Astrofilia II

L'astrofilia ligure

L'ASSOCIAZIONE LIGURE ASTROFILI URANIA

Diego G. Torrisi e Marco Scardia


*UL home


Indice
Premessa
[1951-1994] [1995-]
    Introduzione
1. Il grande decennio
2. La stasi
3. Discontinuità
4. Il rilancio
5. Il nuovo Osservatorio
[in fieri]
Appendice IPubblicazioni sociali [1952-1957]
Appendice IIMappa areografica IAU [1957]
Appendice IIICentenario nascita de Mottoni [2001]
Appendice IVIntitolazione dei giardini genovesi [2013]
Ricordi e note di Riccardo Balestrieri



  Premessa

Urania Ligustica si prefigge di condividere in rete le informazioni necessarie a fondare la storia dell'astrofilia in Liguria. Ciò è iniziato nel 2005 con la condivisione delle vicende dell'osservatorio astronomico più antico tuttora operativo: la Specola del Righi.

Nello specifico, questa pagina trae origine dall'intervento di Guido Torrisi al convegno Astronomia in Liguria, organizzato dall'Osservatorio Astronomico di Genova nella sede dell'Università Popolare Sestrese (Genova Sestri, 18 giugno 1994), poi apparso negli atti relativi: Bollettino OAG, 26 (1996-97), n. 70, pp. 17-24; il volume è privo di illustrazioni.

Torrisi non ha fornito un contributo scritto da pubblicare negli atti. Dato che il convegno era stato registrato su nastro magnetico, Balestrieri ha trascritto integralmente l'intervento, purtroppo troncato, verso la conclusione, dalla fine del nastro. Il relatore aveva inframezzato il suo discorso a braccio con la lettura di una breve biografia di Glauco De Mottoni, realizzata da Marco Scardia, che è sembrato doveroso ripubblicare. Se, da un lato, la ricca storia della più antica associazione ligure risulta troppo sintetica, dall'altro la trascrizione fornisce una viva testimonianza dello spirito della manifestazione.

L'intervento è stato qui suddiviso in paragrafi. Il testo, già integrato da appendici e note originali, sarà esteso appena possibile a tempi più recenti. Quanto pertiene strettamente a Glauco de Mottoni potrebbe, in futuro, essere in parte stralciato per la sua bio-bibliografia, da tempo prevista in Astrofilia nel Novecento I.

*UL Il Curatore





DAL 1951 AL 1994

Diego Guido Torrisi 1 ▼

Marco Scardìa 2 ▼

  Introduzione

Mi corre l'obbligo di congratularmi con l'amico Riccardo Balestrieri intanto per l'ottima organizzazione di questo convegno e anche per aver avuto l'idea di riunire gli astrofili della Liguria e del Basso Piemonte in questo consesso che, ne sono sicuro, sarà produttivo anche per quanto concerne gli sviluppi futuri.

Mi voglio congratulare anche con tutti quelli che mi hanno preceduto per l'efficienza e la professionalità con cui hanno preparato i loro interventi, per le magnifiche diapositive che ci hanno fatto vedere e per l'esposizione delle loro attività passate e presenti e le prospettive future.

Purtroppo, sono un po' in imbarazzo perché avremmo voluto anche noi preparare qualche cosa di più decente per questo convegno, ma motivi di carattere molto pratico non ce l'hanno concesso, quindi io... scusatemi, non sarò molto organico, andrò un pochettino a braccio, ma l'amico Balestrieri mi diceva: "Beh, vedi un po' di dare un'idea di questa associazione che forse non è nota a tutti, se non per sentito dire". Va bene...


  1. Il grande decennio

L'Associazione Urania è nata nel 1951, 3 ▼ quindi credo che sia forse la più vecchia d'Italia, per lo meno una delle più vecchie senz'altro e mi pare rilevante constatare che nel 1994, a quarantatré anni di distanza, in qualche modo esiste ancora e ha delle prospettive.

La storia dell'Associazione può essere divisa in alcuni periodi – cercherò di essere sintetico, per quello che mi è possibile –, periodi decennali.

