Industria e astronautica

I BINOCOLI DELL'ESERCITO ITALIANO DALL'UNITÀ AL 1943
L'industria ottica al servizio delle forze armate


Giuseppe Finizio


*UL home



Indice
 
1. Gli equipaggiamenti nella storia militare
2. Dalle origini alla Grande Guerra
3. La Grande Guerra e il problema del vetro ottico
4. Il periodo tra le due guerre
5. La Seconda Guerra Mondiale
Note



1. GLI EQUIPAGGIAMENTI NELLA STORIA MILITARE

Sono passati ormai quasi novant'anni da quando il grande storico francese Lucien Febvre, fondatore con Marc Bloch degli Annales, affermava che, in mancanza di documenti scritti, si può fare storia "per mezzo di tutto quello che l'ingegnosità dello storico gli consente di utilizzare". Queste parole muovevano da un'esigenza intellettuale profondamente sentita nella comunità degli storici all'indomani della seconda guerra mondiale, quella di aprire la ricerca storica a nuove metodologie che la affrancassero, senza tuttavia svincolarla, dal totem del documento scritto e le consentissero di utilizzare anche fonti alternative come le cosiddette fonti materiche, ovvero le cose.

Nell'ambito della storia militare contemporanea questo approccio innovativo ha dato luogo a discipline quali l'uniformologia, la sfragistica e la storia degli equipaggiamenti. A quest'ultima disciplina abbiamo deciso di dedicare questo articolo, soffermandoci sul binocolo, uno degli strumenti individuali tecnologicamente più complessi introdotti nell'equipaggiamento individuale dei soldati di tutti gli eserciti alla fine dell'800. Prenderemo in considerazione i modelli a lenti (o galileiani), in servizio nell'Esercito Italiano dall'Unità alla Grande Guerra, e quelli prismatici introdotti dalla ditta tedesca Zeiss nel 1893 1 ▼, ma inventati quarant'anni prima da un geniale ufficiale dell'esercito sabaudo, il maggiore Ignazio Porro, oggi quasi dimenticato 2 ▼.


2. DALLE ORIGINI ALLA GRANDE GUERRA

Durante il XIX secolo si ebbe una massiccia diffusione del binocolo. Dapprima si trattò di strumenti poco potenti formati da due piccoli cannocchiali detti galileiani muniti di due lenti, una concava e una convessa. Con l'introduzione del binocolo a prismi, dotato appunto di un treno di prismi in vetro ottico, fu possibile aumentare l'effetto stereoscopico della visione, riducendo contemporaneamente la lunghezza e l'ingombro dello strumento.

Nei primi anni della sua esistenza la strumentazione ottica dell'Esercito e della Marina fu in larga parte di provenienza tedesca, britannica e francese. Ufficialmente il binocolo entrò nella dotazione degli ufficiali solo nel 1891, contestualmente al revolver 3 ▼. Ma la crisi economica che segnerà l'ultimo decennio dell'800 renderà necessaria una politica di economie che non risparmierà le forze armate del giovane regno, bloccando di fatto il rinnovamento del materiale di artiglieria, ma rallentando anche l'introduzione dei nuovi equipaggiamenti individuali. Fu così che il 5 aprile del 1899 il ministro della guerra generale Alessandro Asinari di San Marzano fu costretto ad emanare la circolare n. 2244 4 ▼ in cui si sollecitavano tutti gli ufficiali ad acquistare in proprio un binocolo di cui si indicavano, a grandi linee, anche le caratteristiche tecniche. Secondo il ministro:

"L'aumento di gittata conseguito dalle armi odierne, l'introduzione della polvere a fumo tenue, la cura che si pone oggidì nel rendere poco appariscenti da lontano gli oggetti di equipaggiamento e di armamento del soldato, rendono assai consigliabile l'uso, in campagna, da parte di tutti gli ufficiali delle armi combattenti, di un binocolo che aiuti a scrutare il terreno lontano, a scoprire i poco appariscenti dintorni che rivelano i movimenti delle truppe avversarie, ad apprezzare la forza nemica, a stimare le distanze, a scorgere gli effetti del tiro [...]. Di fronte all'importanza che va sempre più acquistando l'uso di tale strumento in campagna, il Ministero raccomanda vivamente che gli ufficiali delle armi combattenti siano tutti provvisti di un buon cannocchiale e si abituino a servirsene, sin dal tempo di pace, nelle esercitazioni tattiche, nelle esercitazioni di tiro al bersaglio, durante le manovre, nelle ricognizioni, ecc.".

Lo strumento consigliato era un piccolo binocolo galileiano a 4 ingrandimenti con un campo visivo di 3°30', compatto, leggero ed economico (40-45 Lire), di fatto assimilabile ad un binocolo da teatro, dalle prestazioni, quindi, molto limitate. Nella circolare non si faceva cenno ai nuovi binocoli a prismi introdotti dalla Carl Zeiss di Jena sei anni prima e regolarmente importati in Italia fin dal 1894 dalla ditta Koristka di Milano, il cui acquisto –pensava probabilmente il ministro– avrebbe inciso in modo troppo rilevante sulle magre finanze degli ufficiali inferiori.

