Urania Ligustica

La coltivazione dei monti






La fotografia da satellite mostra una piccola porzione del territorio collinare dell'invaso del torrente Segno, tra Vado Ligure e Quiliano (Savona); l'immagine copre circa 140 x 170 metri, in piano, ma la struttura a terrazze, o fasce, rivela che si tratta di un terreno con una certa pendenza, con quote ellissoidiche comprese tra circa 95 metri, in basso, e 156 metri, in alto. Nella seconda metà del Settecento l'area era sicuramente del tutto coltivata a fasce, essendo a quote basse e vicina ai borghi sopra citati. Le terrazze che si possono ancora intravvedere dovrebbero essere quelle allora esistenti, se si considera la semplicità di manutenzione di un muro a secco e la difficoltà di aumentare la profondità della fascia.1


A partire dall'epoca medievale, si sviluppa una suddivisione agricola per quote della campagna savonese. Le zone in piano, irrigabili con maggiore facilità, sono dedicate per lo più agli ortaggi, tra cui cavoli, meloni e insalata. Sulle colline, a partire da quelle più prossime ai borghi, è sempre più diffusa la coltura intensiva della vite a scopo vinicolo, con canneti nei fossi (altrimenti improduttivi), in modo da sfruttare le canne per il tutoraggio delle piante. Nelle stesse fasce sono coltivati, ancora, ortaggi, e in quelle più ampie trovano posto anche alberi da frutta, tra cui spiccano i fichi. In zone meno esposte a mezzogiorno e a quote più elevate, è coltivato invece il castagno. Alla base dell'alimentazione contadina ci sono fichi secchi e farina di castagne; la produzione di cereali in Repubblica è così limitata da dover ricorrere a una massiccia importazione, ma solo per i consumi di Genova e dei borghi delle Riviere.

Nel Cinquecento le destinazioni sono in sostanza invariate, ma inizia a essere documentato l'olivo, in consociazione con la vite; le finalità vinicole delle coltivazioni continuano comunque ad essere prevalenti sulle colline. La progressiva espansione dell'olivo, nelle zone più protette dalla tramontana e da gelate, dipende dall'aumento del prezzo dell'olio registrato a partire dal 1530: un andamento che, sia pure con una sostanziale stagnazione nel Seicento, continua sino al 1719; si registra quindi una flessione del prezzo sino al 1730, poi il prezzo torna a salire, almeno fino al primo decennio dell'Ottocento.2

L'olio si esporta e la coltivazione dell'ulivo si espande fin sui monti, a scapito di viti, alberi da frutta e castagni, restringendo i pascoli e spostando sempre più in alto il limite dei boschi misti. Il dissodamento che permette questa espansione a spese delle "comunaglie" (terreni indivisi ad uso comune) è affidato a contadini poveri e lontani dai borghi, che sfruttano terreni residuali per la sola sopravvivenza e raccolgono fieno, frasche, foglie per il baratto. I castagneti da frutto, dopo aver raggiunto la massima espansione tra Cinquecento e Seicento, resistono comunque nei luoghi più freschi e ombrosi, per la loro frugalità e perché continuano a servire sia le castagne che la legna.

Un testimone attento, agli inizi dell'Ottocento, è il prefetto napoleonico Gilbert Chabrol de Volvic (1773-1843).

Le canton de Quigliano s'appuie à la crête des Apennins, depuis Montealto, jusqu'au-delà du col d'Altare. Il renferme les versants de deux torrents, de Zinola et de Vado, et longe la mer dans la partie la plus abritée de la rade. Ces torrents ne se dessèchent jamais, et donnent des moyens d'arrosages, ainsi que la facilité d'établir des moulins et des usines. Le sol est généralement argileux, mais les petites plaines que forment les torrents à leurs débouchés vers la mer sont composées d'alluvions, et de bonne terre végétale.
Les productions consistent dans le vin, l'huile, le blé, les légumes, le jardinage, et quantité de bois à brûler, ou propre à la construction.

QUIGLIANO, chef-lieu de canton, est bâti au confluent des deux torrents Roverossa et Cadibona; le bourg est environné de collines plantées d'oliviers [...] La plus grande portion de son territoire est montueux. La partie la plus fertile est située dans une plaine très riante, mais qui, malheureusement est sujette aux débordements du torrent. Ses principales productions consistent dans le vin, le blé, les légumes, les châtaignes, l'huile et le bois.

