25. Astramar in prima linea
La supremazia dei trattamenti antiriflessi sui grandi obbiettivi 25.0
I binocoli più utilizzati per la sorveglianza notturna sono i 7x50, caratterizzati da una pupilla d'uscita di 7,1 mm:25.1 un diametro vicino a quello raggiunto dalla pupilla umana, quando è adattata al buio; in tali condizioni la luminosità dello strumento è ottimizzata, poiché tutta la luce raccolta dall'obbiettivo potrebbe giungere – in assenza di assorbimenti e dispersioni – sul cristallino. In realtà, è noto da tempo che il diametro della pupilla in condizioni di massimo adattamento al buio è compreso, all'incirca, tra 7,2 e 8,7 mm.25.2 Tale situazione può essere frequente in navigazione, ad esempio durante la lunga guardia in coffa, anche se basta una falce di luna per restringere la pupilla.
La Carl Zeiss AG – nel seguito, Zeiss – aveva proposto sin dal 1924 il Nachtglas 8x60, con pupilla d'uscita 7,5 mm, ripreso nel 1934 e, con varianti, nel 1937 e nel biennio 1940-1941.25.3 Ancora più spinti saranno, ad esempio, i binocoli Hensoldt 7x56 (8,0 mm) e Bausch & Lomb Mark 91 6x50 (8,3 mm).25.4 Solo nel dopoguerra la San Giorgio produrrà, per il mercato civile, serie molto limitate dell'Asterlux 8x60 e dell'Elion 10x80, con cui toccherà il suo primato: 8,0 mm di pupilla d'uscita.25.5
Tali strumenti, d'altra parte, hanno un peso rilevante: l'uso è possibile solo con montature adeguate. Il binocolo classico per la Royal Navy, la Kriegsmarine e le altre marine – non solo militari – rimane quindi il 7x50.25.6 L'azienda genovese produce già un binocolo analogo, il Lugenico, un Porro I 25.7 da un chilogrammo, con volumi di produzione assai inferiori rispetto alle dotazioni militari più economiche: 6x30 e 8x30.25.8 Si noti che non pare sia mai esistito un San Giorgio 6x42, mentre la Zeiss ha proposto tale combinazione fin dal 1915.25.9
Figura 25.1 – Pupille d'uscita in due binocoli San Giorgio 25.10
L'esigenza di uno strumento di maggiore potenza sorge, però, anche in Italia e il modello di spicco della San Giorgio diventa l'Astramar, realizzato sulla base di un consolidato progetto Zeiss. È un binocolo con doppietti acromatici da 80 mm di diametro, prismi di Porro II e oculari da 12, 20 e 40 ingrandimenti su torrette ruotanti: unisce una luminosità abbastanza elevata, con l'ingrandimento inferiore, alla potenza, con quello superiore. Gli ingrandimenti adottati e il peso ragguardevole, superiore a 7 kg, rendono indispensabile una montatura altazimutale portatile o fissa.25.11
L'aspetto esterno è assai diverso rispetto alla versione fiorentina: anche le Officine Galileo, infatti, sono autorizzate a produrli, per la consueta tattica della R. Marina di mettere in competizione i propri fornitori. L'interpretazione genovese pare più robusta, grazie al corpo principale fuso in un monoblocco di alluminio (al cui interno cade il baricentro dello strumento), e la forcella è forse meno soggetta a vibrazioni, perché più breve. Anche la verniciatura contribuisce a distinguere i due modelli: il grigio chiaro della San Giorgio è molto diverso dal nero delle Officine Galileo, almeno negli esemplari e nelle fotografie coeve finora reperite.25.12 Mancano informazioni comparate sulle ottiche e sulla loro eventuale evoluzione.
Figura 25.2 – Astramar, Asembi e Triog a confronto 25.13
Il trioculare delle Officine Galileo, Triog, è una versione più vicina a quella tedesca, dal perno centrale per la montatura alle vernici scure. Il binocolo fabbricato a Jena fin dagli anni Dieci e prodotto, dalla metà degli anni Trenta, per la Kriegsmarine ha una struttura che rivela la sua genesi: lo Zeiss Asembi nasce, infatti, dall'unione di due cannocchiali Asem, già dotati di una torretta rotante per tre oculari con gli stessi ingrandimenti di cui sopra; il binocolo era fornito, fin dall'origine, con cassetta e treppiede. L'esemplare usato da Vittorio Emanuele III durante la prima guerra mondiale – figura 25.3 – è tuttora conservato al Quirinale.25.14
Figura 25.3 – Lo Zeiss Asembi di Vittorio Emanuele III (autunno 1915) 25.15
Anche in San Giorgio è sviluppato un cannocchiale Ø 80 mm con un singolo oculare 40x, già denominato Astramar,25.16 ma la produzione si concentra sul binocolo dallo stesso nome. Questo non figura, nel 1935, tra ciò che la San Giorgio reca all'esposizione universale di Bruxelles.25.17 L'anno successivo, però, la fase prototipale deve essere superata, dato che lo strumento è presente alla terza edizione della mostra nazionale di ottica, allestita a Firenze dal 24 maggio al 14 giugno 1936.25.18 L'anno successivo le Officine Galileo possono controbattere, grazie a un ordine della R. Marina, con l'Astropan: un binocolo 16x80, di cui sono commissionati sei esemplari.25.19
La San Giorgio perfeziona i sistemi di puntamento e disegna nuovi oculari,25.20 ma perdura un problema, già studiato da Augustin-Jean Fresnel (1788-1827): riflessi non voluti diminuiscono a priori la luminosità dell'immagine e questa risulta meno distinta e contrastata, a causa delle riflessioni parassite tra le superfici.
Consideriamo, ad esempio, le quattro superfici di un obbiettivo acromatico classico, composto da una lente in vetro crown e una in flint spaziate in aria. Il 4% della luce che colpisce la prima superficie del crown è riflessa verso l'esterno, il resto è rifratto verso la seconda superficie della stessa lente, che a sua volta riflette il 4% e trasmette il resto, e così via. Questo effetto sul primo elemento ottico – figura 25.4 – riduce, da solo, la luminosità effettiva dell'8%. La propagazione di riflessioni spurie è causata, per di più, anche dai prismi e dalle lenti dell'oculare.25.21
Figura 25.4 – Rifrazioni e riflessioni di un pennello monocromatico in una lente 25.22
Si può affrontare il problema adottando soluzioni parziali quali: l'uso di vetri con minore indice di rifrazione; la diminuzione del numero delle superfici utili; il passaggio dalla spaziatura in aria alla cementazione con balsamo del Canadà, ove possibile, di superfici combacianti perfettamente;25.23 l'ingrandimento dei prismi per non vignettare l'immagine;25.24 l'inserimento di diaframmi al limite del fascio ottico; la verniciatura in nerofumo delle superfici interne; l'installazione di paraluce esterni sugli obbiettivi (assenti o non estesi negli Astramar delle figure 25.9 e 25.10?).
Fin dal 1892 Harold Dennis Taylor (1862-1943) – figura 25.5 – un autodidatta che si era dedicato alla progettazione ottica con risultati fondamentali, aveva scoperto che la trasparenza di una lente cresceva nel tempo, per il formarsi di un velo "iridescente ma perfettamente trasparente" sulla sua superficie esterna; tale strato era causato dal progressivo deposito dei prodotti di combustione delle lampade a gas: la diminuzione dei riflessi era dovuta al suo indice di rifrazione, inferiore a quello del vetro flint.25.25 Vari tentativi di depositare film sottili sulle superfici finite o di modificarle con attacchi acidi non erano però risultati adeguati per applicazioni a larga scala.25.26
Figura 25.5 – Harold Dennis Taylor (1862-1943) 25.27
È la Zeiss a giungere, per prima, a una soluzione perseguibile a livello industriale. Alexander Smakula (1900-1983) 25.28 inventa a Jena la tecnica di deposizione da vapore, in alto vuoto, di un singolo strato sottile di criolite, vale a dire un fluoruro di sodio e alluminio, Na3AlF6;25.29 il fisico ucraino esperimenta anche deposizioni sulle superfici ottiche di due o tre strati: uno di essi è costituito da fluoruro di magnesio, MgF2.25.30 Procedure e apparecchiature messe a punto sono brevettate il 1° novembre 1935 25.31 e mantenute di fatto segrete fino al 1940, quando il Chemisches Zentralblatt diffonde ovunque la sintesi – invero ermetica – di un articolo di Smakula in Zeitschrift für Instrumentenkunde.25.32
È stato sostenuto, per inciso, che prima della fine della guerra Zeiss e Leitz applichino a livello industriale solo il trattamento antiriflessi a base di criolite,25.33 come è accaduto per i produttori giapponesi.25.34 La criolite ha un difetto: resiste poco all'acqua e all'abrasione.25.35 La tenuta degli strumenti tedeschi, però, è tale che il rivestimento può persistere sulle superfici interne: ciò basta a produrre un aumento significativo della luce trasmessa all'occhio e della nitidezza dell'immagine.25.36
Le ottiche di epoca bellica – o addirittura anteriori – immesse ancora oggi sul mercato sembrano mostrare, che Zeiss, Leitz e altre aziende abbiano utilizzato trattamenti simili o ben diversi, anche nell'efficacia.25.37 Ciò è possibile, ma bisogna tenere conto che gli strati antiriflessi possono essere eseguiti su tutte le superfici libere, senza dover alterare la meccanica dello strumento: non si può escludere, quindi, che a volte siano stati applicati a posteriori. Si veda, più avanti, quanto effettuato nel 1940 al Massachusetts Institute of Technology – da Cartwright – e nel 1947 alle Officine Galileo – da Francesco Scandone – su obbiettivi fotografici non trattati, costruiti in Germania rispettivamente post 1925 e nel 1930. Si può ipotizzare che nel dopoguerra varie aziende abbiano applicato trattamenti, per cui erano forzosamente decaduti i brevetti tedeschi, agli esemplari rimasti in magazzino.25.38 L'uso è poi giunto alla portata dei privati, grazie al diminuire dei costi del processo di deposizione sotto vuoto.25.39
Figura 25.6 – Catalogo Zeiss Telescopes (anni Quaranta?) 25.40
Nella seconda metà del 1937 la San Giorgio non ha ancora raggiunto alcuni obiettivi che si riferiscono, in senso stretto, ai telemetri per la R. Marina, ma possono comprendere altri strumenti ottici, tra cui periscopi e binocoli: renderli perfettamente stagni, aumentare l'illuminazione interna del reticolo e ottenere una maggiore luminosità con il trattamento antiriflessi.25.41 In azienda, quindi, è già stato possibile esaminare ottiche rivestite.
Per riconoscere un binocolo con obbiettivi e oculari trattati, basta guardare come questi riflettono la luce. Un trattamento teoricamente perfetto produrrebbe un riflesso "bianco" – vale a dire, senza una dominante di colore nell'immagine riflessa. Un singolo strato sottile, però, raggiunge la massima trasparenza a una data lunghezza d'onda: nel giallo, se l'ottica è per uso visuale. Nel caso di rivestimenti di criolite o fluorite su un vetro crown, le radiazioni riflesse all'esterno aumentano verso il blu e il violetto.25.42 Se la trasmissione è meno efficiente sia verso il violetto che verso il rosso, come accade per il fluoruro di magnesio, il riflesso esterno avrà un particolare colore porpora.25.43
Contemporaneamente alle ricerche di Smakula in Zeiss, gli Stati Uniti fanno passi da gigante e lo dimostrano subito in pubblicazioni scientifiche.25.44
Nel 1936 John Strong, California Institute of Technology, mostra, in base alle leggi di Fresnel, che l'indice di rifrazione n di uno strato antiriflessi deve essere pari alla radice quadrata dell'indice di rifrazione del vetro su cui è depositato. Purtroppo non sono ancora noti solidi stabili con tale caratteristica, ma, dato che per diminuire i riflessi è sufficiente un indice di rifrazione inferiore a quello del vetro di interesse, usa con successo la fluorite, fluoruro di calcio CaF2 (n=1,43), su un vetro equivalente a un crown (n=1,52-1,53).25.45
Tre anni dopo Katharine B. Blodgett, General Electric Company, dimostra che l'interferenza tra raggi di luce monocromatici riflessi dalle due superfici di un film sottile può annullare tale riflessione in particolari condizioni, tra cui uno spessore dello strato pari a un quarto della lunghezza d'onda λ della luce incidente: per λ=550 nm, intorno alla quale l'occhio umano è più sensibile, il rivestimento dovrà avere uno spessore di 138 nm. Film ben più sottili sono già stati studiati e realizzati nel laboratorio di Schenectady, diretto da Irving Langmuir, premio Nobel per la chimica nel 1932. Blodgett esplora, in particolare, le applicazioni di un composto organico, ottenuto diffondendo acido icosanoico in un bagno contenente cloruro di cadmio: il film di C40H80CdO4 può avere n=1,23 su un vetro con n~1,52: proprio quanto richiesto dalla teoria. I film basati sugli acidi grassi sono assai delicati, ma l'applicazione sulla metà sinistra delle due superfici del cristallo di un amperometro, illuminato in piena luce, evidenzia l'efficacia del trattamento – figura 25.7.25.46
Figura 25.7 – Cristallo per metà trattato antiriflessi (General Electric, 1939) 25.47
Intorno al 1938 Charles Hawley Cartwright e Arthur Francis Turner, Massachusetts Institute of Technology, e Strong, Caltech, mettono a punto processi di deposizione, in alto vuoto e temperatura elevata, di uno strato sottile di varie sostanze, tra cui i fluoruri di litio LiF, sodio NaF, e magnesio.25.48
Quest'ultimo è applicato a componenti ottici preriscaldati a 250-300°C, in primo luogo per la U.S. Navy dalla Bausch & Lomb Optical Company – dove opera Turner – e solo a partire dal 1943 per lo U.S. Army; etichette sintetiche e avvisi dettagliati di vari produttori dimostrano che, almeno sino alla fine della guerra, la procedura adottata non crea uno strato molto più resistente di quello alla criolite.25.49
Al giorno d'oggi, la necessità di ripristinare, in fase di restauro, il cemento dei doppietti e di pulire le altre superfici ottiche, comporta il serio rischio di eliminare il trattamento antiriflessi originale, a volte applicato solo alle superfici all'interno del binocolo, proprio perché delicato.25.50
Ma è la prima ricaduta civile a colpire davvero. Alla fine del 1939 prende l'avvio il successo mondiale di Via col vento: per massimizzare l'efficacia delle proiezioni in Technicolor, i Loew's Theatres commissionano alla Bausch & Lomb un trattamento antiriflessi sulle lenti dei proiettori: Wilbur B. Rayton ottiene immagini più incise e un aumento del 30% dell'illuminazione dello schermo.25.51 Nella primavera successiva Cartwright pubblica rendimenti simili, ottenuti tramite il fluoruro di calcio, per l'ottica a cinque elementi liberi di una fotocamera e, grazie all'astrofisico Donald H. Menzel, esegue quello che "è probabilmente il test più severo per la diffusione della luce in una lente": una serie di fotografie di cromosfera e corona solare, prima e dopo il trattamento di un nuovo coronografo, con obbiettivo diametro 100 mm – figura 25.8.25.52
Figura 25.8 – Trattamento antiriflessi su un coronografo (Harvard Observatory, 1940) 25.53
Non sono mere note di colore: mostrano lo iato tra una nazione in cui si investe in ricerca pura, applicazioni tecnologiche e prodotti di intrattenimento – il film otterrà il maggior incasso deflazionato di tutti i tempi – e una Europa che precipita nell'incubo della persecuzione politica, delle leggi razziali e della guerra.
Il 5 maggio 1938 si svolge nel golfo di Napoli la grande esercitazione navale con cui Mussolini e Vittorio Emanuele III vogliono dimostrare a Hitler, che l'Italia è pronta a dominare il Mediterraneo:25.54 gli Astramar sono usati sia sul mare – figura 25.9 – che sulla terraferma.25.55 La settimana dopo il duce è a Genova: il 16 maggio visita le officine e il reparto ottica della San Giorgio.25.56
Figura 25.9 – Astramar sul Conte di Cavour (golfo di Napoli, 30/3/1938) 25.57
L'Italia entra in guerra il 10 giugno 1940.
