Urania Ligustica

La nuova scienza

Cesare Leopoldo Bixio

Elogio di Giambatista Baliani (1824) 1

La nuova scienza


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Gio. Battista Baliani

Figura 1 – Ritratto di Gio. Battista Baliani 2



Gio. Battista Baliani

Figura 2 – Dettaglio della figura precedente



(Nato nel 1582, morto nel 1666.)


     Ai nomi di molti grandi Italiani, che, con gli splendidi loro trovati nelle pure matematiche e nelle miste, furono maestri alla Europa di nuove ragioni scientifiche, ai nomi del Tartaglia, del Cardano, del Galileo, del Castelli, del Cavalieri, del Torricelli, del Grimaldi e del nostro Cassini devesi unire il nome di un altro Ligure, del Genovese Baliani. Le proprietà generali del moto uniformemente accelerato, la legislazione dei gravi, che fu la prima scintilla onde brillò poi di chiarissima luce il sistema della universale gravitazione, non è scoperta del solo Galileo; essendoché Giambatista Baliani, sebbene con raziocini diversi, ottenne i medesimi resultamenti. Per simile il Leibnizio ed il Newton, con la sola forza del loro intelletto, arrivarono alla invenzione dell'analisi infinitesimale, e n'ebbero egual tributo di lode dalla imparziale posterità.

     Giambatista Baliani nacque in Genova nel 1582, di patrizia famiglia, che si estinse in un di lui figlio. Si dilettò nel tempo della prima sua gioventù del leggere assiduamente ogni maniera di libri; ma desideroso com'era di ragionar per se stesso, consentiva assai rare volte nella opinione degli autori su cui meditava. La sua natura più lo spingeva a scoprir nuove cose, che a perfezionare le altrui invenzioni. Quindi ben presto andò riguardoso nell'aderire a certi filosofici sistemi, ed alieno dall'affermare ciò che non vedea provato dal fatto. Quindi si avvide quanto più goda lo intelletto della scienza che della opinione, e sentissi naturalmente eccitare allo studio delle matematiche. Conobbe allora come sia fatto il sapere, e dopo un lungo errare nei tenebrosi sentieri degli scolastici, trovossi finalmente dischiuse le porte dell'augusto tempio del vero. La scienza delle quantità lo ammaestrò nell'arte d'interrogare la natura, di sorprenderla mentre ella eseguisce i suoi più celebrati fenomeni, e di assoggettarne al calcolo le più recondite operazioni. Allorché la mente si reca alla investigazione delle più nobili discipline, sgombra d'ogni pregiudicata opinione, più facilmente si avvezza a discernere la fallacia di un seducente paralogismo, e si fa capace di vaste e moltiformi cognizioni, senza timore di rimanersi svagata negli intrigati sentieri di un ignoto laberinto. Ciò accadde appunto al Baliani allorché intese a divenir seguace di Urania; il perché di molte e peregrine verità poté adornarsi lo spirito, e quasi tutto discorrere il dominio della umana sapienza. Alla quale [<carta 1 recto-carta 1 verso>] dedicò egli tutto il tempo della sua lunghissima vita; se non quanto nel distoglievano ad ora ad ora e molti privati litigi, e molte ed onorevolissime cariche, da lui sostenute in Patria lodevolmente. Sappiamo che nel 1611 fu comandante della fortezza di Savona, al quale officio, che avea titolo di commissario, inviavasi ad ogni sei mesi un soggetto, sortito dall'ordine senatorio. Sappiamo di lui che dal 1647 al 1649 fu governatore di Savona; alla quale dignità si destinava per un biennio un membro del Consiglio Minore. Sappiamo di lui finalmente che giunse ad essere annoverato tra i dodici Padri del Senato Genovese, i quali col titolo di Governatori avevano la suprema autorità nelle materie civili. Come uomo privato il Baliani erasi volto agli ameni studi delle lettere e delle fisiche scienze; appena trasformato in uom pubblico credette suo grandissimo lustro di poter giovare alla patria, e dedicossi con ogni impegno, benché omai fatto adulto, allo studio del diritto romano, delle leggi, delle consuetudini, e del governo della genovese Repubblica. Di che, oltre alla fama di sommo filosofo, si acquistò il vanto di ottimo cittadino; s'egli è il vero che quella dovrebbe reputarsi la infelicissima delle nazioni, nella quale la prosperità del commercio, la pubblica disciplina degli studi, e le sostanze e la vita dei cittadini fossero affidate all'arbitrio di uomini, ciechi d'ogni lume di dottrina e scioperati di ogni arte.

