Urania Ligustica

Cielo e marina. I

Ulisse Isola: da guardia-marina a contr'ammiraglio

Cielo e marina. I



La Regia Scuola di Marina ha formato anche eroi, che non hanno nulla da invidiare a personaggi di fantasia.



Elaborazione originale da fonte esterna    Elaborazione originale da fonte esterna

Figura 1 – Gregory Peck nei panni di Horatio Hornblower1    Figura 2 – Russell Crowe nei panni di Jack Aubrey2


Abbiamo già incontrato Ulisse Isola in Urania Ligustica, quando nel 1847 il sotto-tenente di vascello della Regia Marina Sarda si proponeva di usare in mare uno dei primi esemplari del circolo di riflessione a prismi di Giovanni Battista Amici (1786-1863), dimenticato in un armadio della Scuola di Marina.3 Un'impresa forse non meno eroica di quelle qui riprese dalla stampa contemporanea!

Aveva dimostrato il suo valore già da guardia-marina, nella terza missione oceanica (1838-1839).

D'un giovane marinajo genovese ventenne [secondo una fonte del 1862, citata in calce, aveva sedici anni] udii narrare due casi doppiamente onorevoli all'umanità, e che perciò mi piace di riportare. Questo giovane, ora tenente di vascello nella marina da guerra sarda, chiamasi Ulisse Isola; nome di bellissimo augurio, per chi crede al potere d'un nome sul carattere d'una persona e quindi sugli avvenimenti della sua vita. Egli trovavasi, non so in qual grado d'ufficiale, a bordo della Fregata La Regina, la quale due anni fa avea intrapreso il giro del mondo, ma poi sbattuta fieramente dalle tempeste e scassinata in modo da rendersi inetta a tanto viaggio ritornò per riparare ai danni avuti al Brasile e quindi in patria.

In ogni modo l'Ulisse era lietissimo d'intraprendere una corsa più lunga del solito: franco dipintore di prospettiche scene e delle bellezze della natura ammiratore coll'anima, conoscente di molte favelle, uso a notare di queste come di tutte le cose le proprietà singolari, vago di venture ad esempio del greco di cui portava il nome, andava a questo viaggio con tanto maggior diletto, che l'idea del pericolo vi si mesceva per entro.

Un giorno la Fregata nell'Atlantico correva il suo cammino a gonfie vele con un vento alquanto burrascoso in poppa: era sul tramontare del sole, la cui luce venìa prerapita da alcune fredde nuvole di sinistro aspetto. Ulisse stava di guardia sopra coperta; ed egli, che avea sposata al mare l'anima sua, forse stava in quel punto osservando le vaghe forme di quelle nuvole, innavertite da tanti, ma non certo da lui che nel bisogno di meditare continuo riposava su di esse lo sguardo, dall'immensità del mare. Ad un tratto udì un tonfo ed un grido: un colpo di vento avea gettato nelle onde un marinajo. Ulisse chiama soccorso, getta al caduto un salva-gente, entra con quattro de' più giovani accorsi in uno schifo [lancia] e si cala giù per venire al suo salvamento. Il vento soffiava forte e l'onde erano grosse; in pochi istanti la Fregata si trovava dalla fragile barchetta così distante, che i giovanotti tremavano pella propria salvezza e seguendo l'Ulisse a malincuore volevano tornare pel loro meglio. Questi, che andandoci della vita d'un uomo non esitava a metterci la sua, con accento possente li accusò di viltà e poi disse, cavando il timone: ebbene periremo tutti. La forza morale del suo coraggio ne ispirò anche ai quattro giovani marinai; diedero nei remi con doppia lena e con un vigore da disperati ed in poco tempo raggiunsero il perigliante compagno, la cui vita aveano colla propria ricomprata. Intanto dalla Fregata li aveano già perduti di vista prima che fossero stati in tempo di minorare al naviglio la forza delle vele: tutti temevano di loro, e più di tutti il principe di Carignano pel giovane a lui diletto. Ma le onde, che aprivano ad ogni istante un abisso pronto ad ingoiare il barchetto ed a farli pasto de' pesci cani, li portarono invece in breve tempo a salvamento presso alla Fregata, dove furono accolti fra gli abbracciamenti de' compagni.4

Nella stessa missione, applicava anche sulla terraferma i buoni insegnamenti astronomici ricevuti a scuola.