Nel 1903, contemporaneamente all'avvio del lungo e macchinoso processo di rinnovamento dell'artiglieria campale, che avrebbe portato nel 1911 all'adozione del cannone francese 75/911 mod. Deport, si decise anche l'adozione di un binocolo prismatico e la scelta cadde sul nuovo 7x20 della C. P. Goerz di Berlino, adottato dall'esercito del Kaiser Guglielmo II con la sigla D.F. 99 5 ▼, di cui furono acquistati oltre 500 esemplari. Nel 1907 gli furono affiancati 200 8x24 della Zeiss, dotati di un migliore effetto stereoscopico, più leggeri e luminosi del Goerz.

Analogamente a quanto accadeva in Germania, nel novembre 1912, la Zeiss lanciò anche in Italia una campagna promozionale diretta agli ufficiali dell'Esercito e della Marina a cui venivano offerti alcuni tipi di binocoli a prezzi scontati del 20% 6 ▼. L'anno dopo la ditta tedesca fornì all'Esercito italiano l'ultimo lotto di binocoli 8x24.


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Figura 1 – Foto di gruppo di fronte a un pezzo da 149 G in Libia (1912)
Sono riconoscibili i binocoli GOERZ 7x20 e ZEISS 8x24 degli ufficiali di artiglieria.

Lo scoppio della guerra in Europa rese sempre più difficile l'approvvigionamento di materie prime e di fonti di energia, mentre la fornitura di tecnologia tedesca si interruppe definitivamente dopo la nostra dichiarazione di neutralità (2 agosto 1914).


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Figura 2 – Ufficiali muniti di binocolo alla vigilia della Grande Guerra

3. LA GRANDE GUERRA E IL PROBLEMA DEL VETRO OTTICO

Subito dopo l'entrata in guerra dell'Italia nel maggio del 1915 vennero istituiti il Comitato Supremo per i Rifornimenti delle Armi e Munizioni, che gettò le basi per la mobilitazione industriale (D.L. del 26 giugno 1915). A questa struttura fu delegata l'individuazione delle industrie da considerare "ausiliarie" alla produzione bellica. Nell'ancora piccolo comparto dell'industria ottico-meccanica italiana ad ottenere questa investitura furono l'Officina Ottica della San Giorgio di Genova, le Officine Galileo di Firenze, la Filotecnica Salmoiraghi e la F. Koristka di Milano.


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Figura 3 – Joffre, comandante in capo dell'Esercito francese, si intrattiene con Cadorna sul fronte italiano (6/9/1915)
Si noti il binocolo Zeiss 8x in mano all'ufficiale italiano a destra.

Il repentino cambio di alleanze, che aveva portato l'Italia nel campo della Triplice Intesa, aveva creato un problema di approvvigionamento delle materie prime, della strumentazione meccanica e del macchinario che prima venivano acquistati soprattutto in Germania. Nel settore degli strumenti ottici si evidenziò in particolare una grave carenza di vetro ottico, fino ad allora importato dalla Schott di Jena, la vetreria della Zeiss.

Il tentativo di creare dal nulla l'industria del vetro ottico in Italia non ebbe successo, nonostante il tentativo del generale Eugenio Righi (1860-1925), che nel 1916, dopo la scoperta in Calabria di un giacimento di sabbia silicea, aveva avviato la produzione di vetro ottico all'interno del Laboratorio di Precisione del R. Esercito da lui guidato 7 ▼. Appare dunque eccessiva la speranza del generale Alfredo Dallolio (1853-1952), capo del sottosegretariato per le Armi e Munizioni (Regio Decreto 9 luglio 1915, dal giugno 1917 elevato al rango di ministero) 8 ▼ di creare in breve tempo una produzione indigena del prezioso materiale.

Per supplire alle carenze (non solo quantitative) del prodotto nazionale si dovette quindi ricorrere all'importazione dall'estero, impresa non facile se si considera che nel campo dell'Intesa esistevano solo due produttori di vetro ottico, Parra & Mantois di Parigi e Chance Brothers di Birmingham, la cui produzione era già in gran parte assorbita dalle esigenze dell'esercito francese e dell'ammiragliato britannico.

Il gen. Righi ebbe presto a confrontarsi con i limiti e le deficienze della giovane e immatura industria ottica nazionale. Dapprima fu costretto ad intervenire per correggere alcuni errori di progettazione nei cannocchiali panoramici per artiglieria che la San Giorgio produceva in via pressoché esclusiva. La qualità di questi strumenti rimase comunque inferiore agli standard qualitativi dell'epoca e questo non mancò di influire sull'accuratezza della nostra artiglieria 9 ▼.


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Figura 4 – Cannocchiale di puntamento SAN GIORGIO
Punzonato 1915.

A partire dal 1917 l'apporto del LPRE si estese anche alla produzione di strumenti ottici. Furono realizzati almeno 700 binocoli prismatici 8x26, direttamente estrapolati dal famoso modello Goerz, in dotazione a molti eserciti europei. Dopo il disastro di Caporetto il LPRE dovette realizzare anche decine di cannocchiali su treppiede con ingrandimento triplo (15-20-40x80 e 25-40-80x80) per gli osservatori di artiglieria. Si trattava di modelli direttamente estrapolati da analoghi modelli Zeiss già in dotazione all'esercito.


