Urania Ligustica

La fisica sperimentale tra Sette e Ottocento

Gerolamo Boccardo

Fisica del globo (1868)

Fisica sperimentale



Frontespizio


Indicatore di completezza


Volgiamoci di presente alle speciali considerazioni, ch'io annunziava più sopra, intorno al clima di Genova. – Oltre alle osservazioni mie proprie, mi valgo qui delle eccellenti state pubblicate nel 1846 dall'illustre Prof. Giacomo Garibaldi, e di quelle che per gli anni successivi diede alle stampe un egregio cultore delle discipline meteorologiche e delle giuridiche, il Signor Avv. Raffaele Drago.

La media delle temperature in Genova, osservata alle 9 del mattino, è presso a poco eguale alla temperatura media dell'anno, la quale ascende a 15°,58. Questa temperatura, poco diversa da quella di Nizza, Firenze e Roma, é notevolmente superiore a quella che si dovrebbe aspettare, avendo soltanto riguardo alla [<260-261>] latitudine di Genova. La vicinanza al mare, il riparo de' monti, l'influenza de' venti africani, sono le principali cagioni che rialzano tanto la isotermica di Genova.

Il riparto mensile e per stagioni della temperatura annuale siegue una curva abbastanza regolare, avente il suo minimo grado intorno ai 13 di gennaio, e quindi ascendente, durante sette mesi, ad un valore massimo, che raggiunge presso il 27 di luglio. Variando fra questi estremi, la temperatura passa due volte nel suo valore medio, e ciò avviene verso il 14 aprile ed il 21 ottobre.

Paragonando le medie delle stagioni con la media annuale, si rileva che quest'ultima supera di 1°,7 la media di primavera, ed é inferiore di 1° alla media autunnale; che la temperatura jemale discende di 7°,2 al di sotto della media annuale, nell'atto che la estiva ascende a 7°,9 al di sopra.

Rispetto alle estreme temperature annuali, il Prof. Garibaldi, in un decennio di accurate osservazioni, trovò che la massima oscillò fra 30°,5, e 32°,5, mentre la minima andò da 1° sopra lo zero a 3°,1 al dissotto; talché l'oscillazione del massimo freddo fa doppia di quella del massimo caldo. I medii valori di queste massime o minime assolute sono eguali a 31°,67 sopra, ed 1°,23 sotto lo zero; per lo che il movimento della colonna termometrica, dal massimo caldo estivo al massimo freddo invernale, può dirsi in Genova di 33 gradi. Il Signor Drago osservò nell'anno 1860 un massimo di 34°,2 ai 14 di luglio, ed un minimo di 2° al di sotto dello zero il 18 dicembre, e quindi una differenza fra questi estremi di 36°,2. L'anno corrente 1868 sarà, senza dubbio, notabile nella storia meteorologica di Genova, come in quella di tutta l'Europa, per la straordinaria crudezza dell'inverno che per manifesti segni ci si annunzia.1




Una osservazione analoga a quella che io ho qui accennato, ma che è forse meno completa, faceva su questa particolarità climatica di Genova, fin dal 1846, uno dei Professori alla cui dotta e faconda parola vada maggiormente debitrice la educazione scientifica della mia gioventù e di quella della generazione alla quale io appartengo, l'illustre Prof. Garibaldi seniore.

«Nell'inverno (diceva egli nelle Notizie Meteorologiche comprese nella Descrizione di Genova e del Genovesato, pubblicata in occasione del Congresso degli Scienziati tenuto nella mia nativa città) la temperatura del suolo lombardo, situato al di là dell'Appennino, si mantiene inferiore a quella del nostro mare, mentre nell'estate avviene il contrario. Il disequilibrio termometrico, che per siffatta cagione si avvicenda nell'aria di queste regioni vicine, determina il predominio alternato dei venti boreali ed australi, che notiamo nelle due diverse stagioni. Egli è nell'inverno che l'aria fredda della regione lombarda, versandosi dall'Appennino sul mare, ci arreca in copia i venti del Nord, mentre d'estate é l'aria più fredda del nostro mare che, sormontando l'Appennino e dirigendosi sul suolo lombardo, rende frequenti da noi i venti meridionali».2