Quando la Fregata si stava riattando a Rio Janeiro, per proseguire quindi il suo viaggio, il nostro giovane ufficiale andò internandosi nel paese per ammirare quella natura a lui nuova e ricca di tanti bei prodotti.

Un giorno, tratto dalla misteriosa bellezza di quelle intatte foreste, si spinse col suo cavallo tanto avanti, che non pensando alla difficoltà del ritorno s'era messo in grave pericolo. Ma come arrestarsi a mezzo quando la natura dispiega l'una dopo l'altra al vostro sguardo le sue maraviglie? E se l'arrestarsi tanto difficile all'uomo che ha scritta nell'anima la necessità del proseguire, quanto più disgustoso non sarà il tornare indietro? Eppure ei lo doveva: era già notte, ed ormai forse trovavasi tanto lontano da una fattoria donde era partito, che andando pella più breve non vi sarebbe giunto che alla mattina: e lo smarrirsi ed andare per via opposta era facilissimo. Ma l'Ulisse, che la sua scienza marittima sapeva applicare anche in terra, pensò che meglio di tutto si era andare a seconda dell'istinto del suo cavallo, e d'affidarsi intieramente a quest'animale per sfuggire il pericolo di cadere nelle voraci gole degli abitatori della foresta. Ma di tratto in tratto si trovavano degli impedimenti insuperabili; ed allora il cavallo deviava dal suo sentiero e prendeva un'altra direzione. Ma il marinaio, che pensava anche come potrebbe venire cercato da' suoi compagni, ad ogni deviazione osservava il cielo, sua bussola in questo mare, e conosciuta dalle stelle la direzione che prendeva, la segnava su di un pezzo di carta e la gettava a terra o la sospendeva ad un ramo. Diffatti i suoi compagni, inquieti per non vederlo da molte ore, cercarono di lui e trovarono mediante que' segnali la traccia del suo cammino; ma già l'istinto della bestia lo avea portato fuori da quel labirinto.5

Nel 1840 conclude gli studi: è guardia-marina di 1ª classe.6 Cinque anni dopo è promosso sottotenente di vascello.7 Prima del 1852 diventa luogotenente di vascello di 2ª classe e commendatore dell'Ordine di S. Giuseppe di Toscana; fa parte dello stato maggiore del Corpo Reale Equipaggi, come aiutante maggiore in 1°.8 È promosso luogotenente di vascello di 1ª classe prima del 1858 e in quest'anno non sembra avere incarichi amministrativi.9 Nel 1859 diventa capitano di corvetta.10 Comanda il porto di Livorno nel 1860.11 Quando è insignito ufficiale dell'Ordine Militare dei Ss. Maurizio e Lazzaro, il 19 maggio 1861, è capitano di vascello di 2ª classe e capo di stato maggiore del Dipartimento Marittimo Meridionale. Prima del 1863 è capitano di vascello di 1ª classe.12

Gli avanzamenti di carriera procedono in parallelo agli incarichi amministrativi e a quelli in mare. Solo da questi ultimi dipendono la fama e il carisma nei confronti dell'equipaggio e dovevano essere anch'esse cresciute col tempo, a giudicare da come Isola governa la propria nave in una tempesta (1864).

II Pirovascello Re Galantuomo, per cui si stette tanto tempo in timore d'un naufragio, è giunto a Napoli il 4 Maggio dopo aver corso i più gravi pericoli che si possano incontrare nell'Oceano. Il capitano-comandante Ulisse Isola, lasciò la rada di New-Jorck il 3 di Marzo e si diresse verso l'Europa con tempo bellissimo e con speranza di buona navigazione.