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Figura 5 – Osservatorio di artiglieria del R. Esercito durante la Grande Guerra
È utilizzato un cannocchiale Zeiss a tre ingrandimenti.
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Figura 6 – Vittorio Emanuele III osserva il campo di battaglia (1918)
È utilizzato un cannocchiale a tre ingrandimenti del Laboratorio di Precisione del R. Esercito.

Le iniziative di cui abbiamo detto, tardive e velleitarie, sortirono solo in minima parte l'effetto sperato, cioè di affrancare l'esercito dalla dipendenza dall'estero nel settore ottico. Per tutta la durata del conflitto il binocolo tipo in dotazione all'artiglieria e alla fanteria rimase di tipo galileiano e dalle caratteristiche molto simili da quello consigliato agli ufficiali dal ministro Asinari di San Marzano nella sua circolare del 1899 10 ▼. I binocoli prismatici in servizio erano di solito riservati agli ufficiali superiori.


4. IL PERIODO TRA LE DUE GUERRE

Nel novembre del 1918 il gen. Righi, con la collaborazione del prof. Luigi Pasqualini, direttore generale delle Officine Galileo, e del prof. Antonio Garbasso, direttore dell'Istituto di Fisica dell'Università di Firenze, diede vita, nella città medicea, al Laboratorio di Ottica e Meccanica di Precisione, che forgiò negli anni successivi scienziati di valore come Vasco Ronchi (1897-1988), più tardi cofondatore dell'Associazione Ottica Italiana e direttore dell'Istituto Nazionale di Ottica di Arcetri: vero trait d'union tra il mondo scientifico e le istituzioni militari nei venticinque anni a venire.

Già nel 1927 un documento firmato da Mussolini, ministro della Guerra, e controfirmato da Cavallero, sottosegretario alla Guerra, e dal ministro per l'Istruzione Pubblica Pietro Fedele, decretava la "facoltà della Direzione Superiore del Servizio Tecnico d'Artiglieria e degli Stabilimenti d'Artiglieria dipendenti di ricorrere al Prof. Vasco Ronchi per consulenze tecniche in questioni di speciale importanza e che rientrano nella particolare competenza del citato professore" 11 ▼.

Gli industriali del settore ottico non gradirono questa intrusione perché temevano di vedere il mercato degli strumenti ottici colonizzato dalle ditte straniere (la Zeiss costituiva in tal senso un autentico spauracchio) e approfittando dell'impostazione protezionistica data all'economia dal regime fascista, si coalizzarono creando una vera e propria lobby a cui nemmeno la legge 15 luglio 1926 n. 1579, che stabiliva per gli enti statali l'obbligo di dare "la preferenza ai prodotti dell'industria nazionale", diede piena soddisfazione. Nel 1927 Angelo Salmoiraghi (1848-1938), il più attivo tra gli attori di questa farsa politico-affaristica, senatore del regno e proprietario della ditta omonima, si fece portabandiera di un'iniziativa ufficiale concretizzatasi in un memoriale inviato al ministro dell'Economia Nazionale Giuseppe Belluzzo, che si concludeva significativamente così: "Le Industrie Italiane [...] sentono di dover segnalare con un grido il pericolo che corrono e invocano l'intervento dello Stato per prestare loro efficace difesa" 12 ▼.

La diatriba si riaccese quando, nel settembre del 1931, nel fronte apparentemente granitico degli industriali si aprì una crepa a causa di una disinvolta, ma legittima iniziativa della Koristka di Milano, da sempre particolarmente legata al mondo industriale tedesco. Questa, infatti, presentò ad una gara per la fornitura di 2500 binocoli indetta dall'Officina Costruzioni del Genio Militare di Pavia, un binocolo 8x30 della ditta tedesca Leitz che riscosse l'entusiastica approvazione della commissione giudicatrice, nominata dal LPRE. L'episodio provocò una nuova levata di scudi da parte delle industrie ottiche nostrane, che vi vedevano un tentativo della concorrenza straniera di penetrare nel lucroso settore delle forniture militari. Informato dell'accaduto dalle Officine Galileo, il prof. Vasco Ronchi inviò una lettera al Ministero della Guerra chiedendo di esaminare il binocolo in questione "per rilevarne le caratteristiche mediante i nuovi metodi propri" 13 ▼. La risposta negativa del ministero spinse i vertici delle maggiori industrie nazionali ad agire in sede politica per tutelare i propri interessi corporativi. Il 5 febbraio 1932 l'ing. Vergilio Bellini, consigliere di amministrazione e direttore tecnico della Filotecnica Salmoiraghi, lesse di fronte al R. Comitato per l'Ottica presso il Ministero delle Corporazioni 14 ▼ una "relazione sulla fornitura di binocoli per le amministrazioni militari" redatta insieme agli ingegneri Gino Fanno, amministratore delegato della San Giorgio, e Alessandro Croce, presidente della Galileo, in cui si stigmatizzava il comportamento della F. Koristka, senza peraltro mai nominarla esplicitamente, accusata di non essere in grado di costruire su licenza il binocolo Leitz perché priva della necessaria esperienza. Nulla di più falso, in quanto la ditta fondata da Franz Koristka 15 ▼ nel 1881 era stata la maggiore fornitrice di binocoli e cannocchiali per la Regia Marina durante la Grande Guerra e ancora nel 1927 essi costituivano la seconda voce del suo bilancio dietro ai microscopi.