     Il Baliani pubblicò in Genova nel 1638 un libro latino sul moto naturale dei gravi, di cui otto anni dopo fece una seconda edizione, aggiungendovi due libri sovra i solidi, e tre sopra i liquidi. Nel 1647 mentr'era governatore in Savona, per togliere dall'ozio, com'egli dice modestamente nella sua prefazione, lo stampatore, diede in luce un trattato della Pestilenza; in cui addusse molti nuovi pensieri, e svariatamente disputò in ogni genere di dottrina. Appresso nel 1653 pubblicò in Genova lo stesso trattato riveduto ed ampliato; e vi stampò da ultimo nel 1666 le sue Opere diverse. Cominciano esse con cinque dialoghi, nei quali tre interlocutori, da lui chiamati Giovanni, Carlo ed Alessandro, parlano seguentemente della virtù morale, della filosofia naturale, degli atomi visibili, della luce e suoi effetti, e dell'anima del mondo. Succedono ai dialoghi tre trattati sull'amicizia, sulla fortuna del mare, e sovra le lettere di cambio; e terminano il libro diversi opuscoli latini sopra argomenti di logica, di metafisica, di meccanica e di ottica. Queste sono le opere pubblicate dallo stesso Baliani mentreché visse: molte altre proponevasi di offrirne ai lettori, quando sul cadere dell'anno 1666 finì la sua gloriosa carriera. In calce al volume delle Opere diverse registrò egli stesso l'ultima sua malattia, ed il titolo di vari libri, che ne furono invidiati o dal tempo, o dalla incuria de' suoi eredi. Avendolo colto nel mese di agosto una occupazione di testa, sentissi indebolito il moto della mano sinistra; onde, temendo di qualche colpo apopletico, cessò di stampare, e lasciò abbozzati: un trattato della febbre, uno di materie legali, e due altri di cose intorno l'arte poetica e quella degli ingegneri, oltre alcune quistioni teologiche.

     L'opera per cui venne in gran fama il Baliani, e per cui può dirsi emulo al gran Galileo, è il libro sul moto naturale dei gravi. Ivi nella terza proposizione sostenne che la gravità dei corpi, mentre naturalmente discendono, cresce in ragion duplicata dei tempi; e si accinse a provare nella sesta, che i gravi discendendo con moto accelerato seguitano la proporzione dei numeri dispari. Sono [<carta 1 verso-carta 2 recto>] questi i due principali teoremi del Galileo, ne' suoi dialoghi pubblicati in Leida, nell'anno stesso 1638, in cui si sparse in Genova e per la Italia il libro del Baliani sui gravi. Ma il dotto Genovese fin dall'anno 1611 aveva osservato dalla fortezza di Savona, che due corpi di un peso assai diverso fra loro cadevano pure al suolo quasi ad un tempo, da una medesima altezza, e ne avea conchiuso esser falso l'antico dettato: che i corpi cadono più o meno velocemente in proporzione del loro peso. Quindi rintracciando la legge della gravità avea ripetuto la sperienza medesima su dei piani inclinati; e finalmente dalle vibrazioni di due pendoli ineguali, e descriventi degli archi simili, aveva conchiuso: che i tempi in cui si scorrono da que' pendoli i due archi suddetti sono in ragione sudduplicata delle lunghezze. Dunque, diceva il Baliani, due pendoli orizzontali, i cui archetti si possano confondere alle loro verticali tangenti, serberanno la stessa ragione, e per conseguente gli archetti medesimi saranno fra loro in ragione duplicata de' tempi. I suoi amici, prima della edizione dei dialoghi del Galilei, erano già informati di tale scoperta, e glie ne rese testimonio il Cabeo, nel primo libro delle Meteore. 1l Galileo all'incontro considerando che tutte le parti di una massa qualunque sono piccoli corpi elle stesse, e che l'azione della gravità essendo in tal guisa costante, deve dare senza alcuna interruzione de' colpi eguale ad un corpo, in ogni istante successivo; ne conchiuse che il movimento dei gravi deve accelerarsi egualmente. Questa semplice considerazione del Galileo non era dunque, al tempo in cui pubblicò il Baliani il suo libro, che una bellissima ipotesi, cui doveva esporsi pur anco ad un rigido esame. E nel vero non fu se non se dopo il 1638 che il Galileo trovò la dimostrazione geometrica meccanica del moto accelerato, contro ad una conclusione di Pappo; a ciò spinto dai dubbi, che gli moveva il Viviani, sulla necessità di suppor nota una legge siffatta. E in qual modo poi persuaderci che sovra un plagio di tal natura, ove sul matematico genovese ne fosse pur caduto il sospetto, potesse tacersi la penna di quello stesso Galileo, il quale, più che la perdita de' figliuoli, delle sostanze e della vita, credette acerba ed amara la perdita della gloria acquistata? Come immaginarci noi mai che quello istesso Torricelli, che accusato da Roberval di usurpargli i problemi della Cicloide, ne morì poi di rammarico, non avesse voluto rivendicare al maestro l'onore che un altro aspirava con esso a dividere? Come credere in somma che Vincenzo Viviani, che Paolo del Buono e che tutti gli altri accademici del Cimento, presso i quali siccome di padre, suonava venerato e carissimo il nome del Galileo, volessero lasciare i posteri incerti sovra una palma sì bella, riportata da un Ligure quasi a danno del maggior dei Toscani? Che se a così forti motivi, i quali consentono alla ragione e alla storia, si aggiugneranno le autorità del Gassendo, del Blondel, del Padre de' Chales e di Vincenzo Riccati; sarà facile il convenire in questa opinione: che il Baliani ed il Galileo, nello stabilire la teoria generale dei gravi, benché seguendo diversi ragionamenti, si riposarono nella sentenza medesima.

