Urania Ligustica

Delizie in villa

Gian Carlo Doria

Salvago e Salvago Raggi (1932) 1

Delizie in villa


Indicatore di completezza



Arma dei Salvago


ARMA: D'oro alla rotella di nero caricata di un leone d'argento, ling. di rosso.
Alias: Di nero al leone d'argento.
DIMORA: Genova e Roma.

«Certamente i Salvago furono illustri fin dai tempi antichi della Repubblica: nel 1314 poi e nel 1335 gli Annalisti li annoverano come grandi di numero e di possanza, come potenti d'amici e di ricchezze avendo deciso col loro intervento imparziale, sebben guelfi, a liberare la patria, dal giogo di re [<67-68>] Roberto»: così lo storico De Simoni in Atti Soc. lig. Storia patria, Vol. XIII, fasc. III, pag. 366; «Cronaca di Genova, scritta da Alessandro Salvago» (v. Atti precit., Poggi Fr., vol. LIV, fasc. III).

Pare siano d'origine lombarda e che tre casate collaterali siansi unite in unico cognome: i Porco, gli Streggiaporco, ed i Nepitelli: della prima (v. Tavole genealogiche del Belgrano in Atti Soc. lig. Storia patria, Appendice, parte I, vol. II, tav. XLIII); un PORCUS, capostipite, fu inviato in missione al conte di S. Egidio (1116), GUGLIELMO, console del comune di Genova (1126, 43, 55) intervenne alla convenzione con Tortona (1146); IDO, suo fratello, fu console del comune (1136), così pure RUBALDO (1180, 84); OBERTO, console dei placiti (1196, 98, 99, 1202, 12) fece parte di una società che locò alcuni redditi comunali genovesi; ENRICO e suo figlio PORCO sottoscrissero la pace coi Pisani (1188); LAMBERTO, con altri, si ribellò al console Filippo di Lamberto, accusato a torto di aver fatto catturare cittadini genovesi da navi di Ruggero Re di Sicilia (1147).

Della seconda casata il capostipite GIOVANNI BOLETUS, clavigero del comune, fece innalzare in Genova la chiesa di San Marco al Molo (1173), fu ambasciatore in Sardegna (1191) e suo figlio ONORATO sottoscrisse alla pace con Pisa (1188).

ENRICO Nepitelli (Nevitella) con suo fratello STREGHIAPORCO, predetto, sottoscrissero la pace pisana (1188) ed OLIVIERO Nevitella segnò come consigliere l'accettazione dei patti con Guglielmo re di Sicilia (1157).