Le polemiche si placarono solo quando, all'inizio del 1935, Mussolini diede segretamente ordine agli Stati Maggiori di avviare i preparativi militari e industriali per l'invasione dell'Etiopia. Era l'inizio di una serie di operazioni belliche che dureranno quasi ininterrottamente dieci anni, culminando nella seconda guerra mondiale, e che porteranno con sé, tra l'altro, ingenti commesse di materiale ottico per l'industria nazionale. In quello stesso 1935 venne reintrodotto l'istituto della "ausiliarietà" per gli stabilimenti industriali di interesse militare, mentre i nuovi modelli di binocoli adottati dalle forze armate dovettero essere certificati dal Regio Istituto Nazionale di Ottica (RINDO) di Arcetri, secondo le nuove metodologie messe a punto dal prof. Ronchi e dal suo staff 16 ▼. Il problema del vetro ottico rimaneva comunque ancora il vero tallone d'Achille della produzione di ottiche per le forze armate.


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Figura 7 – Linea di produzione dei binocoli alle Officine Galileo (1938)
A sinistra il TRIOG a ingrandimento variabile 12-20-40x.

5. LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Nel 1938 la Commissione Suprema di Difesa, pur lodando gli sforzi della vetreria ottica del LPRE, sviluppata grazie all'impegno del col. Vito Artale, perito nel 1944 alle Fosse Ardeatine, sollecitava il coinvolgimento dell'industria privata ed in particolare dell'unica realtà attiva in questo settore: l'Istituto del Boro e del Silicio, fondato dal Principe Piero Ginori Conti nel 1928 a Firenze 17 ▼, all'epoca in grado di fornire solo il 15% del fabbisogno. Il restante 85% veniva importato dalla Germania (Otto Schott AG di Jena) e dalla Francia (Parra & Mantois di Parigi) 18 ▼.

L'intervento italiano in guerra, voluto da Mussolini nel giugno del 1940 e basato sulla errata convinzione "che la guerra fosse già praticamente vinta dalla Germania e che perciò le Forze Armate avrebbero dovuto sostenere uno sforzo limitato e temporaneo" 19 ▼, causò un tardivo inizio della mobilitazione industriale e il mancato decentramento degli impianti produttivi, tragicamente evidenziato dal bombardamento navale inglese di Genova del 9 febbraio 1941 20 ▼. Secondo quanto scrisse in seguito il generale Carlo Favagrossa, subentrato nel settembre 1939 all'ultra novantenne generale Dallolio nella direzione del Commissariato Generale per le Fabbricazioni di Guerra (Fabbriguerra), "Il comparto dell'industria ottica e di precisione era ancora sottopotenziato e la sua capacità produttiva, rispetto al fabbisogno segnalato globalmente rappresentava il 50% soltanto" che avrebbe raggiunto "il 65% del fabbisogno" solo nel luglio del 1941 21 ▼. Il problema del vetro ottico fu affrontato ampliando nell'ottobre del 1941 la vetreria del LPRE, che avrebbe dovuto soddisfare le richieste di vetro ottico dell'esercito 22 ▼, mentre la SAIVO 23 ▼ anch'essa opportunamente potenziata, aveva il compito di esaurire gli ordinativi del Ministero della Marina 24 ▼.

La richiesta di binocoli per le forze armate aveva subìto nello stesso periodo una drammatica impennata concentrandosi, per l'esercito, su due modelli standard (6x30 per la fanteria e 8x30 per l'artiglieria), dapprima realizzati in ottone e poi in alluminio per ridurne il peso. I maggiori produttori di binocoli furono la San Giorgio e le Officine Galileo. Quantità minori furono realizzate dalla Koristka, impegnata nella produzione del modello 7x50 per la Regia Marina e dalla Salmoiraghi, da tempo in crisi a causa dell'arretratezza delle metodologie produttive impiegate 25 ▼.

Nel 1942 la San Giorgio e le Officine Galileo avviarono un processo di ristrutturazione ed ampliamento degli impianti senza precedenti 26 ▼. Questo programma di adeguamento delle attrezzature industriali, destinato ad incrementare e migliorare la produzione, si rivelò tuttavia tardivo e insufficiente. Non conosciamo con precisione la quantità di binocoli prodotti nel periodo bellico dall'industria italiana, ma possiamo farcene un'idea esaminando alcuni contratti di fornitura sopravvissuti alle ostilità. Sappiamo, ad esempio, che l'ultimo contratto stipulato tra la San Giorgio e il LPRE poco prima dell'armistizio, che avrebbe avuto come conseguenza il completo asservimento dell'industria italiana all'occupante tedesco, prevedeva la fornitura di 1.380 binocoli 8x30 per il trimestre ottobre-dicembre 1943 27 ▼.