Il 6 cangiò il vento quando il vascello aveva già percorso 450 miglia di mare; il mare divenne procelloso, e il vascello balzato dalle onde come se fosse una leggera barchetta, cominciò a soffrire nelle vele e nell'alberatura. Nella notte dal 6 al 7 si troncò l'albero di gabbia, l'alberetto di belvedere, il velaccio di trinchetto, si strapparono le catene dei bastardi di maestro e di trinchetto, ed ebbe molte altre avarie, e diversi uomini feriti, fra i quali due che ebbero rotte le braccia. Dodici buoi spezzate le funi erano sbalzati di qua e di là per le batterie insieme alle balle di fieno e a tutti gli altri oggetti che vi si trovavano, producendo un'orribile confusione. I camerini degli ufficiali inondati di acqua che entrava dagli sportelli sfondati, furon vuotati dei mobili che l'acqua ritirandosi asportava con sé. Provviste, libri, suppellettili trasportati dall'acqua, galleggiavano confusamente per le batterie insieme al carbone. L'acqua in sentina che alle 10 della sera era alta 8 pollici, giunse in breve a 4 piedi e mezzo. Le trombe erano in moto, ma la più grande si ruppe, e ci vollero più di tre ore per risarcirla. L'acqua crebbe tanto che entrò nei forni, spense il fuoco e la macchina si fermò.

Tutti allora lasciata ogni altra operazione, si dettero a vuotar l'acqua a mano con bigoncioli improvvisati, segando a mezzo i barili. Il capitano rimase solo col piloto e sei marinari a governare il timone, perché il bastimento barcollasse il meno possibile, e tutti gli altri ufficiali incuorando l'equipaggio, dettero i primi l'esempio, lavorando come l'ultimo marinaro. L'acqua a poco a poco cessò di crescere e fu una vittoria per l'equipaggio.

Il vento intanto dall'est si voltò all'ovest e le onde del mare incontrandosi si rompevano con tanta veemenza che minacciavano a momenti di sommergere il bastimento. Allora il capitano ordinò di gettare in mare i bovi già mezzi morti, il fieno e i cannoni della 2ª batteria per alleggerire il carico, ciò non fu eseguito senza gravi pericoli. Verso le 4 pomeridiane del 7 il vento calmò un poco; videro un bastimento americano, al quale domandarono d'essere accompagnati alla terra più vicina, ma quello rispose che aveva 300 persone a bordo e che non poteva. Per altro parve pentirsi dopo poco della sua scortesia, e sembrò che volesse tenersi in prossimità del vascello, ma nella notte lo perderon di vista. Il dì 8 con incredibili sforzi pervennero a fare abbassar tanto l'acqua del bastimento che i forni rimasero allo scoperto, poterono riaccendere il fuoco, e la macchina fu rimessa in movimento con gioja universale; ma la sera l'acqua aumentò di nuovo, e nonostante gli sforzi dell'equipaggio spense i forni e fermò la macchina.

Il 9 Marzo con grandi sforzi riuscirono a vincere l'acqua, che sempre cresceva, e il 10 e l'11 continuarono a farla abbassare e a sbarazzar la macchina dal carbone, e la sera dell'11 poterono finalmente riaccendere i fuochi per non più spengerli. Era pensiero del capitano di raggiungere qualche porto della costa americana, ma la costanza con cui soffiava il vento contrario dell'ovest, lo fece decidere a dirigersi per le Azzorre, per dove si mosse il 14 Marzo e arrivò il 9 Aprile ancorando nella rada d'Angra all'Isola di Terceira. Un solo marinaro dové amputarsi una gamba, il giorno 13 Marzo per essersi sfragellato un piede per un cannone che in un forte rollio del bastimento, uscì dal suo posto. Tanto questo che gli altri due marinari che ebbero le braccia rotte nella notte del 10 erano in stato di convalescenza, quando giunsero alle Azzorre.

La disciplina conservata dall'equipaggio in mezzo a sì dure prove è degna d'ogni elogio, e dimostra quanto abbia ragione l'Italia di andar superba dei suoi marinari.13

Ma gli eroi non sono sempre dalla stessa parte e nessuno ha l'esclusiva del valore e dell'astuzia in mare.

Nel 1867 il capitano Isola, sui 44 anni, assume il comando della squadra di nove legni da guerra che deve assicurare il confino di Giuseppe Garibaldi a Caprera. Il generale di anni ne ha sessanta, ma vuole invadere Roma per farla insorgere contro il papa re. L'8 ottobre fa un primo tentativo, aperto, di evadere, salendo sul vapore postale che tocca periodicamente l'isola nel suo servizio. La pirocorvetta Sesia gli spara contro, lo fa salire a bordo e lo riporta a Caprera. La nuova strategia è del tutto diversa. Stefano Canzio e il marinaio della Maddalena Adrea Viggiani violano accortamente il blocco navale, con la paranzella San Francesco, riuscendo ad approdare indisturbati all'isola principale dell'arcipelago e a nascondersi presso la signora Collins, una inglese che abitava da tempo alla Maddalena. Isola, però, ha circondato Caprera con le sue nove navi e ogni barca che fa la spola o che solo costeggia l'isola è frugata e su quelle sospette sparato senza indugi, come è fatto anche, ma con poca mira, sullo stesso Garibaldi e la figlia Teresita.