I Salvago nei secoli XIII e seguenti recano largo contributo alla storia genovese: qui nominiamo soltanto i personaggi più notevoli rimandando, chi voglia conoscere altri di queste famiglie, ai volumi manoscritti: Giscardi, Origine e fasti delle nobili famiglie di Genova, in Biblioteca civica Berio e Federici, Abecedario, in Biblioteca della Missione urbana in Genova. MICHELE fu podestà di Genova (1278), ENRICO ebbe sua nave naufragata in Corsica (1288), ROSSO fu podestà di Albenga (1288), BALIANO fu capitano di nave (1292), PORCHETTO, frate certosino, fu ambasciatore della Repubblica al papa (1295), a Matteo Visconti (1299) scrisse: Victoria contra hebreos e De entibus trinis et unis; Giovannina fu badessa di S. Maria di Bano (1298), DOMENICO diresse opere portuali in Genova (1312), GABRIELE fu capitano di re Carlo di Gerusalemme e di Sicilia (1320), PERCIVALLE, LANCELLOTTO, CACCIANEMICO, capitani di galera per re Roberto d'Angiò (1329), FRANCESCO fu governatore di Siracusa per il re Lodovico (1338), AGOSTINO fu capitano di galera (1342), COSMA, id. (1346), ANTONIO, signore di Cremiasco e di Monteacuto fu ambasciatore allo stesso re per la pace coi ghibellini (1331), SALVAGIO e BIAGIO vendettero a Carlo loro confamigliare Castiglione presso Ventimiglia (1348), ALERAMO e GUIRARDO furono vicari a Pietra Calice al Corvo (1351-52, 1386), BRASCO fu capitano di galera contro i Catalani (1352), LEONARDO qm. Napoleone fu ambasciatore al re di Granata (1362), LUCA vendette mezzo poggio di Colonnetto (1381) e terre in Bolzaneto alla Repubblica, i minori TORTORINO e PIETRO, qm. Babilani, rappresentati dalla loro madre Claudia Lercara vendettero alla Repubblica un palazzo in Bolzaneto perché potesse fabbricare un castello (1382), LUIGI, di Caccianemico, consigliere (1382, 98, 1406, 32, 33, 41), ricoprì molte cariche: ambasciatore al duca di Milano (1422), al re di Castiglia (1423), fu a Famagosta (1426), console in Logopan (1429), ufficiale di Romania (1431), anziano (1433), CARLO fu podestà di Portovenere (1424), CASSANO fu inviato in missione diplomatica all'imperatore greco (1384), NAPOLEONE fu podestà in Pera (1405), ABRAMO vinse i corsari con 4 galere (1427), LUIGI fu console in Caffa (1429), PAOLO salvò la vita al re Pietro di Spagna, ANTONIO fu dei 4 consiglieri dell'armata genovese contro il re d'Aragona (1435), almirante (1441), comandante di 3 navi (1444), frate ANDREA fu cavaliere gerosolimitano (1448), GIANOTTO fu console in Tunisi (1448), AGOSTINO fu eletto console in Caffa ma non accettò (1457), LUCA fu massaro in Caffa (1457) indi console (1460-61); TOMASO fu fatto prigioniero dai turchi (1453) alla difesa di Costantinopoli, MELIADUCE qm. Accellino, fu ambasciatore a Venezia (1453), al re di Francia (1459), al duca di Milano ed al pontefice (1464), [<68-69>] ACCELLINO qm. Meliaduce, ambasciatore al re di Napoli (1471), a Milano (1474), DOMENICO e BARTOLOMEO Scotto, LEONARDO e BARTOLOMEO Cybo entrarono a far parte dell'Albergo Salvago, fra' BAIGIO qm. Selvaggio, cav. gerosolimitano, comm. di San Gio. di Pré, fece costruire S. Gio. il Vecchio in Genova (1480), CRISTOFORO qm. Selvaggio, fu ai servizi del papa con sua galera (1481), GIULIANO prese possesso di Sarzana (1484), ACCELLINO qm. Accellino, donò ai monaci di S. Maria al Monte in Genova la terza parte del grande bosco che ivi godeva (1488) e fu delegato con altri alla riforma dei conventi, BARTOLOMEO, olim Cybo, fu podestà di Bonifacio (1489).

Nel 1500 i Salvaghi furono in parte «nobiles albi» in parte «nigri». In questo secolo GABRIELE, cav. geros. fu rinomato poeta (v. Atti Soc. lig. Storia patria, vol. XIII, fasc. IV, p. 705; A Ceruti, G. Salvago, patr. gen.); AMBROGIO, qm. Giuliano, fu governatore di Corsica (1505), FRANCESCO, governatore di Corsica (1512) e cavaliere gerosolimitano, fra PANTALEONE, caval. gerosolimitano, fu commendatario di S. Giovanni di Pré in Genova (1513); TOMASO, capitano di Pieve di Teco (1523-4); RAFFAELE qm. Manfredo, cavaliere gerosolimitano, soldato e storico, lasciò sostanze perché fossero alleggerite le gabelle (1526), GIOVANNI qm. Benedicti, fu governatore di Corsica (1526-34), PIETRO GIOVANNI di Accellino, fu governatore di Corsica (1528) e così pure NICOLÒ (1539).