Dalle matricole militari degli esemplari sopravvissuti alla guerra che abbiamo potuto esaminare, possiamo ipotizzare che la produzione della San Giorgio per il periodo 1937-1943 si aggirò sui 15.000-18.000 binocoli (6x30 e 8x30). Più difficile quantificare lo sforzo produttivo delle Officine Galileo e della Koristka. Delle prime abbiamo un documento, riferito però al febbraio 1944, in cui si attesta una capacità produttiva di 250 binocoli al mese 28 ▼, la seconda produsse, come abbiamo già detto, prevalentemente binocoli 7x50 per la R. Marina. Della Salmoiraghi conosciamo solo un contratto del 1940 per 10.000 binocoli 8x30 che appare difficile possa essere stato onorato considerando le difficoltà organizzative e tecnologiche in cui si dibatteva all'epoca la ditta milanese, tra le prime a passare sotto l'ombrello dell'IRI.

Da un punto di vista tecnologico possiamo affermare che i binocoli utilizzati dal R. Esercito nella seconda guerra mondiale non furono qualitativamente inferiori (con l'eccezione forse dei Salmoiraghi) a quelli impiegati dagli eserciti degli altri belligeranti. Il loro impiego in teatri operativi caratterizzati da condizioni climatiche estreme, dal Nord Africa alla steppa russa, attesta di una lavorazione meccanica e ottica precise, di un assemblaggio accurato e di un collaudo rigoroso 29 ▼. I punti deboli stavano piuttosto nel materiale con cui era costruito il corpo del binocolo e nella mancanza di un trattamento antiriflesso delle lenti e dei prismi. Nella costruzione dei binocoli per il R. Esercito si utilizzava prevalentemente ancora l'ottone quando, fin dal 1936, l'alleato tedesco impiegava leghe leggere del magnesio e dell'alluminio (Elektron e Hydronalium), prodotte anche in Italia, capaci di ridurre il peso dello strumento fino al 40%, mentre non venne mai applicato il trattamento antiriflesso delle lenti e dei prismi, in grado di ridurre i riflessi e la diffusione luminosa, migliorando contrasto e nitidezza delle immagini, brevettato nel 1935 dall'ing. Smakula della Zeiss e introdotto nei binocoli della Kriegsmarine nel 1940 30 ▼.




▲ 1   Il binocolo a prismi rappresentava un enorme miglioramento rispetto al binocolo galileiano in quanto consentiva di aumentare l'effetto stereoscopico della visione, riducendo contemporaneamente la lunghezza e l'ingombro dello strumento.

▲ 2   Ignazio Porro nacque a Pinerolo da Ignazio e Anna Lanteri di Annecy, il 25 novembre 1801. Secondo la tradizione familiare, nel 1816, a 15 anni, entrò alla Regia Militare Accademia di Torino da cui uscì luogotenente del Corpo degli Ingegneri Militari. Nel 1842, raggiunto il grado di maggiore, abbandonò l'esercito piemontese per dedicarsi alla progettazione di strumenti meccanici presso l'Istituto Meccanico del Belvedere di Torino, che abbandonò cinque anni dopo per trasferirsi a Parigi dove fondò un'officina ottica battezzata Intitute Optique et Technomatique. A Parigi nel 1850 pubblicò la Tachèometrie,l'opera in cui espose la nuova scienza delle misurazioni topografiche rapide (celerimensura). Nell'agosto 1861 rientrò in Italia fermandosi a Firenze, ove tenne un corso di celerimensura presso l'Istituto Tecnico, ma presto si trasferì a Milano dove, nel 1863, fu nominato professore della stessa materia presso l'Istituto tecnico Superiore (in seguito Politecnico). Dopo aver favorito nel 1864 la costituzione dell'officina di meccanica di precisione denominata "il Tecnomasio Italiano", fondò (1865) la scuola-officina Filotecnica, destinata alla formazione di tecnici specializzati nella costruzione di strumenti topografici. La vita de La Filotecnica non fu facile, poiché il Porro ormai vecchio e malato non era in grado di assicurarle una guida sicura. Nel corso delle sue vivaci e spesso inaccessibili lezioni al Politecnico di Milano (usava un linguaggio tecnico di difficile comprensione) il Porro aveva conosciuto un giovane studente, Angelo Salmoiraghi, con il quale strinse un rapporto di stima, di amicizia ed infine di collaborazione professionale. Le due personalità si integravano vicendevolmente: da una parte lo sperimentatore abile e geniale e tuttavia privo di ogni senso pratico, dall'altra il giovane ingegnere ricco di capacità organizzative, capace di comprendere e realizzare i sogni del vecchio maestro. Porro morì a Milano l'8 ottobre 1875. Tra le sue invenzioni, tutte risalenti al periodo francese, ricordiamo il "focometro di Porro", strumento per la determinazione rapida delle lunghezze focali, e l'obiettivo "stenallatico" (1851), da cui deriva il teleobiettivo. Progettò anche un cannocchiale speciale chiamato panfocale, costituito da un cannocchiale e un microscopio combinati in modo da servire per osservare lontani e vicini (5-10 cm) all'obiettivo. Tra tutte le invenzioni del Porro nel campo dell'ottica, la più conosciuta è però quella che va sotto il nome di "veicolo del Porro", un cannocchiale a sistema prismatico doppio in cui si sfrutta la proprietà della riflessione totale della luce. Il cannocchiale fu costruito in due versioni, una in avorio e rame dorato, donata all'imperatore di Francia e la sua versione militare che avrebbe dovuto equipaggiare la cavalleria francese.

