Urania Ligustica

L'astrofilia ligure nel Novecento

GIORGIO MONTALDO

Riccardo Balestrieri, Silvano Di Corato e Luca Maccarini

Astrofilia I


Fotografia originale Copyright

Figura 1 – Da destra: Giorgio Montaldo, Giuseppe Chiodo e Flavio Fontanelli (Pegli, 27 marzo 2010)


Giorgio Montaldo è deceduto a Genova il 6 settembre 2021. Ha iniziato a far parte della Sezione Astrofili dell'Università Popolare Sestrese nel 1973 ed ha quindi contribuito a realizzare, fin dall'inizio, l'Osservatorio Astronomico di Genova, partecipando attivamente a tutte le iniziative sociali e collaborando al suo stesso completamento materiale: la costruzione delle due cupole, poi esaminate criticamente.1 Sempre presente negli incontri nell'officina di Virginio Monticelli e poi in Osservatorio, il sabato pomeriggio, ha collaborato alla realizzazione di vari strumenti, per poi fotografare il cielo con risultati apprezzabili, subito condivisi fra tutti i soci. Ha fatto acquisire il poderoso macromicrometro Carl Zeiss,2 che ha permesso le prime esperienze astrometriche, e scritto articoli per il Bollettino.3 Ha restaurato il cannocchiale 40x80 donato dal pittore Fortunato Stasi (1913-2003); alla luce delle pagine qui dedicate alla produzioni ottiche San Giorgio, si trattava di un pezzo unico: il prototipo del famoso binocolo Astramar.

Abbiamo lavorato entrambi in Italsider, ma non ci siamo quasi mai incontrati in tale ambito: Montaldo, infatti, operava nella sede centrale di via Corsica, io nello stabilimento siderurgico di Campi con compiti del tutto diversi. Solo a posteriori Giorgio mi ha raccontato, con orgoglio, un aneddoto che può chiarire il suo temperamento a chi non lo ha conosciuto.
Era stato deciso ai massimi livelli (dalla CECA all'IRI, alla Finsider e al governo italiano, fino ai maggiori partiti, PCI compreso, alla Confindustria, all'Intersind e alle direzioni nazionali dei sindacati confederali) che lo stabilimento di Campi, già Gio. Ansaldo & C. e SIAC, doveva chiudere minimizzando, per quanto possibile, i costi sociali anche col ricorso a fondi europei. La chiusura doveva partire dall'acciaieria e dal laminatoio a caldo.
Se la dirigenza obbediva – spesso malvolentieri – agli ordini dei vertici Italsider, le maestranze erano divise: chi era triste ma certo del prepensionamento, chi almeno ci sperava; qualcuno, come me, caldeggiava che rimanesse almeno la produzione di cilindri fucinati per laminatoi; tutti guardavamo con sospetto alla riqualificazione propedeutica ad altri incarichi, soprattutto se esterni all'azienda.
Il clima in stabilimento era pessimo: qualsiasi tipo di conflitto poteva esplodere in qualunque momento, sia a livello individuale che collettivo.
Giorgio faceva parte dello staff centrale che cercava di vendere quanto possibile. Sapeva dagli inventari che doveva esserci un certo numero delle trecce di rame, che permettevano agli elettrodi di grafite di fondere in siviera il rottame di ferro e gli elementi di lega.
È difficile immaginare le dimensioni degli impianti: l'ultimo forno elettrico rimasto operativo aveva una siviera, che conteneva oltre centodieci tonnellate di acciaio; quando i suoi tre elettrodi entravano in funzione, il rumore poteva superare la soglia del dolore ed era indispensabile usare le dotazioni individuali prescritte.
Le trecce, quindi, erano enormi e pesantissime, ma alcune erano scomparse e nessuno pareva saperne nulla. Giorgio le ha cercate dappertutto: erano nascoste, dietro un cumulo di rifiuti, in una delle gallerie antiaeree realizzate durante l'ultima guerra sotto corso Perrone e nella collina di Coronata!

In conclusione, Giorgio Montaldo era un uomo che voleva ottenere il risultato prefisso anche in condizioni molto difficili, contro tutto e tutti. Ma era, al contempo, un uomo che poteva collaborare con chiunque nel perseguire un fine condiviso.


