Urania Ligustica

Delizie in villa

Achille Neri

Due corrispondenti genovesi di Scipione Maffei (1881) 1

Delizie in villa


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Frontespizio



Ippolito Pindemonte, accennando alla gioventù dell'erudito veronese, tocca dei suoi viaggi in alcune delle principali città d'Italia, ed afferma che «in Genova si strinse d'amicizia col gesuita Pastorini, che gli pose in mano il Chiabrera»; e ciò avvenne nel 1698. Or ecco una lettera che conferma sì fatta amicizia (2): [<70-71>]

Ill.mo Sig.re mio Sig.re e Pron. Col.mo.

Da quel tempo, ch'io ebbi l'onore di conoscere V. S. Ill.ma ancor giovanetto in questa Casa Professa (di cui per sua e mia disgrazia or sono al governo), ho sempre avuta presente e viva nell'animo la cara Immagine delle gentili maniere, dell'indole generosa, del raro ingegno, e dell'intensa voglia non men di sapere che di giovare alle Lettere, ch'io scorsi assai tosto nella sua Persona. Molto più poi questa Immagine del suo valore s'è renduta col tempo bella e perfetta nella mia mente, dopo che ho veduti con mio sommo piacere i bellissimi Parti della sua Penna. Due soli fin'ora ne ho potuti avere sotto all'occhio: ma bastar ben potrebbero a mio credere questi due soli per renderla gloriosa nel grido, et immortale nel Nome. L'uno è la Merope, di cui mandommi esemplare il Sig. Marchese Orsi: e di questo io non saprei altro dire né di meglio né di più vero, che confermando a bocca piena tutte quell'alte e ben dovute lodi, che quel virtuosissimo e gentilissimo cavaliere ne ha pubblicate, ponendole in fronte della stessa Tragedia. L'altro è il Dialogo in tre Libri diviso della Scienza che chiamasi Cavalleresca: e di questo (datomi solamente tre giorni sono in prestanza dal Sig. Lorenzo de Mari, e da me divorato nello spazio di soli due giorni) ciò ch'io ne senta, ho creduto di doverlo in qualche foggia spiegare nel presente Sonetto, che caldo caldo m'esce di testa, e che potrà dar un saggio a V. S. Ill.ma di quel poco ch'io possa, e di quel molto ch'io pur vorrei contribuire alla gloria del suo Nome già sì sonoro. Quando senza suo incommodo Ella potesse favorirmi d'un esemplare di questo suo incomparabile componimento, come ancora degli altri fin'ora pubblicati, ne resterebbe questa nostra Libreria non meno da Lei arricchita [<71-72>] che a Lei obbligata; giacché qui, per cercarne ch'io m'abbia fatto, non m'è mai riuscito di poterli trovarveli. Ma osservi se sono importuno, e se voglio farle costar caro un miserabile mio Sonetto in sua lode; perché aggiugner debbo altra preghiera per altro favore che molto mi preme. Un certo Signor Gian Maria Cambiagio, onorato cittadino di Genova, e molto agiato de' beni di fortuna, pretende d'aver origine da' Signori Scaligeri di Verona. Già sono più anni che va travagliando et indagando memorie antiche quante ne può per fondare il suo pensiero. E tanto ha fatto e tanto ha pescato, senza perdonare né a fatica né a spesa, che gli è riuscito di trovarne non poche favorevoli al suo disegno. Io più d'un lume gli ho dato di non suo picciolo giovamento. Per compimento delle sue inchieste saper vorrebbe se trovisi in Verona istoria alcuna manoscritta o stampata di Francesco Canobio o d'altro Autore, la quale circa gli anni 1325 dica queste o simiglianti parole: Alcuni di questi Signori Scaligeri si ritirarono nelle Valli Ligustiche. Amerebbe ancor di sapere se fra tanti Scrittori che han fatto raccolta d'Iscrizioni, trovisi la seguente: Sepulcrum Segurani de Camblasio, Haeredum et Successorum suorum, Qui fuit Vicarius Imperialis in Liguria anno 1327. Come ancora se altra memoria vi fosse di quel tale Vicario Imperiale; poiché dicendo gli Storici Genovesi che tal dignità egli avesse da Lodovico il Bavaro, pare che di tal Uomo qualche luce aver si potesse dagli Archivj della Ser.ma Casa di Baviera. Mi perdoni V. S. Ill.ma un tanto ardimento di richiederla di queste notizie (o mel rimetta, o mel condoni come meglio torna di parlare secondo le leggi della Scienza Cavalleresca) e mi creda ch'io sono e sarò sempre fino ch'io viva con tutto lo spirito e con tutto l'ossequio

Di V. S. Ill.ma
Genova 1715, 15 Giugno
Dev.mo ed Obb.mo Ser.or vero
Gian Batta Pastorini d.a Comp.a di Gesù. [<72-73>]

In fine alla lettera si legge il sonetto nella stessa annunziato:

Tempo verrà (deh tosto venga, o Dio)
   Che quel d'Italia in cuore alzato tanto
   D'Onor bugiardo Idolo vano e rio,
   Cader vedrò da tua gran Penna infranto.
Allor non più del fiero Nume a canto
   Fumar vedrò del più bel sangue un rio,
   Né d'orbe Madri o d'orbe Spose il pianto
   Rigar le gote in negro manto e pio.
Tempio allor di Virtù l'Italia io scerno
   (Che per falso valore or giace al fondo)
   E tornar la Vendetta al patrio Inferno (1).
E già in quel Tempio (alto Scrittor profondo)
   Veggo 'l tuo Volto, e dico: ecco l'Eterno
   Mastro de l'Onor vero al nobil Mondo.