▲ 3   R. Sciarrone, L'Italia nella Triplice Alleanza : politica e sistema militare (Roma : Aracne, 2014), p. 309.

▲ 4   Alessandro Asinari di San Marzano (Torino 1830-Roma 1906) fu Ministro della Guerra nei ministeri Di Rudinì IV e V e Pelloux I tra il 14 dicembre 1897 e il 14 maggio 1899, quando fu collocato a riposo per motivi di salute. Il documento originale, in possesso dell'autore, è intestato: Ministero della Guerra Segretariato generale, Divisione Stato maggiore Sezione 1°, N. 2244 Circolare, ed è indirizzato ai comandanti di corpo d'armata.

▲ 5   D.F. = Doppelfernglas ovvero cannocchiale binoculare.

▲ 6   Per gli ufficiali del R. Esercito si trattava dei modelli 6x21 (Lit. 106,50) e 8x24 (Lit. 125). Ricordiamo che all'epoca un tenente percepiva mensilmente 2400 Lire e un capitano 3400 Lire.

▲ 7   D'ora in poi LPRE.

▲ 8   Nel febbraio del 1918, in risposta ad una lettera del ministro del Tesoro Nitti, che perorava la candidatura della San Giorgio alla produzione di vetro ottico, Dallolio si diceva convinto che: "Lo Stato ha avuto l'iniziativa e lo Stato porterà entro il 1918 a compimento quanto ha tratto alla produzione di vetro d'ottica e se ne avranno anche vantaggi finanziari". Dallolio a Nitti, 28 febbraio 1918, in Antonio Assenza, Il generale Alfredo Dallolio : La mobilitazione industriale dal 1915 al 1939 (Roma : Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, 2010), p. 582.

▲ 9   Non di rado accadeva che i collaudatori del LPRE fossero costretti ad accettare cannocchiali panoramici con 10' di errore per non interrompere la produzione. Solo fra la fine del 1916 e l'inizio del 1917 la situazione migliorò, almeno per l'artiglieria da montagna, grazie all'introduzione delle nuove tavole di tiro, concepite dal matematico Mauro Picone. In proposito vedasi Maggiore B. Capone, "L'ottica negli scopi militari (guerra)", in Comitato Pro Ottica, Atti della prima manifestazione nazionale ottica, Padova 5-20 giugno 1927 (Firenze : Tipografia Conti, 1927), p. 266, e Mauro Picone, La mia vita (Roma : Tipografia Bardi, 1972).

▲ 10   Si tratta del binocolo a sei lenti 3,5x38 prodotto da La Filotecnica Ing. A. Salmoiraghi & C. sia per la fanteria che per l'artiglieria. Quest'ultima venne dotata anche di altri due modelli galileiani leggermente più potenti e luminosi (4x42 e 5x55) e di un cannocchiale 28x50.

▲ 11   Carteggio Vasco Ronchi, 1928, busta 4, fascicolo 4, Documento del 7-12-1927.

▲ 12   Da Salmoiraghi a Belluzzo, 14 gennaio 1927, Archivio Storico Marina Militare (ASMM), B. 2525, fascicolo 1.

▲ 13   V. Ronchi, Il R. Istituto Nazionale di Ottica desta preoccupazioni (Firenze : Baccini & Chiappi, 1979), p. 18.

▲ 14   Questo organismo fu creato dal ministro Giuseppe Belluzzo all'interno del Ministero dell'Economia Nazionale nel maggio del 1928 e poi, con la soppressione di quest'ultimo nel 1929, fu ereditato dal ministro delle Corporazioni Giuseppe Bottai. Cfr. M. Minesso, Giuseppe Belluzzo : tecnico e politico nella storia d'Italia 1876-1952 (Milano : Franco Angeli, 2012), pp. 202 e 206.

▲ 15   Franz Koristka nacque a Jarkowitz nella Slesia austriaca (oggi Opava nella Repubblica Ceca) il 1° marzo 1851 e morì a Firenze il 26 novembre 1933. Giovanissimo si trasferì a Vienna dove fu assunto presso la ditta Starke & Kammerer, creata nel 1866 sulle ceneri delle Officine Meccaniche dell'Imperial-Regio Istituto Politecnico. Nel 1873 incontrò Angelo Salmoiraghi, a Vienna per seguire l'Esposizione Universale che si tenne quell'anno dal 1 maggio al 31 ottobre. Salmoiraghi, impressionato dalla manualità di Koristka, lo condusse con sé a Milano e lo impiegò presso la sua ditta nella "preparazione di una macchina a dividere normale di grandi dimensioni per gli strumenti di geodesia e dell'astronomia". Franz faceva parte di quella schiera di operai specializzati di lingua e cultura germaniche che affluirono in Italia alla fine dell'800 contribuendo non poco, con il proprio patrimonio di conoscenze tecnologiche specialistiche, a creare dal nulla l'industria meccanica e ottica. Nel 1881 Franz lasciò la Salmoiraghi per mettersi in proprio e iniziò la fabbricazione di microscopi per uso bacologico. In breve la Koristka divenne uno dei migliori produttori di microscopi al mondo. Dopo numerose vicissitudini familiari e societarie la ditta cessò la produzione nel 1968.