C'è un primo periodo che va fino al ‘61, cioè fino alla notissima eclisse totale di Sole che si vide in Italia; un altro periodo... beh, accoppiamoli, facciamolo arrivare fino alla fine degli anni Ottanta; e un terzo con gli ultimi quasi quindici anni.

Io non posso parlare di Urania senza ricordare Glauco de Mottoni... è una persona che ricordo sempre con molta commozione, abbiamo lavorato insieme, eravamo molto amici ed è stata la persona che ha fondato l'Associazione, già nel lontano 1951. Volevo accennare qualche cosa però, mentre aspettavo, oggi, mi è venuto in mente che forse la cosa migliore è leggervi questo piccolo articolo scritto da uno dei nostri soci, Marco Scardia, un vecchio amico dell'Associazione che ora, pur continuando ad essere socio, lavora all'Osservatorio Astronomico di Brera già, penso, da una ventina d'anni. Ecco... aveva scritto questo articoletto che credo possa dare un'idea della figura di quest'uomo. Permettetemi che ve lo legga.


Museo di Storia Naturale

Figura 1 – Il Museo civico di Storia Naturale G. Doria
[Annali del Museo, 1968-69] 4 ▼

Nato a Trieste il 30/7/1901 – Morto a Recco (GE) il 9/5/1988.

Compiuti gli studi giovanili a Trieste ed a Graz in Austria, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale si trasferì con la famiglia a Milano, dove frequentò il Politecnico laureandosi nel 1924 a pieni voti e con lode in Ingegneria Elettrotecnica e successivamente in Matematica Applicata.

Fu assistente, negli anni 1926-27, alla cattedra di Fisica Complementare dell'Università di Milano, tenuta dal prof. Pontremoli, ed insieme a lui mise a punto alcune apparecchiature che sarebbero state utilizzate sul dirigibile Italia durante il noto viaggio al polo nord. Dette apparecchiature furono collaudate nei frigoriferi di un macello, per simulare il loro funzionamento a temperature "polari", ed in conseguenza dei continui sbalzi di temperatura egli si ammalò e non poté partire col prof. Pontremoli per il polo, dove questi scomparve insieme ad una parte dell'equipaggio dello sfortunato dirigibile. 5 ▼

Quindi, in qualche modo, fu fortunato nella sfortuna! Non poté partecipare alla spedizione, ma forse gli fu salva la vita per questo motivo. Ma un paio di fortune Glauco de Mottoni y Palacios – perché era di origine anche spagnola – ce l'ha pure. Come per esempio il fatto di non avere problemi di carattere finanziario e di essere riuscito ad andare in pensione, direttore delle Officine Falck, in "tenera" età, perché credo che avesse all'incirca quarant'anni. Queste due cose insieme, a parte una indiscussa intelligenza, una indiscussa preparazione e una indiscussa capacità, lo misero nelle condizioni di potersi dedicare all'astronomia esattamente come voleva, raggiungendo dei livelli che credo siano di tutto rispetto e che credo che tutti noi, qui dentro, possiamo invidiare.

Dotato naturalmente per il disegno, ed appassionatissimo di astronomia fin dalla più tenera età, la sua attenzione si rivolse prevalentemente verso l'osservazione delle superfici planetarie ed in particolare di Marte, nell'osservazione del quale divenne un'autorità riconosciuta a livello internazionale, proseguendo la fulgida tradizione italiana iniziata da Giovanni Schiaparelli e proseguita poi da Vincenzo Cerulli e Mentore Maggini.

Si diceva allora, mi ricordo, che lui era uno dei tre maggiori esperti al mondo della superficie di Marte... parliamo di un periodo in cui non c'erano ancora le sonde... e poi vennero le sonde... e poi lo trovai molte volte ad esclamare "Beh, tutto il lavoro che mi è costato decine e decine di anni a questo punto non serve più a niente, perché le sonde ti fanno delle fotografie che a un certo punto...".

Ma non è vero! Non è vero perché la cosa strabiliante è che le fotografie scattate dalle varie sonde riproducono fedelmente la superficie come lui solo la sapeva vedere. Io mi ricordo tante volte, al telescopio, diceva: "Guarda, guarda quel particolare lì su Marte!" e io, alla fine, gli dicevo "Sì, sì", ma non vedevo assolutamente niente. Lui riusciva a vedere cose incredibili! Io credo che in questo ci sia anche un po' di predisposizione naturale, non sia soltanto una questione di occhi e di pratica.