     Se non che oltre all'essersi negata al Baliani la gloria di avere con un metodo tutto proprio preceduta la scoperta del Galileo, fu anzi accusato di essere il primo autore della falsa opinione, che un corpo spinto dalla sua gravità segua la proporzione degli spazi passati. Il celebre Wolfio chiamò più volte col nome d'ipotesi Baliana un simile assurdo. Il Montucla, dopo aver lodato il Baliani per la dottrina [<carta 2 recto-carta 2 verso>] e lo impegno con che ragiona sui gravi, lo accusa di essere stato promotore della sopraccennata sentenza. Più oltre progredisce il Saverien, e dà carico al Senator Genovese di avere al tutto oppugnata la dottrina del Galileo. Ma da queste accuse fu valorosamente difeso il Baliani da Giovanni Andres e da Vincenzo Riccati. Questi in due lettere, da lui successivamente dirette a Salvatore Corticelli, ed al proprio fratello Giordano, provò che a simile oltraggio, fatto alla gloria del Baliani, avean dato luogo alcune considerazioni da lui proposte nella prefazione del quarto libro dei gravi, e che la riprovata sentenza insegna essere le velocità in ragione degli spazi presi dal principio del moto, dove che la dottrina del Baliani le pone proporzionali agli spazietti passati ne' tempicelli successivi. Le quali opinioni sono opposte così, che una non può stare con l'altra.

     Io venni fin qui encomiando il Baliani, e difendendolo insiememente, appoggiato nell'autorità di uomini di chiaro nome, dalle ingiuste accuse di vari Scrittori delle scienze matematiche. Or vuole la verità, ch'io dicagli in colpa il cessar che fece dall'antica sentenza intorno alla legge con cui discendono i gravi. Dopo aver detto egli stesso, nella sua prefazione al trattato della Pestilenza, d'essere stato primo a dimostrare che i corpi discendono conservando la proporzione dei numeri impari; prosegue ragionando così: "sono venuto io poi in cognizione, che tal proporzione non è mai precisamente vera..... e che quanto sono essi maggiori (gli spazi) ella più al vero si avvicina; e che ove gli spazi sien minimi ella è del tutto falsa, e che discendono allora i gravi con la proporzione dei numeri naturali: come io ho dimostrato nella prefazione del mio quarto libro del moto". Ecco ciò che volea provare il Baliani, ecco ciò che indusse il Montucla ed il Wolfio ad attribuirgli l'altra opinione delle velocità proporzionali agli spazi. Ecco l'errore in cui cadde per vaghezza forse di non ricantare le cose per altri già dimostrate. E di fermo ognun vede che seguendo la nuova teoria de' numeri naturali sarebbe distrutta quella conclusione, omai inconcussa in meccanica, che cioè gli spazi percorsi sono in ragione dei quadrati delle finali velocità. Or se talun mi chiedesse come abbia potuto il Baliani tralignare dalla vera opinione per gire in traccia di un ritrovato fallace, gli risponderò, come diceva egli stesso, che diede a divedere di far quello, cui richiedeva la sua natura; e gli addurrò l'esempio di un secolo (XV) che, avendo abbandonato i vestigi del precedente, prepose i deliri degli Accademici alle ragionate dottrine Peripatetiche.

     Giambatista Baliani fu profondo filosofo e gran matematico, ed ebbe più che mediocri cognizioni nella Giurisprudenza, nelle Lettere, nella Teologia e nella Medicina. Molti suoi celebri contemporanei, il Gassendi, il Cavalieri, il Liceti, il Rocca, il Cabeo ed il Padre Sforza Pallavicini lo tributarono bene spesso di altissimi encomi. Evangelista Torricelli lodava ne' di lui scritti la brevità impareggiabile, per cui lo dicea superiore a tutti gli antichi e moderni scrittori di matematiche; e quel Grande, perseguìto dalla sorte e dagli uomini, che dopo avere disvelato alla terra tanta parte degli arcani della natura, avea già perduto il dolce lume degli occhi, facendosi leggere più volte il libro de' Gravi, dolevasi che il suo perpetuo infortunio non gli consentisse di acquistare una chiara intelligenza di cose, che stimava essere acutissime e bellissime.

