Urania Ligustica

Astronomia e astrofisica

Francesco Porro – a cura di

Observationes circa fixas (1902) 1

Astronomia vs Astrofisica


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[Pag. 7]


Observationes circa fixas (p. 7)

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    Due sole stelle sono aggiunte alle variabili scoperte dal Montanari: mancando nelle carte osservazioni di R Hydrae, le vere variabili da lui e dal Bianchini osservate si riducono a tre, delle quali una non bene identificata.

    Una messe così scarsa non giustifica ad ogni modo il disprezzo che del Montanari professa il Chandler, allo stesso modo come non sarebbe ragionevole che Max Wolf, scopritore di dozzine e dozzine di piccoli pianeti, disprezzasse la scoperta di Cerere, fatta dal Piazzi.

    Che il Montanari abbia avvolto le sue comunicazioni scientifiche in una nube di verbosità secentista, è da deplorarsi, ma non da condannarsi affatto, se si tien conto dell'età in cui egli viveva: che dei fenomeni da lui osservati non abbia saputo rendersi conto esatto, ed abbia confuso variazioni reali con apparenti, è più che naturale, quando si pensi che egli entrava in un campo di ricerche affatto nuovo e inesplorato.

    Non bisogna dimenticare che sin quasi al suo tempo l'ipotesi dell'incorruttibilità del cielo aveva dominato in tutta l'Astronomia, creando il concetto di stelle assolutamente fisse, di splendore immutabile: che gli stessi fenomeni delle stelle nuove non avevano avuto forza di smuovere gli astronomi dai loro preconcetti, tanto che Plinio aveva preferito attribuirli a movimento, piuttosto che a variazione di luce: che infine l'evidenza dei fatti osservati aveva portato l'universale coscienza degli astronomi, per naturale reazione, all'esagerazione opposta, di ammettere cioè vaste e generali fluttuazioni di splendore nelle stelle principali.

    Per il caso di Algol, l'accusa mossa al Montanari è di non avr tenuto nota regolarmente dell'ora esatta delle sue osservazioni di minimo. È vero che ciò toglie molta parte del valore, che alla sua prima osservazione possiamo assegnare: ma è vero altresì che nessuno può ragionevolmente fargli colpa di non aver preveduto l'uso, che delle sue ricerche noi avremmo voluto fare dopo due secoli e un quarto. Con la convinzione generale nel suo tempo, che le variazioni di splendore delle stelle fossero secolari, egli non poteva certo supporre di trovarsi innanzi ad un tipo affatto nuovo di variabili, per le quali la determinazione dell'ora esatta costituisse un elemento essenziale dell'osservazione. Egli ed il Bianchini ben sapevano adoperare l'orologio, nell'osservare i fenomeni istantanei, come le eclissi e le occultazioni: come avrebbero indovinato che 219 anni più tardi il Vogel avrebbe appunto mostrato, che le fasi di Algol dipendono da una eclisse parziale, dovuta ad un satellite di rapido movimento?

    Io credo adunque di poter affermare che, anche ristretta nei modesti confini, che già si conoscevano, e che la presente pubblicazione non allarga di molto, l'opera del Montanari nello studio delle stelle variabili è stata efficace e degna del massimo rispetto, avendo egli con il Fabricius, l'Anthelm e il Kirch posto le basi di questo ramo affascinante dell'Astronomia. Bisogna notare che, escludendo le Novae, quattro stelle appena sono state conservate tra le variabili, di quelle la cui scoperta era stata annunziata nei secolo XVI e XVII: e che


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1 F. Porro, a cura di, Observationes circa fixas - Schizzi di carte celesti delineati da Francesco Bianchini sopra osservazioni proprie e di Geminiano Montanari... (Genova, Fratelli Pagano, 1902), p. 7.



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