Gli scontri iniziano subito, ma l'utilità di binocoli di maggiore potenza emerge un mese dopo, negli scontri aeronavali che culminano nella battaglia di punta Stilo.
Il 9 luglio è una giornata serena del tutto priva di nubi, ma con una leggera foschia verso ovest.
Al largo del promontorio calabrese sul mar Ionio, convergono nel pomeriggio una squadra inglese e una italiana.
La prima, comandata dall'ammiraglio Andrew Cunningham, comprende una portaerei, tre corazzate, cinque incrociatori leggeri e sedici cacciatorpediniere.
L'ammiraglio Inigo Campioni (1878-1944) 25.58 comanda la seconda, composta da due corazzate, sei incrociatori pesanti, otto incrociatori leggeri e venti cacciatorpediniere: "le vedette [vigilano] sulle coffe".25.59
Dalle 14.47 inizia una serie di avvistamenti, via via più precisi, da parte dell'incrociatore leggero HMS Neptune, a est-nord-est dalle navi in testa alla squadra italiana. Alle 15.05 è il cacciatorpediniere R.M. Alfieri a segnalare per primo i nemici.25.60
Durante lo scontro la visibilità diminuisce a causa delle cortine nebbiogene e dei fumi delle esplosioni.25.61
Il 18 settembre 1940 Campioni conclude il rapporto stilato per Supermarina, il Comando superiore della Regia Marina, con vari suggerimenti.
È stata rilevata la necessità di avere sulla plancia Ammiraglia ottimi strumenti per poter perfezionare le notizie che pervengono dall'esplorazione aerea e da quella navale e percepire subito i movimenti del nemico durante la fase balistica.
Occorre aumentare sulle unità sede di Comandi complessi la dotazione di binocolo "Astramar" in modo da averne almeno due collocati in posizione adatta per poter esplorare tutto l'orizzonte.
Converrà anche impiegare i telemetri a grande base a disposizione dell'Ammiraglio per sorvegliare le mosse del nemico.
Sarà opportuno allenare a questo scopo un Ufficiale dello Stato Maggiore all'uso del telemetro.
Anche l'A.P.G. [Apparecchio di Punteria Generale] del calibro principale dovrà possibilmente concorrere a seguire i movimenti dei gruppi avversari fino a poco prima del contatto balistico.
Non ritengo che gli strumenti con campo zenitale esistenti sulle moderne unità nell'interno delle torrette, sia dell'Ammiraglio che del Comandante, possano avere pratica utilità.
Per l'avvistamento, il riconoscimento e per dirigere la manovra di spiegamento occorre vedere un notevole settore di orizzonte e quindi mantenersi fuori della torretta.
Anche durante il contatto balistico non è possibile seguire le fasi del combattimento dall'interno di essa. Occorre saltuariamente uscire.25.62
L'azione di punta Stilo, dunque, è importante anche per confrontare l'efficacia delle cosiddette "munizioni ottiche" nella fase bellica pre-radar. L'avvistamento della squadra italiana da parte degli inglesi era svantaggiato dalla foschia verso ovest, si presume bassa sull'orizzonte, e dal sole, ancora alto ma nella stessa direzione, mentre gli italiani avevano una visuale del tutto libera verso est. Eppure il Neptune ha anticipato l'Alfieri di oltre un quarto d'ora. Quali binocoli hanno usato, per l'avvistamento in coffa – con orizzonte più ampio – e il riconoscimento in plancia – con ingrandimenti più elevati –, i marinai inglesi e italiani? In che misura ha giocato l'altezza della coffa, diversa nelle due navi?
Figura 25.10 – Binocolo prismatico a ingrandimenti multipli Astramar (1940) 25.63
In ogni caso, l'impiego di Astramar San Giorgio – figura 25.10 – e Triog Officine Galileo, ma anche di Asembi Zeiss, si estende progressivamente dalle navi da battaglia alle corazzate, agli incrociatori e persino ai cacciatorpediniere.
L'importanza loro assegnata è dimostrata dal montaggio del binocolo, proprio su un cacciatorpediniere, "su un apparecchio stabilizzato d'esplorazione tipo «San Giorgio» munito di trasmettitore dei dati di sito e brandeggio".25.64
Per la ricognizione si continua a usare anche il treppiede o una barra fissa, per lo più in ala di plancia.
Campioni ritiene necessari binocoli più potenti, per obbiettivi e ingrandimenti, e un uso più sistematico degli strumenti ottici esistenti; non sembra porre il problema della loro efficienza, sebbene debbano essere noti anche a lui i risultati tedeschi. Da un lato è vero che obbiettivi più grandi raccolgono più luce, ma aumenta anche l'ingrandimento minimo, diminuisce il campo angolare e incidono maggiormente i riflessi non voluti: i grandi binocoli sono utili, in pratica, solo per il riconoscimento di quanto già avvistato, soprattutto in coffa, da chi usa strumenti portatili.
Figura 25.11 – Binocolo Astramar privato delle vernici (2017) 25.65
Il ritardo italiano nel perfezionamento delle ottiche può avere contribuito a due disastri di conclamata importanza strategica: l'attacco aereo alle navi in porto a Taranto (11-12 novembre 1940)25.66 e lo scontro mancato prima e dopo il bombardamento navale di Genova (9 febbraio 1941)25.67. Pare già certo, invece, il suo rilievo nella battaglia navale di capo Matapan (28-29 marzo 1941).
Il 28 marzo si affrontano di giorno, presso l'isola di Gaudo a sud di Creta, la squadra italiana dell'ammiraglio Angelo Iachino (1889-1976) e quella britannica di Cunningham. Dato che la nave da battaglia Vittorio Veneto, l'ammiraglia, è danneggiata da un siluro durante un attacco aereo, la squadra della R. Marina fa rotta per rientrare in porto. Al crepuscolo un altro attacco aereo immobilizza l'incrociatore pesante Pola. Iachino ordina all'ammiraglio Carlo Cattaneo (1883-1941) di soccorrerlo con gli altri incrociatori pesanti della sua divisione, Zara e Fiume, e quattro cacciatorpediniere. Nel frattempo i radar inglesi hanno segnalato una nave ferma: Cunningham pensa che si tratti del Vittorio Veneto e va all'attacco con le sue tre navi da battaglia: HMS Warspite, ammiraglia, Barham e Valiant. A sud-ovest di capo Matapan è ormai una notte fonda di luna nuova. Mentre tutti gli strumenti ottici della Warspite sono puntati nella direzione in cui deve trovarsi il bersaglio, un solo ufficiale guarda dalla parte opposta e avvista con il proprio binocolo le altre unità di Cattaneo. Cunningham, subito giunto al suo fianco, si rende conto che le vedette italiane non sono in grado di vederli, sebbene siano a soli tre chilometri di distanza: c'è tutto il tempo per disporre le navi da battaglia lungo una linea parallela alla squadra nemica, brandeggiare e puntare i cannoni, illuminare i bersagli con i proiettori e sparare in rapida successione e quasi ad alzo zero tutte le salve necessarie. Solo due unità riescono a sganciarsi: l'affondamento dei tre incrociatori pesanti – compreso il Pola – e dei cacciatorpediniere Vittorio Alfieri e Giosuè Carducci, nonché il ritardo dei soccorsi, causano 2331 morti, tra cui l'ammiraglio Cattaneo; 1163 uomini sono subito salvati e fatti prigionieri.25.68
Il commodoro John Edelsten, dalla plancia della Warspite, ha potuto avvistare le navi italiane grazie al binocolo di ordinanza Barr & Stroud CF41 7x50.25.69 Non aveva ottiche trattate, ma i riflessi sono a priori minimizzati con la cementazione del doppietto dell'obbiettivo, del blocco prismi Porro II alla lente di campo e del doppietto dell'oculare; le superfici libere sono così ridotte a dieci. Il Lugenico 7x50 ha la stessa pupilla d'uscita, ma è un normale Porro I con doppietti cementati e prismi e lenti di campo a superfici libere: quattordici in tutto. La differenza di luminosità e contrasto si è rivelata uno svantaggio mortale in condizioni notturne;25.70 di giorno – figura 25.12 – la situazione sarebbe stata meno squilibrata.
Figura 25.12 – Ciò che avrebbe visto l'amm. Cattaneo in pieno giorno 25.71
A Matapan il radar inizia ad avere un ruolo determinante. Solo alla fine del 1942 la San Giorgio inizierà a sviluppare i suoi prototipi, nell'ambito di un consorzio con altre sei aziende.25.72
Nell'agosto 1941 gli Inglesi possono esaminare il sottomarino tedesco U-507, catturato nei pressi dell'Islanda.25.73 L'analisi riguarda anche i periscopi e uno dei due binocoli Zeiss 7x50, installabili in torretta per la direzione del tiro in emersione: è lo U-Boot-Zieloptik UZO. Il modello è a tenuta stagna e resiste a pressioni molto elevate, dato che un'immersione rapida può impedire di portarlo all'interno. Gli oculari non focalizzabili richiedono un'acuità visiva nella norma, ma la distanza interpupillare può essere variata ruotando una barra filettata. L'immagine è nitida sull'intero campo visivo, ma è assai vignettata ai bordi. Un traguardo verticale al fuoco dell'oculare destro può essere debolmente illuminato con una vernice radioluminescente, ponendo un selettore su "hell", luminoso. Le superfici interne delle lenti sono trattate con criolite o altra sostanza simile. Non sono incorporati filtri: ciò è compatibile con il prevalente uso notturno. Il giudizio sull'intero apparato per la mira in superficie è del tutto positivo.25.74
Il momento più sicuro per [attaccare] era di notte, quando gli U-Boot potevano lanciare in sicurezza i loro siluri (quattro a prua e uno a poppa), mentre erano in superficie. Anche se sul ponte degli U-Boot era montato un cannone [o una mitragliatrice], questo veniva usato solo quando si attaccavano navi più piccole o in caso di emergenza. Durante un attacco di superficie, la persona più importante sul ponte dell'U-Boot era il primo ufficiale di guardia: eseguiva il rilevamento della nave bersaglio allineandola nel grande binocolo UZO, fissato a una colonna sul ponte. Le informazioni erano trasmesse dal binocolo all'interno del sottomarino: al dispositivo di calcolo che, a sua volta, programmava i dati relativi nel meccanismo dei siluri. Il primo ufficiale di guardia doveva inoltre urlare la rotta e la velocità della nave bersaglio al sottostante operatore di calcolo. Dopo aver ricevuto il segnale di via libera dal comandante, che di solito si trovava sul ponte durante un attacco in superficie, il primo ufficiale di guardia gridava "Torpedo, los" (Fuoco), e sia lui che un uomo posto accanto ai tubi di lancio dovevano premere un pulsante o tirare una leva per lanciare il siluro.25.75
L'Ammiragliato britannico analizza la dotazione strumentale dell'U-Boot 507 anche per confronto con gli analoghi strumenti sviluppati dalla Barr & Stroud, già caratterizzati da un trattamento antiriflessi, a quanto pare più resistente e non meno efficace. Nella grande fabbrica scozzese era stato allestito poco prima della guerra un laboratorio alto vuoto, affidato al fisico John Rupert Davy, per condurre quanto avviato da James Weir French e John Martin Strang.25.76
La Kriegsmarine aveva adottato il complesso UZO nel 1939. In un rapporto al grandammiraglio Dönitz, il comandante Herbert Schultze aveva sottolineato: "I nostri binocoli notturni appaiono essere molto superiori a quelli usati dal nemico. È capitato spesso di poter vedere molto chiaramente navi in superficie, mentre le loro ottiche erano così inferiori da rendergli impossibile il nostro avvistamento".25.77 Nel 1940 era stata la U.S. Navy a installare un apparato simile, la Marina Imperiale giapponese ne aveva messo a punto uno assai competitivo – a detta degli statunitensi – e anche la Royal Navy aveva sviluppato un sistema analogo.25.78 E la Regia Marina? Nel 1941 riceve dalla Germania una fornitura di tali sistemi di mira, completa di binocoli UZO, per l'installazione sui sommergibili delle classi Flutto e Platino, ma "non risulteranno poi impiegati".25.79
Il marinaio Antonio Angelo Caria (1923-2011) 25.80 è uno stereotelemetrista del Corazziere, un cacciatorpediniere che partecipa alla battaglia di mezzo giugno 1942; in mezzo al mar Ionio, la squadra dell'ammiraglio Iachino affronta quella del contrammiraglio Philip Vian nel mattino del 15 giugno; è lo scontro in cui l'incrociatore pesante Trento viene silurato per la prima volta: di nuovo colpito, affonderà quattro ore dopo.
Mi sono portato sull'Astramar (un grosso binocolo a tre ingrandimenti intercambiabili - posizionati fissi in entrambe le ali di plancia), scelgo il massimo ingrandimento, guardo e vedo che di aerei che bombardavano le Corazzate [Littorio e Vittorio Veneto] erano, sì e no, una decina.25.81
Alla fine della guerra, il Naval Research Laboratory definisce i metodi di deposizione dei rivestimenti sviluppati in Germania e valuta i risultati raggiunti.25.82 La sorte di Smakula – figura 25.13 – era già stata decisa: nel 1945 è condotto negli Stati Uniti nell'ambito dell'Operation Paperclip e lavorerà per lo U.S. Army a Fort Belvoir, Virginia, negli Engineer Research and Development Laboratories; nel 1951 entrerà a far parte del Massachusetts Institute of Technology, dove fonderà il Crystal Physics Laboratory e concluderà la sua carriera accademica, nel 1966, come professore emerito di Elettrotecnica.25.83
Figura 25.13 – Alexander Smakula (1900-1983) 25.84
Sempre nel 1966 Smakula chiarirà, in una intervista poco nota, che la scoperta del suo primo trattamento antiriflessi è avvenuta in larga misura per caso, mentre tentava di migliorare l'efficienza ottica dei periscopi per uso terrestre.
[Hirsch] Come si è imbattuto in questa importante scoperta?
[Smakula] Beh, per caso, come capita sempre con le invenzioni.
A quel tempo mi occupavo di problemi ottici in Carl Zeiss, a Jena. [...] Stavano ricostituendo l'esercito tedesco e, con un loro contratto, cercavamo di migliorare la qualità dei periscopi.
La luminosità di quelli vecchi era così bassa, che il soldato otteneva immagini da giornate grigie e piovose, anche se splendeva il sole.
Per pura fortuna e con esperimenti, ho trovato un enorme miglioramento nella trasmissione della luce, vaporizzando metalli sulle superfici ottiche.
Il generale tedesco che seguiva il progetto è rimasto intrigato dai nostri risultati e gli ha assegnato la priorità massima.
Purtroppo è stato classificato Top Secret e ho potuto selezionare solo ricercatori fidati.25.85
Nonostante le molteplici sperimentazioni e applicazioni, soprattutto in Germania e negli Stati Uniti, non risulta che in Italia i trattamenti antiriflessi siano impiegati in larga serie prima degli anni Cinquanta, né sono finora emersi brevetti della San Giorgio in materia.25.86
Il Trattato di pace, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947, vieta la realizzazione di sistemi di puntamento e dispositivi specifici per il tiro, ma nulla prevede per le ottiche in generale, anche per il fatto che queste possono essere usate solo per la sorveglianza, considerati gli altri articoli su confini, fortificazioni e materiale bellico.
