Urania Ligustica

Astronomia versus Astrofisica

Francesco Porro

Osservatorio meteorologico (1923) 1

Astronomia vs Astrofisica


Indicatore di completezza


Copertina Frontespizio


Nel volume di memorie scientifiche edito dall'Istituto di Genova durante il 1806, e costituente l'unica manifestazione degna di nota di un consesso che ebbe vita effimera nella nostra città, una relazione di Ambrogio Multedo discute una serie di osservazioni meteorologiche continuate per quattordici anni da Domenico Franzoni. Lo scritto del Multedo non è importante soltanto per l'accenno ad una serie tanto antica di contributi allo studio della climatologia ligure, ma ancora, e più, per alcune acute considerazioni, che l'autore ricava dal confronto tra le osservazioni del Franzoni e quelle proseguite per [<154-155>] un trentennio a Milano dal ligure abate Reggio, astronomo di Brera. Egli non si limita infatti a mettere in evidenza i caratteri specifici del clima marittimo genovese e del clima continentale milanese, e le differenze loro, ma arriva a formulare, sia pure in maniera incerta, alcuni dei principi che la Meteorologia sincrona applicherà mezzo secolo più tardi alla indagine e alla previsione delle tempeste. Sarà forse utile per la storia della scienza investigare se e fino a quale punto il Multedo si riveli in codesta memoria il precursore delle nuove dottrine meteorologiche, fondate sulla rappresentazione delle dipendenze tra la distribuzione della pressione atmosferica e lo stato del tempo in una data regione e in un dato istante. Certo è che il concetto di «gradiente barometrico» sembra chiaro in lui; e neppure gli sfugge la stretta correlazione di tale elemento con la forza delle perturbazioni che dal dislivello barometrico conseguono direttamente.

Il geniale contributo del Multedo e la assidua opera di osservatori come il Franzoni avrebbero dovuto spingere i corpi scientifici di Genova, e in primo luogo l'Università, a curare l'istituzione di un vero Osservatorio permanente, nel quale le discipline meteorologiche trovassero accanto alle astronomiche cultori non occasionali. A ciò veramente intendeva provvedere la legge del 4 luglio 1805, con la quale l'Imperatore Napoleone riordinava l'Università genovese, accennando esplicitamente, tra altre utili innovazioni, alla fondazione di un Osservatorio astronomico, cui avrebbero dovuto essere riservati gli eventuali avanzi di un fondo universitario proveniente dai beni incamerati della soppressa Compagnia di Gesù: ma il mezzo si rivelava impari allo scopo, essendo evidente che, prima di provvedere alla creazione di un nuovo istituto scientifico, l'Ateneo avrebbe erogato in favore dei preesistenti le somme disponibili, e non ne avrebbe avuto a sufficienza. Così si spiega come, non ostante l'esplicito testo della legge citata (art. 15), non ostante l'interesse mostrato per l'istituzione dall'arcitesoriere dell'Università, Le Brun, non ostante la compilazione di un progetto di edifizio per l'Osservatorio, eseguita dall'architetto De Fougères, non ostante il dono di un ottimo pendolo astronomico, opera di Giuliano Le Roi, fatto dalla duchessa di Sassonia Gotha, a mezzo dell'insigne astronomo barone de Zach, la disposizione della legge non abbia più avuto inizio [<155-156>] di esecuzione. L'Università si lasciò poi sfuggire l'occasione di possedere un Osservatorio, quando alle necessità della navigazione si provvide con l'erezione sul colle di Oregina di uno stabilimento astronomico appartenente al Collegio di Marina, e dedicato esclusivamente alle applicazioni nautiche.

