Delizie in villaLudovico Antonio MuratoriVita di Carlo Maria Maggi (1700) |
Onde quasi oserei pronunziare quanto una volta fu detto d'Omero, e di Virgilio, cioè essere il Petrarca stato cagione, che il Maggi non fosse il primo, e il Maggi, che il Petrarca non fosse il solo Principe della Lirica Toscana. A questa sentenza mirabilmente mi conforta un nobilissimo Sonetto del P. GiovamBattista Pastorini dottissimo Poeta della Compagnia di Gesù altrove stampato. Io dunque come una preziosa gemma di nuovo il fo comparir sotto gli occhi di tutti.
Maggi, se dietro l'orme il piè volgete,
Che luminose il maggior Tosco imprime,
Per sentiero non trito ite sublime,
E seguendo l'esempio esempio siete.
In ciò sol vinto al corso suo cedete,
Ch'ei si mosse primiero all'alte cime.
Pur non crede ancor sue le glorie prime,
E si volge a mirar, se il raggiungete.
Ma non sì tosto ha il vostro canto udito,
Che si ferma a goder dell'armonia,
Né sa, s'ei vi rapisca, o sia rapito.
Poi dice: L'onor tuo mia gloria sia,
E se sol dir vorrai, che m'hai seguito,
O ch'io vinca, o ch'io perda, è gloria mia.1
Da questi sì nobili principj d'umiltà ne seguiva il dispregio di se medesimo, e l'uso di motteggiar di tutte le sue azioni ancora virtuose fino a spacciar la sua somma pietà per una finta apparenza di Virtù. In ciò egli provava un particolar piacere, e non inviava quasi mai componimenti sacri a gli amici, che non facesse loro un qualche piacevole proemio d'umiltà. Eccone un saggio [<136-137>] in un Sonetto famigliare, con cui accompagnò una Canzone sacra da lui inviata a' dottissimi PP. Ceva, e Pastorini della Compagnia di Gesù.2
Voi, che la fate allegramente in villa,
Soffrite de' miei versi il duro stento:
Dee moderarsi il gran buon tempo, e sento,
Che l'umano piacer si prenda a stilla.
Barella, il cui saver chiaro sfavilla,
In capo mi cacciò l'alto argomento;
Lo trattai senza sugo, e condimento,
Che sol n'ebbi un tantin lodando Eurilla.
Pur dico, che sta mal magnificenza
In versi di pietà quaresimale,
E vendo il non saver per riverenza.
Dite voi, che la Musa triviale
Bada come cert'uni a far credenza
D'esser dabben con acconciarsi male.
Ch'oltre al non aver sale
Ha di false dottrine il fiero arsenico
Da dirsi al Tribunal di San Domenico.
Che volendo un Galenico
Co' contrarij curar tante disgrazie
Manderia la Pinzocchera alle Grazie.
Che l'orecchie son sazie
Di sentir nelle Rime bacchettone
Spropositi cantar per divozione.
Ben avete ragione;
Ristoratevi pur vostri cervelli
Nel Pageniricon di Pignatelli.
E fra que' sensi belli
Amando quella grazia, e maestà, [<137-138>]
Rimandatemi questa come sta.
Ho una infelicità
Grande nel ricopiar le cose mie,
E ho rimorso di struggermi in follie.
Pur, perché paion pie,
Vorrei che le vedesse Eurilla . . . . .
Che mi dà l'acque dolci, e poi mi vanta.
Ma con fatica tanta
Non vorrei comperar le grazie umane,
Che sono a buon mercato assai più sane.
Carte sacre, e profane
M'insegnano con massima morale
Di far, che il voler ben non costi male.
Fate, o coppia leale,
Che quest'ultime tre restin segrete
A San Pietro vicin, se pur potete.
Quando colà sarete,
Più tosto del bel dir votate il sacco
Sul Turco, sul tedesco, e sul Polacco.
Frattanto io giuoco a scacco,
Trattando invan col mio leggiero ingegno
Divozioni di carta, armi di legno.2
Ho già rapportato quanto in sua lode scrissero i Signori de Lemene, e Redi, i Padri Ceva, e Pastorini, il Conte Fabrizio Monsignani, Filippo Picinelli, il Dottor Lazaro Agostino Cotta, ed altri Letterati.3
1 L. A. Muratori, Vita di Carlo Maria Maggi (Milano, Giuseppe Pandolfo Malatesta, 1700), p. 107 OPAC SBN, Google libri (per Biblioteca Nazionale Centrale di Roma) e Internet Archive (per SBA Università di Torino).
Per una introduzione al Maggi (1630-1699), si rimanda a: E. Bufacchi, "MAGGI, Carlo Maria", in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 67 (Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2007), ad vocem DBI.
2 Muratori (1700), pp. 136-138 Google libri.
3 Muratori (1700), p. 224 Google libri.