[Allegato XIII / Definizioni / C. Definizione ed elenco del materiale bellico / Categoria III] 1. Dispositivi di puntamento e di calcolo per il controllo del tiro, compresi gli apparecchi per la registrazione del tiro; istrumenti per la direzione del tiro; alzi per cannoni; dispositivi di mira per il lancio di bombe; regolatori per fusi; apparecchi per la calibrazione dei cannoni e degli istrumenti per il controllo del tiro.25.87
Per quanto riguarda lo smantellamento del naviglio da guerra, il Trattato consente di recuperare "quel materiale e pezzi di ricambio di carattere non bellico, che siano facilmente utilizzabili nell'economia italiana, per usi civili" (Parte IV, Art. 58). Ciò fa pensare a un mercato di materiale ottico, intorno a basi e cantieri navali, ma l'economia italiana è così depressa, che interessano per lo più i metalli: Vinicio Frascali, un astrofilo spezzino, ha riferito che negli anni Cinquanta "gli operai prendevano a martellate le lenti e recuperavano il metallo"; tale destino ha riguardato più i telemetri, con doppietti acromatici del diametro di 9-12 cm, che i grandi binocoli, montatura metallica a parte.25.88
Già nell'autunno del 1947 l'ottica italiana tenta di risollevarsi; Firenze si ricandida come sua capitale con una Mostra di Cartografia ed Ottica e un convegno scientifico: è la quarta manifestazione nazionale, dopo le edizioni del ventennio fascista → § 13. La San Giorgio espone le fotocamere Parvo e Safo,25.89 un proiettore da tavolo per diapositive, i binocoli galileiani e prismatici e quattro nuovi strumenti oftalmici, che mostrano la decisione con cui sono proposte le lenti per occhiali Eicon.25.90 Per quanto riguarda i binocoli, svetta il "grande binocolo prismatico a due ingrandimenti: 16x120 e 32x120" presentato dalle Officine Galileo.25.91
Il convegno fiorentino è centrato sulla progettazione degli obbiettivi fotografici e sull'esigenza di normare tali prodotti, parti meccaniche escluse. Il ritardo dell'industria italiana è tale, che una sola relazione rientra nella "tecnica delle costruzioni": riguarda, non a caso, i trattamenti antiriflessi. Le Officine Galileo mettono a disposizione degli istituti di Arcetri una fotocamera Zeiss Ikon a lastre, con obbiettivo non trattato Tessar focale 105 mm f/3,5 fabbricato nel 1930.25.92 L'aumento di contrasto dovuto al successivo trattamento del Tessar, non spiegato ma presumibilmente ottenuto con fluoruro di calcio o, meglio, di magnesio, è quantificato nel 12%; non si tenta, invece, di valutare l'aumento di luminosità.25.93
"Ben prima della guerra", per usare la stessa espressione della Eastman Kodak, l'azienda statunitense aveva applicato un trattamento antiriflessi a base di fluoruro di magnesio alle superfici libere interne delle lenti di vari obbiettivi fotografici: l'esclusione a priori della superficie esterna era dovuta alla facilità con cui lo strato sottile poteva essere asportato. Ma già nel 1944 la Kodak aveva messo a punto una procedura, basata su un preriscaldo elevato delle lenti da rivestire, che assicurava una durezza e una aderenza ben maggiori. Alla fine del conflitto, quindi, può immettere sul mercato fotocamere e proiettori con "lumenized lenses".25.94
Pochi anni dopo, la Zeiss mostra l'efficacia del suo trattamento ponendo a confronto due fotografie – figura 25.14 – e torna negli Stati Uniti con tredici Tessar, con focali da 5 a 30 mm e aperture 3,5 e 4,5.
Figura 25.14 – Efficacia del trattamento T su un obbiettivo Tessar (ante 1949) 25.95
Nel 1948, nel Regno Unito, sono comunemente definite "buone lenti" per binocoli quelle trattate con fluoruro di magnesio o criolite.25.96
L'Italia può riprendere a costruire navi da guerra – e dotazioni pertinenti – dal 1950, come prevede lo stesso Trattato di pace. Sono però escluse le navi da battaglia, le portaerei, i sommergibili, le motosiluranti e il naviglio di assalto (Parte IV, Art. 59, e Allegato XIII A). Grazie all'ingresso dell'Italia nella NATO, il 4 aprile 1949, inizia un complesso iter per superare tutte le clausole limitative, cancellate definitivamente solo nel febbraio 1952.25.97
La San Giorgio aveva già iniziato ad applicare uno o più trattamenti antiriflessi alle ottiche per il mercato civile. Due pieghevoli, editi nel 1952 in italiano e in francese, dichiarano che "tutti i binocoli... sono provvisti di trattamento antiriflettente", ma che "possono essere forniti anche con ottiche 'normali' (non trattate)"; il dépliant specifica che si tratta di "optiques fluorurées".25.98 È possibile che il trattamento sia stato esteso, in rapida progressione, dagli obbiettivi alle altre superfici ottiche.
La Marina Militare ordina centodieci Astramar: la commessa è in corso di completamento nel 1954.25.99 La San Giorgio adotta il colore nero per la vernice esterna, almeno per gli esemplari civili.25.100 Viceversa, la Zeiss sembra riprendere ed estendere l'idea del corpo monoblocco per un binocolo 20-40x80 e ne vernicia in grigio chiaro lo scafo.25.101
Saltiamo al 1968.25.102 Sono passati dodici anni dalla fine del reparto ottica in San Giorgio. Dal mar Nero entra nel Mediterraneo una flotta sovietica di cui fa parte l'incrociatore portaelicotteri Moskva, il primo ad essere varato di quella classe. Una base NATO turca segnala l'attraversamento del Bosforo e alcune marine occidentali si attivano per intercettarlo in acque internazionali; non è un'azione di contrasto: ha lo scopo di acquisire informazioni. La fregata Centauro F 554 è pronta a muovere nel porto di Taranto, lascia il mar Piccolo e procede a tutta forza verso est. Si guasta il radar per la scoperta aerea a lungo raggio, ma rimane quello per la scoperta navale a corto raggio (30 miglia ~ 56 km), eppure sarà un marinaio che ha già maturato esperienze di avvistamento, Federico Nestel, a segnalare il grande Moskva.
Il mio turno di guardia in navigazione era in centrale tiro sottocoperta. Quella sera terminato il servizio alle 22.00, era un peccato andare in branda, poi ero stato quattro ore di seguito sottocoperta tra le apparecchiature in moto, e ancora mi ronzavano le orecchie. Avevo voglia di respirare aria fresca [...] Verso Sud stava sorgendo dal mare la luna, arancione, enorme, il mare calmissimo, da quella parte sembrava in fiamme, e quella striscia fiammeggiante dall'orizzonte svaniva a poche decine di metri dalla carena del Centauro, era bellissimo!
Decisi di andare in plancia di vedetta. [...] Presi un binocolo mi posizionai in controplancia, stavamo navigando verso Ovest 80 miglia a Nord di Sidi el Barrani tra l'Egitto e l'isola di Creta, mi misi a perlustrare l'orizzonte cercando di evitare di guardare dove la luna s'immergeva nel mare per non essere abbagliato.
Dopo una decina di minuti la luna, immensa e tondeggiante, si staccò dalla massa dorata delle acque ed incominciò ad esserci una linea di stacco nera tra il disco della luna e l'acqua illuminata dalla luce della luna stessa. A quel punto avevo una linea dell'orizzonte continua e scura, così iniziai a perlustrare l'orizzonte di sinistra senza soluzione di continuità anche se sotto la luna c'erano degli scintillii causati dal riflesso della luce lunare sull'acqua increspata che davano un po' fastidio alla vista.
Ad un certo punto mi sembrò che uno di questi scintillii, rosso, non fosse al suo posto, cioè che fosse sopra la linea buia ed immaginaria dell'orizzonte, per diversi secondi puntai in quella direzione il binocolo, ma niente, credetti d'aver avuto un'abbaglio causato da tutta quella luce concentrata in uno spazio ristretto in mezzo ad un'enorme niente nero.
Ma ero convinto di aver visto qualcosa di diverso in quello che era momentaneamente il normale, cioè il nero della notte, la luna ed il suo bagliore riflesso nel mare.
Così appoggiai il binocolo sopra un corrimano e lo puntai nella direzione di prima e poco dopo di nuovo quel piccolissimo "Bip" rosso luminoso si fece vedere.
A questo punto, sicuro di aver visto il testa d'albero di un natante scesi sull'aletta di sinistra e mi feci cedere il posto sull'astramar dalla vedetta di guardia, che più che essere di guardia mi sembrò che stesse addormentato stravaccato sull'astramar stesso.
Dopo pochi secondi che avevo puntato l'astramar ecco il "Bip" luminoso: era sicuramente un testa d'albero di un natante piuttosto grosso, andava più o meno nella nostra stessa direzione però convergeva. A quel punto ero emozionato, anche se non sapevo di cosa si trattasse, ma l'avvistamento l'avevo fatto io nonostante tutta la gente di guardia in plancia preposta a tale scopo, per me era un punto d'orgoglio.
Gridai: «Bersaglio navale ore 11!». Sembrava che fosse scoppiata una bomba a bordo.25.103
È il canto del cigno degli astramar: il nome in minuscolo non individua più un modello specifico, bensì una classe di binocoli.
NOTE § 25 – I collegamenti web sono risultati attivi il 2/12/2019, con le eventuali eccezioni indicate.
Questa ricerca è stata assai agevolata dalle fonti condivise da
Google libri e
Internet Archive.
È indicata la biblioteca che ha fornito il testo; se l'informazione è assente, si assume che il testo sia stato condiviso dallo stesso editore.
Luca Maccarini e Ilaria Porcu hanno fornito suggerimenti utili o informazioni pertinenti.
25.0 Due premesse:
- uso "trattamento antiriflessi" e "trattamenti antiriflessi" – non "antiriflesso" – per sottolineare la molteplicità delle riflessioni, minimizzate dalle tecnologie utilizzabili;
- anche se le forme sono equivalenti per la grammatica e l'etimologia, uso l'aggettivo "obiettivo", col senso di oggettivo, imparziale o equanime, e il sostantivo "obbiettivo", per il sistema ottico; condivido infatti l'opinione in
Accademia della Crusca (esistente il 14/12/2019).
25.1 Un binocolo è individuato da un codice del tipo "7x50", dove "7x" indica l'ingrandimento lineare rispetto all'occhio nudo e "50" il diametro degli obbiettivi in millimetri.
L'ingrandimento è un numero puro: il rapporto tra la lunghezza focale dell'obbiettivo e quella dell'oculare, nella stessa unità di misura.
Il diametro della pupilla d'uscita, in millimetri, è dato dal rapporto tra il diametro dell'obbiettivo e l'ingrandimento.
La luce raccolta da un obbiettivo è, in assoluto, proporzionale alla sua superficie. La luminosità relativa può essere espressa elevando al quadrato il diametro della pupilla d'uscita; fornisce un'indicazione di massima per strumenti con caratteristiche costruttive simili: vetro ottico, tipo di prismi e oculari, trattamenti, ecc.
25.2 P. Reeves, "Rate of pupillary dilation and contraction", Psychological Review, 25 (1918), n. 4, pp. 330–340
APA PsycNET.
L'iride tende a rimanere più larga con l'avanzare dell'età.
25.3 E. Parola, "I binocoli Carl Zeiss per la Marina tedesca (1898-1945)", Storia militare, 22 (2014), n. 248, maggio, pp. 42, 45, 47.
25.4 Un Hensoldt 7x56 è ad esempio in
IMA.
Un esemplare di Bausch & Lomb Mark 91 6x50 è in
WorthPoint.
25.5 Tali binocoli devono essere entrati in produzione, dato che sono citati nel pieghevole commerciale Binocoli SAN GIORGIO, codice interno "OTT. 0297/52" (1952), ma non risultano emersi sul mercato nel periodo 2004-2019 → Binocoli.
Pare esistere anche un San Giorgio 7x52 da cavalletto.
25.6 Il seguente rapporto dell'Admiralty Research Laboratory (ARL) è conservato a Londra:
"Comparitive optical performance of modern British and German 7 X 50 binoculars", Reference ADM 204/2024 - ex R1/0.150 (1938)
The National Archives.
Anche l'aviazione britannica era interessata ad effettuare confronti:
"Visibility of targets: comparison tests between Ross 7 x 50 and German 10 x 80 binoculars", Reference AVIA 26/1244 - ex 17 (1943)
The National Archives.
Tali fonti primarie sono secretate per soli trenta anni dalla redazione. Non ho, però, ancora avuto modo di leggere questi documenti d'archivio e quelli analoghi citati più avanti, in relazione alle dotazioni del sottomarino tedesco U-570, a parte i due già condivisi in rete da
U-boat Archive.
Una sintesi efficace sul Barr & Stroud 7X CF41 7X50 (2011-2014)
flickr.
Sul particolare metodo di essiccazione interna e sulla datazione dei numeri di serie: W. Reid, "Barr & Stroud 'Nitrogen-filled Binoculars': the facts", Bulletin of the Scientific Instrument Society, n. 81 (2004), giugno, pp. 34-36.
25.7 Il Porro I è basato, in questo caso, su due prismi spaziati in aria, mentre nel Porro II ci sono in genere tre prismi cementati.
O. Fera, I prismi dei binocoli (2005)
Telescope Doctor.
C. Rossi et al., Come capire se Porro I o Porro II (dal 27/12/2015)
Passione binocoli.
25.8 Per una descrizione dettagliata degli esemplari finora reperiti si rimanda a → Binocoli.
La relativa rarità dei Lugenico pare confermata dalla segnalazione dell'uso di Leitz 7x50 e Hensoldt 7x56 in sottomarini italiani: A. Vacani, T. Vacani, U-Boat binoculars and other items (s.a.), pp. 27-29
Anna & Terry Vacani (pdf).
D'altra parte, ciò può derivare da una scelta precisa: i binocoli tedeschi avevano una luminosità molto maggiore di quelli italiani grazie ai primi trattamenti antiriflessi – vedi infra.
25.9 Parola (2014), p. 41.
Un 6x42 famoso è lo statunitense SARD Mark 43
Flickr;
P. Salimbeni, SARD l'imbattibile (25/8/2010)
Binomania;
C. Todesco et al., Il mio SARD 6x42 (dal 6/1/2015)
Passione binocoli.
25.10 La pupilla d'uscita è la macchia luminosa presente nell'oculare, bianca per lo sfondo ed ellittica perché il punto di ripresa non è sull'asse ottico.
Il confronto è stato realizzato a partire da due fotografie originali, qui poste solo approssimativamente alla stessa scala.
Gli esemplari appartengono alla collezione di Giancarlo Franzosi, Milano: Lataocta 8x30, numero di serie 74670; Lugenico 7x50, numero di serie 166487 → Binocoli.
25.11 Anche in questo caso, per una descrizione dettagliata degli esemplari finora reperiti si rimanda a → Binocoli. Foto coeve degli Astramar sono fornite in miniatura nella stessa pagina di Urania Ligustica, nella colonna a destra della tabella.
25.12 Per quanto riguarda gli esemplari prodotti dalle Officine Galileo si confronti, anche per la montatura e il treppiede, "Il cineoperatore Luce scruta l'orizzonte col binocolo dal ponte di una nave da guerra", codice foto RG00004571 (settembre 1940)
Archivio Storico Istituto LUCE
con un esemplare rintracciato nel 2013
Binomania.
Un Triog Officine Galileo è anche in: "Un marinaio scruta l'orizzonte con un binocolo", codice foto RG00045175 (14-15 giugno 1942)
Archivio Storico Istituto LUCE.
In altre fotografie il binocolo è troppo indistinto per essere individuato in modo univoco. La forcella molto arcuata, comunque, suggerisce una produzione delle Officine Galileo in:
- "Un marinaio riprende qualcosa con una cinepresa mentre un commilitone osserva la stessa scena con un cannocchiale", codice foto RG00035087 (25 gennaio 1942)
Archivio Storico Istituto LUCE;
- "Un marinaio scruta l'orizzone con un binocolo", codice foto RG00045175 (14-15 giugno 1942)
Ibidem;
- "Un marinaio scruta l'orizzonte con un grande binocolo fisso", codice foto RG00045186 (14-15 giugno 1942)
Ibidem;
- "Marinaio a bordo di un convoglio navale italiano scruta l'orizzonte col binocolo - sullo sfondo si vede un'altra unità navale in navigazione", codice foto RG00049327 (agosto 1942)
Ibidem;
- "Marinaio a bordo di una nave da guerra italiana scruta l'orizzonte col binocolo - altre navi del convoglio avanzano parallelamente alla prima", codice foto RG00049329 (agosto 1942)
Ibidem.
Un esemplare completo di montatura e treppiede è documentato in
Passione binocoli.
Uno in condizioni migliori e completo di cassetta per binocolo e montatura (la cassetta contiene anche sei filtri gialli da anteporre agli oculari e un pennello per la pulizia delle ottiche esterne) e di un tubo per il treppiede in legno è in vendita presso
Hatchwell Antiques (situazione del 16/1/2020).
Con il bel marchio "R. Marina" l'esemplare n. 73886, in collezione privata austriaca
Virtuelles Fernglasmuseum.
In ottime condizioni il n. 75363, in collezione privata italiana
Historica Collectibles.