La sua abilità osservativa venne apprezzata dai grandi osservatori planetari di questo secolo, e con alcuni di essi, come il greco Focas ed il francese Dollfus ebbe anche legami personali di profonda stima ed amicizia.

La sua attività astronomica si estende per oltre 55 anni, dal 1927, quando comparve tra i contributi astronomici della Specola di Brera (della quale egli fu, per tutta la vita, un validissimo collaboratore) una serie di osservazioni del pianeta Venere eseguite negli anni 1921, 1922 e 1925, fino al 1982, data del suo ultimo lavoro astronomico sul pianeta Marte, in collaborazione coll'amico Dollfus, apparso su Astronomy and Astrophysics. 6 ▼

Tra le decine di pubblicazioni da lui fatte spicca particolarmente la serie di osservazioni e di cartografia marziana edite dall'Osservatorio Astronomico di Brera tra il 1950 ed il 1970. Per dare un'idea di quale fosse l'abilità cartografica del de Mottoni, sostenuta da una perfetta conoscenza osservativa della superficie di Marte, è sufficiente dire che la carta ufficiale, adottata dall'International Astronomical Union nel 1957 (di cui Egli, astronomo non professionista, divenne membro nel 1958), venne disegnata da Lui.

Lo studio cartografico di Marte, basato esclusivamente su documenti fotografici, per l'esecuzione del quale Egli ebbe accesso all'archivio centrale delle immagini planetarie di Meudon, dove si conservano le più belle immagini del pianeta rosso eseguite negli osservatori di tutto il mondo, lo impegnò per molti anni, e terminò nel 1975 con una sintesi grafica apparsa sulla rivista americana Icarus. 7 ▼

Sebbene Marte fosse il suo soggetto preferito, non si occupò solo di questo. Si interessò di stelle doppie visuali (sua è un'orbita di Sirio pubblicata sulle Memorie della S.A.It. nel 1948), 8 ▼ di ottica (ricordiamo di aver visto tre suoi lavori, relativi ai reticoli di diffrazione, pubblicati nel 1926 sui Rendiconti dell'Accademia dei Lincei e sugli Atti dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere) 9 ▼ e soprattutto di tecnologia astronomica, in cui la sua non comune abilità professionale si sposava con la sua grande passione per l'astronomia.

Egli fu il progettista ed il costruttore del telescopio Ruths di 137 cm di diametro installato presso la succursale di Merate dell'Osservatorio Astronomico di Brera negli anni 60. Ossessionato (come osservatore di Marte) dalla necessità di avere immagini la cui qualità fosse limitata soltanto dalla turbolenza dell'aria, egli pensò ad un telescopio riflettore nel quale tutti gli accorgimenti contribuissero a dare la migliore immagine ottica possibile e principalmente egli pensò ad uno specchio primario che fosse praticamente insensibile alle variazioni termiche.

A tal scopo egli abbandonò il vetro (i vetri speciali di oggi, a coefficiente di dilatazione praticamente nullo, allora non c'erano) per l'alluminio purissimo, molto più economico, più leggero, più facile da lavorare e soprattutto 70 volte meno sensibile del vetro agli effetti termici.

Questo suo andare contro corrente gli attirò molte critiche, spesso gratuite, superficiali e basate su luoghi comuni, e grande fu la sua soddisfazione quando, nell'autunno del 1982, un test ottico completo eseguito da Ray Wilson e dagli ottici dell'European Southern Observatory in cupola a Merate confermò e sottolineò la buona qualità ottica dello strumento da Lui progettato, le cui ottiche furono magistralmente eseguite dal noto e compianto Virgilio Marcon.