«Per guardare un'isola simile – esclamava ancora il comandante Isola – non c'era che legare una barca ad ogni scoglio... e per essere sicuri che Garibaldi non fuggisse imbarcarselo a bordo d'un legno da guerra e portarselo a fare un viaggio all'estero».

Pure il capo della crociera, non pago delle prese precauzioni, raddoppiava ogni giorno d'astuzie e di vigilanza. Ora mandava a terra con studiati appigli i suoi ufficiali a spiare le mosse del Generale in casa sua: ora gli si presentava egli stesso col pretesto di chiedere nuove della sua salute, in fatto per accertarsi della sua presenza; ora infine poneva sotto guardia speciale di un'apposita squadriglia di barche da guerra tutti i legni grandi e piccoli del Generale, cioè il canotto, il Yacht, dono d'Inghilterra, un'altra barca, e tutto quanto insomma galleggiava nel porto dello Stagnarello, che era il principale asilo della piccola flottiglia di Caprera.

A Garibaldi rimane, in un magazzino fra tante cose vecchie, una barchetta da un solo posto e con il fondo piatto, usata originariamente nelle paludi per la caccia ai beccaccini. Il generale la fa trasportare di soppiatto in una piccola insenatura sul passo della Moneta. Poi si dichiara ammalato e si chiude in camera. Il 16 ottobre la Luna Piena è passata solo da tre giorni ed è quindi sull'orizzonte per buona parte della notte, ma la fitta nebbia che ha gravato per tutta la giornata si mantiene. Verso le 22 giunge all'insenatura e salpa.

Bisognava possedere l'occhio felino, veggente nelle tenebre, di Garibaldi; essere vissuto in que' mari da quindici anni, saperne a memoria pietra a pietra tutti gli scogli e quasi indovinare dove vegliano a fior d'acqua e dove dormono insidiosi; essersi provato dieci altre volte a passare illeso in mezzo ad una flotta nemica, conoscere a prova tutte le leggi, tutte le manovre tutti gli strattagemmi, tutte le abitudini della gente di mare, da quelle del mozzo a quelle del nostromo da quelle dell'ammiraglio a quelle del corsaro, per concepire anche solo la speranza di poter approdare a quel modo, in quell'ora, con cento occhi e cento fanali piantati su di voi, in un porto o ad una riva qualunque.

Tanto più che le barche della crociera non solo potevano vedere, ma udire; e il più lieve batter di remo, persino un insolito frangere d'onda, bastava a destarne l'allarme.

Il problema era dunque doppio: avanzare senza farsi vedere e vogare senza farsi sentire; ridurre a un punto impercettibile la barca, e a un fiato quasi insensibile il remeggio ed ogni altro rumore. E Garibaldi lo risolse. Disteso allungato immobile dentro il suo guscio, in guisa da formare con esso e colla superficie del mare quasi una linea sola, maneggiando coll'agilità del piroghiere indiano la spatola che gli vien luogo di remo, studiando la rotta, spiando ogni ostacolo, misurando ogni colpo, vogando leggiero e costante, inoltrando guardingo e veloce, come uno smergo che strisci sull'acqua, scivola via.

Garibaldi scivola via verso la Maddalena, la signora Collins, Stefano Canzio, la San Francesco, senza sapere che all'orizzonte si profila la mancata insurrezione di Roma e la pesante sconfitta a Mentana da parte dei Francesi. Per Isola, invece, c'è la commissione d'inchiesta, ma la politica, si sa, è una cosa complicata e non stupisce che il capitano di vascello diventi, l'anno dopo, contr'ammiraglio e vada a far parte del Consiglio superiore di Marina.14


Si riportano in nota le ulteriori notizie biografiche finora raccolte.15




1 Hornblower è stato ideato da C. S. Forester, pseudonimo di Cecil Louis Troughton Smith (1899-1966), e portato sul grande schermo da Raoul Walsh nel 1951 Link esterno Captain Horatio Hornblower R.N. (Wikipedia). La foto di scena originale proviene dal mercato antiquario. Gli esterni in mare sono stati girati al largo tra Nizza e Monaco!