L'esemplare n. 75382 della versione monoculare per la R. Marina è descritto in
Monokulare-Monoculars.
25.13 La gif animata è stata realizzata, con GIMP 2.8, per mettere a confronto tre varianti similari dei binocoli:
- San Giorgio Astramar documentato nel Regno Unito (2014) → Binocoli;
- Zeiss Asembi n. 13656, assegnato al 1935 in
eBay;
- Officine Galileo Triog n. 83483
Binomania e
Ibidem (esistenti il 20/12/2019).
25.14 L'offerta della Zeiss per il mercato civile è impressionante, come dimostra il catalogo Zeiss Field Glasses (1931)
Binoculars Corner; Asem e Asembi sono a p. 44
Ibidem.
Pare uno Zeiss Asembi – su treppiede – l'esemplare nella fotografia: "Un marinaio fa delle segnalazioni con la bandierina mentre un commilitone usa un potente binocolo per leggere le comunicazioni dalle altre navi", codice foto RG00003372 (26 luglio 1940)
Archivio Storico Istituto LUCE.
Lo si confronti, infatti, con il T blc, numero di serie 13499, realizzato per la Kriegsmarine
Gjalt Kemp Scheepsantiek; il marchio "T" indica che le lenti sono trattate antiriflesso (si veda più avanti), mentre "blc" contrassegna i prodotti militari della Zeiss.
Un esemplare analogo – ma su colonna – è nella fotografia "Un graduato con un pesante soprabito scruta l'orizzonte con un grande binocolo fissato sulla nave", codice foto RG00003234 (26 luglio 1940)
Archivio Storico Istituto LUCE.
Lo stesso binocolo è ripreso nelle foto RG00003231
Ibidem,
RG00003236
Ibidem,
RG00003228
Ibidem.
Un esemplare all'incirca coevo è in
Optical Repairs.
Una versione risalente alla Prima guerra mondiale, numero di serie 7997, è in
Virtuelles Fernglasmuseum;
lo stesso dicasi per l'esemplare in
Historica Collectibles.
È invece riferito alla seconda guerra mondiale l'Asembi n. 13676, in vendita con il suo treppiede originale presso
Hatchwell Antiques (situazione del 16/1/2020).
Una scheda sullo Zeiss Asem ricca di immagini di vari modelli è in
Monokulare-Monoculars.
Uno di essi, l'esemplare n. 10912, è andato in asta il 20 novembre 2010 negli Stati Uniti
Skinner.
25.15 Dettaglio della fotografia in: L'Illustrazione Italiana, 42 (1915), n. 45, 7 novembre 1915, p. 1. Copie in ottimo stato della rivista sono presenti sul mercato antiquario italiano a prezzi intorno a EUR 8-22; la stessa immagine, a piena risoluzione, è venduta a EUR 475 in
Getty Images (situazione del 7/12/2019).
Altre fotografie documentano l'uso sul campo del binocolo:
"S.M. il Re in zona di operazioni osserva la linea del fronte"
Reali al fronte;
"Osservatorio Colle di Medea, 2 luglio 1916. Il re Vittorio Emanuele III e il principe del Galles scrutano con i cannocchiali il fronte carsico"
iMagazine.
M. Bensi, Il Binocolo Zeiss Asembi del Re nella WW1 (7/3/2012)
Binocoli e Telescopi.
25.16 Come più volte ricordato in Urania Ligustica, un cannocchiale terrestre San Giorgio Astramar Ø 80mm 40X era stato donato dal pittore Fortunato Stasi (1913-2003) all'Università Popolare Sestrese, affinché venisse utilizzato nell'Osservatorio Astronomico di Genova; lo strumento, completamente restaurato dall'astrofilo Giorgio Montaldo, è stato rubato nel 1991: in Osservatorio è rimasto il treppiede altazimutale originale, in legno.
Sull'opera dell'artista
Fortunato Stasi.
Il 5/5/2023 ho ritrovato un mio vecchio appunto, che trascrivo integralmente: "ASTRAMAR, realizzato nel '1917' (anno inciso insieme a 'SANGIORGIO', all'interno del tubo ottico, più dentro del doppietto). Cannocchiale monoculare da trincea; il barilotto del doppietto era sigillato al tubo con una materia gommosa argentea per renderlo completamente impermeabile. Monoculare senza messa a fuoco = fuoco fisso. Grande campo, basso ingrandimento. Molto luminoso; prisma raddrizzatore enorme. Vetro ottico visto da Montaldo è azzurrino o rosato, ma questo prisma aveva un colore paglierino (intrinseco del vetro)".
25.17 [V. Ronchi?], "L'Ottica Italiana alla Esposizione Universale di Bruxelles 1935", Bollettino dell'Associazione Ottica Italiana, 9 (1935), pp. 144-146 → Saggistica.
25.18 La San Giorgio pone al vertice dei suoi binocoli il "grande ASTRAMAR a cambio di ingrandimenti" in: IIIª Mostra Nazionale di Strumenti Ottici. Anno XIV. Firenze. XXIV Maggio-XIV Giugno (Firenze, Stab. Tip. già Chiari Succ. Carlo Mori, s.a. ma 1936), p. 20 → Documenti.
25.19 Un esemplare in condizioni perfette è documentato con sette fotografie, illustranti sia il binocolo che la montatura a barra estensibile, in
Historica Collectibles (esistente l'8/12/2019). Sei esemplari sarebbero stati commissionati, nel 1937, alle Officine Galileo dai Cantieri Riuniti dell'Adriatico. A partire dal 1938, il Cantiere San Marco di Trieste li avrebbe approntati sulle navi da battaglia Vittorio Veneto e Roma (Littorio e Impero sono stati costruiti dai Cantieri Ansaldo di Genova Sestri).
25.20 Si rimanda a → Brevetti.
25.21 Quando l'incidenza dei raggi di luce si avvicina alla normale di una superficie, l'equazione di Fresnel, che definisce la riflettanza della superficie, tende a: R=|(n1-n2)/(n1-n2)|2. Ad esempio: se il primo mezzo è l'aria e il secondo è un vetro crown, n1~1 e n2~1,52 da cui R~0,04 vale a dire la riflessione verso l'aria è all'incirca del 4%.
Fresnel equations
Wikipedia.
25.22 I colori sono arbitrari: in nero, la sezione di una lente positiva; in verde, il suo asse ottico; in arancione, il pennello di luce principale; in fucsia, alcune rifrazioni e riflessioni che disperdono il pennello incidente.
La gif animata è stata realizzata, con GIMP 2.8, sulla base dell'illustrazione a p. 3 dell'opuscolo in inglese Zeiss T Optics (s.a. ma ante 1949)
Zeiss Ikon Contax Camera Repair.
Lo stesso opuscolo è condiviso in
AstroSurf (pdf esistente il 6/12/2019).
25.23 Il balsamo del Canadà è, in senso stretto, una resina oleosa ottenuta a partire dall'incisione del tronco di tre grandi conifere diffuse nel Canadà e nelle regioni settentrionali degli Stati Uniti: Abies balsamea Mill., Abies Fraseri Pursh. e Tsuga canadensis Carr. G. V. Villavecchia, a cura di, Dizionario di merceologia e di chimica applicata, vol. 1 (Milano, U. Hoepli, 1929), colonne 496-497.
Quanto sopra integra: P. Abrahams, Alexis-Marie Rochon, Jean-Baptiste Grateloup, and the earliest cemented lens
The history of the telescope & the binocular.
La relazione è stata presentata all'ottavo convegno della Antique Telescope Society (Victoria, Dominion Observatory, 1999)
hestories (esistenti il 9/1/2020).
È probabile che la San Giorgio, a causa dell'autarchia, sia ricorsa alla resina del larice, come ha fatto la Zeiss, che ha usato inoltre polistirene e polimetilmetacrilato; nel 1945 è stato concluso che nessuno di questi cementi superava in rendimento quelli già in uso negli Stati Uniti: H. A. Schade, "Optical cements - Germans", rapporto riassunto in Bibliography of Scientific and Industrial Reports Distributed by the Office of the Publication Board, 1 (1946), n. 4, p. 135
Google libri (per University of Illinois at Urbana-Champaign).
Che i tre cementi usati dalla Zeiss possano degradare come ha testimoniato Carlo Rossi?
"Per semplicità... riassumo [le fioriture tra due lenti cementate] in tre famiglie:
- il classico fiocco di neve o alberello come lo chiama Luca Mazzoleni da piccolissimo a grande come la foto dianzi postata
- una serie di cristalli irregolari fitti fitti che normalmente invadono gran parte della superficie: questa tipologia assomiglia alla rottura del vetro temperato del parabris o al risultato della spaccata del topo d'auto e ti ritrovi migliaia di frammenti a terra
- l'ultima, rara, l'ho incontrata una sola volta, è una mitragliata di micro puntini che ricordano l'effetto che fa il pepe bianco, macinato su di un piatto vuoto".
C. Rossi et al., Doppietti, tripletti & balsamo del Canadà (dal 26/3/2014)
Binomania (esistenti il 21/12/2019).
25.24 Si confronti l'omogeneità delle pupille d'uscita in figura 25.1 con gli esempi schematici in: M. T. Mazzucato, Il binocolo (Santarcangelo di Romagna, Maggioli, 2007), p. 56
Google libri (esistente il 17/12/2019).
25.25 "We know well enough that a tarnished optical surface does not look so brilliant by reflected light. It may seem a somewhat startling statement to make, but nevertheless it is a fact, that certain flint glasses which we have experimented with by local tarnishing have been found to transmit actually more light where tarnished than where the surfaces had had their original polish preserved, and in no case has it ever been found that tarnish in any perceptible degree interfered with transparency.* [Nota a pie' di pagina: "* Of course this statement is not intended to apply to the case of a surface which is actually corroded, so as to appear at all grey or milky by reflected light".] We have yet to make some further experiments in this direction, and I hope at some future time to throw the proofs of this statement on the screen for your inspection. Those who use ordinary refractors may congratulate themselves on the fact that the light-gathering power of their objectives slightly increases with age, provided the surfaces are kept clean".
Il brano è tratto dalla quarta edizione – la prima è del 1891 – di: H. Dennis Taylor, The Adjustment and Testing of Telescope Objectives (Newcastle upon Tyne, Grubb, Parson & Co., 1946), p. 84
Internet Archive.
Le parole in corsivo sono tali nell'originale.
Cennni alla genesi della scoperta, agli esperimenti e alla prima comprensione fisica dell'effetto dell'ossidazione di una superficie ottica sono descritte in:
P. Abrahams, H. Dennis Taylor, Optical Designer for T. Cooke & Sons
The history of the telescope & the binocular.
La relazione è stata presentata al nono convegno della Antique Telescope Society (Flagstaff, Lowell Observatory, 2000)
hestories.
25.26 C. H. Cartwright, "Treatment of Camera Lenses with Low Reflecting Films", Journal of the Optical Society of America, 30 (1940), n. 3, pp. 110-114
OSA Publishing.
Ristampa dello stesso articolo in: American Cinematographer, 21 (1940), n. 5, maggio, p. 215
Internet Archive (esistenti il 13/12/2019).
25.27 Da
Wikipedia FR (esistente il 22/12/2019).
A Taylor si deve il tripletto di Cook, "probabilmente l'obiettivo più studiato e raffinato oggi in uso. I suoi tre elementi costituiscono il sistema più semplice che consente l'eliminazione di tutte le sette aberrazioni principali fino al terzo ordine";
W. H. Price, "Gli obiettivi fotografici", Le Scienze, 9 (1976), n. 100, dicembre, p. 79
Internet Archive (esistente il 22/12/2019).
A John Dollond (doppietto acromatico, 1758) e Taylor (tripletto di Cook, 1893) si applica la considerazione: "Dopo un secolo di storia [dalla teoria di Gauss, 1841], negli anni venti, la progettazione di un obiettivo non era più guidata da ricette empiriche ma purtuttavia rimaneva più un'arte che un fatto scientifico. Solo pochi uomini di genio dotati di una sensibilità particolare erano in grado di scegliere la direzione giusta"; Price (1976), p. 77.
25.28 Oleksandr o Alexander Smakula
Wikipedia EN.
Una biografia sintetica è in: H. V. Bori︠a︡k, Born by Ukraine (Kyïv : Kompanii︠a︡ I︠E︡vroimidz︠h︡, 2002), pp. 528-529
Google libri (per l'editore).
D. M. Mattox, "Vacuum coating — An Enabling Technology", in Society of Vacuum Coaters. 2004 Technical Conference. Summer News Bulletin (2004), pp. 21-24
SVC Digital Library (pdf).
A. Thelen, "Milestones in optical coating technology – from A. Smakula / John Strong until today", in Advances in Optical Thin Films II, C. Amra, N. Kaiser, H. A. Macleod eds., Proceedings of SPIE, 5963 (2005), 596301, 5 pp.
SPIE Digital Library.
25.29 La criolite era per lo più estratta da una miniera a Ivigtut, sulla costa meridionale della Groenlandia, ma già nel 1929 si realizzava per sintesi; Villavecchia (1929), colonna 1194.
Criolite
Wikipedia.
La criolite utilizzata in Zeiss era presumibilmente ottenuta dallo stabilimento di Oppau della IG Farben con la seguente procedura: "In this process, aluminum hydrate is added to an agitated hydrofluoric acid solution at such a rate that the temperature is maintained between 85° and 95° C. When the alumina is completely dissolved, caustic soda is added slowly and the mixture is kept hot and agitated until the cryolite precipitates". M. B. Hall, L. H. Banning, "Removing and recovering fluorine from western phosphate rock and utilizing the defluorinated rock", Bureau of Mines. Report of Investigations, n. 5381 (U.S. Department of the Interior, 1958), p. 29
Google libri (esistente il 17/12/2019).
25.30 H. A. Tanner, L. B. Lockhart Jr., "German Reflection Reducing Coatings for Glass", Journal of the Optical Society of America, 36 (1946), n. 12, pp. 701-706
OSA Publishing.
25.31 A. Smakula, Verfahren zur Erhöhung der Lichtdurchlässigkeit optischer Teile durch Erniedrigung des Brechungsexponenten an den Grenzflächen dieser optischen Teile, Patentschrift n. 685767 (brevettato in Germania il 1° novembre 1935 e ivi pubblicato il 30 novembre 1939).
La prima pagina è riprodotta in: P. Schumacher, Die Zeiss Punktal Story. 1912-2012 (BoD, 2013), p. 37
Google libri (per l'editore).
25.32 A. Smakula, "Über die Erhöhung der Lichtstärke optischer Geräte", Zeitschrift für Instrumentenkunde, 60 (1940), febbraio, pp. 33-36.
Sintesi ragionata in: Chemisches Zentralblatt (1940), 1° semestre, n. 16, p. 2509
Silesian University of Technology Digital Library (pdf).
25.33 Tanner & Lockhart (1946), p. 702.
25.34 Riporto per intero la descrizione pertinente nel rapporto riservato: U.S. Naval Technical Mission to Japan, Japanese Optics : 'Intelligence Targets Japan' (DNI) of 4 Sept. 1945 : Fascicle X-1, Target X-05 (dicembre 1945), p. 31
Fischer-Tropsch Archive (pdf esistente il 18/12/2019).
"VII. 'COATING' FOR THE PURPOSE OF INCREASING THE TRANSPARENCY OF GLASS SURFACES
Only two methods were found for 'coating' glass surfaces:
1. The chemical method, in which the glass is treated with nitric acid.
2. The evaporation method, in which cryolite is evaporated and deposited upon the glass surface, in vacuum. After treatment, the glass is baked at 150°C for one hour for durability.
The film thicknesses and refractive index are adjusted for wave length 5500 Å Units".
25.35 G. Rayner (29/6/2010): "I later visited Dr. Smakula at his home, which I recall to have been in Newton, Mass. He was Ukranian by birth. There were various antireflection materials and combinations tried before and during the war. The most common German WW II coating is cryolite, which is soluble in warm water. Caution! It is slightly more efficient, but much less durable, than magnesium flouride. I recall that MgF2 was pioneered by A. F. Turner at Bausch and Lomb. I spoke briefly on the telephone with him in 1966, when I had a summer job at Xerox in Rochester. It was widely used in the US during WW II"
Cloudy Nights.
G. Rayner (19/1/2019): "I did meet Zeiss coatings pioneer (ca 1936) Alexander Smakula at his home near Boston in 1970"
Cloudy Nights.