Ma de Mottoni fu anche un convinto assertore dell'assoluta necessità che l'astronomia uscisse dal ristretto ambito degli osservatori astronomici, dove era scienza per pochi eletti, e che anche la gente comune, i non professionisti, potessero ammirare e comprendere le bellezze del cielo. Egli fu divulgatore dell'astronomia fin dal lontano 1933 quando, per lo meno in Italia, gli astrofili erano veramente pochi e nulla esisteva di concreto per sostenere questi appassionati del cielo, a parte la loro grande passione, uno splendido spirito di iniziativa ed un'incredibile capacità di "arrangiarsi". Egli fondò nel 1951, a Genova, l'Associazione Astrofili Urania, tuttora esistente ed attiva, raccogliendo intorno a sé giovani appassionati d'astronomia che hanno saputo far tesoro della sua esperienza e dei suoi insegnamenti. In pochi anni, con la costruzione di un osservatorio sociale, la pubblicazione di un notiziario e numerose conferenze tenute alla cittadinanza, Egli seppe conquistare all'astronomia ed alla nascente astronautica uno spazio culturale ed un interesse, tra la gente, per allora impensabili.

De Mottoni, oltre che collaboratore esterno dell'Osservatorio Astronomico di Brera-Merate (ricoprì per molti anni l'incarico di capo servizio) fu membro associato dell'Osservatorio di Parigi per il Service de la Physique du Sistème Solaire e fu socio, per molti decenni, della Società Astronomica Italiana, dove ricoprì anche cariche sociali. Fu membro della Société Astronomique de Suisse, della Astronomische Gesellschaft e della Société Astronomique de France. Quest'ultima, nel 1972, per premiare la sua lunga attività di studioso di Marte e di appassionato del cielo, gli conferì il premio dedicato a "Dorothea Klumpke – Isaac Roberts". 10 ▼

Trascorse gli ultimi anni della sua esistenza sempre interessandosi di astronomia e del pianeta Marte, allo studio del quale egli aveva dedicato con passione gran parte della vita e del quale le sonde interplanetarie, lanciate da americani e russi, avevano ormai svelato ogni dettaglio della superficie, circondato dall'affetto dei suoi familiari e dall'ammirazione e stima di quanti, allievi ed amici (come lo scrivente), avevano potuto apprezzare la sua vasta cultura e la sua profondissima umanità.

De Mottoni è stato pure ricordato dall'International Astronomical Union che su proposta dell'astronomo belga Henri Debehogne, dell'Osservatorio Reale del Belgio, scopritore poco tempo fa del pianetino 4218, ha dato il suo nome a detto corpo celeste. Ecco... è stata una cosa, scusatemi, forse un pochettino lunga, ma sentivo il dovere di farlo.

Riprendo il discorso sull'Associazione dicendo che Urania, nata nel 1951 ad opera sua e del geom. Adriano Cravero, allora quasi "con i pantaloni corti" (credo non avesse ancora vent'anni) ebbe un momento di grande splendore soprattutto nel primo periodo fino ad arrivare alla famosa eclisse solare o poco dopo. Fu di quel periodo l'acquisizione di uno strumento che ancora l'Associazione possiede: il rifrattore Salmoiraghi da 156 mm, un dono dell'ing. Mandelli, un validissimo astrofilo che anche lui, fortunatamente, non aveva problemi di soldi, quindi si era fatto un osservatorio direi quasi professionale e poi, diventato vecchio, non riuscendo più a fare le osservazioni, regalò il Salmoiraghi con tutta la strumentazione accessoria, che è di un certo livello, all'Associazione.

[Per sottolineare l'importanza del dono, interviene Balestrieri ricordando che, negli anni Cinquanta, un rifrattore da 80 mm di diametro poteva costare quanto un appartamento di cinque vani].

Allora dirò un'altra cosa per dare un'idea... lo dicevo a qualcuno poco fa. Di 156 mm ne esiste un altro che era in dotazione all'Osservatorio di Brera e che ora tutti quanti potete vedere al museo che hanno fatto a Brera, un piccolo museo astronomico; non mi risulta che ce ne siano altri in circolazione. Sì, siamo ai limiti, voglio dire, per un rifrattore che non vada a prezzi effettivamente astronomici.

