Urania Ligustica

Delizie in villa

Bernardo Sopranis

Pinelli Gentile (1932) 1

Delizie in villa


Indicatore di completezza



Arma dei Pinelli Gentile


ARMA: Partito: nel 1° di rosso a 6 pigne d'oro 3, 2, 1 col capo di Genova (Pinelli); nel 2° di 4 punti d'azzurro equipollenti a 5 d'oro (Gentile). (Ric. 1917).
Alias: Di rosso all'albero di pino fruttato d'oro e nodrito sulla pianura erbosa (arma antica Pinelli).
DIMORA: Genova e Tagliolo.

Dice lo storico Foglietta, che questa nobile famiglia nei più tristi tempi della nostra città «si ritirò da ogni alterezza et ambitione e da tutte le civili contentioni, benché non sottraesse l'opera sua per la Repubblica». Secondo i genealogisti essa è originaria di Germania e si chiamò prima de Scipionibus, come risultava dal «Cartularium estimi possessionum» di Giacomo Muzio notaro. Diede in seguito il nome ad uno dei vari Alberghi o consorzi di famiglie sorti in Genova nei secoli XIV e XV, conservato poi da Andrea Doria nella riforma del 1528.

Il nome Pinelli si incontra fin dal 1226 in atto del notaro Salmone o Salomone del 18 luglio, in cui Alberto Penello e Duchessa q. Raimondo conte di Lavagna e q. Adelasia, vendono, anche a nome del fratello Enrico, terre nei vescovati di Genova, Piacenza, Bobbio a Tedisio Fieschi, conte di Lavagna. Nello stesso anno, il 30 novembre, è nominato Armano Pinello canonico di S. M. delle Vigne. In atto di notaro ignoto del 3 aprile 1252 appare un Giacomo e nel 1265 Rinaldo fa convenzione con l'abate di San Siro. Nel 1268, l'8 novembre, in atti di Ursone da Sigestro si parla del Banco Pinelli, e così il 7 e 10 ottobre 1272 in atti di Guglielmo Paiarino; nello stesso anno si parla di una casa dei Pinelli in atto 25 ottobre del notaro Riccobono de Savignono. Gabriele Pinello, figlio di Armano, è nominato in atti 26, 27 agosto 1272 dal notaro Guglielmo Paiarino, e dell'8 dicembre 1274 del notaro Filippo de Santo. In quell'anno, al 27 marzo, detto Armano accorda salvacondotto a un suo debitore (Angelino de Sigestro). Nel 1291 Bertone è anziano. Nella distrutta chiesa di S. Domenico esisteva il sepolcro di Leonora, moglie di Francesco Pinelli, sotto la data del 12 giugno 1312, [<371-372>] recante l'arma con l'albero e le 3 pigne. Nel 1387 Tomaso fu torturato, multato, bandito dal doge Antoniotto Adorno.

Estintasi forse la discendenza diretta dei Pinelli, il Ganduccio ci dice che nel 1414 formarono la famiglia Pinella: Lorenzo Cebà, legum doctor, Demetrio e Paolo Ardimenti, Francesco Luciani, Tomaso e fratelli Embroni, Lodovico Conforti e Barnaba Dentuto, ai quali s'aggiunsero individui della famiglia Tiba (vedi: Della Cella). Erano queste famiglie antiche ed illustri: si ricorda degli Ardimenti, Oberto, intervenuto alla pace con i Pisani nel 1188, e dei Dentuti, Ansaldo, uno degli otto nobili del Podestà nel 1230, Guglielmo, padre del Comune nel 1351, Paolo, che nel 1450 catturò una nave di Urbano da Leona. In detto anno entrarono nei Pinelli: Silvestro, Epifanino, Antonio, Lodovico, Nicolò, Pietro, Giacomo, Cosimo, Sisto, Domenico, Gio. Antonio, Angelo, Cristoforo Dentuti.
Antonio, Luca, Tomaso, Gerolamo, Lorenzo, Raffaele, Onofrio Ardimenti.
Giovanni, Raffaele, Antonio, Castellino, Paride, Francesco Luciani.
Oberto, Pietro, Tomaso, Benigno Embroni.

Continuarono i membri della ricostituita casata ad illustrarsi nelle armi, nelle cariche di governo e di Chiesa.