25.36 Si tenga presente che sull'asse ottico di un binocolo Porro I senza cementazione ci sono le quattro superfici del doppietto dell'obbiettivo, le otto dei due prismi, le due dell'eventuale lente di campo (in inglese, collective lens) e almeno due dell'oculare. Se le lenti dell'obbiettivo e dell'oculare sono cementate e lo stesso avviene per i prismi, le superfici libere si riducono a dieci, oltre all'eventuale lente di campo. Sul cannocchiale destro si possono aggiungere le due superfici della piastrina diastimometrica, vale a dire il vetrino a facce piano-parallele su cui è inciso il reticolo. Si tratta quindi, in ogni caso, di un numero rilevante di superfici.
25.37 Vacani & Vacani (s.a.).
È possibile che siano state messe a frutto le contemporanee sperimentazioni sulle deposizioni a più strati di Walter H. Geffcken (1904-1995) alla Schott?
Cfr. Tanner & Lockhart (1946), p. 706.
A. Thelen, "The Pioneering Contributions of W. Geffcken to the Field of Optical Coatings from 1935 to 1945", in Thin Films on Glass, H. Bach, D. Krause eds. (Berlin-Heidelberg, Springer, 2003), pp. 225-237
Google libri (per l'editore).
25.38 Cfr. M. Bensi, Forse definitivamente svelato il dubbio del trattamento antiriflesso... (2/5/2010)
Binocoli e Telescopi.
Marco Bensi segnala che un binocolo Goerz Magon 8x24, risalente al 1926, ha "il trattamento antiriflesso sulle lenti degli oculari"; quindi ipotizza che la sigla "D.R.P.a.", vale a dire Deutsches Reichspatent angemeldet (in attesa di brevetto da parte dello Stato tedesco), presente sullo strumento, si riferisca proprio a tale trattamento.
Ulteriori informazioni e immagini sono in: M. Bensi et al., Il trattamento antiriflesso lo aveva allo studio la Goerz? (dal 2/4/2010)
Forum Astrofili Italiani.
Cfr. M. Bensi, Un altro binocolo del 1929 con trattamento antiriflesso... (14/6/2010)
Binocoli e Telescopi.
Bensi segnala che in un binocolo militare svizzero Kern Aarau 6x24, datato 1929 ab origine, può essere stato applicato un trattamento antiriflessi "azzurrato" agli oculari e, forse, ai prismi; l'ipotesi che il trattamento sia coevo alla fabbricazione pare corroborata dalla presenza della ceralacca originale, con cui sono sigillate le ottiche.
Cfr. M. Bensi, Un altro Goerz del 1925-26 con trattamento antiriflesso (27/1/2011)
Binocoli e Telescopi.
Bensi segnala che un Goerz Helinox 8x30 con le "arrows" (frecce), che contraddistinguono i binocoli delle forze armate britanniche, ha un "bellissimo trattamento azzurrino sul doppietto anteriore".
Cfr. la discussione pertinente in: M. Ghirardi et al., Evoluzione del Trattamento Antiriflesso sulle lenti. Dagli Anni Trenta alla nostra epoca (dal 27/12/2014)
Passione binocoli (esistenti il 29/12/2019).
L'esordio include: G. Ciccarella, Antiriflesso e vetri (s.a.), da cui si estrae la parte iniziale, qui di interesse.
"Nel 1935 Bausch & Lomb negli Stati Uniti d'America e in Germania il Dr. Smakula della Carl Zeiss Jena, e la Ernst Leitz di Wetzlar, quasi simultaneamente, svilupparono le prime tecnologie al Floruro di Magnesio per il trattamento multistrato (due strati) antiriflesso dei vetri ottici. Dal 1942 gli strati multipli arrivarono a tre. Naturalmente i costi di queste applicazioni erano elevatissimi, tant'è che erano impiegati esclusivamente nell'ambito militare e di conseguenza era mantenuto il massimo riserbo. [...]
L'uso di questi strati ai floruri sulle superfici in vetro di gruppi ottici, poté incrementare la trasmissione della luce dal 65 all'80%, un aumento di contrasto e la riduzione dei riflessi interni. Questo fu un notevole passo avanti della tecnologia in campo militare prima, ed in quello consumer poi. Dopo il conflitto mondiale, l'utilizzo 'civile' di questa scoperta si limitava ad un singolo strato antiriflesso e rimase lo standard fino alla metà degli anni sessanta quando il multistrato iniziò ad essere comunemente impiegato.
Le più comuni sostanze utilizzate sono il Floruro di Magnesio ed il Floruro di Litio e possono essere utilizzati su molti tipi di vetro, il procedimento prevede l'evaporazione di tali sostanze in quantità dosata entro appositi contenitori posti sotto vuoto. Il vapore condensato di questi floruri, precipitando, si deposita sulla superficie delle lenti creando un rivestimento di spessore calcolato, in grado così di contrastare l'effetto dei raggi di luce riflessa.
L'uso del multistrato, decantato da vari fabbricanti, ha ingenerato spesso una grande confusione tra gli acquirenti, e i sensazionali proclami pubblicitari hanno spesso connotato aspetti anche fraudolenti. Nei primi anni cinquanta, ad esempio, alcune marche giapponesi di binocoli furono importate negli Stati Uniti. La documentazione che li accompagnava assicurava che il sistema ottico era dotato di trattamento antiriflesso multistrato. In realtà solo la superficie esterna dell'oculare e della pupilla d'uscita erano stati trattati con un singolo strato, gli altri elementi ottici interni ne erano completamente privi".
In conclusione, l'ipotesi che siano stati effettuati trattamenti antiriflessi su scala industriale prima del 1935 è interessante e merita approfondimenti, ma è probabile che solo fonti primarie permettano di confermarla. Nel frattempo è necessario sottolineare che concordano nell'escluderla tutte le fonti secondarie, a firma di specialisti del settore, qui citate. Il che non toglie, ovviamente, che io abbia trascurato fonti essenziali già ben note! Dal mio punto di vista, però, sarebbe più interessante concentrarsi su quali aziende italiane hanno applicato per prime i trattamenti, chi sono stati gli specialisti coinvolti, quali i processi utilizzati e quali i prodotti che ne hanno beneficiato.
25.39 In Italia, trattamenti antiriflessi al fluoruro di magnesio sono realizzati ad esempio da Costruzioni Ottiche Zen
ZEN
e descritti nell'opuscolo Trattamenti in alto vuoto (13/10/2008)
ZEN (pdf).
Il listino 2015 indica un prezzo netto di EUR 60 per il trattamento di due superfici del diametro di 100 mm
ZEN (pdf esistente il 12/12/2019).
25.40 Immagine tratta da
Pinterest.
Un altro esemplare dello stesso opuscolo è indicato senza data e assegnato agli anni Quaranta o Cinquanta in
WorthPoint (esistente il 18/12/2019).
25.41 Nones (1990), p. 111.
25.42 Tanner & Lockhart (1946), fig. 2. Cartwright (1940a); Cartwright (1940b), fig. 1 a p. 215.
25.43 J. R. Davy, Industrial High Vacuum (London, I. Pitman & Sons, 1951), pp. 146-147 e fig. 70
Internet Archive (per Banasthali University; esistente il 20/1/2020).
[Redazione], "Coated spectacle lenses cut down reflections", New Scientist, 10 (1961), n. 232, 27 aprile, p. 181
Google libri (per Reed Business Information).
25.44 I ricercatori statunitensi hanno subito pubblicato i loro risultati, ma il regime nazista ha imposto il segreto a quelli tedeschi. Ciò pone un problema, che è alla base della scienza moderna: una scoperta – o, mutatis mutandis, un'invenzione – può essere considerata tale, quando non è condivisa con la comunità scientifica? La risposta è negativa, da Cartesio in poi:
"... giudicai che non ci fosse miglior rimedio... che quello di comunicare fedelmente al pubblico tutto il poco che avrei scoperto, e di invitare gli uomini di ingegno a sforzarsi di andare avanti contribuendo ciascuno secondo l'inclinazione e le capacità sue agli esperimenti necessari, e comunicando anche loro al pubblico tutto quel che avrebbero appreso, affinché, partendo gli ultimi dal punto di arrivo di chi li precedeva, e unendosi così le vite e il lavoro di molti, andassimo tutti insieme molto più avanti di quanto ciascuno avrebbe potuto da solo". R. Descartes, Discorso sul metodo (1637; ed. 2017, traduzione I. Cubeddu), parte sesta, pp. 66-67
Liber Liber (pdf).
Questa decisione può essere considerata l'estensione alla comunità dell'esortazione rivolta a una élite da Bernardo di Chartres e fatta propria da Newton: "possiamo vedere più lontano non per l'acutezza della nostra vista o l'altezza del nostro corpo, ma perché siamo portati in alto dalla grandezza dei giganti"
Treccani (esistente il 10/12/2019).
Che sia per questo motivo e/o il nazionalismo statunitense (così connaturato a Scientific American, che l'edizione italiana completa a volte gli articoli originali con riquadri che li contestualizzano in Europa) e/o l'appartenenza dell'autore alla Kodak o, più semplicemente, l'estensione degli argomenti affrontati nell'articolo, i risultati tedeschi sui trattamenti antiriflessi in epoca bellica sono omessi in Price (1976), che cita solo Strong, p. 82; ci sono peraltro riferimenti espliciti alla Zeiss, a p. 77, e all'obbiettivo Tessar, a p. 84.
25.45 J. Strong, "On a Method of Decreasing the Reflection from Nonmetallic Substances", Journal of the Optical Society of America, 26 (1936), n. 1, pp. 73-74
OSA Publishing (esistente il 22/12/2019).
25.46 K. B. Blodgett, "Use of Interference to Extinguish Reflection of Light from Glass", Physical Review, 55 (1939), pp. 391-404
APS physics.
Cadmium;icosanoic acid
PubChem.
Cfr. Acido arachico
Wikipedia.
Irving Langmuir
The Nobel Prize.
Si segnalano due sintetiche rassegne storiche.
A. Macleod, "The Quarterwave Stack: 1. Early History", Society of Vacuum Coaters Bulletin (Summer 2012), pp. 22-27
SVC (pdf);
l'intero numero è in
flipsnack.
A. Macleod, "History of Optical Coatings and OSA before 1960", in OSA Century of Optics, P. Kelley ed. (Washington, D.C. : The Optical Society, 2015), pp. 68-75
OSA Publishing (esistenti il 24/12/2019).
25.47 Blodgett (1939), fig. 3 a p. 397.
"The photograph shows that whereas the scale of the instrument was barely visible through the clean glass, the scale at the left was seen as plainly as though the glass were not there. People who have seen this instrument for the first time have been deceived by the illusion that there was no glass over the left side. The glass on the left actually reflected a deep purple color, but the intensity of the reflected light was so low that the color was not noticed when the attention of the observer was caught by the instrument-scale behind the glass" – Ibidem, p. 398.
Da cui la scoperta del "vetro invisibile": Katherine Blodgett - Engineering Pioneer
YouTube (esistente il 23/12/2019).
25.48 Blodgett (1939), p. 392.
R. Graham, "Reduction of Reflections", Archives of Ophthalmology, 36 (1946), n. 3, settembre, p. 316
JAMA Network.
Una rivendicazione di paternità del trattamento antiriflessi a Strong è in: R. Hayward, "Coated spectacle lenses", New Scientist, 10 (1961), n. 238, 8 giugno, p. 597
Google libri (per Reed Business Information).
La teoria ottica dei trattamenti antiriflessi è esposta ad esempio in:
B. D. Guenther, Modern Optics (Oxford, Oxford University Press, 2015), pp. 94-95 e Appendix 4A
Google libri (per l'editore);
G. Giusfredi, Manuale di Ottica (Milano, Springer-Verlag Italia, 2015), pp. 448-449
Google libri (per l'editore; esistenti il 30/12/2019).
25.49 La scarsa resistenza all'acqua e all'abrasione era un problema comune dei primi rivestimenti antiriflessi effettuati su base industriale negli USA, come dimostra l'etichetta "This instrument has / 'COATED OPTICS' / Clean lenses carefully" applicata sui binocoli:
- Bausch & Lomb 7x50 VX209 U.S. Navy Bu.Ships (Bureau of Ships) Mark 28 Mod. O (1941)
Brayebrook Observatory,
- Universal Camera 7x50 U.S. Navy Bu.Ships Mark 32 Mod. 2 (1943)
Akins Americana,
- Hayward 7x50 U.S. Navy BuShips Mark 45 Mod. 0 (1944)
WorthPoint,
- SARD 7x50 U.S. Navy BuShips Mark XLIV Mod. O (1944)
Company Seven,
- Spencer 7x50 U.S. Navy BuShips Mark 30 Mod. O (1944)
flickr,
- Westinghouse 7x50 U.S. Army Mark 17 A1 (1944/45)
Brayebrook Observatory,
- Anchor 7x50 U.S. Navy Bu.Ships Mark 32 Mod. 7 (s.a.)
eBay.
Altri esemplari sono in
Passione binocoli.
Nel caso del Bausch & Lomb 7x50 Wide Field Mark 41 (1945), un avviso più articolato è stampato all'interno del coperchio dell'astuccio: "This is a delicate instrument / Do not abuse / [...] 3. Do not touch lens surfaces – Keep them clean with lens tissue or soft cloth, (do not use liquids)"
Anna & Terry Vacani.
Il ritardo dello U.S. Army rispetto ai risultati tedeschi e alle prime applicazioni per la U.S. Navy è ricordato in: R. A. Denton, "The manufacture of military optics at the Frankford Arsenal during W.W. II", Optics News, 15 (1989), n. 7, luglio, p. 30
OSA Publishing (esistente il 24/12/2019).
25.50 Si ricorda l'uso di "bollire" in acqua le lenti, per pulire a fondo le superfici ottiche senza che questo ne alteri la lavorazione.
Rayner (2010).
P. Casarini, Antiriflesso rovinato (2013)
Dark Star (esistenti l'8/12/2019).
Una discussione sulle alternative è in: G. Rayner, Avoid hot water method for decementing WW II German lenses (dall'11/6/2019)
Cloudy Nights (esistenti il 15/1/2020).
25.51 "The first commercial application of a special film coating to increase the light transmission of lenses has just been completed with the delivery of new projection lenses to twenty-five Loew theatres in the larger cities. Lester B. Isaac, Director of Projection and Sound for Loew's Theatres, ordered the new lenses for the first showing of Gone With the Wind, after exhaustive tests by Bausch & Lomb had disclosed that screen illumination could be stepped up from 15% to 40% depending upon the type and focal length of the lens used.
Marked improvement in image contrast and sharpness of focus has been reported by Rochester projectionists who have been testing the new lenses.
Officials of Bausch & Lomb said that the new lenses have been made available in advance of their scheduled date of introduction in order to aid Loew's in securing greater screen brilliancy for the technicolor production of Gone With the Wind.
Bausch & Lomb combines two processes in its method of producing non-reflective lens surfaces, both having the same effect but differing in principle. While the inner glass-air surfaces are coated with a metallic fluoride, the outer surface is subjected to a corrosive process in which oxides of high refractive index are removed from the surface leaving a thin structure of silica.
In each case the coating is held to a thickness of a quarter of a wavelength of light. Since both the film and the lens reflect light it is necessary that the crests of the waves from one beam shall fall into the troughs of the other. Thus being out of phase the waves neutralize each other and reflection is eliminated. The missing radiation reappears in the transmitted beam which may contain as much as 99.6 per cent of the original radiation.
When a beam of light falls perpendicularly upon a glass-air surface from four to five per cent of the light is lost by reflection at each surface, the precise amount depending upon the color of the light and the type of glass used. A crown glass-air surface reflects about four per cent of incident light, whereas a flint glass-air surface reflects six per cent. The transmission in the first glass is 92 per cent; in the second 88 per cent. The Bausch & Lomb Super-Cinephor with its high aperture and the new glasses developed for its several elements will have its light transmission increased by approximately forty per cent, something of a revolutionary factor in projections optics.
Official of the company stated that the new processes would eventually be applied to a number of instruments but that present production plans would be limited to a few in which complex lens systems promise a great increase in light transmission by the reduction of reflection".