Nello stesso periodo, dicevo, l'Associazione si arricchisce di un nuovo strumento, un riflettore newtoniano da 301 mm che fu fatto costruire da de Mottoni su suo progetto; anche questo è ancora in dotazione all'Associazione. È un periodo in cui i soci hanno ancora tutti molto tempo a disposizione, hanno tutti un background culturale, soprattutto di carattere scientifico, notevole, sono appassionati di astronomia e dedicano tutto il loro tempo a questa disciplina. Ecco come si spiega, ad un certo punto, il complesso delle cose che Urania riesce a fare in questo periodo, che vanno dalle pubblicazioni (si pubblicava allora un Notiziario piuttosto cospicuo in un modo abbastanza frequente) 11 ▼ fino ad arrivare ad una serie di osservazioni sulle stelle doppie che fu utilizzata, qualche anno fa, dal citato Marco Scardia per un articolo che è stato pubblicato su Astronomy and Astrophysics. 12 ▼ Anche da un punto di vista divulgativo è un'epoca d'oro perché ad un certo punto (io non so come riuscissero a farlo, perché allora non c'ero – sono arrivato in Associazione nel 1961) riuscivano a fare, aperta al pubblico, una conferenza tutte le settimane: tutti i venerdì, al Museo di Storia Naturale, c'era una conferenza di Urania partecipatissima.


  2. La stasi

La storia dell'Associazione è lunga (ci avviciniamo, speriamo di arrivarci, a celebrare il cinquantesimo anno) e, come in tutte le associazioni di questo tipo, poi succedono delle cose... A che cosa mi riferisco? I soci hanno una loro vita, hanno dei loro problemi personali, per cui capita che magari qualcuno se ne va, qualcun altro muore... siamo destinati tutti a fare questa fine... ci sono problemi per cui il nucleo iniziale che aveva dato tanta luce all'Associazione ad un certo punto comincia ad assottigliarsi e questo coincide con un momento, voglio dire, di stasi per quanto riguarda l'attività di Urania.

Stranamente poi ci sono delle coincidenze che secondo me sono almeno curiose. Stamattina qualcuno diceva "appena pronto l'Osservatorio, toh il numero dei soci è calato, chissà come mai"; mi pare che, più o meno, lo stesso problema l'avevate avuto voi... secondo me sono coincidenze, non hanno una motivazione specifica, però sono delle strane coincidenze.

Ecco, dopo il grande lavoro fatto per l'eclisse solare, dove erano stati messi in funzione gli strumenti che avevamo, anche dei soci, cineprese, sono stati fatti dei filmati, sono state fatte delle eccezionali fotografie che conserviamo ancora, eccetera, dopo tutto questo lavoro si ha una stasi, l'Associazione si siede per i motivi di cui dicevo prima: alcuni soci tra i più efficienti devono abbandonare, loro malgrado, l'attività astronomica, non si riforma immediatamente un gruppo che possa in qualche modo sostituire quelli che non possono più partecipare in modo così attivo. In questo periodo l'Associazione si richiude su sé stessa, diminuisce il numero dei soci da una parte e le attività che si fanno sono quasi tutte a vantaggio dei soci stessi; sono i soci che decidono che cosa fare, come farlo e così via discorrendo. Quindi c'è una fase di "incistizzazione" dell'Associazione.


  3. Discontinuità

Questo periodo – cerco di essere più veloce che mi è possibile – diciamo che dura fino al 1979; in quest'anno succede un fatto che avrebbe dovuto essere disastroso per l'Associazione e invece succede l'esatto contrario. Che cosa succede? Noi avevamo l'osservatorio sul terrazzo del Museo di Storia Naturale: lì non era possibile costruire delle cupole, ce l'avrebbero proibito in tutti i modi ed era stato deciso di superare il problema collocando i due strumenti in postazione fissa con dei box che scorrevano su rotaie; quindi non box con il tetto scorrevole, ma addirittura tutto il box scorreva. Nel momento in cui si apriva, invece di portare fuori lo strumento, spostavamo il box.

Nel 1979 rifanno, per l'ennesima volta, il terrazzo del Museo (a causa di infiltrazioni); questa volta vogliono fare un lavoro radicale e ci costringono a togliere gli strumenti. Bisogna dire che Genova non era rimasta la stessa in tutti questi anni: l'inquinamento luminoso non consentiva, già da qualche anno, una utilizzazione seria degli strumenti.

