a 1.478,50 metri in Dizionario Larousse della civiltà romana (Roma, Gremese, 2001), p. 159 Google libri; Poleggi & Croce (2008) approssimano a 1.480 m; tale differenza non è significativa per le considerazioni di cui al testo.