Trascrizione completa dell'articolo redazionale: "Bausch & Lomb", Nature Magazine, 33 (1940), p. 248; è tratto con poche modifiche da un comunicato stampa Bausch & Lomb apparso anche altrove.
Il responsabile del team che ha messo a punto i trattamenti è definito in Scientific American, 162 (1940), n. 4, aprile, pp. 250-251: "... The metallic fluorides, however, are much tougher films than the fatty acid types. In the long series of investigations conducted by Dr. W. [Wilbur] B. Rayton in the Bausch and Lomb laboratories during this period, it was evident that a combination of two processes could be used to greatest advantage...". Cenni biografici in
OSA Publishing.
Bloomberg Business Week (1/6/1940), p. 35, conclude: "Military men believe that invisible glass will be a natural for field glasses, range finders, aerial cameras, and other optical war material proposed for national defense".
Il ricordo è ancora preciso in: J. R. Kinsey, "Clearer View Ahead", Popular Mechanics, 86 (1946), n. 2, agosto, p. 98
Google libri (per Hearst Magazines).
Riferimenti più recenti sono piuttosto generici. D. M. Mattox, The Foundations of Vacuum Coating Technology (Norwich, New York : Noyes Publications - William Andrew Publishing, 2003), p. 21
Google libri (per Springer Science & Business Media).
J. Roberts, "The Invisible Woman", Distillations (3/5/2014)
Science History Institute (esistenti il 24/12/2014).
25.52 Cartwright (1940b), p. 218
Internet Archive (per The Museum of Modern Art Library, New York).
La fotocamera aveva un'ottica Schneider Xenon f/2 F=50 mm, costruita nello stabilimento di Kreuznach; progettata nel 1925 da Albrecht Wilhelm Tronnier (1902-1982), ha avuto un lungo successo:
C. Morrison, "A History of the Xenon Lens", Lens Reviews (10/3/2019)
Casual Photophile.
Si noti che l'obbiettivo ha dieci superfici libere: un numero vicino a quelli tipici dei cannocchiali da binocoli.
Sul coronografo: "The first model with a 10-cm objective lens was built and tested in Cambridge [da Donald Howard Menzel] with the collaboration of a graduate student, Walter Orr Roberts. They put the equipment into operation on a high mountain at Climax, Colorado, in 1940"
The National Academies Press (esistenti il 29/12/2019).
25.53 Tutti i fotogrammi sono in positivo: i tre superiori sono ottenuti prima del trattamento delle ottiche.
Nonostante una rielaborazione, la resa della figura è mediocre: si veda, comunque, quanto digitalizzato in
Internet Archive (esistente il 13/12/2019).
25.54 P. Baxa, "Capturing the Fascist Moment: Hitler's Visit to Italy in 1938 and the Radicalization of Fascist Italy", Journal of Contemporary History, 42 (2007), n. 2, aprile, pp. 227-242
JSTOR.
A. Lucidi, La visita di Hitler in Italia del 1938 (Bologna, Alma Mater Studiorum, s.a.)
Academia.
Non ho ancora letto i testi seguenti.
R. Bianchi Bandinelli, Hitler e Mussolini : 1938, il viaggio del Fuhrer in Italia (Roma : E/O, 1995)
OPAC SBN.
E. Cernuschi, "Dietro la Rivista. Storia e retroscena della Rivista Navale «H» del 5 maggio 1938", Rivista Marittima, 143 (2010), giugno, p. 80.
25.55 L'uso di un Astramar dalla terraferma è documentato in una foto condivisa da Marco Bensi il 23/11/2011 in
Binomania e qui riprodotta in miniatura nella pagina dedicata ai Binocoli.
25.56 "La trionfale visita del Duce alla Dominante", Genova. Rivista municipale, 18 (1938), n. 6-7, giugno-luglio, pp. 143, 145-149 → Saggistica; "L'alta efficienza della «San Giorgio»", Ibidem, pp. 301-306 → Saggistica. "San Giorgio Società Anonima Industriale", La rivista illustrata del Popolo d'Italia, 16 (1938), maggio, pp. non numerate → Saggistica.
25.57 "Marinai ritratti su una nave militare durante un'esercitazione nel golfo di Napoli in vista della Grande Rivista Navale di maggio", codice foto A00080494 (30 marzo 1938)
Archivio Storico Istituto LUCE.
La fotografia è condivisa su licenza dell'Istituto Luce – Cinecittà s.r.l. per questa specifica pagina web.
Si noti la forte somiglianza fra questo Astramar e l'esemplare posto in vendita intorno al 2017 → Binocoli, soprattutto prima della sua totale sverniciatura, documentata anche in questa pagina di Urania Ligustica.
25.58 L. Natili, "Campioni, Inigo", Dizionario biografico degli italiani, vol. 17 (Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1974), ad vocem
Treccani e
Wikipedia.
25.59 [Ministero della Marina], La vittoria navale di Punta Stilo : una fulgida pagina della Marina Italiana (Milano, Successori Besozzi, 1942), p. 9
OPAC SBN (esistente il 10/12/2019). L'autore è un ufficiale, il cui nome non compare nell'opuscolo, allora imbarcato sul Giulio Cesare: delle due corazzate italiane, quella con l'ammiraglio di squadra Campioni. È pertinente a questa sezione di Urania Ligustica la descrizione, a p. 19, del tiro dal Cesare.
25.60 "Alle 14.45 il nemico metteva la prora sulle nostre colonne, alle 15.05 i gruppi Bande Nere e Abruzzi avvistavano finalmente gli inglesi a 30.000 metri e immediatamente accostavano per serrare le distanze". La vittoria navale... (1942), cit., p. 16.
"Alle 15.05 l'VIII Divisione Incrociatori (Garibaldi e Abruzzi) avvistò l'avanguardia nemica, ovvero i quattro incrociatori dell'ammiraglio John Tovey. Tre minuti dopo fu la volta degli inglesi".
E. Cernuschi, "Punta Stilo: 9 luglio 1940 - Carta (inglese) canta", Marinai d'Italia, 58 (2014), n. 8/9, agosto/settembre, p. 29
Marinai d'Italia (pdf).
"Alle 15.00 la flotta italiana apparve all'osservazione delle navi britanniche disposta su quattro colonne, con intervalli tra le colonne di circa 5 miglia, con le unità in linea di rilevamento tra i 130° e i 310°, e la velocità 19 nodi. Soltanto poche navi italiane delle quattro colonne erano visibili a quelle britanniche, e solo per brevi periodi.
Da parte italiana l'avvistamento delle unità britanniche si verificò, ad opera del cacciatorpediniere Alfieri (capitano di vascello Lorenzo Daretti) di scorta agli incrociatori dell'8ª Divisione, alle ore 15.05 alla distanza di 30.000 metri. In quel momento gli incrociatori della 7ª Divisione Neptune, Liverpool, Orion (vice ammiraglio Tovey) e Sydney precedevano nell'ordine il grosso della Mediterranean Fleet suddiviso in tre gruppi, con la nave ammiraglia Warspite (ammiraglio Cunningham) avanzata di 8 miglia rispetto alle due corazzate meno veloci Malaya e Royal Sovereign (contrammiraglio Pridham-Wippell). In retroguardia, vi era la portaerei Eagle, alla quale era stato aggregato il menomato incrociatore Gloucester".
F. Mattesini, Punta Stilo : La prima battaglia aeronavale della storia : 9 luglio 1940 (14/6/2018), pp. 27-28
Academia.
La data di condivisione del lavoro è indicata in
AIDMEN.
È importante anche la figura a p. 26; si segnala, però, l'errore di non indicare il Neptune in testa ai quattro incrociatori inglesi e l'omissione della squadriglia di cacciatorpediniere di cui faceva parte l'Alfieri.
Il confronto delle ricostruzioni di Cernuschi e Mattesini mostra una completa inversione dei ruoli tra italiani e inglesi e i tre contro i cinque minuti di differenza nei rispettivi avvistamenti; ciò risulta inspiegabile, pur nella concitazione di quei momenti, dato che le registrazioni sui brogliacci di ogni nave dovevano essere fatte sulla base del GMT segnato dal cronometro di bordo.
Mattesini ha annunciato una terza edizione, riveduta e corretta, del saggio citato alla nota che segue. Ho tratto una anticipazione pertinente da
AIDMEN (condivisa il 27/9/2016).
"Da parte britannica il primo ad avvistare le navi italiane fu l'incrociatore Neptune (capitano di vascello Roy Chambers O'Conor), che si trovava in testa alla linea di fila degli incrociatori seguito dal Liverpool, Orion e Sydney. Il Neptune, dopo aver avvistato alle 14.47 fumo bianco e due minuti più tardi del fumo nero sempre verso ovest, ritenuto steso da cacciatorpediniere e che fu considerato come se le navi italiane stessero completando la loro riunione dietro la cortina, alle 14.52 segnalò la presenza di due unità; poi dopo altri avvistamenti perfezionati anche da parte dell'Orion, il Neptume alle 15.11 segnalò "Flotta da battaglia nemica in vista", alla distanza di 15 miglia. In seguito a ciò, alle 15.15 l'ammiraglio Cunningham trasmise all'Ammiragliato britannico "Sto ingaggiando forze nemiche". Il messaggio arrivò a destinazione alle 1542.
Nel frattempo, alle 15.08 [è una rettifica basata su una fonte primaria o un refuso?], anche il cacciatorpediniere Alfieri (capitano di vascello Lorenzo Duretti), che con la sua 9a Squadriglia era stato aggregato all'8a Divisione, segnalò le unità britanniche trasmettendo: "Avvisto il nemico per Rb. 80°". Dieci minuti dopo, avendo accostato verso nord (70°) per meglio riconoscere la formazione avvistata, l'Alfieri aggiunse: "Il gruppo nemico avvistato è composto di quattro incrociatori e tre cacciatorpediniere. Dietro incrociatori avvisto altre tre unità di tipo imprecisato". Anche l'incrociatore Da Barbiano (capitano di vascello Mario Azzi) alle 15.14 segnalò "Nemico in vista per Rb. 69" alla distanza di 30.000 metri".
Tale ricostruzione allarga in modo assai rilevante la differenza tra i due avvistamenti. In ogni caso, ho privilegiato le ricostruzioni di Mattesini, perché sono le più circostanziate attualmente a mia disposizione.
25.61 Anche in merito all'esito finale esistono tuttora pareri contrastanti: dalle vittime ai danni ricevuti e a chi li ha inflitti, al risultato tattico e a quello strategico; comune, però, è il giudizio sulla criticità della battaglia per gli equilibri nel Mediterraneo e oltre.
Cfr. Mattesini (14/6/2018), 61 pp. e Cernuschi (2014), 6 pp.
Una sintesi è in Battaglia di Punta Stilo
Wikipedia.
Non ho ancora letto i più recenti contributi in materia, che mi pare siano:
F. Mattesini, La battaglia di Punta Stilo (Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 2001²);
E. Cernuschi, A. Tirondola Quando tuonano i grossi calibri : Punta Stilo, 9 luglio 1940 (Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 2016).
25.62 La conclusione del rapporto di I. Campioni, Azione di Punta Stilo (18/9/1940), è tratta da: F. Mattesini, La battaglia di Punta Stilo (Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1990), p. 196.
Sono giunto a conoscere questa citazione dell'Astramar grazie a due fonti terziarie: la recensione di G. Finizio (dicembre 2002) a W. Reid, 'We're certainly not afraid of Zeiss' - Barr and Stroud Binoculars and The Royal Navy (2001)
Portale di storia militare
e una e-mail (13/2/2002) condivisa in
Archives of an email list on the history of binoculars.
25.63 San Giorgio / Società anonima industriale / Genova Sestri : Panorama di produzione / Panorama de production (Genova, S.I.A.G., 1940), p. 92. Il disegno è siglato "AL" nell'angolo inferiore destro.
Nonostante le XII + 111 pagine, non è un catalogo completo, bensì l'illustrazione di prodotti che esemplificano nove tipologie: 1) macchine elettriche; 2) macchinari ed apparecchi per navi mercantili e da guerra; 3) macchinario idraulico; 4) macchinario industriale; 5) macchinarii varii; 6) materiali per impianti di riscaldamento; 7) materiale rotabile ferroviario; 8) apparecchi regolatori del traffico stradale; 9) strumenti d'ottica e meccanica di precisione. Bilingue italiano/francese, il volumetto è stato completato nel settembre 1940 e stampato – in più colori con figure in bianco e nero – in 2000 copie il 15 ottobre, con formato 175 x 245 mm. Nella copertina cartonata spicca un "San Giorgio e il drago" in rilievo. La pubblicazione, relativamente rara come tutta la letteratura grigia, è citata in Nones (1990), nota 71 a p. 122; è in parte riprodotta in → Documenti.
25.64 E. Bagnasco, Le armi delle navi italiane nella seconda guerra mondiale (Parma, Albertelli, 1978), p. 164 → Saggistica.
25.65 L'immagine del binocolo è stata accuratamente scontornata, per eliminare l'ambiente privato in cui era collocato. L'eliminazione di tutte le mani di vernice, comprese quelle originali, è deprecabile, ma ha rivelato le varie leghe con cui è stato realizzato lo strumento. Maggiori informazioni sono in → Binocoli.
25.66 Notte di Taranto
Wikipedia (esistente il 15/12/2019).
25.67 Bombardamento navale di Genova
Wikipedia (esistente il 15/12/2019).
25.68 Battaglia di Capo Matapan
Wikipedia (esistente il 15/12/2019).
"Alle 22,25 la Warspite avvistò, con sua grande sorpresa, due grossi incrociatori e uno più piccolo che facevano rotta a controbordo ad una distanza di circa due miglia. Nonostante che essi risultassero nettamente visibili attraverso le lenti dei binocoli notturni, era evidente, per quanto incredibile, che essi non sospettavano affatto la presenza della Squadra inglese.
È probabile che essi avessero invertito la rotta per ricercare il Pola in avaria. Il Greyhound, il cacciatorpediniere di scorta che si trovava più vicino a loro, puntò il suo proiettore sul secondo dei due più grandi incrociatori della formazione, e la sua luce spietata rivelò che i cannoni erano nella normale posizione di riposo: tutti i dettagli di costruzione risaltavano con la maggiore chiarezza sotto l'illuminazione del Greyhound. Quasi simultaneamente i cannoni da 380 m/m della Warspite e del Valiant aprirono il fuoco, e si vide che il bastimento nemico era il Fiume. Le due bordate raggiunsero l'obbiettivo...".
A. Iachino, Gaudo e Matapan. Storia di un'operazione della guerra navale nel Mediterraneo : 27-28-29 marzo 1941 (Milano: A. Mondadori, 1947), p. 293
Google libri (per University of California, esistente il 10/1/2020).
"At 9.11 [p.m.] we received Pridham-Wippell's report that an unknown ship lying stopped 5 miles to port of him had been located by radar. We went on after the enemy's fleet, and altered course slightly to port to close the stopped ship. The Warspite was not fitted with radar; but at 10.10 the Valiant reported that her instruments had picked up what was apparently the same ship 6 miles on her port bow. She was a large ship. The Valiant gave her length as more than six hundred feet.
Our hopes ran high. This might be the Vittorio Veneto. The course of the battle-fleet was altered 40 degrees to port together to close. We were already at action stations with our main armament ready. Our guns were trained on the correct bearing. Rear-Admiral Willis was not out with us. Commodore Edelsten, the new Chief of Staff, had come to gain experience. And a quarter of an hour later, at 10.25, when he was searching the horizon on the starboard bow with his glasses, he calmly reported that he saw two large cruisers with a smaller one ahead of them crossing the bows of the battle-fleet from starbord to port. I looked through my glasses, and there they were. Commander Power, an ex-submarine officer and an abnormal expert at recognizing the silhouettes of enemy warships at a glance, pronounced them to be two 'Zara' class 8-inch gun cruisers with a smaller cruiser ahead.
Using short-range wireless the battle-fleet was turned back into line ahead. With Edelsten and the staff I had gone to the upper bridge, the captain's, where I had a clear all-round view. I shall never forget the next few minutes. In the dead silence, a silence that could almost be felt, one heard only the voices of the gun control personnel putting the guns on to the new target. One heard the orders repeated in the director tower behind and above the bridge. Looking forward, one saw the turrets swing and steady when the 15-inch guns pointed at the enemy cruisers. Never in the whole of my life have I experienced a more thrilling moment than when I heard a calm voice from the director tower – 'Director layer sees the target'; sure sign that the guns were ready and that his finger was itching on the trigger. The enemy was at a range of no more than 3,800 yards [circa 3,47 km] – point-blank".