Nell'estate e nell'autunno, esse assumono un medio valore assai prossimo alla media assoluta dell'anno. Ecco, del resto, come si esprimeva in proposito, in una sua bella monografia, l'illustre mio concittadino, il Prof. G. Garibaldi: dall'esame [<327-328>] dei medii valori delle massime e minime pressioni corrispondenti a mesi e stagioni, e dall'andamento delle differenze tra questi e la media annuale, rileviamo che la colonna barometrica nelle sue maggiori elevazioni si discosta dalla media annuale assai meno che nelle maggiori sue depressioni; infatti, mentre la media escursione superiore si limita ad 8 millimetri,4, la media inferiore arriva a 11mm,4. Vediamo altresì che ai mesi di gennaio e febbraio, mesi di minima temperatura, corrispondono ad un tempo le più alte pressioni e le più grandi oscillazioni barometriche; laddove a luglio ed agosto, mesi di massima temperatura, corrispondono bensì le minime oscillazioni, ma non le minime pressioni, che troviamo invece nei mesi di novembre, gennaio e febbraio. La massima di queste oscillazioni mensuali ascende a 27mm,38, e la minima rimane a 11mm,47.3




Già fin dal 1846, il Prof. Garibaldi otteneva da un decennio di osservazioni i dati seguenti.

PIOGGIE DECENNALI IN ORDINE DEI MESI E NUMERI
DEI GIORNI PIOVOSI IN GENOVA

MesiPioggie decennali
mm
Numero dei giorni
piovosi
Rapporti delle pioggie
ai giorni piovosi
Gennaio1000,061158,70
Febbraio1326,869513,97
Marzo853,741187,23
Aprile1158,001239,41
Maggio1102,061387,99
Giugno500,14786,41
Luglio525,17677,84
Agosto1149,928313,85
Settembre1735,0013113,23
Ottobre1437,4210913,19
Novembre1730,1814711,77
Dicembre942,601068,89
Medie1345,9213110,27

Per lo che, la media annuale, desunta dalle osservazioni del decennio 1833 = 1842, risultava di circa 1346mm.4




Negli annali della Meteorologia, nulla è più vario e più irregolare della quantità di neve caduta nelle varie contrade e sovratutto nelle regioni nostre temperate. Nella città dove io vivo, l'illustre Prof. Garibaldi nell'anno 1846, calcolando sopra una media di 10 anni antecedenti, computava a 6 giorni all'anno i periodi di neve. Presentemente, io credo di non andare errato affermando che questa media è, in Genova, notevolmente superiore al vero; e se prendiamo l'ultimo quinquennio, forse i giorni di neve, in media, non arrivano a 3 all'anno.5




In Genova, in un decennio di osservazioni, il più volte citato Prof. Garibaldi notò 318 giorni segnalati da fenomeni di elettricità fulgurante, ed ebbe quindi un numero medio annuale di 32 giorni. La ripartizione mensuale di questi fenomeni seguitò un andamento analogo a quello delle medie temperature mensili: la massima frequenza delle folgori si ebbe, infatti, nell'estate; la minima, nell'inverno; la frequenza d'autunno fu maggiore di quella della primavera. Dei 32 giorni fulguranti dell'anno, circa la metà appartiene all'estate, e il decimo soltanto all'inverno. Non é però questo il numero de' giorni, ne' quali si ebbero veri temporali [<426-427>] fulminei, con ripetute ed abbondanti scariche elettriche; non sommano essi a tanto: 11 circa se ne ebbero in ogni anno, e non più; e corrispondono quindi al terzo circa dei 32 giorni fulguranti dell'anno.6




1 G. Boccardo, Fisica del globo. Spazi, climi e meteore. Corso completo di geografia fisica e di meteorologia (Genova, R. Istituto de' Sordo-Muti, 1868), pp. 260-261 Link esterno Google libri (per Université de Lausanne). Si noti che a p. 11 è ringraziato Pietro Maria Garibaldi. Su Boccardo (1829-1904): A. Benvenuto Vialetto, "Boccardo, Gerolamo", in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 11 (Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1969), ad vocem Link esterno DBI; G. Bianchi, R. Faucci, "Il Trattato di Gerolamo Boccardo e le sue edizioni", in L'economia divulgata. Stili e percorsi italiani (1840-1922), a cura di M. M. Augello e M. E. L. Guidi, vol. 1, Manuali e trattati (Milano, Franco Angeli, 2007), nota 1 alle pp. 79-80 Link esterno Google libri (per l'editore).

2 Boccardo (1868), Opera citata, p. 290.

3 Ibidem, pp. 327-328.

4 Ibidem, p. 367.

5 Ibidem, p. 382.

6 Ibidem, pp. 426-427.



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