Urania Ligustica

Delizie in villa

Luigi Tommaso Belgrano

Riassunto di una dissertazione di Cornelio Desimoni (1871) 1

Delizie in villa


Indicatore di completezza



Scendendo quindi a trattare dei cartografi, dei navigatori e degli astronomi, il Desimoni porgea nuove indicazioni circa il prete Giovanni rettore di San Marco del Molo (1), e a riguardo di alcune carte dei genovesi Beccarlo, da Corte e Maggiolo, due delle quali gli vennero vedute l'anno decorso in Parigi ed in Londra. Accennava alla discussione del P. Bertelli e del D'Avezac, se Cristoforo Colombo abbia scoperta la declinazione o solamente la variazione dell'ago magnetico; ricordava le bussole genovesi penetrate a Mozambico innanzi che vi approdasse Vasco di Gama; diceva di Giovanni Zerbi che inventò gli aghi dei timoni, di Giambattista Baliani, che insegnò alle galee genovesi un facile sistema di remigare adottato poscia da quelle di più altri Stati, e di Orazio Grassi che presentò alla Repubblica un modello di feluca non affondabile. E quanto alle cose astronomiche, risalendo ai secoli XIII e XIV, memorava Simone monaco, Giovanni di Genova ed il più celebre Andalò di Negro; del secolo XV ricordava il Cosmografo genovese della già Palatina di Firenze, pel XVI l'anonimo della Laureuziana, ed in Cliiavari, presso il socio cav. Casaretto, il monaco della Corvara. Frattanto Paolo Interiano studiava il problema delle longitudini, rispetto a cui proponeano più tardi varii metodi Benedetto Scotto e Giambattista Mandino. Però il metodo più preciso, quello cioè delle ecclissi dei satelliti di Giove, fu scoperto da Galileo; bensì due liguri, Vincenzo Renieri e Gian Domenico Cassini, lo recarono a compimento. Notava poi il Desimoni che anello fra costoro fu il già lodato Baliani, il quale comunicò all'Accademia di Francia le osservazioni dell'Odierna; nò tacca la discussione del Baliani medesimo col Galilei, siccome quella che ci rivela avere il fisico genovese precorso di quattordici anni al Torricelli nel riconoscere il principio su cui si fonda l'invenzione del barometro (2). Esponeva quindi i meriti del Cassini e del Maraldi, i quali in Francia tennero per lunga età lo scettro nelle discipline astronomiche; indicava i loro celebri gnomoni, seguiti da quello di Brera cui dié opera Francesco Reggio pur genovese, e mercè cui fu determinata la longitudine di Milano; e concludeva accennando alla cooperazione che al Maraldi medesimo prestarono i nostri Paris Maria Salvago ed abate Barabino, in fatto d'osservazioni meteorologiche ed astronomiche.

Lo stesso Desimoni presentava inoltre sette istrumenti astronomici e marittimi, tutti di data non posteriore al secolo XVI, e posseduti da varii colleghi. Sono essi una sfera celeste in metallo dorato, appartenuta al pontefice Sisto V o forse anche a lui dedicata, avente le costellazioni figurate con arte squisita e le stelle distinte dalla prima alla sesta grandezza; due astrolabii o planisferi in ottone, l'uno latino e l'altro arabo, del quale perciò favorì truduzione il ch. prof. senatore Amari sopra due fotografie diligentemente eseguite dal socio avv. Remondini; e finalmente quattro scatoline di varia materia e di graziosa fattura, contenenti l'orologio equinoziale, la bussola e somiglianti. Del che tutto però il cavalier Desimoni riservavasi a stendere un più particolareggiato rapporto nell'anno venturo.


(1) Ved. Arch. Stor., Vol. IX, Parte I, pag. 220.

(2) Ciò riconobbe il Baliani mentre si tentava un sifone nell'acquedotto civico a Staglieno.




1 C. Desimoni, [dissertazione letta nel 1871], sintesi di L. T. Belgrano in "Società Ligure di Storia Patria. Anno XIV" [vale a dire il verbale, stilato nel settembre 1871, dell'attività annuale della Società], Archivio Storico Italiano, 15 (1872), pp. 172-173 Link esterno The Internet Archive (per University of Toronto Library) e Google libri (per Cornell University Library).



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