A. B. Cunningham, A sailor's odyssey: the autobiography of Admiral of the Fleet, Viscount Cunningham of Hyndhope (London etc.: Hutchinson & Co., 1951), pp. 331-332
Google libri (per University of Michigan, esistente il 10/1/2020).
"Jachino ignorava, per il già accennato e cronico difetto di segnalazioni aeree, nonché per il cattivo uso che veniva fatto di quelle pervenute, che una potente flotta nemica, con tre navi da battaglia, era nei pressi del Pola; Jachino riteneva che la marina britannica si attenesse – come quella italiana – al criterio di non impegnare grandi navi in combattimenti notturni; Jachino non sapeva che gli Inglesi avevano il radar. Quest'ultima circostanza è stata da molti ritenuta risolutiva. Va tuttavia notato che lo Zara e il Fiume, diretti verso lo specchio di mare in cui era [immobilizzato] il Pola, furono avvistati, a bordo della nave da battaglia inglese Warspite, da un ufficiale munito di normale binocolo. Il radar aiutò gli inglesi [compresa la prima segnalazione di quello che si sarebbe rivelato il Pola]. Ma anche senza di esso, probabilmente, la battaglia avrebbe avuto analogo esito per la sproporzione delle forze in campo, e per la migliore preparazione inglese al tiro notturno".
I. Montanelli, M. Cervi, L'Italia nella seconda guerra mondiale (1940-1942), vol. 44 di Storia d'Italia (Milano, Rizzoli, 1959), p. 128.
Il brano è invariato nell'edizione del 2010
Google libri (per l'editore, esistente l'8/1/2020).
"La cosa che richiamò subito l'attenzione del comandante Porta e mia, quando quel segnale mi venne comunicato a Roma il 31 marzo, fu che l'avvistamento [del Pola] era stato fatto a distanza di 6 miglia (gli Inglesi usavano sempre indicare le distanze in miglia), cioè a una distanza nettamente superiore a quella massima della visibilità notturna. Era perciò evidente che quella scoperta doveva essere opera non di uno dei consueti mezzi ottici, bensì di uno strumento del tipo di quel radiotelemetro, che da anni era in corso di studio nella nostra Marina, e che non si era ancora riusciti a realizzare praticamente. Ne deducemmo che la Marina inglese doveva aver fatto in tale campo passi più rapidi dei nostri...
«Tuttavia, secondo quanto ha riferito l'Ammiragliato britannico, e anche secondo il libro dell'Amm. Cunningham, prima ancora che il segnale dello STUART giungesse sulla plancia della WARSPITE, le unità italiane (che erano lo ZARA e il FIUME, seguiti dalla sq. «Alfieri») erano già state avvistate dal Capo di Stato Maggiore della Flotta, commodoro Edelsten, che aveva da poco sostituito il predecessore, Amm. Willis, e che partecipava per la prima volta ad una operazione in Mediterraneo.
«Mentre infatti le corazzate inglesi si avvicinavano al POLA e tutta l'attenzione delle loro vedette, dei comandanti e dei puntatori era diretta sulla sinistra, nella direzione cioè in cui, secondo il Radar, si doveva avvistare il relitto, il commodoro Edelstein, dalla plancia ammiraglia della WARSPITE, esplorava tranquillamente con un binocolo l'orizzonte sulla destra della formazione. Alle 22.25, egli si rivolse all'ammiraglio, che era vicino a lui, e riferì pacatamente di avere avvistato due grandi incrociatori preceduti da uno più piccolo, che stavano attraversando di prora la rotta della forza navale inglese.
«L'Amm. Cunningham si accertò subito personalmente dell'esattezza di quell'avvistamento, e un altro ufficiale del suo Stato Maggiore, specialista nel riconoscere le navi italiane, assicurò trattarsi di due incrociatori tipo «Zara», e di uno da 5 o 6 mila tonnellate, probabilmente del tipo «Colleoni»".
G. Fioravanzo, a cura di, La guerra nel Mediterraneo: Le azioni navali : Dal 10 giugno 1940 al 31 marzo 1941, vol. 2 tomo 1 de La Marina italiana nella seconda guerra mondiale (Roma, Ufficio storico della Marina militare, 1959), p. 464
Google libri (per Indiana University, esistente l'11/1/2020).
Non sembrano aggiungere nulla a quanto qui di interesse le numerosissime fonti secondarie o terziarie (di cui seguono due esempi) riconducibili alle memorie dell'ammiraglio Cunningham, di cui è online la ristampa del 1953
Internet Archive (per Rashtrapati Bhavan Library, esistente l'11/1/2020).
"Nearly an hour had passed when at 10.3 p.m. Valiant detected the 'stopped ship' on her radar screen, eight miles on the port bow. Cunningham altered course towards what he hoped would prove to be the Vittorio Veneto. At 10.20 p.m. watchers in H.M.A.S. Stuart sighted a ship four miles away fine on the starboard bow and gave the alarm. Two minutes later the C.-in-C. standing on the compass platform in Warspite himself sighted the outlines of two large cruisers with a smaller ship ahead. It was Zara and Fiume and one of the destroyers returning to help the stricken Pola. The Italians unsuspecting, came on in single line with three destroyers eastern of the cruisers. Quietly the British ships began to range the targets...".
"The Battle of Matapan", Royal Australian Navy News, 2 (1959), n. 13, p. 2
Royal Australian Navy (pdf esistente l'8/1/2020).
Sul Warspite "fu il commodoro John Hereward Edelsten, capo di Stato Maggiore di Cunningham, ad avvistare le navi italiane. Mentre tutte le vedette, i puntatori e gli ufficiali britannici cercavano nel buio a sinistra, dove il radar della Valiant aveva localizzato il relitto del Pola, Edelsten stava tranquillamente controllando l’orizzonte sulla destra, con un binocolo, dalla plancia ammiraglio della Warspite. Alle 22.25 Edelsten disse con calma a Cunningham di aver avvistato due grandi incrociatori, preceduti da uno di dimensioni minori, che stavano attraversando la rotta della formazione britannica a proravia della stessa, ad una distanza di un paio di miglia, sulla dritta".
L. Colombo, Fiume (dal 28/3/2015)
Con la pelle appesa a un chiodo (esistente l'8/1/2020).
In conclusione: poteva trattarsi di un "normale binocolo" secondo gli standard inglesi, ma non rispetto a quelli italiani, altrimenti l'avvistamento sarebbe stato reciproco e pressoché contemporaneo, per quanto ostacolato dall'oscuramento e dalla colorazione mimetica delle navi britanniche.
La Luna era stata nuova il giorno prima
sky view café (esistente il 20/1/2020).
25.69 L'identificazione del binocolo è nella fonte che segue, a cui sono qui aggiunti gli a capo.
"Barr & Stroud manufactured binoculars solely for the Admiralty during the war. The firm delivered over 75,000 standard CF41 and CF42 7x50 during the war (the CF42 having a graticule to aid measurement of the deflection of fall of shot) as well as about 600 special GK5 prismatic binocular sights for rangefinder director towers and about 500 high-magnification CN stereoscopic spotting telescopes, on special anti-vibration mountings, which were used to observe the fall of shot at extreme ranges.36 [Nota a p. 246: "36. Strang op. cit. pp. 128-130"].
Dr J. Martin Strang (who was awarded a DSc by Glasgow University in 1933 for his work on the effects of heat on optical rangefinders) remembered after the [<145-146>] war that a senior British naval officer congratulated him on the quality of the firm's 7x50, and told him that their excellent performance in dark conditions had proved invaluable during the night battle of Cape Matapan in 1942 [1941!], when a British Battle Squadron surprised and sank three Italian cruisers and two destroyers.37 [Nota a p. 246: "37. Ibid. p. 128"].
Still greater praise of the Barr & Stroud binoculars came from Admiral Sir Geoffrey Oliver. He told the naval historian Arthur Marder that he attributed 'whatever success we had in night operations for the first few years of the Second World War to our familiarity and confidence in working at night, engendered by intensive preparation in peace training. This would certainly not have been achieved without the Barr & Stroud night glasses.'38 [Nota a p. 246: "38. Marder op. cit. p. 198"].
Marder himself believed that 'the admirable Barr & Stroud 7x50, in general issue by the 1930s, were probably the equal of the Zeiss at night.'39 [Nota a p. 246: "39. Ibid."]. There were many at Barr & Stroud who, remembering the results of the Admiralty trials in 1930, might have objected to the word 'probably'".
La fonte primaria qui di interesse è: J. M. Strang, Barr & Stroud Limited: A History (manoscritto inedito, 1969).
M. S. Moss, I. Russell, Range and vision: the first 100 years of Barr & Stroud (Edinburg, Mainstream, 1988), pp. 145-146
Google libri (per University of California).
Un estratto con l'indice è in
Rochester Avionic Archives (esistente il 21/1/2020).
La già citata recensione di Finizio a Reid (2001) precisa: "L'Ammiragliato britannico [...] dopo lo scontro notturno di Capo Matapan [...] spendeva parole di elogio per il binocolo CF41 della Barr and Stroud, paragonandolo allo Zeiss 7x50 della Kriegsmarine".
Un'altra recensione di Reid (2001) ricorda che "the Royal Navy adopted [it] in 1935 as its Admiralty Pattern 1900A".
"Glass in a class of its own [Binoculars that gave 'a deadly advantage']", Navy News (1999), aprile, p. 28
Internet Archive (per l'editore);
ho trovato l'occhiello così pertinente da utilizzarlo nel testo.
25.70 "A Porro II CF41 7X50 with the field lens cemented to the prism transmits approximately 16% more light than a standard Porro I 7X50 binocular with uncoated optics such as an early Zeiss Binoctar". Dalla già citata sintesi sul Barr & Stroud 7X CF41 7X50
flickr,
che trae da Reid (2001) le informazioni che completano la documentazione fotografica originale.
25.71 L'immagine, realizzata con GIMP 2.8, mostra l'ammiraglia di Cunningham
HMS Warspite e
Si vis pacem para bellum
– lunghezza 196 m
Wikipedia –
a 3 km di distanza con un Lugenico, tenendo conto che il suo campo visivo lineare a 1000 m è pari a 128 m → Binocoli.
25.72 A. Ottanelli, Auto, treni, aerei : Le officine meccaniche San Giorgio di Pistoia. Un'industria genovese in Toscana tra Giolitti e la Resistenza (1905-1949) (Pistoia, Edizioni del Comune, 1987), pp. 189-191. Nones (1990), pp. 139-140, 147.
25.73 U-Boot U-570 = HMS Graph
Wikipedia.
U-570 Photos and Records
U-boat Archive.
Guides to the Microfilmed Records of the German Navy, 1850-1945: No. 2. Records Relating to U-Boat Warfare, 1939-1945 (Washington, D.C., National Archives and Records Administration, 1985), p. 131
Google libri (per l'editore).
25.74 Una scheda riassuntiva degli esami effettuati è in: Report on "U-570" (H.M.S. "GRAPH"), C.B. 4318, M.O. 6073/42 (Intelligence Division, Naval Staff, Admiralty, gennaio 1943), trascritto in
U-boat Archive; l'analisi del binocolo e la conclusione "This is a simple and excellent night sight" sono a p. 33.
Si noti che anche le superfici ottiche dei due periscopi hanno un trattamento antiriflessi simile.
"Zeiss Fixed Eyepiece Periscope [...] Light transmission appears to be good and to indicate that the internal surfaces are treated with cryolite or similar substances. It has not been possible to examine any of the internal surfaces except the top objective below the top reflector. The top surface of that objective showed definite signs of having been surface treated", p. 30.
"Zeiss Periscope, No. 2523 (Watchkeeping Periscope) [...] All the optical parts, with the exception of the windows, the outside face of the eye lens and the surfaces in the focal planes, were treated with non-reflecting film. The film on the top prism was in bad condition and had to be cleaned off. The films seemed to be of much softer nature than those produced by British manufacturers", p. 32.
La corrispettiva scheda archivistica è: "Report on ex-German submarine U570 (HMS Graph)", Reference ADM 239/358 - ex CB 4318 (1943)
The National Archives. Non ho letto l'originale di questo e degli altri rapporti pertinenti.
Il giudizio "binocular sights are definitely superior to the open sights fitted on the British instrument" è in: Report on the German Submarine of the U-570 Class Captured by the British in August 1941 (U.S. Navy, Office of Naval Intelligence, 28 settembre 1941), trascritto in
U-boat Archive.
Sembrano pertinenti al binocolo dell'U-570 i seguenti rapporti britannici:
- "HYDROGRAPHY (57): Proposed investigation by National Physical Laboratory of night vision through binoculars and effect of coating instruments with non-reflective film", Reference ADM 1/15123 - ex SRE964/1941 (1941-1942)
The National Archives;
- "HYDROGRAPHY (57): Captured enemy binoculars: comparison with English instruments", Reference ADM 1/15124 - ex SRE1724/1941, SRE883/1942 (1941-1942)
Ibidem;
- "Tests on sealing of Ziess [Zeiss] and service 7 X 50 binoculars", Reference ADM 204/566 - ex N1/0.150, N2/0.150 (1942)
Ibidem;
- "Results of sealing and mechanical inspection of captured 7 X 50 German binoculars", Reference ADM 204/567 - ex N3/0.150 (1942)
Ibidem.
Vari esemplari analoghi sono documentati in
Historica Collectibles.
25.75 Traduzione originale di: "The safest time to [attack] was at night, when U-boats could safely fire their torpedoes (four in the bow, and one in the stern) while on the surface. Although U-boats had one gun mounted on the deck, this was only used when attacking smaller ships or in an emergency. During a surface attack, the most important person on the U-boat's bridge was the first watch officer. He worked out the bearing of the target ship by lining it up in the large UZO binoculars, which were fixed to a column on the bridge. The information from the binoculars was fed down to the reckoner device inside the U-boat which, in its turn, programmed the relevant data into the torpedoes' mechanism. The first watch officer also had to shout down to the reckoner operator, telling him the target ship's course and speed. After receiving the go ahead signal from the commander, who would usually be on the bridge during a surface attack, the first watch officer would shout, 'Torpedo, los' (Fire), and both he and a man sitting beside the torpedo tubes down below would press a button or pull a lever to fire the torpedo".
H. Sebag-Montefiore, Enigma : The Battle for the Code (London: Weidenfeld & Nicolson, 2000), p. 94.
25.76 "Just before the war, Dr [James Weir] French, Dr [John Martin] Strang and members of technical staff began to study the possibilities of producing anti-reflection coatings on glass surfaces by high-vacuum techniques, and a high-vacuum laboratory was set up. John Rupert Davy, a physicist who came to the firm in 1937 from the Mazda company, was put in charge of the project". Moss & Russell (1988), p. 146.
French (1876-1953) è stato il presidente del consiglio di amministrazione della Barr & Stroud dal 1938 al 1949. "Sir James French [Obituary]", Nature, 171 (1953), 14 febbraio, p. 286
Nature (pdf liberamente accessibile).
Barr & Stroud ha messo a punto il trattamento antiriflessi ai periscopi dei sottomarini nel 1940; l'anno successivo l'Ammiragliato ne ha ordinato l'applicazione generale. D. Parry, The History Of The British Submarine Periscope (s.a. ma 2018)
RN Subs (esistenti il 20/1/2020).
Sui metodi definiti in Barr & Stroud: Davy (1951), pp. 142-160, 239-240.
25.77 Traduzione originale di: "Our night binoculars appear to be much superior to those used by the enemy. It often seems to be the case of us being able to see surface ships very clearly, while their inferior optics make it impossible for them to see us". La testimonianza è all'interno del capitolo, che riguarda il periodo dal settembre 1939 all'aprile 1940.
J. P. Mallmann Showell, U-Boat Warfare. The Evolution of the Wolf Pack (Hersham, Surrey: Ian Allan Publishing Ltd, 2002), p. 17.
25.78 Sui risultati giapponesi si veda il rapporto riservato: U.S. Naval Technical Mission to Japan, Japanese Torpedo Fire Control : 'Intelligence Targets Japan' (DNI) of 4 Sept. 1945 : Fascicle O-1, Target O-32 (febbraio 1946)
Fischer-Tropsch Archive (pdf esistente il 21/12/2019).