Nel 1420, racconta lo storico Giustiniani, Bartolomeo, giovane di gran coraggio, aggrappandosi a scogli e dirupi, guidò soccorsi e viveri dentro Bonifacio in Corsica, assediata dal re di Aragona. Galeotto fu consigliere della flotta diretta in Fiandra (1433). Luca (Ardimenti), padre della patria (1483), difese Sarzana (1487), fu impiccato per aver parlato troppo liberamente in Consiglio contro la vendita di Livorno (1490). Paris fu ambasciatore al duca Lodovico Sforza (1494). Nel 1500 sono classificati fra i «nobili albi»: Baptista, Bellottus, Stephanus, Benedictus, Cattaneus.

Benedetto fu uno degli elettori degli anziani nel 1526; Agostino uno degli otto procuratori (1525) e dei primi governatori dopo la riforma del 1528 (vedi annali del Bonfadio), e uno dei tre cittadini eletti a coadiuvare il vicario arcivescovile (1530); Battista, provveditore di campo nel 1528; Bernardo, capitano di Pieve di Teco pel Banco di S. Giorgio (1546, 1556); Cattaneo, acclamato padre della patria per le insigni opere del porto (1540); Gio. Paolo, commissario di guerra in Finale contro Alfonso del Carretto (1558); Francesco Galeazzo guerreggiò a servizio di Filippo II di Spagna, che gli diede il marchesato di Turona (1570).

I Pinelli furono fra le famiglie nobili che ebbero per un terzo il governo con le popolari nel 1507; Agostino fu dei quattro ambasciatori al duca di Savoia, a Savona (1583); Gio. Agostino, ambasciatore al duca di Parma (1597); Agostino, ambasciatore al re di Spagna (1620); Filippo Maria, capitano di Chiavari nel 1625 e Agostino nel 1647; Giuseppe Maria, governatore di Sarzana (vedi Giornale storico e letterario della Liguria, anno 1908, p. 38, che riporta componimenti poetici stampati per l'occasione presso Francesco Bonsignore in Lucca, anno MDCLXXXII). Felice (Ardimenti), governatore di Corsica (1747). I suoi figli: Costantino, deputato alle fortificazioni; Paris, cavaliere gerosolimitano, che a capo di 120 militi attaccò l'esercito Austriaco, cui inflisse perdite, ma ne fu infine tagliato a pezzi; Agostino, altro figlio, guerreggiò con più senno contro gli Austriaci; morto Pier Maria Canevari e assunto il comando, cacciò i nemici da Torriglia (1747), fu ambasciatore a Torino (1750), andò contro Sanremo riducendolo all'obbedienza; Giacinto fu capitano di Pieve di Teco nel 1747.

Furono dogi della Serenissima Repubblica: Agostino (Ardimenti) nel 1555, ed Agostino q. Alessandro (Luciani), detto la Volpe nel 1609. Furono senatori: Stefano (1579), Agostino (1585, 1589, 1594), Domenico (1587), Camillo (1601), Filippo Maria (1652, 1666, 1676), Agostino (1664), Gio. Agostino (1678), Felice (1719, 1733, 1746), Gio. Agostino (1723), Pasquale (1748), Costantino (1753, 1760, 1770), Agostino (1765, 1776, 1777, 1774). Fra i prelati si ricordano: Oberto, vescovo di Nebbio (1365); Battista, vescovo di Cosenza (1491); Filippo, vesc. di Teramo (1493); Domenico, figlio di Paris e Benedetta Spinola, (n. nel 1549), vescovo di Fermo, [<372-373>] cardinale nel 1595, legato in Romagna, arciprete di S. Maria Maggiore, decano del Sacro Collegio dei cardinali († nel 1611); Bartolomeo, teatino, vescovo di Avignone (1645); Gio. Tomaso, vescovo di Molfetta nel 1648 e di Albenga nel 1660; Luca, pure vescovo di Albenga nel 1686. Nel campo delle lettere e delle scienze sono lodati: Gio. Vincenzo, figlio di Cosimo e di Clemenza Ravaschieri (1560), potente di ingegno in lettere, nel giure, nella filosofia, matematica, storia naturale, medicina; bibliofilo, molto scrisse, nulla volle stampare (m. Padova il 4 agosto 1601). Giovanni Battista, che il Sopranis («Scrittori della Liguria») dice «ornamento delle lettere e delle Muse», fiorì nel 1660, stampò «Carminum Libri Quattuor», Genova, Pavoni, 1608; ed altri componimenti poetici e le orazioni per l'incoronazione dei dogi: Gerolamo Assereto, Agostino Doria, Tomaso Spinola, Alessandro Giustiniani. Il Della Cella e il Sopranis fanno menzione di Valentina Pinelli (1601), fanciulla entrata a 4 anni nel convento delle Agostiniane di Siviglia, che «senza libreria o conversazione di letterati, pubblicò opere di altissima teologia»; fra Gregorio, domenicano, teologo e scrittore (1667).