2 Aubrey è stato ideato da Patrick O'Brian, pseudonimo di Richard Patrick Russ (1914-2000), e portato sul grande schermo da Peter Weir nel 2003 Link esterno Master and Commander: The Far Side of the World (Wikipedia). La foto di scena è tratta da Link esterno Toutlecine.

3 Si veda l'Epistolario di Giacomo Garibaldi (1798-1846).

4 [P. V.], "Senno, coraggio e generosità", La Favilla. Giornale Triestino, compilato da G. C. Orlandini, 6 (Trieste, Tipografia Weis, 1841), n. 38, 19 settembre, pp. 300-301 Link esterno Google libri (per Österreichische Nationalbibliothek).

5 Ivi, pp. 301-302. L'articolo è qui pubblicato per intero; sono stati aggiornati gli accenti e modificati gli a-capo. L'autore è il direttore del periodico: Pacifico Valussi (1813-1893) Link esterno Enciclopedia Treccani. Una pagina specifica di Urania Ligustica sarà dedicata ai risultati scientifici della missione della Regina, una fregata da 60 cannoni varata a Genova nel 1829.

6 Calendario generale pe' Regii Stati, 18 (Torino, Stamperia Sociale degli Artisti Tipografi, 1841), p. 334 Link esterno Internet Archive (per University of Illinois Urbana-Champaign).

7 Calendario generale pe' Regii Stati, 23 (Torino, Stamperia Sociale degli Artisti Tipografi, 1846), p. 394 Link esterno Internet Archive (per University of Illinois Urbana-Champaign).

8 Calendario generale del Regno, 29 (Torino, Tipografia Sociale degli Artisti A. Pons e C., 1852), pp. 468, 470 Link esterno Internet Archive (per University of Illinois Urbana-Champaign).

9 Calendario generale del Regno, 36 (Torino, Tipografia dell'Unione Tipografico-Editrice, 1859), p. 534 Link esterno Internet Archive (per University of Illinois Urbana-Champaign). In un annuario precedente risulta già luogotenente di vascello di 1ª classe, ma sembra trattarsi di un refuso: Calendario generale del Regno, 30 (Torino, Tipografia Sociale degli Artisti A. Pons e C., 1853), cfr. pp. 408 e 410 Link esterno Internet Archive (per University of Illinois Urbana-Champaign).

10 Calendario generale del Regno, 37 (Torino, Tipografia dell'Unione Tipografico-Editrice, 1860), p. 916 Link esterno Internet Archive (per University of Illinois Urbana-Champaign).

11 "Port of Leghorn", Bulletins and other State Intelligence for the Year 1860, a cura di T. L. Behan, parte 2ª (London, Harrison and Sons, 1864), pp. 1551-1552 Link esterno Google libri (per Michigan University)

12 Il Palmaverde pel 1863, 141 (Torino, Pellino, V. Fontana e Chiariglione, 1862), pp. 229, 696 Link esterno Internet Archive (per University of Illinois Urbana-Champaign).

13 [A. G. C.], "Cronaca politica", Letture di famiglia, 5 (Firenze, Tipografia Galileiana di M. Cellini, 1864), n. 11, maggio, pp. 706-708 Link esterno Google libri (per New York Public Library) (per Michigan University) (per Harvard University). Anche in questo caso l'articolo è stato trascritto per intero, aggiornando gli accenti e modificando gli a-capo. Gli eventi sono confermati, con qualche dettaglio in più, in: G. Sances, "I naufragi, le Società di salvamento e l'Italia", La Rivista Europea, anno 3° (Firenze, Tipografia Editrice dell'Associazione, 1872), vol. 4, fasc. 1, pp. 152-153 Link esterno Internet Archive (per Princeton University).

