Urania Ligustica

Astronomia versus Astrofisica

Verax

Il caso Porro (1911) 1

Astronomia vs Astrofisica


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    Una serie di conferenzieri italiani si sono recati negli ultimi tempi in Argentina, uomini politici, professori, giornalisti, ecc.; essi sono tornati pieni d'entusiasmo per il paese che così lautamente compensa i loro sforzi oratorii, e ci dipingono i meravigliosi progressi di quel popolo e le liete condizioni dei nostri emigrati che vivono in mezzo ad esso. Vi sono d'altra parte alcuni scrittori valorosi e indipendenti, come Giuseppe Bevione, Enrico Corradini, Guglielmo Emanuel, che ci fanno sentire l'altra campana, e ci narrano le ingiustizie e gli sfruttamenti di cui restano vittime gli Italiani, e la incredibile corruzione che esiste in mezzo a tante cose belle e grandi sulle rive del Plata. Il grosso pubblico però li ascolta poco, perché abbagliato dai discorsi di uomini più celebri che dicono il contrario. Ma ogni tanto nasce qualche incidente che getta chiara luce sulla situazione e specialmente sul trattamento degli Italiani in Argentina e sulla considerazione in cui sono ivi tenuti; per un momento l'opinione pubblica si agita, i giornali ne parlano e si fanno interpellanze alla Camera... e poi non ci si pensa più. Intanto gli Argentini, continuano a considerarci come un popolo che mai si risente. Ora è il caso del prof. Francesco Porro, un illustre scienziato, vittima di una scandalosa ingiustizia, su cui ci han dato diffusi particolari il Corriere della Sera di Milano e la Stampa di Torino.

    Nel 1905 il Governo argentino si era rivolto a quello d'Italia perché gli designasse un valente astronomo a dirigere l'osservatorio astronomico nazionale di La Plata. La scelta, per suggerimento del compianto prof. Schiapparelli [Schiaparelli], cadde sul prof. Porro dell'Università di Genova. Il Porro si recò in Argentina, ma poco dopo il suo arrivo fu inviato, come rappresentante di quel Governo, ad un congresso scientifico a Budapest, coll'incarico anche di acquistare in Europa degli strumenti astronomici per l'osservatorio cui era preposto. Data la fretta della sua partenza non si fece a tempo ad emettere un decreto [<348-349>] regolare, ma fu data carta bianca al prof. Porro per le spese che gli sarebbero rimborsate al suo ritorno. D'accordo col Ministro dell'istruzione, col facente funzione di presidente dell'Università, e col rettore di essa prof. Gonzales, decise di servirsi di fondi dell'osservatorio, e per maggior regolarità condusse seco il tesoriere-amministratore di quell'istituto.

    Tornato dall'Europa, il rettore lo pregò di fare la liquidazione dei conti per il tramite dell'Università, poiché un regolamento vietava al direttore dell'osservatorio di avere rapporti diretti col Governo. Così fece il Porro, ma il rettore, invece di chiedere al Ministro il rimborso delle spese in questione, le fece inscrivere nel passivo dell'osservatorio. La Corte dei Conti dichiarò il procedimento irregolare, non essendo l'osservatorio autorizzato a incorrere in tali spese.

    Due commissioni d'inchiesta esaminarono il caso, sempre in segreto e all'insaputa del Porro, e ambedue decisero che egli dovesse rimborsare le spese, che, ad ogni modo, erano esagerate. Per parecchi mesi gli fu tenuta nascosta la decisione, e nel frattempo il rettore gli annunziò che lo aveva incaricato di riorganizzare la facoltà di scienza, nominandolo decano di essa.

    Nel febbraio 1910 finalmente fu comunicata al Porro la decisione circa il rimborso, che equivaleva a un'accusa di malversazione, ma senza fornirgli alcuna spiegazione. Egli fece formale protesta al consiglio universitario, il quale nominò una terza commissione, che decise di sospendere il Porro dalle sue cariche e minacciò di deferirlo all'autorità giudiziaria se non dava spiegazioni circa le spese, e propose la nomina di una una quarta commissione, per decidere circa la sua insufficienza tecnica.

    Il Porro scrisse un memoriale in cui dimostrava la falsità di tutte queste accuse, che la responsabilità del modo in cui i conti furono presentati ricadeva sul rettore stesso, e che quanto al maneggio di fondi egli non ci ebbe nulla che fare, avendo lasciato tutto al tesoriere; infine negava il diritto al consiglio universitario di giudicare sulla sua capacità tecnica, perché era stato chiamato a dirigere l'osservatorio dal Governo argentino. Indetta un'assemblea del corpo accademico il vicerettore, dopo aver dato le più ampie attestazioni circa la correttezza e il valore scientifico del Porro, propose che si ratificasse la sospensione fattagli a titolo di disciplina per essersi egli espresso in termini alquanto vivaci nella sua risposta contro questo processo inquisitorio. Tale proposta fu approvata, sebbene alcuni membri del corpo accademico si astenessero dal votare. [<349-350>]

    Pare il prof. Porro abbia dato dei giudizi un po' troppo sinceri circa persone e cose nel mondo accademico argentino, e che vi si sia fatto dei nemici. Ciò diede luogo ad una vera congiura contro di lui — estrinsecata in quel lavorio segreto gesuitico-massonico che sembra essere caratteristico della vita pubblica argentina — allo scopo di sbarazzarsi di un illustre scienziato, troppo illustre e troppo franco per quell'ambiente, e sopratutto italiano.

    L'Argentina, che esiste e prospera solo per il lavoro straniero, è adesso invasa da uno spirito di xenofobia, e vorrebbe possibilmente fare senza gli stranieri. Ma con quelli appartenenti a nazioni forti che sanno farsi rispettare è obbligata ad avere dei riguardi, mentre con gli Italiani il cui Governo è troppo pauroso per risentirsi, crede che tutto sia lecito. Se si fosse trattato di un francese, un inglese, un tedesco, il caso Porro sarebbe stato impossibile. Il prof. Porro è adesso tornato in Italia per far valere i suoi diritti, e speriamo che almeno questa volta il nostro Governo oserà sostenere energicamente l'illustre scienziato e costringere quello argentino a rendergli ampia giustizia. Interessante a questo proposito è il suggerimento del sen. Durante di estendere all'Argentina il decreto Prinetti ora in vigore per il Brasile. Così forse si farebbe capire agli Argentini che anche la pazienza dell'Italia ha un limite. [...]




1 Verax, "Cronaca d'emigrazione. Il caso Porro", Rassegna Contemporanea, 4 (Roma, 1911), pp. 348-350 Link esterno OPAC SBN. È stata qui trascritta solo la parte iniziale dell'articolo, pertinente a Porro.

Tommaso Tittoni ha usato lo pseudonimo "Verax" (veritiero, sincero) per alcuni articoli apparsi su Nuova Antologia intorno al 1927-28 Link esterno Biblioteca Digitale Italiana e A. Gramsci, Quaderni dal carcere, Quaderno 2 (XXIV), § (6) Link esterno quadernidelcarcere.wordpress.com. Su Tittoni si rimanda a Link esterno Wikipedia e Senato della Repubblica. Si tratta di Tittoni anche in questo caso?



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