In quella circostanza, ripeto, ci dissero: "Toglieteli" e non, come nelle volte precedenti, "Spostateli per consentire i lavori". I box sono stati distrutti, anche perché non era previsto lo smontaggio (per conferire loro una maggiore rigidità) e gli strumenti spostati e collocati altrove. Non succede solo questo: perdiamo anche la sede, poiché i locali servono agli operai che devono eseguire i lavori. Ricordo che noi avevamo un paio di locali all'ultimo piano, proprio a livello del terrazzo. Ci ritroviamo allora senza possibilità di osservare e senza un posto dove riunirci.


  4. Il rilancio

Seguendo un certo filo logico, a questo punto, l'Associazione deve sparire. Succede esattamente l'opposto: ci rimbocchiamo le maniche, facciamo il punto della situazione, forse per la prima volta ci rendiamo conto che ad un certo punto ci eravamo seduti e decidiamo di ricominciare l'attività in un modo più serio. Ricomincia così, nel ‘79, la divulgazione all'esterno; da quel momento, fino ad oggi, abbiamo fatto conferenze aperte al pubblico al ritmo di una al mese per nove mesi all'anno, escluso il periodo estivo (quindi avremo totalizzato 130-150 conferenze aperte al pubblico). La maggior parte furono fatte nell'aula magna del Museo di Storia Naturale anche se, da qualche anno, abbiamo preferito un luogo più grande e più comodo come poteva essere il Centro Civico Buranello di Genova Sampierdarena; forse qualcuno di voi avrà assistito a tali manifestazioni, impostate in modo tale che si potessero susseguire oltre che personaggi già in qualche modo esperti negli argomenti affrontati anche astronomi professionisti, in modo tale da dare una panoramica più completa ed efficace per quanto riguarda un certo tipo di tematiche.

Scomparso l'osservatorio, non abbiamo tentato di rimettere gli strumenti sul terrazzo del Museo, ma abbiamo colto l'occasione per cercare un sito dove questi strumenti avessero un senso. Nel frattempo siamo stati costretti, nostro malgrado, a rivolgerci, in modo particolare, alla divulgazione e alla didattica. Vi ho detto di alcune manifestazioni, altre sono state dei seminari per i vari ordini di scuole, a partire dall'Istituto Nautico. Potrei ricordare ancora, su questo filone, alcune serie di incontri realizzate con i CRAL [Circoli Ricreativi Aziendali dei Lavoratori], ad esempio quello della SIP, o con i Consigli di Circoscrizione, ad esempio quello di Quarto. Di ricerca, chiaramente, noi non ne possiamo parlare: non ne abbiamo potuto parlare per tutti questi anni, non siamo in grado di farlo neanche ora; e questo non perché Urania non si interessi di ricerca... no, Urania non considera la ricerca secondaria alle attività di cui ho parlato e vuole creare le premesse necessarie.

Andando avanti così, mano a mano che i ricordi mi vengono in mente (chiedo scusa di nuovo), fra le cose di una certa importanza che abbiamo realizzato in questi anni vorrei ricordare il Congresso annuale della Società Astronomica Italiana, nel 1987 – tra l'altro, siamo fieri del fatto che, a quanto mi risulta, è stato il primo e l'unico congresso della SAIt realizzato qui a Genova. 13 ▼

Intanto la ricerca di un sito per l'osservatorio ci ha impegnato per diversi anni. Inizialmente eravamo partiti con l'idea, così come era avvenuto nel passato, di avere una sede e un osservatorio collocati nello stesso posto, in modo tale che l'osservatorio fosse immediatamente fruibile. Abbiamo scartato poi sia questa idea sia quella di un sito nelle immediate vicinanze di Genova perché ci sembrava che, una volta fatto il passo, era meglio cercare una localizzazione che permettesse di utilizzare al meglio gli strumenti e non precludere una eventuale attività di ricerca.