C. L. B.3




1 [C. L. B. = C. L. Bixio], "Elogio di Giambatista Baliani", in Ritratti ed elogj de' Liguri illustri / Fascicolo Nono / Giambatista Baliani – Innocenzo VIII / Virginia Centurione Bracelli / Lamba D'Oria – Gian Francesco Brignole Sale (Genova, Stamperia e Fonderia Ponthenier, gennaio 1824), carte non numerate e 5 tavole litografiche fuori testo.

Prima edizione in foglio: si tratta di uno dei fascicoli distribuiti ai sottoscrittori dell'opera e poi riuniti nell'edizione del 1830. Segue la trascrizione dell'avviso in quarta di copertina.

"AVVISO DEGLI EDITORI.
La serie dei Liguri Illustri è composta di un numero non minore di 50, né maggiore di 80 Ritratti ed Elogj, in foglio carta reale velina.
I Ritratti sono ricavati da medaglie o pitture originali, e si distribuiscono per fascicoli ai Signori Associati: ciascun fascicolo è composto di 5 Ritratti e 5 Elogj al prezzo di fr. 10 per ogni fascicolo. Le tavole Cronologica e Alfabetica de' Liguri Illustri, come pure il Catalogo de' Signori Associati si daranno gratis.
Le Associazioni si ricevono

inGENOVA,dagliEditori, Sigg. Gervasoni e C., Stabilimento Litografico, piazza di Valoria, n.° 860, a questa Tipografia [Ponthenier], e dai Sigg. Gravier, Ricci ed altri distributori del Manifesto.
TORINO – Sigg.Bocca.
NIZZASocietà Tipografica.
SAVONAAmarca.
S. REMOAntonio Rossi.
NOVICarlo Puppo.
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CHIAVARIDomenico Botto.
MILANOGiovanni Silvestri.
PISASebastiano Nistri.
LIVORNOMigliaresi.
FIRENZEGuglielmo Piatti.
ROMAFilippo Deromanis.
NAPOLIBorel.
PALERMOLorenzo Dato.
CAGLIARIBenferreri.
BOLOGNAAnnesio Nobili.
LIONEBlanc et Comp.
PARIGIDelaunay et Michaud".

2 Ogni elogio è preceduto dal ritratto in una tavola fuori testo. Nel caso di Baliani, la litografia di Gervasoni e C. è basata su un disegno di F. Scotto, ricavato "da Ritratto". La terza edizione (1846) differisce per poche varianti non significative ma, soprattutto, nel non riproporre la litografia con il ritratto dello scienziato.

Per un approfondimento sull'iconografia di Baliani, si rimanda alla pagina pertinente.

3 L'avvocato Cesare Leopoldo Bixio, nato a Genova il 19 giugno 1799 e deceduto a Genova il 27 dicembre 1863, è stato deputato del Regno di Sardegna nella prima (1848) e nella sesta (1857-1860) legislatura Link esterno Camera dei deputati.

Risulta autore di diverse opere, per lo più giuridiche, poetiche e storiche, edite tra il 1820 e il 1862 Link esterno OPAC SBN. Si veda, ad esempio, la canzone "Marco Polo": Agli Scienziati italiani convenuti in Venezia per la nona tornata delle annue loro Adunanze nel settembre del MDCCCXLVII (Genova, Tipografia Ferrando, 1847), 16 pp. Link esterno Google libri (per Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze).

Nei Ritratti ed elogj, Bixio ha firmato anche le biografie di Bartolomeo Bosco, Gio. Benedetto Castiglione, Jacopo Cavalli, Pagano Doria, Guglielmo Embriaco, Bartolomeo Fazio, Folchetto, Paolo Gerolamo Franzoni, Batista Fregoso, Gerolamo Lagomarsini, Agostino Mascardi, Nicolò V, Gaspare Luigi Oderico, Persio Aulo Flacco, Matteo Senarega, Bernardo Strozzi, Lazzaro Tavarone.

"Cesare Leopoldo Bixio (1799-1863), non parente di Nino Bixio, avvocato, carbonaro, poi mazziniano, nel 1848 molto attivo a Genova nel movimento democratico, fu uno dei quattordici deputati che al Parlamento subalpino protestarono contro l'armistizio Salasco". E. Sestan, a cura di, Opere di Giandomenico Romagnosi, Carlo Cattaneo, Giuseppe Ferrari (Milano-Napoli, R. Ricciardi, 1957), p. 955 Link esterno OPAC SBN.

Per maggiori notizie bio-bibliografiche si rimanda alla voce in Link esterno DBI.



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