Il Pastorini, nato in Genova ai 19 novembre 1650, entrato nella compagnia di Gesù nel 1666 dove professò nel 1684, e morto in patria li 26 marzo del 1732, ebbe fama di buon poeta e meritò le lodi del Salvini e del Muratori, dal quale venne onorato nella sua Perfetta Poesia. Del suo amore all'arte poetica ci rimane in prova un zibaldone di studj sopra alcuni classici, e specialmente sopra Dante, dove s'incontrano qua e colà acuti rilievi (2).

È curiosa quella parte della lettera in cui domanda notizie genealogiche intorno alla famiglia Cambiaso, perché mostra il desiderio che avevano questi patrizi di derivare la loro origine dagli Scaligeri. Si rivolse perciò Gio. Maria anche al Muratori, e direttamente (3), e per mezzo di Buonaventura [<73-74>] de Rossi; ne ottenne qualche schiarimento, ma non in tutto conforme ai suoi desideri. Ben vi fu chi gli estorse danaro ingannandolo, come si ha da una lettera del de Rossi al Muratori in cui è detto: «Un nobile veneziano ha cavato da lui un gran profluvio di grossi denari per una piastra d'argento trasmessagli con questa inscrizione, e con una serie di cani, di bandiere, di accette, armi, turcassi, come in festone scolpiti sopra l'argento in forma di bandieruola, e con parole che dicono, in carattere figurato all'antica, ma con scaltrezza: Canis Franciscus primus prae altitudine animi et corporis ab omnibus dictus magnus, prae amabilitate vultus et tractus a pluribus dictus Basius, quasi basia seu oscula trahens. Floruit Veronae anno MCCCV ad MCCCXXVIII in quo omnium ploratu obiit Tarvisii. Nomine Magnus, opere Maximus. Se volessi c.......... il prossimo (compatisca V. S. Ill.ma questo termine) figurerei ancor'io delle pastocchierie su un pezzo di marmo o di carta, ma perduto il concetto non si riacquista mai più, e la coscienza non mi permette di vendere falsità per cavarne borse d'oro, come han cavato tanti birbanti che gli hanno portati quadracci vecchi, scritture chimeriche, ombre e simili c........ di casa Scaligera» (1). Di questa famiglia Cambiaso dettò una compiuta istoria Pietro Paganetti, facendola, s'intende , derivare dagli Scaligeri (2).

Ma tornando al Maffei, dirò come ei fosse in corrispondenza anche con un altro genovese; e questi fu Domenico Maria Muzio archivista del Collegio dei Notari, raccoglitore esperto e sollecito di memorie patrie, secondo ne fanno [<74-75>] fede i molti manoscritti che si conservano nella nostra Biblioteca civica. [...]


(2) Si conserva autografa nella Biblioteca capitolare di Verona fra la Corrispondenza di Scipione Maffei, donde, col gentile consentimento di Monsignor Carlo de' conti Giullari, la trascrisse il sig. avv. Pietro Sgulmèro, del che mi piace qui ringraziarlo.2 [Nota a pie' di p. 70].

(1) Ria vendetta (variante autografa di G. B. Pastorini). – Farsi, e tornar vendetta al patrio Inferno (variante autografa di Scipione Maffei). [Nota a pie' di p. 73].

(2) Ms. nella Biblioteca Universitaria di Genova. [Nota a pie' di p. 73].

(3) Nell'archivio muratoriano vi è una lettera di Giovan Maria Cambiaso del 1716 (Muratori, Scritti inediti; 263). [Nota a pie' di p. 73].

(1) Delle lettere del Rossi ebbi copia dal ch. March. G. Campori, al quale concesse cortesemente di estrarle dall'Arch. Muratoriano il signor Pietro Soli Muratori. [Nota a pie' di p. 74].

(2) Il manoscritto avea per titolo: Istoria genealogica della famiglia Scala Cambiaso; era alcuni anni or sono nelle mani di D. Luigi Grillo, ma dove sia finito non so. (Giornale degli studiosi, 1873, p. 34). [Nota a pie' di p. 74].




1 A. Neri, "Due corrispondenti genovesi di Scipione Maffei", Giornale Ligustico di archeologia, storia e letteratura, 7-8 (Genova, Tipografia del R. Istituto de' Sordo-muti, 1881), pp. 70-75 Link esterno Società Ligure di Storia Patria. Sul Maffei: G. P. Romagnani, "Maffei, Scipione", in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 67 (Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2007), ad vocem Link esterno DBI.

2 Cfr. Archivio Veneto, tomo 23, parte 1ª (Venezia, Tipografia del Commercio di Marco Visentini, 1882), p. 25 Link esterno Internet Archive (per Oxford University); il brano di interesse è qui trascritto nell'Epistolario.



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