L'arrivo nel porto di Napoli, il 4 maggio 1864, era stato assai festeggiato: [F.], "Marina Italiana", L'Indipendente, diretto da Alessandro Dumas, 5 (Napoli, Tipografia del Plebiscito, 1864), n. 108, 14 maggio, p. 1 Link esterno Les Journaux d'Alexandre Dumas (pdf). Sulla pirofregata si veda la voce di Wikipedia Link esterno Re Galantuomo (pirovascello). La decorazione dei marinai che più si erano distinti, degno corollario dell'impresa, è un'altra dimostrazione di buon governo da parte del comandante Isola.

14 G. Guerzoni, Garibaldi, vol. 2 (Firenze, G. Barbèra, 1882²), pp. 503-511 Link esterno Internet Archive (per Brown University).

A giudicare da un episodio ricordato da Jack La Bolina, Isola è davvero machiavellico. Individua come responsabili della sorveglianza a terra due giovani guardia-marina, figli di vecchi amici di Garibaldi. Quando accondiscende alla richiesta di Garibaldi di non mandarli più a terra, sembra comunque attribuire loro la responsabilità di una eventuale fuga. Da cui un certo turbamento di Garibaldi... che decide lo stesso di scappare! V. Vecchi, La vita e le gesta di Giuseppe Garibaldi (Bologna, N. Zanichelli, 1882), p. 433 Link esterno Internet Archive (per New York Public Library).

Il nuovo status di contro-ammiraglio è citato in: "N° 4304. Regio Decreto col quale sono designati i membri componenti la Commissione che deve presiedere all'applicazione della Legge 5 marzo 1868, concernente disposizioni a favore dei già militari o assimilati della Marina austriaca privati d'impiego per causa politica. 12 marzo 1868", in Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, vol. 21 (Firenze, Stamperia Reale, 1869), pp. 364-365 Link esterno Google libri (per Michigan University).

Nel 1870 fa parte del Consiglio superiore di Marina, è comandante in capo della Divisione in Legno della flotta e della Squadra del Mediterraneo (in stazione a Palermo). Il nuovo Palmaverde, 148 (Torino, Pellino, V. Fontana e Chiariglione, 1869), p. 240 Link esterno Google libri (per Harvard University). Rivista Marittima, 3 (Firenze, Cotta e Comp., 1870), 1° semestre, p. 918 Link esterno Google libri (per Michigan University). Rivista Marittima, 3 (Firenze, Cotta e Comp., 1870), 2° semestre, pp. 1666, 1853 Link esterno Google libri (per Harvard University).

15 È figlio del pittore Andrea Isola. La stessa fonte corregge l'articolo de La Favilla sulle avventure con la fregata Regina: "Ulisse, appena sedicenne, trovavasi nel 1839 in qualità di guardia marina..."; per cui è nato intorno al 1823. Informazioni tratte dall'elogio della sorella maggiore: P. Pagani, "Angelica Isola-Salghetti Drioli", in Memorie funebri antiche e recenti, a cura di G. Sorgato, vol. 6 (Padova, G. B. Randi, 1862), pp. 261-302 Link esterno Google libri (per Bayerische Staatsbibliothek).

Ha scritto: Progetto di modificazioni al naviglio corazzato (Napoli, G. Nobile, 1866), 27 pp. Link esterno OPAC SBN. La memoria è considerata a p. 60 di Relazione seconda della Commissione d'inchiesta sullo stato del materiale e sull'amministrazione della Regia Marina (Firenze e Genova, Tipografia e litografia dei fratelli Pellas, 1867) Link esterno Google libri (per New York Public Library)

A Napoli, il 12 gennaio 1867, è ascoltato da una commissione ministeriale in merito all'amministrazione di Marina, per il ruolo da lui ricoperto: Comandante la seconda Divisione del Corpo Reali Equipaggi: "Interrogatorio del Capitano di Vascello Commendatore Ulisse Isola", in Relazione seconda della Commissione d'inchiesta... (1867), opera citata, pp. 350-351; suoi suggerimenti sono anche altrove, nello stesso volume. A Napoli si era reso conto di turbative nelle aste attribuibili alla camorra (cfr. pp. 244, 246, 310), ma qui col senso di "Lega di persone disoneste, unite tra loro per ottenere illecitamente favori o guadagni ingiusti" Link esterno Vocabolario Treccani.

Non ho ancora rintracciato necrologi.



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