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Parimenti il Bayer, seguendo il catalogo ticonico, assegna alla quinta grandezza le stelle μ Leporis e O2 Canis Majoris, che sono invece di 3-4. All'ultima e il langravio d'Assia e Tycho stesso in due osservazioni danno la terza grandezza: a μ Leporis il langravio d'Assia assegna la quarta, ma Tycho non indica grandezza, lasciando soltanto arguire una grandezza maggiore della stella di comparazione adoperata. Evelio pone μ non minore di γ e di δ Leporis. Di μ Leporis non è cenno nelle note di Montanari e Bianchini: O2 Canis Majoris è invece collocata al di sopra della stessa ζ, che la Uranometria dell'Argelander pone tra la seconda e la terza grandezza. Ciò è forse dovuto alla maggiore altezza di O2 sull'orizzonte, e conferma quanto risulta da tutte le osservazioni di costellazioni australi fatte dal Montanari e dal Bianchini, essere cioè da considerare come incerte le valutazioni di splendore per le stelle che si elevano di pochi gradi sull'orizzonte.
Anche Castore e β Aquilae si credono diminuite dal tempo di Bayer. Per la prima non si ha altro dato che l'ordine della lettera: ma l'Argelander provò già come tale criterio sia fallace, quando si abbiano parecchie stelle di eguale grandezza. Qui, la differenza tra Castore e Polluce non arrivando alla grandezza intera, si è dato dal Bayer la lettera α alla precedente, la β alla seguente. Nel caso di β Aquilae si ha che l'Almagesto, il principe d'Assia, le osservazioni e i cataloghi di Tycho concordano nella terza grandezza, Evelio discende alla quarta. Ma la diminuzione di luce non pare provata: forse avvenne come per i Sette Trioni. Aggiungasi che Tycho non osservò questa stella con α, ζ, γ, θ, bensì più tardi, nel 1589, quando s'era già messo a definire le rimanenti stelle dell'Aquila e di Antinoo: e che in generale l'Aquila non appare studiata con l'usata diligenza.
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