Urania Ligustica

Delizie in villa

Elisabetta Graziosi

La prearcardia: 1680-1700 (1992) 1

Delizie in villa


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Gli amici aristocratici del Maggi che a Genova ruotavano attorno al Collegio gesuitico erano, oltre a Giovanni Andrea Spinola, Silvestro e Alessandro Grimaldi, Felice Pinelli, Giovan Battista De Ferrari, Francesco Maria Grimaldi, Paris Maria e Bernardo Salvago: dilettanti per i quali la marginale attività poetica non giunse alle stampe e rimase pratica estemporanea d'obbligo nella vita sociale. Costituivano un gruppo di colti patrizi attenti anche alla nuova scienza che si raccoglieva nell'osservatorio astronomico di Carbonara fatto costruire nel 1676 da Paris Maria Salvago di ritorno dalla Francia: avevano contatti a Parigi col Cassini, a Lione e Marsiglia col gesuita Laval, a Bologna con Manfredi, a Roma col Bianchini, a Milano con Ceva [cfr. p. 210] in un circuito di cultura non arcadico ma scientifico. Non meraviglia quindi che nessuno di loro abbia partecipato alla fondazione della Colonia Ligustica e che la sola testimonianza letteraria del gruppo l'abbia lasciata il gesuita Pastorini [cfr. p. 210] il quale, dedicando al Salvago la traduzione del Fons delusus del Ceva, vi aggiunse di suo l'elogio del patrizio-scienziato dedito non alle rime galanti ma ad astrolabi e quadranti: una voce riflessa per un gruppo di scienziati dilettanti di cui nulla è rimasto né in Arcadia né fuori.2




1 E. Graziosi, "La prearcadia: 1680-1700", in AA. VV., La letteratura ligure. La Repubblica aristocratica (1528-1797) (Genova, Costa e Nolan, 1992), vol. 2, pp. 217-218.

2 Graziosi non ricorda, dal Desimoni, che Salvago aveva due osservatori e che la poesia del Pastorini si riferiva a quello di Sampierdarena; induce che i corrispondenti di Salvago siano stati i corrispondenti di tutti; li considera "scienziati dilettanti" quando erano astronomi tout court, sebbene non operassero all'interno di una istituzione – che comunque non esisteva a Genova; non è vero che di loro non sia rimasto nulla, dato che hanno pubblicato i loro risultati sulle Mémoires dell'Accademia delle Scienze di Parigi; anche G. D. Cassini ha scritto poesie per diletto; l'uso di "astrolabi e quadranti" non era una "pratica estemporanea", come sembra voler indicare l'accostamento alle "rime galanti".



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