VADO, dans une plaine belle et fertile, est situé au bord de la mer. Devant le village se trouve la belle rade de ce nom, où trente vaisseaux de ligne peuvent trouver un asile par tous les vents et dans toutes les saisons. Cette rade est cependant foraine, mais la nature de son sol d'argile en rend le mouillage excellent; elle est abritée de tous les vents dangereux. Le sol du territoire de la commune est argileux. Les produits consistent principalement dans les grains, les fruits et l'huile.

SEGNO, bâti sur le penchant d'une colline, dans les versants du torrent de Vado [...] Ses principaux moyens de subsistance consistent dans l'agriculture, le produit des bestiaux, la manufacture de toiles et cotonnades, le débit de la chaux, et la vente du bois à brûler. Les productions de l'agriculture sont principalement les grains, le vin, l'huile, et les châtaignes.

Le canton de Savone n'est composé que de quatre communes arrosées par les torrents Sanzobia, Letimbro, et Zimola. Sa surface est de 14,000 hectares, dont la moitié en culture, le reste en bois ou bruyères. Les productions territoriales sont le vin blanc, l'huile d'olive, les châtaignes, le jardinage, et les fruits, dont les plus renommés sont les pêches, les figues, et les abricots.

SAVONE [...] Les productions territoriales consistent en huile, vin, fruits, jardinage, et châtaignes, etc.; quelques jardiniers distillent l'eau de fleur d'oranges, et cultivent de belles fleurs, dont la majeure partie est envoyée en Piémont.3

Giovanni Boine (1887-1917) ci ricorda, in un celebre articolo, che la coltura e la cultura dell'olivo erano del tutto diverse da quelle degli ortaggi, della vite o del castagno, almeno fino al crollo del prezzo dell'olio alla metà dell'Ottocento.

C'è gente qui che sta tutto il giorno a giornata nell'altrui proprietà e zappa di notte la sua. E qui non v'è aratro, qui non v'è ordigno, qui i solchi si fanno a colpi violenti di bidente, un dopo l'altro, duri, violenti rompendo il terreno compatto e argilloso. Terreno avaro, terreno insufficiente su roccia a strapiombo, terreno che franerebbe a valle e che l'uomo tien su con grand'opera di muraglie a terrazze. Terrazze e muraglie fin su dove non cominci il bosco, milioni di metri quadri di muro per quindici per venti chilometri da mare alla montagna, milioni di metri quadri di muro a secco che chissà da quando, chissà per quanto i nostri padri, pietra per pietra, hanno colle loro mani costruito. Pietra su pietra, con le loro mani, le mani dei nostri padri per secoli e secoli, fin su alla montagna! Non ci han lasciati palazzi i nostri padri, non han pensato alle chiese, non ci han lasciata la gloria delle architetture composte: hanno tenacemente, hanno faticosamente, hanno religiosamente costruito dei muri, dei muri a secco come templi ciclopici, dei muri ferrigni a migliaia, dal mare fin in su alla montagna! Muri e terrazze e sulle terrazze gli olivi contorti a testimoniar che han vissuto, che hanno voluto, che erano opulenti di volontà e di forza; i muri e le terrazze a testimoniare che han vinto contro la natura la loro battaglia ordinata; gli olivi contorti a mostrarci la generosità e l'opulenza delle anime loro. Anime piene, anime pingui, anime vive nella lor tenace forma conchiusa, vive di tutti noi che non eravamo ancora e di tutti i padri che già eran vissuti. Perchè gli ulivi! lentissimi a crescere, tardissimi a dare, solo i popoli ricchi li han coltivati: solo le generazioni a cui altre generazioni han tramandata una ricchezza sicura; solo le razze sicure della sopravvivenza loro, piene della sopravvivenza loro, piene e sicure della perpetuità della loro vita.
E qui i padri han faticato pei figli e i nepoti, qui ogni generazione visse degli sforzi della generazione passata e lavorò per la generazione veniente; qui ogni generazione fece il sacrificio di sé stessa alla generazione veniente. E ciò che passa fu sdegnato, ciò che godi nell'anno, ciò che ogni anno rimuti, ciò che semini in autunno e raccogli sicuro in estate fu qui alteramente sdegnato ed il figlio volle emulare il padre in opere che restassero. Ulivi, uliveti che pianti e che durano millanni: ulivi, uliveti dappertutto! Il prato diventò uliveto, il campo uliveto, la vigna uliveto, il bosco in alto faticosamente, dolorosamente, tenacissimamente uliveto.
E l'opera trionfale della razza, di tutta la razza fu compiuta. Come il popolo di una città medioevale, la cattedrale sua, così noi nei secoli. Secoli di stenti, secoli di fede chiusa. Colpi di bidente, pietre l'una sull'altra a fatica: pareva avidità di possesso ed era nell'oscuro, nelle torbide volontà del volere, la coscienza d'una razza, la forza di una razza, la sicura religione della razza. La nostra cattedrale! Gli uliveti folti, boscosi, d'argento per tutto! avevamo fatto il nostro destino, il destino nostro era ora conchiuso; i padri finalmente avevano fissato il nostro destino. E noi fummo fra gli ulivi come un popolo antico nella sua cattedrale: ogni nostra speranza era lì, ogni nostra sicurezza era lì, negli ulivi.4