Nel 1528 la famiglia Salvago fu dei 28 alberghi. GIULIANO Salvago olim Cybo, canonico in S. Lorenzo poi vescovo di Girgenti, dedicò in detta cattedrale un altare ai SS. Pietro e Paolo (1530), GIULIO fu signore di Camerana e di Gottasecca e Praia (1531), STEFANO fece parte di una società di mercanti che spedì al Perù la nave Santa Maria appartenente a Leone Pancaldo e da lui comandata (1535); GIOVANNI fu inviato ad assoldare duemila tedeschi (1537), podestà di Savona (1538), uno degli ambasciatori mandati ad incontrare il Papa (1538), ambasciatore a Filippo re di Spagna (1559), BATTISTA fu governatore della Spezia (1549), RAFFAELE fu cavaliere gerosolimitano, PANTALEONE combatté valorosamente a Calvi (1555), LUCA fu governatore della Spezia (1560); un Salvago, cavaliere gerosolimitano, si segnalò nella difesa di Malta contro i turchi (1565), BARTOLOMEO con tre galere fu assalito dal corsaro turco Alì Rais e fatto prigioniero: bandito quindi dalla Repubblica (1565), frate AGOSTINO, domenicano, fu vescovo di Mariana (1553), indi arcivescovo di Genova (1565) ed al concilio di Trento, LEONARDO, signore di Carosio (1565), AMBROGIO fu dichiarato ribelle alla Repubblica (1575), GIO. GIORGIO fu capitano di Pieve di Teco (1576-1577), ARRIGO fu a rendere omaggio al Duca di Savoia in Albenga nell'anno 1585 ed ambasciatore al granduca di Toscana nel 1590, GIOVANNI GEROLAMO fu cav. gerosolimitano e balì di Venosa (1580), GIO. BATTISTA fu governatore di Rimini, vicelegato in Romagna, prefetto di Città di Castello, nunzio apostolico all'arciduca Ferdinando d'Austria, vescovo di Luni e Sarzana (1590), NICOLÒ fu bandito, quindi preso e decapitato con Aurelio Cattaneo per avere in Genova aggrediti e fatti prigionieri Damiano Cattaneo e Giovanni Adorno (1585), Maria di Enrico, moglie di Marcantonio Grillo, fu signora di Carpeneto (1621), CARLO di Enrico fu capitano di 200 fanti nella guerra col duca di Savoia (1625) e poi prigioniero, ENRICO fu destinato alla fabbrica del castello di Rapallo (1624) ed alloggiò nel suo palazzo di Strada Nuova, da lui innalzato nel 1580, il cardinale Sacchetti, NICOLÒ fu inviato al duca di Milano per sollecitare aiuti contro il Piemonte (1624), GIO. GIORGIO e GIORGIO MARIA morirono di peste mentre disimpegnavano incarichi nei lazzaretti (1656), GIACOMO MARIA fu commissario alla peste nello stesso anno, BERNARDO, segretario della Repubblica, fu inviato in missione diplomatica in Francia (1680-81), a Vienna e in Inghilterra (1684-85), a Milano ed in Ispagna (1694-95), il senatore PARIS MARIA di Stefano, chiaro astronomo, istituì un osservatorio nella sua villa di Carbonara in Genova, ministro a Parigi (1672-74), fece parte della missione inviata a re Luigi XIV (1685) dopo il bombardamento di Genova (v. Issel: «Naturalisti e viaggiatori liguri»); il padre GIO. LUCA, suo figlio, fu proposito alla Congregazione di S. Filippo Neri in Genova, AMBROGIO [<69-70>] qm. Iosephi, appartenne al Gr. Consiglio (1797). Molti di questa famiglia beneficarono opere pie.

I senatori della Repubblica furono 9.

L'unica linea che fino ad oggi risulta vivente parte da ENRICO e per OGERIO, BONVASSALLO, ENRICO, GABRIELE, SELVAGGIO, BRASCO, SELVAGGIO, ambasciatore al re Alfonso (1446), governatore di Corsica, ove morì nel 1453, CRISTOFORO, DOMENICO, BRASCO, GIUSEPPE, GIO. GIACOMO, GIACOMO MARIA, GIUSEPPE ANTONIO, ascr. Nob. genovese 13 maggio 1738, GIACOMO LUIGI, GIUSEPPE, maggiore delle Guardie del Re di Piemonte e Sardegna, poi ciambellano di corte, PARIS MARIA, dott. in giurisprudenza, deputato al Parlamento per Pontedecimo nella X legislatura, giunge a S. E. GIUSEPPE MARIA, dottore in scienze sociali, ambasciatore onorario di S. M. il Re, già governatore dell'Eritrea, senatore del Regno, decorato al valore civile (1882), gr. uff. della Stella d'Italia, cav. di gr. croce dei Santi Maurizio e Lazzaro e della Corona d'Italia, residente a Roma, autorizzato ad aggiungere al proprio il cognome materno Raggi, riconosciuto marchese (mpr. [maschi primogeniti]) e patrizio genovese (m. [maschi]), il 12 novembre 1890, ed iscritto nell'El. Uff. e nel Libro d'Oro col figlio PARIS MARIA, padre di Camilla.

Un'altra linea, che si ritiene estinta, trovasi iscritta genericamente nell'Elenco Uff. Nob.: quella dei disc. da Francesco Gaetano di Giuseppe, ascritto alla nobiltà genovese il 17 dicembre 1770.




1 G. C. Doria, "Salvago e Salvago Raggi", in Enciclopedia storico-nobiliare italiana, a cura di V. Spreti, vol. 6 (Milano, Editore Enciclopedia Storico-Nobiliare Italiana, 1932; anastatica: Bologna, A. Forni, 1981), pp. 67-70; scheda bibliografica Link esterno OPAC SBN.



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