Laura Pinelli, nella pestilenza del 1637-38, si chiuse con Sofia Lomellini nel Lazzaretto a curare gli appestati e di peste morì.

Vari feudi e titoli ebbero i Pinelli, quali la Signoria di Aurenza e di Turone; un ramo, trasferitosi a Napoli, ottenne la Signoria di Galatone e i ducati di Tocco e di Acerenza. Cosimo, duca di Acerenza, fu cancelliere del Regno di Napoli nel 1557 e nel 1643 è nominato dallo storico Giustiniani; Galeazzo, pure duca dell'Acerenza. Ereditarono poi dai Gentile, dei quali aggiunsero il nome al proprio, il feudo di Tagliolo in Monferrato, e ne conservano il titolo e l'antico castello.

Gli attuali rappresentanti della famiglia appartengono al ramo degli Ardimenti. Discendono da FELICE (n. il 3 maggio 1666), marito di Eugenia Salvago, e padre di PARIS, COSTANTINO, AGOSTINO E STEFANO, che come sopra si è ricordato, si illustrarono nella cacciata degli Austriaci del 1746. COSTANTINO (n. 17 settembre 1711, † 5 febbraio 1759) sposò in prime nozze Geronima Serra e in seconde Teresa Gentile, di Giuseppe, signora di Tagliolo, che gli portò nome e feudo. Nacquero da loro: GIUSEPPE MARIA (1751), sp. a Giovanna Spinola; AGOSTINO (n. 1759, † 1836); PARIDE (1765), Eugenia in Malaspina; Giovanna in Gropallo, Marina in Sauli.

L'Agostino da Camilla, vulgo Lilla Uccelli, ebbe ANGELO GIUSEPPE (n. 1794), che sposò Francesca Rivarola, di Stefano, e fu padre di AGOSTINO e di Camilla in Marazzani Visconti. AGOSTINO (n. 1822, † 1863) sposò Isabella Sopranis, di Bernardo, dalla quale ebbe: GIUSEPPE, Argentina in Oddi Baglioni, GIACOMO. Giuseppe, sindaco per 25 anni di Tagliolo, consigliere comunale di Genova, espertissimo in agricoltura e viticoltura, morì scapolo appena cinquantenne il 5 marzo 1905; GIACOMO, sp. nel 1897 a Georgina Figoli Des Geneys, sindaco egli pure di Tagliolo ed ivi morto il 9 febbr. 1919, ebbe per figli: AGOSTINO, vivente (n. il 30 agosto 1898), già sindaco ed ora podestà di Tagliolo e Belforte, che continua le tradizioni del padre e dello zio, sp. nel 1930 con Nortia Meyer; Eugenia (n. 21 marzo 1900); Carla in Vaginay d'Emarese (n. 2 settembre 1904, † il 2 settembre 1923).

La famiglia è iscritta nel Libro d'Oro della Nob. Ital. e nell'Elenco Uff. Nob. Ital. coi titoli di patrizio genovese (m. [maschi]), marchese (mpr. [maschi primogeniti]), signore di Tagliolo (mpr. [maschi primogeniti]), di nobile dei marchesi e dei signori di Tagliolo (mf. [maschi e femmine]), in persona di AGOSTINO, Eugenia e Carla suddetti.




1 B. Sopranis, "Pinelli Gentile", in Enciclopedia storico-nobiliare italiana, a cura di V. Spreti, vol. 5 (Milano, Editore Enciclopedia Storico-Nobiliare Italiana, 1932; anastatica: Bologna, A. Forni, 1981), pp. 371-373; scheda bibliografica Link esterno OPAC SBN.



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