Con la soppressione della cattedra di Astronomia, avvenuta dopo gli infausti trattati del 1815, che misero Genova alla mercè del Governo assoluto di Vittorio Emanuele I, e con l'istituzione dell'Osservatorio ad Oregina, venne meno per lunghi anni all'Università ogni occasione ed ogni possibilità di far rifiorire gli studi astronomici: ed anche per la Meteorologia il poco che si è ottenuto è frutto piuttosto di sforzi individuali, qua e là favoriti da buone disposizioni delle autorità accademiche, che non di un disegno maturato e continuo nell'interesse della scienza. Un osservatorio meteorologico si ebbe, sin dal 1832, per impulso del professore Giacomo Garibaldi, che insegnava Fisica, Idraulica e Nautica: ed è lo stesso che tuttora funziona, ristretto e costretto in alcune stanzucce del piano superiore del Palazzo di Via Balbi. Ma se l'aver proseguito nella medesima località per quasi un secolo senza interruzioni le osservazioni meteoriche conferisce al modestissimo istituto un titolo di nobiltà, e di autorità nel definire gli elementi normali del clima di Genova, conviene confessare che esso si è sempre rivelato e maggiormente si rivela inadatto ad ogni ulteriore estensione de' suoi compiti in pro della scienza. Già sin dai primordii ciò si è dovuto riconoscere, quando il concorso di Genova fu chiesto per la rete di stazioni magnetiche istituite in molti paesi in applicazione del grande programma di ricerche predisposto da Gauss e da Weber intorno alla forza magnetica terrestre e alle sue variazioni periodiche, secolari ed accidentali. Il contributo dell'Osservatorio nostro all'opera collettiva, pur limitato a quanto era compatibile con le condizioni locali e con l'abbondanza di ferro nelle travature dell'edifizio, ha dovuto essere abbandonato per intero, quando fu introdotta la trazione elettrica nelle tranvie.

Non altrimenti è avvenuto per le indagini sismiche, che sono rese impossibili dagli scuotimenti dell'edifizio prodotti dal passaggio di pesanti veicoli nella sottostante via Balbi, mentre d'altro lato l'appoggiare gli strumenti sulla viva roccia è vietato dalle vibrazioni che questa trasmette dalla galleria [<156-157>] ferroviaria della Traversata, che, unendo le stazioni di Principe e di Brignole, corre appunto sotto il Palazzo universitario (più precisamente sotto l'Orto botanico).

Ad ogni modo, l'opera indefessa dei due Garibaldi (Giacomo, morto nel 1846 e Pier Maria, morto nel 1902) e dei loro collaboratori (tra i quali menzioneremo Giacinto Grillo, Fortunato Ciocca, Nicola Fasiani) ha permesso al nostro Osservatorio di fornire allo studio del clima di Genova una serie omogenea e continua di osservazioni, che, iniziata nel 1832, non fu più interrotta, e si prosegue tuttora, per merito della signora Orestilla Mariotti. L'invariabilità della sede, la diligenza degli osservatori, il loro esiguo numero (che ha evitato frequenti cambii), infine l'uso prolungato dei medesimi strumenti, conferiscono grande valore alla serie, che, benché più breve di altre, come quelle di Bologna, di Padova, e di Milano, può competere con esse per assenza di lacune e per comparabilità di risultati spettanti ad epoche diverse.

Negli ultimi decenni, sotto la direzione dei professori Francesco Porro e Antonio Garbasso, non mancarono all'Osservatorio appoggi e affidamenti di sorte migliore, in relazione al nuovo assetto degli istituti universitari, che permetterà di riservare al nostro e al gabinetto di Geodesia tutto il piano superiore del Palazzo. Con sussidi straordinari, che i Rettori Maragliano e Fedozzi seppero ottenere più di una volta dal Ministero della Pubblica Istruzione, si è potuto fare acquisto di nuovi, perfezionati strumenti (un anemometro elettrico costruito da Peyer e Favarger di Neuchâtel, un barometrografo Agolini, ed altri). Si è inoltre arricchita la biblioteca, che ora serve anche alle esigenze della cattedra di Astronomia. Ma più d'ogni altro incremento alla modestissima collezione di mezzi di studio da noi posseduta merita menzione quello consistente negli apparecchi Paganini e Zeiss per la Fotogrammetria, mediante i quali il prof. Porro ha potuto sin dal 1903 iniziare e continuare poi in Valle d'Aosta e nell'Alto Adige ricerche sistematiche intorno ai ghiacciai alpini. Riconosciuto per la prima volta in Italia mercè tali ricerche l'alto valore climatologico delle misure di variazione di ghiacciai nella loro superficie, si è, pure per la prima volta, applicato a tali rilievi nelle montagne italiane il metodo fotogrammatico [sic] semplice, e successivamente [<157-158>] il metodo stereogrammetrico, ideato dal Pulfrich. E per vero il primo numero del Bollettino del Comitato Glaciologico Italiano pubblicato nel 1914, contiene un primo saggio di stereogrammetria applicata alla glaciologia, costituito dal rilievo del ghiacciaio del Miage, che fu eseguito nel 1913 con lo strumento di Genova. Tale strumento poi è stato chiesto a modello dall'Istituto Geografico Militare di Firenze per la costruzione di nuovi fototeodoliti.