Il ricordo di Silvano Di Corato

Conobbi Giorgio Montaldo nel 1977 durante la mia prima osservazione astronomica, che si tenne nel piazzale del Santuario di Sant'Alberto in Sestri Ponente. In quella serata conobbi anche l'Ing. Giorgio Montaguti e Roberto Manelli, entrambi scomparsi.
Giorgio Montaldo era all'epoca un impiegato amministrativo in Italsider, ma aveva una passione per la meccanica che univa a quella per l'Astronomia.
Oltre che nelle riunioni serali della Sezione Astrofili, nella sede dell'Università Popolare Sestrese, lo conobbi meglio nell'officina di Virginio Monticelli, che frequentava tutti i sabati pomeriggio.
Si interessava soprattutto di autocostruzione di strumenti, meccanica e fotocamere.
In quegli anni si erano create come delle "fazioni" tra autocostruttori: chi prediligeva i rifrattori, chi invece i riflettori. In realtà l'autocostruzione o comunque l'acquisto di un riflettore era senz'altro meno onerosa di un rifrattore, più costoso per il tipo di lavorazione e il vetro ottico.
Montaldo era un rifrattorista.
Ricordo che aveva acquistato il barilotto con un doppietto acromatico ∅ 150 mm f/10, realizzato negli Stati Uniti dall'azienda Jager [???]; adattò in officina un tubo metallico, forse acquistò la montatura e realizzò alcune ottime fotografie. Acquistò in seguito, sempre negli USA, uno strumento per la fotografia aerea Willey dal diametro di 200 mm f/4, a lastre.4
Dedito alla meccanica si costruì la "camera a freddo": un contenitore a tenuta stagna che serviva a raffreddare le pellicole fino a -79°C, per eliminare il difetto di reciprocità nelle lunghe esposizioni; il contenitore veniva caricato con ghiaccio secco.5
Lui e Virginio Monticelli avevano la stessa fotocamera: la famosa Exakta con pentaprisma intercambiabile. Montaldo sapeva smontare fotocamere e obiettivi, aveva una certa pratica della micromeccanica, si prestava volentieri a chi glielo chiedesse nel dare un'occhiata a una fotocamera o un obiettivo.
Immaginare oggi per chi non ha vissuto quegli anni cosa volesse dire la pratica, l'impegno nel costruire, modificare apparecchiature in ambito dilettantistico non è cosa facile, specie quando dall'ambito dilettantistico si cresceva a un livello vicino al professionale.
Oggi abbiamo grazie al digitale e all'informatica possibilità enormi rispetto ai limiti chimico-fisici ad esempio di un negativo analogico, almeno in formato 35 mm. Tuttavia proprio per i limiti di quegli anni passati le persone come Montaldo hanno dato esempio di forte volontà, capacità e particolare personalità.
Era, infatti, una persona dal carattere forte e, nonostante avessero idee politiche differenti, Montaldo aveva una vera e propria venerazione per Monticelli; mi disse una volta: «Per me Monticelli è come un padre».


Il ricordo di Luca Maccarini

Ho appreso solo in questi giorni – dal sito Urania Ligustica – che ci ha lasciato Giorgio Montaldo... mi dispiace davvero tanto!
È stata una persona che ho sempre stimato per il grande impegno e la tenacia con cui si dedicò ai lavori per il completamento dell'allora costruendo OAG. Sempre presente per dare un consiglio tecnico ed un aiuto operativo ove serviva, lo ricordo anche come un grande appassionato di fotografia: con trepidazione e curiosità, attendevo le sue immagini in b/n di nebulose e della Luna, allegate ai bollettini SAUPS realizzati col ciclostile nella seconda metà degli anni '70.
Montaldo mi diede più di un suggerimento sulla scelta e su dove acquistare gli oculari per il mio primo telescopio rifrattore da 60 mm ed il binocolo per l'osservazione delle stelle variabili.
Con Virginio Monticelli, Alfredo Tortonese e Giorgio Montaldo se ne va un "pezzo di storia" dell'Osservatorio Astronomico di Genova.


Non è un caso che il ricordo condiviso da due amici astrofili sia molto simile. Giuseppe Chiodo: "É davvero molto triste, se ne è andato uno dei pilastri dell'Osservatorio". Flavio Fontanelli: "Una delle prime persone che avevo incontrato arrivando in Sezione Astrofili, veramente una delle colonne portanti".


Fotografia originale    Fotografia originale

Figura 2 – La nebulosa Messier 42 in Orione
(Genova Palmaro di Prà, 22 gennaio 1977) 6
   Figura 3 – Luna all'ultimo quarto
(Genova, 1979?) 7




1 G. De Simone, G. Montaldo, "Due cupole a confronto", Bollettino OAG, 22 (1993), n. 62-63, pp. 17-19 Pubblicazioni OAG.

2 G. Montaldo, "Un nuovo strumento di precisione per l'Osservatorio", Bollettino SAUPS, 16 (1987), n. 49, p. 10.

3 Tra cui l'elegia dell'officina per antonomasia: G. Montaldo, "Addio «Officina Monticelli»!", Bollettino SAUPS, 21 (1992), n. 60-61, p. 36.

4 Uno strumento analogo, acquistato da Virginio Monticelli nel 1976, è stato donato dalla sua vedova Alma Simonetto all'Osservatorio Astronomico di Genova il 29 aprile 1983; Dossier Osservatorio, a cura di G. De Simone (Genova Sestri, 1983), p. 88.

L'ottica è stata presumibilmente progettata da Ronald R. Willey, Jr., fondatore della Willey Corporation e tuttora collaboratore di Link esterno Willey Optical, Consultants (esistente il 7/10/2021). L'acquisto dovrebbe essere stato stimolato da un annuncio apparso in Sky & Telescope; una verifica è resa più difficile dalla cancellazione, anteriore all'ottobre 2021, di quanto già condiviso in Link esterno Internet Archive.

5 G. Montaldo, F. Fontanelli, "La camera a freddo", Bollettino SAUPS, 10 (1982), n. 36 (maggio-agosto), pp. 8-10. Ristampato in: Contributo, supplemento al Bollettino SAUPS (1984), pp. 52-53 Pubblicazioni OAG.

6 Eseguita da Giorgio Montaldo con rifrattore ∅ 8" f/5 Willey e camera a freddo autocostruita a -50°C, esposizione 13 minuti, pellicola Kodak Tri-X Pan, sviluppo 6 minuti. Positivo originale formato 104 x 147 mm, a margini bianchi, allegato al Bollettino SAUPS, 6 (1977), n. 23 (settembre-dicembre), p. 2.

7 Eseguita da Giorgio Montaldo con "lo strumento fotografico di sua costruzione": presumibilmente il rifrattore ∅ 150 mm f/10. Positivo originale formato 104 x 147 mm, senza margini bianchi, allegato al Bollettino SAUPS, 8 (1979), n. 29 (settembre-dicembre), p. 2.



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