Urania Ligustica

La fisica sperimentale tra Sette e Ottocento

Pietro Maria Garibaldi

Gran flusso delle Leonine (1872)

Fisica sperimentale



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     Ill.mo signor Direttore,

Domani, o presso a poco, la terra nostra passerà attraverso la gran corrente delle stelle cadenti dette Leonine: a questo proposito comunico alla S. V. Ill.ma alcuni cenni che forse potranno tornar graditi ai moltissimi lettori del di Lei accreditato giornale.

Le pazienti e razionali osservazioni sulle stelle cadenti cominciate nel 1798 dai due giovani studenti di Gottinga Brandes e Benzenberg, quelle di Humboldt e Bonpland i quali nella notte 11-12 novembre 1799 videro a Cumana (America) un vero diluvio di queste meteore, e, finalmente quelle di Quètèlet, Olmsted, Le Verrier, Secchi, A. Herschell, M. Newton di New Haven (America) e moltissimi altri, somministrarono gli elementi sopra i quali l'illustre astronomo di Brera fondò la dottrina che rivela la genesi e formola la meccanica di queste meteore cosmiche. Le quali costituite in origine da ammassi di materia nebulosa disseminati nelle profondità degli spazii stellari, sono costretti per l'azione predominante del sole a penetrare nel nostro sistema planetario, e intanto per l'influenza di quell'astro e dei maggiori pianeti, a perdere la forma globulare, allungarsi in correnti paraboliche o elittiche a seconda delle loro velocità iniziali e delle subìte perturbazioni, e finalmente girare attorno al sole che occupa il fuoco delle curve suddette.

La lunghezza di queste catene o correnti (le quali sono aperte o chiuse, continue o discontinue) è straordinaria e quasi infinita dirimpetto al loro spessore che è sempre relativamente ristretto in brevi confini.

Supponendo che l'ammasso globulare o la materia nebulosa che genererà poi una corrente meteorica, abbia dimensioni eguali a quelle del sole, e si trovi così remoto che la distanza afelia della sua orbita sia eguale a 20000 distanze medie dalla terra al sole e che la velocità dell'ammasso istesso in quelle regioni sia di cento metri per minuto secondo, dai calcoli del signor Schiaparelli risulta che al momento del suo passaggio al perielio, quell'agglomerazione occuperebbe lungo la sua orbita un arco settecento volte più grande del suo diametro primitivo mentre che lo spessore sarebbe di 37 chilometri nel senso perpendicolare al piano dell'orbita, e di 96 metri solamente nel raggio vettore al sole, e questa catena passerebbe tutta al perielio della sua orbita in 387 giorni.

Se in luogo delle dimensioni suddette, e che danno all'ammasso globulare un diametro apparente di un decimo di secondo, si suppone che il medesimo (conservando tutti gli altri dati) tocchi quello, egualmente apparente, di un minuto primo, la catena meteorica sarebbe lunga 526 volte il raggio dell'orbita terrestre che vale circa 38 milioni di leghe, e se finalmente si ammette che l'insieme globulare suddetto presenti a quelle distanze un diametro apparente eguale a quello del sole (dimensioni che quelle ben note delle nebulose conosciute rendono molto modeste) si avrebbe, mercé il suo sviluppo per l'azione solare, una catena meteorica sottilissima e tale che la terra nel suo moto annuo potrebbe attraversare in meno di due giorni, ma così fattamente lunga che (sempre secondo i calcoli dello Schiaparelli) impiegherebbe 20,000 anni e 200 secoli a passare al perielio della sua curva parabolica.

Questi dati che sono il risultato di calcoli rigorosi ci insegnano che molte delle correnti meteoriche attuali sono antichissime, e che forse avevano già compiuto molti giri attorno al sole, quando l'uomo non viveva ancora sopra la terra.

L'identità dei flussi meteorici attuali con quelli di molti anni addietro, è accertata da osservazioni e risultanze dirette, e quella che hanno con altri flussi osservati parecchi secoli addietro (secondo le più antiche memorie storiche) si accerta facilmente tenendo a calcolo le differenze che corrono fra l'anno tropico sopra di cui si fonda il nostro calendario, e l'anno sidereo che solo può servir di misura per conoscere il periodo vero che governa cosifatte ricorrenze.

Infra i flussi meteorici conosciuti e che son già molto numerosi, due sono specialmente noti per la loro ricchezza di stelle: quello così detto delle Perseidi che si osserva fra il finir della prima e il principiar della seconda decade di agosto, e che, a quanto pare, è compreso in una curva chiusa sebbene non egualmente ricca di stelle in ogni sua parte. Le fasi che presentò nello scorso agosto furono argomento di studio in tutte le specole dei due mondi.

L'altra grande corrente meteorica è quella [<1-2>] che sarà attraversata dalla terra in questi giorni 12-13-14, e che si chiama delle Leonidi perché il punto radiante muove apparentemente dalla costellazione del Leone.

Prescindendo dalle antichissime ricorrenze di questo flusso perfettamente riscontrate dai calcoli astronomici, le osservazioni dei tempi nostri sono ricordate nelle tradizioni degli abitanti di Cumana (America) i quali nel 1766 osservarono una grandissima pioggia di stelle cadenti.