Le descrizioni di cui sopra sono pertinenti a quanto esiste in Liguria nella seconda metà del Settecento: un territorio bipolare, suddiviso in "piano" e "monti", come ci ricorda il disegnino qui attribuito a Tommaso Belloro (1741-1821). I monti non sono distinti dalle colline: si alzano subito dal mare e sono del tutto sfruttati; persino la faggeta di cresta è distrutta per rifornire l'industria navale e produrre carbone.

La Repubblica impegna risorse considerevoli per proteggere, almeno, i Boschi Camerali, ma lo sfruttamento eccessivo di qualunque suolo a fini agricoli continua sino alla rivoluzione industriale, pur con ulteriori cambiamenti nelle destinazioni d'uso: la coltivazione della patata, ad esempio, inizia a svilupparsi alla fine del Settecento.5




1 Case Torcello a monte della frazione Tiassano del comune di Quiliano (Savona), lungo via Termi Google maps. Il territorio è definito "in parte boscato e in parte abbandonato, con alcune attività agricole non riferibili a vere e proprie forme produttive" e si prescrivono "essenze da mettere a dimora tipiche della zona (prevalentemente ulivi e alberi da frutta)", in: M. Vallarino, a cura di, Piano Urbanistico Comunale. Progetto preliminare stuttura del Piano. Variante 2011 (Comune di Quiliano, 2011), pp. 169-170 Comune di Quiliano. È solo un esempio fra i tanti che emergono da un esame superficiale delle fotografie satellitari. L'abbandono delle coltivazioni prelude al crollo dei muri a secco, al dilavamento dello strato più fertile, alle frane e al conseguente, graduale ritorno a un profilo collinare vicino a quello originale: un processo ritardato dal rimboschimento.

2 A. Chirico, A. De Stefanis, P. De Stefanis, P. Caviglia, Savona. PUC. Descrizione fondativa. Relazione generale (Savona, 22/03/2005), versione DCC n. 15, pp. 8-13 Comune di Savona (pdf). Indici e documenti costituenti del Piano Urbanistico Comunale a partire da Comune di Savona. Non ho per ora consultato: M. Quaini, "Per la storia del paesaggio agrario in Liguria. Note di geografia storica sulle strutture agrarie della Liguria medievale e moderna", Atti della Società Ligure di Storia Patria, 12 n.s. (1972), pp. 203-349; poi edito in volume (Savona, Camera di commercio industria artigianato e agricoltura, 1973; anastatica: Savona, Sabatelli, 1979).

3 G. Chabrol de Volvic, Statistique des provinces de Savone, d'Oneille, d'Acqui, et de partie de la province de Mondovi, formant l'ancien département de Montenotte (Paris, J. Didot aîné, 1824), pp. 203, 204, 205, 206, 211, 214 Google libri. Edizione critica: Statistica delle provincie di Savona, di Oneglia, di Acqui e di parte della provincia di Mondovì, che formavano il dipartimento di Montenotte, a cura di G. Assereto (Savona, Comune di Savona, 1994). Per una breve biografia si veda Wikipédia France.

4 L'articolo è vasto e puntuale come un saggio: G. Boine, "La crisi degli olivi in Liguria", La Voce, 3, n. 27 (6 luglio 1911), pp. 604, 605, 606. Sull'autore: M. Costanzo, Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 11 (Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1969), ad vocem DBI. Devo la scoperta del brano a Giorgio Amico. L'icona con l'olivo alla pagina Manoscritti è tratta da DiSTeBA. È importante sottolineare la compresenza sul territorio di diverse culture contadine, tra cui quella legata al castagno – di origine medievale, quella della vite – "codificata" tra il Cinquecento e il Seicento, quella degli ortaggi e della frutta – la più legata al consumo urbano.

5 C. Costantini, La Repubblica di Genova nell'età moderna (Torino, UTET, 1978), pp. 173-198, 399-417, 465-488, 529-539.

La redazione di questa scheda è stata agevolata dalle mie stesse esperienze di villa nel Genovesato e nel Cuneese.




© Riccardo Balestrieri 2012  –  Revisione 16 III 2012  –  R. G. Boscovich  –  Urania Ligustica