È da ricordare come l'Osservatorio possegga un'ottima macchina da calcolare di Egli, acquistata nel 1914, con la speranza di farne il primo nucleo del materiale necessario ad una scuola di calcoli scientifici, che potrebbe assai utilmente sostituire il mancante Osservatorio astronomico. Di tali istituti, fiorenti all'estero (come il Recheninstitut di Berlino e il Laboratorio di Groninga, tra i più celebrati), non si ha esempio in Italia, dove pure le specole abbondano: ed è da notare che forse più osservazioni astronomiche tra noi si raccolgono, di quelle che con ingrato lavoro di calcolo non sia possibile utilizzare come la scienza richiede. I mezzi necessari a tale auspicata trasformazione del nostro Osservatorio sono assai limitati: occorre soltanto portare il materiale di libri e di strumenti in sede più ampia, e dare un poco di respiro così a coloro che dovrebbero lavorare a tavolino.2




1 F. Porro, "Osservatorio meteorologico", in L'Università di Genova (Genova Sestri Ponente, SIAG, s.a. ma 1923), pp. 154-158 Link esterno OPAC SBN.

Il contributo è anonimo, come tutti gli altri presenti nell'opera, introdotta dal rettore P. Fedozzi; per i suoi contenuti ed il ruolo che Porro ricopriva all'epoca, è comunque assegnabile all'astronomo. Il contributo è ricco di suggerimenti per studi successivi, che non appaiono ancora essere stati colti.

2 Un'idea davvero brillante, che non è stata fatta propria dall'Università degli studi di Genova.

Nel 1892 l'ingegnere svizzero Hans W. Egli (1862-1925) aveva fondato un'azienda, nei pressi di Zurigo, per costruire una nuova macchina di calcolo meccanico. Il progetto era stato messo a punto da Otto Steiger (1858-1923), ma il Millionaire aveva varie nuove particolarità costruttive; dalla sua messa in commercio, nel 1895, fino al 1935 ne sono stati prodotti più di 4600 esemplari Link esterno Madas. Una descrizione tecnica assai approfondita è in Link esterno John Wolff's Web Museum. Un esemplare in ottime condizioni è andato in asta nel 2009 Link esterno Auction Team Breker.

Non è in effetti certo, allo stato attuale, che il breve riferimento di Porro si riferisca a un esemplare del Millionaire. Nel 1913 era stata registrata la prima [Long] Madas, prodotta sempre dall'azienda di Egli: sembra, però, che abbia iniziato ad essere distribuita solo nel 1915 Link esterno Madas. Un esemplare è andato in asta nel 2009 Link esterno Auction Team Breker.

Una presentazione sintetica della storia delle macchine di calcolo numerico è in: F. L. Bauer, Origins and Foundations of Computing (Springer, 2010) Link esterno Springer (pdf).

Si noti che la proposta di Porro all'Università di Genova, evidentemente anteriore al 1923, voleva soddisfare le sempre crescenti necessità di calcolo della ricerca "pura".

Nel 1927 Mauro Picone (1885-1977) ha fondato a Napoli un laboratorio di analisi numerica per rispondere ad esigenze applicative, diventato nel 1932, con il trasferimento a Roma e l'ingresso nell'ambito del CNR, l'Istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo Link esterno Wikipedia e IAC. "La presenza nell'Ateneo genovese di una struttura finalizzata all'erogazione di servizi informatici risale ai primi mesi del 1960, anno in cui - sotto il controllo di un Consiglio Direttivo composto da docenti di diverse Facoltà - entra in funzione il 'Centro di Calcolo Numerico'" Link esterno CSITA. Il Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico è stato fondato a Pisa nel 1965 Link esterno ISTI e G. Capriz, Il CNUCE, 1965, 40 anni fa (2005) Link esterno cctld.it.



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