▲ 16   Tra essi ricordiamo l'ing. Raffaello Bruscaglioni (1907-1976) inventore, tra l'altro, del banco prova binocoli. Cfr. R. Bruscaglioni, "Il banco-prova-binocoli I.N.D.O e il suo impiego", Bollettino dell'Associazione Ottica Italiana (1933), n. 2-3.

▲ 17   Ministero della Marina, Commissione Suprema Difesa, XV Sessione-Febbraio 1938, Argomento 13° Potenzialità ed ubicazione delle fabbriche d'armi, corazze ed esplosivi e degli stabilimenti meccanici in genere, per la Marina da guerra. Sistemazioni ottiche e meccaniche per la condotta e direzione di tiro e lancio, p. 6. La Commissione Suprema per la Difesa dello Stato, dal 1928 Commissione Suprema di Difesa, venne istituita nel gennaio 1923 con la funzione di coordinare tutte le attività nazionali, civili e militari, in qualche modo riconducibili allo sforzo bellico. Era composta dal presidente del Consiglio e da sette ministri e si avvaleva della consulenza del Consiglio dell'Esercito, del Comitato degli ammiragli e del nuovo comitato per la preparazione della mobilitazione nazionale (composto da una ventina fra alti dirigenti ministeriali, esponenti degli ambienti industriali, scientifici ed economici, più i capi dell'Esercito e della Marina e fu presieduto fino al 1939 dal generale Dallolio).

▲ 18   Cfr. M. Nones, Dalla San Giorgio alla ELSAG (Milano : Franco Angeli, 1990), p. 115.

▲ 19   E. Faldella, L'Italia nella seconda guerra mondiale : revisione di giudizi (Bologna : Cappelli, 1959), p. 117.

▲ 20   Un altro segno del mancato coordinamento tra potere politico e mondo industriale fu la massiccia esportazione di materiale bellico proseguita fin quasi allo scoppio della guerra. Ancora nel marzo del 1940, ad esempio, furono venduti alla Svezia 216 aeroplani, quattro torpediniere, quattro MAS, oltre a mine, siluri, munizioni, parti di ricambio. Per il paese scandinavo partirono anche una decina di vagoni ferroviari di materiale ottico provenienti dalle Officine Galileo e dalla San Giorgio. Cfr. Henning Hammargren, Vapenköp i Krig (Malmö : Marinlitteraturföreningen, 1981).

▲ 21   Cfr. C. Favagrossa, Perché perdemmo la guerra : Mussolini e la produzione bellica (Milano : Rizzoli, 1946), pp. 62-63.

▲ 22   "La Vetreria del R.E. trovasi attualmente in uno stato di transizione, essendo in corso il suo trasferimento dalla sede di Roma, via Marsala 106, alla Cecchignola. Il vecchio stabilimento, pur essendo in liquidazione, è tuttora in funzione con due forni fusori della capacità di crogiuoli di 300 l e con una produzione valutabile a 150 q annui di vetro fino [...]. Gli impianti sono molto vasti e capaci [...]. Si può valutare la capacità produttiva del nuovo impianto ad almeno 500 q di vetro fine all'anno. Dunque lo stabilimento della Cecchignola è in grado di coprire da solo il fabbisogno attuale delle industrie ottiche nazionali, valutato semplicemente a peso [...]. Per le materia prime le condizioni non differiscono da quelle generali; le miscele vetrificabili sono autarchiche al 100% e i refrattari per le padellerie sono importati per il 30%; globalmente necessitano 200 t annue circa di terre speciali francesi o almeno cecoslovacche. Nel nuovo stabilimento sono previsti locali per scorte di materie prime capaci di coprire un periodo di 5 anni. Le scorte attuali di terre estere sono assai scarse. Per ciò che riguarda i combustibili, gli impianti della Cecchignola hanno forni a nafta, e non sono previsti surrogati di sorta [...]. In quanto al personale, le maestranze comprendono circa 250 unità, discretamente addestrate. I tecnici dirigenti sono assai scarsi e attualmente è pure assai ridotto il personale addetto alla sperimentazione. La preparazione degli elementi tecnici per questa industria rimane sempre un problema aperto e di notevole importanza. Per ciò che riguarda la qualità del prodotto, i consumatori si dichiarano soddisfatti in linea di massima [...]. Inoltre sarebbe desiderata una maggiore prontezza e regolarità di fornitura [...]. Devesi segnalare che il magazzino della vetreria è già dotato di un quantitativo valutabile a 200 q di vetro fine e se si trattasse di vetro veramente utilizzabile, sarebbe già da valutarsi sufficiente [...]. Il nuovo stabilimento della vetreria del R.E. alla Cecchignola, quando lo si consideri dal punto di vista disinteressato, si dimostra una bella cosa, grandiosa e capace di una produzione ricca e autarchicamente tranquillizzante". Vasco Ronchi al Console Nazionale Giuseppe Attilio Fanelli, 15 ottobre 1941, con allegato rapporto sulla vetreria del R.E in Carteggio Vasco Ronchi, 1941, busta 31, fascicolo 2.

