Urania Ligustica

Astronomia e astrofisica

Francesco Porro – a cura di

Observationes circa fixas (1902) 1

Astronomia vs Astrofisica


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Observationes circa fixas (p. 21)

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della scienza del cielo nel secolo decimoquinto, non sono alieno dal credere che la parte avuta da lui nella costruzione dei primi globi dopo il Medio Evo sia stata minore di quanto l'Argelander mostra di supporre. Certo è ad ogni modo (e l'Argelander stesso lo ammette) che i globi stessi, come quelli di Mercatore, e come i planisferi annessi alle edizioni dell'Almagesto, o pubblicati a parte dal Piccolomini, dal Decimatore, dal Bornmann, da Ugo Grozio, non contengono altre stelle che le tolemaiche, senza aggiunte né correzioni.

    Bisogna arrivare sino al Globus Magnus Orichalcicus di Tycho Brahe, per trovare una rappresentazione del cielo fondata sopra osservazioni dirette. Come egli stesso dice nella sua opera «Astronomiae Instauratae Mechanica», opportunamente ripubblicata in facsimile dall'Hasselberg, «non saltem Circulos... illi adaptavi; sed et octavae spherae sidera; quotquot interea Coelitus obtinere licuit, diligentissime observata, convenientibus locis annotavi; quae successivis annis magis magisque numero aucta, tandem millenarium complerunt; ita ut omnes stellas, quotquot visui vel parumper patent, illi adaptarim...».

    Il grande astronomo danese è dunque il primo che abbia nel Rinascimento ricavato dall'osservazione diretta della volta celeste gli elementi per una rappresentazione: ma non riuscì a sradicare da' suoi contemporanei il mal vezzo di riferire tutte le loro cognizioni all'autorità, anziché consultare il gran libro della natura, aperto a tutti gli sguardi. I globi successivi infatti sostituirono le stelle ticoniche alle stelle tolemaiche od alle alfonsine, adoperate nel periodo precedente da taluni autori, come il Maurolico messinese. Sono ticonici i globi di Jacopo Florent (van Langren), di Guglielmo Jansonio Blaeuw (Caesius), discepolo di Ticone e scopritore della Nova Cygni nel 1600, e di Justus Byrg o Bürgi, citati dall'Argelander; e quelli di Arnoldo Florent, di Josse Hond (che vi aggiunse le stelle catalogate dal nocchiero Pietro Theodori nell'emisfero australe), di Pietro Planc e di qualche altro. Come il Fiorini osserva, già il Blaeuw si era valso, per la regione del cielo invisibile ad Uraniburg, de' luoghi stellati dati dal Houtmann.

    Premesse queste notizie sulla storia delle rappresentazioni del cielo anteriori al Bayer, passiamo ad esaminare criticamente l'opera del giureconsulto tedesco, con la scorta sicura dell'Argelander. Questi nota come il Bayer dovesse incontrare il favore dei contemporanei per il suo tentativo di divulgare con un atlante, tirato a molte copie e quindi venduto a prezzo relativamente mite, quelle immagini delle costellazioni, che prima erano accessibili per il costo elevatissimo solamente ai principi ed alle ricche biblioteche di taluni ordini religiosi. Crescevano il merito dell'Uranometria altri pregi, come il numero grande delle stelle, la precisione del disegno, l'uso delle lettere greche e latine (rimasto sino ai giorni nostri, e comodissimo per evitare le circonlocuzioni dell'Almagesto), infine la scelta del metodo di projezione, per il quale le costellazioni appaiono sul foglio come osservate dalla parte interna o concava della sfera, anziché dalla convessa. È infatti strano che le rappresentazioni


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1 F. Porro, a cura di, Observationes circa fixas - Schizzi di carte celesti delineati da Francesco Bianchini sopra osservazioni proprie e di Geminiano Montanari... (Genova, Fratelli Pagano, 1902), p. 21.



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