Nel 1799 De Humboldt e Bonpland che si trovavano in Cumana suddetta osservarono nella notte dall'11 al 12 un vero diluvio di stelle cadenti. Questa pioggia che già avea cominciato a mostrarsi sul far della sera, divenne dirotta verso la mezza notte e toccò il suo maximum alle quattro ore del mattino per diminuire poi fino al nascere del giorno. Bonpland racconta che non vi era spazio di cielo di tre diametri lunari di estensione che non si mostrasse ad ogni istante pieno di stelle cadenti; gli abitanti del paese erano spaventati dall'inusitato spettacolo, e i più vecchi ricordavano con terrore che i grandi terremoti del 1766 erano stati preceduti da un fenomeno somigliante.

Queste grandi correnti meteoriche del 1766 e 1799 che sono separate da un intervallo di 33 in 34 anni, erano state pressoché dimenticate quando un altro e grandissimo flusso di stelle cadenti fu osservato in America il 13 novembre 1833 cioè dopo altri 33 o 34 anni. Il prof. Olmsted di New Haven che pubblicò in un'importante memoria la storia di quella pioggia straordinaria, valuta a seguito di dati autorevoli, a più di duecento mila il numero delle stelle osservate in certe località nella notte dal 12-13 novembre.

Secondo le idee di Olmsted la grande apparizione di novembre era periodica, e dovea riprodursi tutti gli anni all'istessa epoca; infatti nelle suddette ricorrenze si constatava un aumento sensibilissimo nel numero delle stelle cadenti che si mostravano in cielo, ma tuttociò era ben lontano dall'imponente fenomeno osservato nel 1766, 1799 e 1833. L'astronomo Olbers, forse ispirato dal periodo di 34 anni circa che corre fra le date suddette scriveva nel 1837 (annuario di Schumacher per l'anno 1837): Forse dovremo aspettare fino al 1867 avanti di vedersi rinnovare il magnifico fenomeno che ci si parò dinnanzi nel 1799 e 1833. Infatti nel 1866 la gran pioggia di novembre confermò le predizioni di Olbers.

Se non che il flusso di novembre che ha presentato le tre grandi pioggie suddette e le sensibilissime ma minori nelle ricorrenze di molti mesi dell'istesso nome, cessò completamente, e quasi, per il periodo di circa dieci anni; al contrario di quello di agosto che ha dei periodi di aumento e di diminuzione ma dura senza interruzione dall'epoca alla quale cominciò ad osservarsi fin'ora; ciò che porterebbe a credere che le Perseidi formano una catena senza interruzione quantunque di differente ricchezza nei diversi suoi punti.

Il flusso imminente di novembre per lo contrario sarebbe formato di una corrente la quale oltre a presentare le più grandi differenze nella densità delle diverse sue parti, in alcuni tratti sarebbe affatto sprovvista di stelle cadenti e riuscirebbe quindi spezzata.

È evidente di quanta importanza sieno le osservazioni di queste fasi presentate dalla corrente Leonina per confermare il periodo dei massimi che ora è stimato 34 circa anni, descrivere la forma che presenta e finalmente misurare il tempo che le stelle di questo flusso impiegano a compiere il giro intero della loro orbita comune.

Queste indagini sono fatte contemporaneamente in tutte le specole d'Europa secondo un piano prestabilito; e a quest'ora hanno già disposto il necessario perché gli studi comuni producano egregi frutti; inoltre per accertare l'identità di alcuna di queste meteore, onde poterne calcolare l'altezza, parecchie fra le specole paesane e straniere meglio fornite di istrumenti sono legate per via telegrafica per dar opera due volte al giorno agli opportuni confronti di cronometri, e la specola di Genova è compresa in questa rete e ricambia i segnali con Torino e Marsiglia che a sua volta è legata con Parigi che comunica con moltissime di Francia.

Per quanto il periodo imminente non sia per riuscire, probabilmente, fra i più ricchi, pure è da desiderarsi che il cielo sia puro e sereno e renda così più agevoli le osservazioni che quest'anno sono disturbate dalla pienezza della luce lunare.

Mi sarà gratissimo di comunicare alla S. V. Ill.ma il risultato delle osservazioni che si terranno alla specola della Regia Università le quali dureranno senza interruzione tre notti cominciando da questa sera.

Ho l'onore di riprotestarmi

Dall'Osservatorio della Regia Università 12 novembre 1872

Il Direttore

P. M. GARIBALDI 1




1 P. M. Garibaldi, "Stelle cadenti. Gran flusso delle Leonine in novembre (notti 12-13, 13-14, 14-15)", Gazzetta di Genova, n. 268 (12 novembre 1872), pp. 1, 2. Nella trascrizione, completata il 25 maggio 2012, sono stati solo aggiornati gli accenti, corretto qualche evidente refuso e sciolte le abbreviazioni non onorifiche; pagina web non ancora collazionata con la riproduzione dell'articolo. L'articolo è apparso anche nel periodico Movimento [non identificato ??]. [E il resoconto delle osservazioni ??].

Ringrazio, per aver fornito la riproduzione dell'articolo, il personale della Biblioteca Universitaria di Genova Link esterno BUG.



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