▲ 23   La Società Anonima Italiana del Vetro Ottico era nata nel marzo del 1940, in seguito dell'acquisizione da parte dell'IRI dell'Istituto del Boro e del Silicio. Cfr. M. Lungonelli e M. Migliorini, Piero Ginori Conti (Bari : Laterza, 2003), pp. 63-68.

▲ 24   V. Ronchi, Il R. Istituto Nazionale di Ottica..., op. cit., pp. 102-103.

▲ 25   Dalla relazione di V. Ronchi sull'attività tecnica degli stabilimenti de "la Filotecnica" Ing. A. Salmoiraghi Milano", Agosto 1934, pp. 7-8 in Carteggio Vasco Ronchi, 1934, busta 16, fascicolo 1, leggiamo: "La Filotecnica occupa nel quadro della produzione ottica nazionale un posto di secondo piano con tendenza pesante. Essa opera in un settore in cui non aveva concorrenti nazionali e batteva quelli esteri; mentre adesso quelli nazionali sono sorti e temibili, e quelli esteri sono predominanti su tutta la linea. Essa tuttavia ha una funzione nel quadro della produzione ottica nazionale, funzione che dovrebbe esplicare con maggiore energia e maggiore capacità. Perché questo possa avvenire sono indispensabili dei provvedimenti di carattere tecnico, amministrativo e generale, senza i quali le nostre previsioni sull'avvenire dell'azienda non sono rosee". La Salmoiraghi fu tra le prime aziende ad entrare nell'IRI.

▲ 26   Come testimoniano le richieste giunte alla Commissione Suprema di Difesa, presieduta dallo stesso Mussolini, la San Giorgio fece richiesta di ampliare i propri stabilimenti di Genova e Pistoia addirittura tre volte quell'anno: il 18 maggio, 28 settembre e 10 novembre. Cfr. Archivio Storico Stato Maggiore Esercito (ASSME), Carteggio produzione bellica (F-16), busta 12.

▲ 27   Eccolo, in dettaglio:
- sistemi di puntamento per cannoni Breda da 20 mm, 800
- mirini catodici a riflessione, 350
- sistemi di puntamento Bofors, 126
- cannocchiali panoramici, 450
- binocoli prismatici 8x30, 1.380
- telemetri differenziali da 1m di base, 30
- stereotelemetri da 4 m di base per centrali BGS, 60
- stereotelemetri da 4 m di base per M.A.C.A. (Milizia Avvistamento Contraerei), 30
- specchi di mira, 600
- sistemi di puntamento per cannoni da campagna da 75/46, 24
- sistemi di puntamento per cannoni da campagna da 90/53, 250
- centrali di tiro BGS A/A, 5
- gruppi elettrogeni mobili per BGS, 21
- gruppi elettrogeni mobili per BGS (riserva), 70
In The National Archives, Air 51/203, rapporto del 12 luglio 1944, informazioni provenienti dal direttore del Laboratorio di Precisione del Regio Esercito di Roma. Secondo il contratto la consegna del materiale era subordinata alla fornitura da parte dello stato delle necessarie materie prime "in misura sufficiente e in tempo utile".

▲ 28   Ivi, "la maggior parte delle officine di Firenze fu trasferita nel febbraio 1944 a Milano in Corso Sempione o a Battaglia Terme vicino a Padova sulla direttrice Bologna-Venezia. [...] La sezione di Corso Sempione produceva nel febbraio 1944 mensilmente: 7-8 goniotacometri, 200 binocoli e 50 binocoli 10x80 per osservazione AA con treppiede". Da notare la presenza di binocoli 10x80 costruiti su licenza e utilizzati dalla Flak, la contraerea tedesca. Nello stesso periodo la Ducati di Bologna produceva un altro modello del 10x80 destinato alla Kriegsmarine.

▲ 29   I primi binocoli forniti all'Esercito Italiano tra il 1949, anno della sua ricostituzione e il 1966, erano modelli 6x30 e 8x30 della San Giorgio e dalle Officine Galileo, del tutto simili a quelli usati dal Regio Esercito nella seconda guerra mondiale.

▲ 30   Brevetto DRP n. 685767 del 1 novembre 1935. L'anno successivo analogo brevetto fu registrato negli USA dal Dr. John Strong. Cfr. H. T. Seeger, Zeiss Handferngläser 1919-1946 Modelle-Merkmale-Mythos (Hamburg : stampato in proprio, 2015), pp. 720-721.

Tutte le illustrazioni appartengono alla collezione dell'Autore. Un secondo contributo riguarda Il trattamento antiriflessi nell'industria ottica italiana.



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