In generale: Parola (2014), pp. 46, 48-49; per inciso, lo schema dell'apparato giapponese di mira in superficie "Type 97", riprodotto a p. 46, è tratto da Japanese Torpedo Fire Control (1946), p. 18.
25.79 Sui sottomarini italiani Classe Tritone (definita a volte classe Flutto)
Wikipedia;
Classe 600 serie Platino
Ibidem.
25.80 Antonio Angelo Carìa è nato nel 1923 a Sennariolo (Oristano), vissuto a Cagliari e morto nel 2011; devo tali informazioni alla dott.ssa Ilaria Porcu.
L'anno di nascita è accennato da lui stesso in
Wikipedia;
dal 2008 al 2011 è stato nominato "wikidecano".
25.81 A. A. Caria, Racconti di episodi della guerra sul mare (1940-1943) (Cagliari, 2008-2010)
Wikipedia.
Una cronaca più estesa degli eventi in cui è stato coinvolto il Corazziere, a cura di Lorenzo Colombo, è in
Con la pelle appesa a un chiodo.
Sintesi della Battaglia di mezzo giugno
Wikipedia.
25.82 Tanner & Lockhart (1946). Un diverso test del rivestimento monostrato Zeiss delle due superfici di un menisco è in: T. Putner, "Coated spectacle lenses", New Scientist, 10 (1961), n. 241, 29 giugno, p. 809
Google libri (per Reed Business Information).
Gli Alleati non si sono limitati a cercare segreti militari nella Germania occupata. La competitività, anche per il mercato civile, dell'assetto produttivo della Zeiss è analizzata in: I. C. Gardner, "The production of binoculars [8x30] by Zeiss", rapporto citato in Bibliography of Scientific and Industrial Reports Distributed by the Office of the Publication Board, 1 (1946), n. 4, p. 135
Google libri (esistente il 17/12/2019).
25.83 Il riferimento all'Operazione Paperclip è in: E. Hirsch, "The Mysterious Dr. Smakula", Popular Photography, 60 (1967), n. 1, gennaio, p. 5
Google libri (esistente il 9/12/2019); l'articolo è trascritto più avanti.
Il laboratorio militare in cui Smakula ha lavorato prima di passare al MIT è indicato ad esempio in:
A. Smakula, M. W. Klein, "The Plastic Deformation and Crystal Orientation of Thallium Halides", Journal of the Optical Society of America, 39 (1949), n. 6, pp. 445-453
OSA Publishing;
A. Smakula, "Color Centers in Calcium Fluoride and Barium Fluoride Crystals", Physical Review, 77 (1950), n. 3, p. 408
American Physical Society.
Il laboratorio da lui fondato al MIT è indicato in Special Collections / Harvard University – Ukrainian Research Institute
University of Illinois Library.
Le finalità del laboratorio sono in: Report of the President 1967 (Cambridge, Massachusetts Institute of Technology, 1967), p. 159
MIT (pdf).
Il suo ritiro il 1° ottobre 1966 come "Professor Emeritus in Electrical Engineering" è in: Report of the President 1966 (Cambridge, Massachusetts Institute of Technology, 1967), p. 48
MIT (pdf).
Un breve necrologio è in: Reports to the President 1982-83 (Cambridge, Massachusetts Institute of Technology, 1983), p. 18
MIT (pdf).
25.84 Immagine tratta da
РA3OM (esistente il 7/12/2019).
25.85 Hirsch (1967); la traduzione è libera, per cui riporto l'intero testo dell'articolo.
"On the eve of photokina, a middle-aged, mild-mannered, and smiling scientist was awarded the German Cultural Prize at a ceremony in Guerzenich hall. Hardly anyone knew this gentleman and the question was: What had he done for photography? The next day during the official opening ceremonies the professor was again brought into the limelight and given a bouquet of blue [in corsivo nell'originale] flowers in commemoration of the important invention for which he was responsible. It was Dr. Professor Alexander Smakula, 66, inventor of the hard anti-reflection lens coating, without which modern photography would not be possible.
We spoke later with Professor Smakula, now teaching at MIT in Boston, as he roamed through the hustle and bustle of photokina booths.
"How did you come across this important discovery?" we asked.
"Well, it was as with all other inventions, by accident. I was working at the time at the Carl Zeiss plant in Jena on optical problems. Earlier, I had come to Germany to finish my studies. You know I come from Galicia, which in those days belonged to Austria. But I spoke German with the typical accent of that area and was not considered a good German. So at various other posts I had problems and finally wound up at Carl Zeiss where more broad-minded people worked, and I could devote my time to scientific work undisturbed.
At that time the German army was being built up again, and we were working on an army contract to improve the quality of periscopes.
You know, the old periscopes were so bad in light transmission qualities that even on a bright, sunny day the soldier trying to look through one would get the image of a gray, rainy day. By sheer luck and experimentation I came across the effect of vaporized metal on glass surfaces which improved the light transmission characteristics tremendously. The German general in charge of the project was intrigued with our results and we were given top priority with the whole project. Unfortunately the project also was labeled Top Secret and I could only hand-pick reliable scientists for the project. We often spent nights in the plant, and since my wife was not allowed to enter the plant, she would call me to the lab window and pass me food to save me from complete exhaustion.
I worked in Jena until the end of the war in 1945 when the U.S. Army appeared with trucks and picked up all the scientist to sneak them away before the Russians could get hold of them. They knew all about us, had very good understanding of what we had been doing and under the auspices of 'Operation Paperclip' I was brought to the U.S.A.–".
Non ho trovato una fotografia che ritragga Smakula mentre riceve il mazzo di fiori blu e il Kulturpreis della Deutsche Gesellschaft für Photographie a photokina 1966 (Colonia); la lista dei premiati è in
DGPh (esistente il 7/12/2019).
25.86 "Nel complesso i telemetri in servizio a bordo delle principali unità italiane durante la seconda guerra mondiale dettero buoni risultati d'impiego pur con alcune limitazioni", tra cui la "mancanza del trattamento antiriflettente delle ottiche". E. Bagnasco, Le armi delle navi italiane nella seconda guerra mondiale (Parma, Albertelli, 1978), p. 163 → Saggistica.
L'elenco in → Brevetti è sicuramente incompleto anche per quanto riguarda le innovazioni ottiche.
25.87 "Trattato di pace con l'Italia" [delle Potenze Alleate ed Associate], in United Nations. Treaty Series, vol. 49 (1950)
ONU (pdf).
La versione in inglese del brano citato è a p. 223 del documento originale, corrispondente alla p. 227 del file pdf; quella in italiano è a pp. 483 del documento originale, corrispondente alla p. 487 del file pdf.
25.88 Si notino le differenze tra la testimonianza orale e l'articolo pertinente:
A. Monti, Intervista a Vinicio Frascali (10/6/1994), trascrizione di R. Balestrieri → Urania Ligustica;
A. Monti, "Il Gruppo Astrofili della Chiappa", Bollettino Osservatorio Astronomico di Genova, 26 (1996-97), n. 70, pp. 29-30 → Urania Ligustica.
Durante il dopoguerra, il destino degli obbiettivi militari era ben diverso negli Stati Uniti. "WAR SURPLUS [...] Achromatic Telescope Objectives – Perfect Magnesium Fluoride Coated and cemented government surplus Achromats. Made of finest Crown and Flint optical glass, are fully corrected and have tremendous resolving power. Guaranteed well suited for Astronomical Telescopes, Spotting Scopes, etc.". I doppietti hanno diametri da 48 a 81 mm e focali da 600 a 875 mm, con prezzi da $ 10.75 a 25.00. Popular Photography, 23 (1948), n. 6, dicembre, p. 198
Google libri (per l'editore?).
25.89 Si rimanda a → Fotocamere.
25.90 M. Di Jorio, a cura di, Recenti progressi negli obbiettivi fotografici. Normalizzazione nel campo dell'ottica (Firenze, F. Le Monnier, 1952), pp. 10-18.
Cenni alle lenti oftalmiche San Giorgio in → Pubblicità.
25.91 Pare la versione civile di un precedente binocolo Officine Galileo 18x e 35x120
Historica Collectibles (esistente l'8/12/2019).
Secondo quanto riportato nella stessa pagina, esisterebbero documenti originali per la fornitura alla R. Marina di due soli esemplari identici, commissionati nel dicembre 1940 dal Comando in Capo del Dipartimento Marittimo dello Jonio e del [Basso] Adriatico, con sede a Taranto. Destinati alla nave da battaglia Littorio, seriamente danneggiata in porto dal bombardamento aereo inglese della notte tra l'11 e il 12 novembre, gli strumenti sarebbero stati approntati nel 1941. L'esemplare in collezione privata è in perfette condizioni di conservazione: sei fotografie mostrano sia il binocolo con i due oculari ruotanti, che la montatura con "alzo a periscopio", grazie a una colonna in acciaio scorrevole in una camicia esterna.
Un binocolo del calibro del 18-35x120 richiama alla mente una conclusione del rapporto statunitense Japanese Optics (1945), p. 1: "The Japanese exhibited a tendency toward large size (aperture) visual optical instruments, particularly in the field of binocular telescopes (80, 120, 150mm apertures). This tendency may represent a futile attempt to offset deficiencies in their radar development".
25.92 N. 1.086.178, per cui si veda Carl Zeiss serial numbers
Camera-wiki (esistente il 7/12/2019).
25.93 M. Fracastoro, A. Giachetti, "La scala delle brillanze nelle immagini date da obbiettivi trattati", in Recenti progressi..., cit., pp. 166-168.
25.94 [Inserzione Eastman Kodak Co.], "News of Kodak plans and products... Lumenized lenses", Popular Photography, 19 (1946), n. 1, luglio, p. 68
Google libri (per l'editore?);
lo stesso articolo è apparso su varie altre riviste statunitensi.
Obbiettivi, con trattamento antiriflessi, di proiettori per diapositive e film a 16 mm sono citati in: Science Illustrated, 1 (1946), p. 77
Google libri (per University of Michigan).
Fotografie e informazioni sul processo seguito in Kodak sono in: G. V. Sanders, "Nonreflecting Glass : Chemical coating on lenses of cameras and eyeglasses increases their efficiency and kills any annoying glare", Popular Science, 147 (1945), n. 5, novembre, pp. 94-96, 240
Google libri (per l'editore? – esistenti il 12/1/2020).
25.95 Immagine ricavata dalle illustrazioni a p. 5 di Zeiss T Optics (s.a.), cit.
L'obbiettivo fotografico in copertina è un Tessar focale 15 cm f/4,5; se il numero di serie è, come pare, 2.519.725, è stato fabbricato nel 1938; se è invece 2.579.725, l'anno successivo.
Una datazione dell'opuscolo anteriore al 1949 è ipotizzabile da quella dell'obbiettivo in copertina, dal logo usato e dall'assenza di riferimenti alla suddivisione dell'azienda nei due rami: Jena (Deutsche Demokratische Republik, DDR) e Oberkochen (Bundesrepublik Deutschland, BRD).
La Repubblica federale tedesca è stata costituita, infatti, il 23 maggio 1949.
Confronti fotografici analoghi erano già stati pubblicati negli Stati Uniti: Sanders (1945).
25.96 "At every surface of every lens a certain amount of light is reflected, and this loss may be as much as 5 per cent at each surface through which the light passes. Furthermore, a certain amount of light, perhaps as much as 0.75 per cent per centimetre of glass through which it passes, may be lost in the 'path through glass' or 'transmission loss'. This loss, however, is almost negligible in prisms made by first class firms. Barr & Stroud for instance, have produced a synthetic sand, for glass making, which reduces this loss to about 0.2 per cent per centimetre. All lenses of good binoculars are annealed to relieve internal stresses that may affect the path through glass.
"The 'reflection loss' can be large; but here, again, all good lenses reduce this loss from 5 per cent per surface to less than 1¾ per cent per surface by a rather remarkable treatment termed 'coating'. It has been found that if the lens be coated with a fluoride of magnesium, or of sodium-aluminium (Cryolite), the 'reflection losses' are reduced by about two thirds. These 'coated lenses' appear tarnished when removed from the casing – so much so that the writer once saw an energetic but foolish young officer industriously trying to clean 'this muck' – as he called it – from the prisms of his binoculars!".
[C. W. T. L.], "A Few Words on Binoculars", The Nautical Magazine, 159 (Brown, Son and Ferguson, 1948), p. 221
Google libri (per University of Michigan);
scheda bibliografica
British Library (esistenti il 9/1/2020).
25.97 Riferimenti per la cronologia del superamento delle clausole limitative e, soprattutto, un esempio rilevante di indifferenza della Marina Militare a tali regole in: R. Balestrieri, "Hermann Oberth alias John Smith (1950-1953)", Giornale di Astronomia, 43 (2017), n. 3, pp. 30-38 → Urania Ligustica (pdf del preprint).
25.98 Pieghevoli pubblcitari: Binocoli... San Giorgio, codice "OTT. 0297/52"; Jumelles... San Giorgio, codice "OTT. 0299/52". Si può ipotizzare che siano il 297° e il 299° documento aziendale a diffusione esterna e che entrambi siano stati stampati nel 1952. Ciò pare confermato dai codici "133/37" e "172/39", che contrassegnano rispettivamente i manuali: Telemetro stereoscopico antiaereo-terrestre "San Giorgio" Tipo M.D.I.C.A.T. 1°/4 m. (Genova, 1937); Pompe ad elica (Genova, 1939).
Manuali successivi sono invece codificati "10197/41", Telemetro stereoscopico C.A.T. da m. 4 di base per Centrali "Gamma" Tipo 2/4 (Genova, 1941), e "10274/43", Motori diesel "San Giorgio". Serie S. R. 19 (Genova, 1941). Non si conosce il motivo dell'aggiunta di un "10", all'inizio del codice, che non sembra di fatto alterare la numerazione progressiva di tali documenti, proseguita anche dopo la guerra.
Pare, in ogni caso, da escludere che la letteratura grigia inerente le varie linee di prodotti – ad esempio ottici – avesse numeri progressivi distinti.
25.99 Nones (1990), p. 196.
25.100 Anche per gli esemplari civili del dopoguerra → Binocoli.
L'articolo 70 del Trattato di pace dispone: "L'Italia s'impegna a non acquistare e a non fabbricare alcun apparecchio civile che sia di disegno tedesco o giapponese o che comporti importanti elementi di fabbricazione o di disegno tedesco o giapponese". Ciò pare vietare anche l'applicazione di trattamenti antiriflessi con brevetti tedeschi.
"In 1942... in the USA the first stable and abrasion resistant single layer antireflection coating of magnesium fluoride was made by deposition onto previously heated glass by [D. A.] Lyon [US Patent No. 2.398.382 (Nov. 1942)]. After World War II, this material and deposition technique became standard procedure". H. K. Pulker, Coating on Glass (Amsterdam ecc., Elsevier, 1999), p. 3
Google libri (per l'editore). È ipotizzabile, quindi, che anche in San Giorgio sia stata applicata questa tecnica.
25.101 Si veda il binocolo Carl Zeiss Jena Ø 80 mm con oculari intercambiabili 20x e 40x.
L'esemplare n. 374961 è andato in asta il 1° novembre 2014 negli Stati Uniti
Skinner.
Un altro esemplare è illustrato in N. English, Classic Telescopes : A Guide to Collecting, Restoring, and Using Telescopes of Yesteryear (New York, Springer, 2013), p. 75
Springer.
L'incapsulamento di un grande binocolo installato all'esterno di sottomarini nipponici ha scopo e forma ben diversi: cfr. Vacani & Vacani (s.a.).
25.102 In questi anni appaiono in Italia due articoli che non ho ancora letto: C. Reale, "Caratteristiche ottiche delle pellicole sottili", Atti della Fondazione Giorgio Ronchi, 22 (1967), n. 3, pp. 330-350; C. Reale, "Interpretazione teorica del comportamento dei rivestimenti antiriflettenti", Atti della Fondazione Giorgio Ronchi, 23 (1968), n. 3, pp. 297-329.
25.103 Estratto da: F. Nestel, Caccia alla Portaelicotteri Moskva (12/3/2012), pp. 3-4 → Saggistica; sono stati corretti alcuni refusi evidenti.
|