Apro una piccola parentesi. La ricerca, secondo me, dovrebbe essere individuale, non può essere organizzata dall'associazione; cioè non si può prendere un socio per dirgli: "Tu ora fai ricerca su questa cosa", bisogna che l'individuo abbia già questo tipo di predisposizione, voglia fare, sappia già cosa fare... l'associazione può, caso mai, indirizzarlo e mettergli a disposizione quell'hardware che forse non avrebbe se fosse isolato, quanto meno per una questione di costo. Quindi due sono i problemi fondamentali che ci aspettano su questo fronte: ottenere l'hardware e avere le persone che vogliono dedicarsi a tali cose.


  5. Il nuovo osservatorio

Nella ricerca per un sito siamo approdati a Rovegno. Per chi non lo sa, Rovegno si trova a una cinquantina di chilometri da Genova verso Piacenza, sulla Statale 45. A circa tre chilometri dal paese c'è una vecchia colonia che è stata chiusa: una costruzione enorme (ce ne sono cinque in tutta la Liguria) che non funziona più come colonia dal 1974 e che è stata enormemente martoriata sia dal tempo che dalle persone. Abbiamo avuto l'idea, visto che si trova all'altezza di circa 920 metri e offre un orizzonte molto buono, tra l'altro... 14 ▼

[Interruzione tra un nastro e il successivo]


Domenica del Corriere

Figura 2 – Un italiano svela i misteri di Marte
[Domenica del Corriere, 12/6/1966] 15 ▼


Primario riflettore Ruths

Figura 3 – Glauco de Mottoni e lo specchio primario Ruths in lavorazione
[Officine Molinari, Genova, 6/8/1966] 16 ▼





DAL 1995 AD OGGI

[in fieri]





  Appendice I  –  PUBBLICAZIONI SOCIALI


Notiziario di Urania, vol. 1 (1952), n. 1

Immagine originale Indice
[titolo] – [autore], [pagine]
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Copertina: ??
Formato: ?? cm
Stampa: ??
Tiratura: ??
Pagine: ?? + copertina

Notiziario di Urania, vol. 3 (1954), n. 6

Immagine originale Indice
[titolo] – [autore], [pagine]
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Copertina: cartoncino grigio
Formato: ?? cm
Stampa: ??
Tiratura: ??
Pagine: 74 + copertina

Notiziario di Urania, vol. 4 (1955), n. 1-2

Immagine originale Indice
[titolo] – [autore], [pagine]
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Copertina: cartoncino rosso
Formato: in-4°
Stampa: ciclostilato
Tiratura: ??
Pagine: 43 + copertina

Notiziario di Urania, vol. 6 (1957), n. 6

Immagine originale Indice
[titolo] – [autore], [pagine]
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Copertina: ??
Formato: ?? cm
Stampa: ??
Tiratura: ??
Pagine: ?? + copertina




  Appendice II  –  MAPPA AREOGRAFICA IAU


Areografia

Figura 1 – Planisfero marziano standard dell'International Astronomical Union, Glauco de Mottoni (1957) 17 ▼




  Appendice III  –  CENTENARIO NASCITA DE MOTTONI


De Mottoni y Palacios 'esploratore' di Marte

"Nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, oggi [martedì 18/12/2001] alle 17 viene ricordato, nel centenario della nascita, Glauco de Mottoni y Palacios, famoso ingegnere e astronomo, che nella gara all'esplorazione del pianeta Marte, con pochi mezzi diede risposta a uno dei grandi interrogativi sul pianeta. Il professore, capo della sezione planetaria dell'Osservatorio astronomico milanese di Brera, intraprese un viaggio scientifico che lo portò intorno al 1956, alla dimostrazione della tesi che alcune macchie biancastre osservate sul pianeta Marte, erano vere e proprie nuvole, con una loro precisa densità e profondità. Glauco de Mottoni y Palacios, triestino di nascita, genovese di adozione, proprio a Genova (dove vive la figlia, la pittrice Annamaria) cominciò a progettare una mappa cartografica di Marte, di notevole perfezione. Uomo di grande cultura, non solo si accreditò la fiducia della Nasa che lo consultava regolarmente, ma fu anche insignito di numerosi riconoscimenti. Lo scienziato verrà oggi ricordato, tra gli altri, da Audouin Dollfus, direttore del Centro di Documentazione Astronomica dell'Osservatorio di Parigi. (enrica mangini)". 18 ▼

L'invito all'evento riporta, dopo una breve biografia del Nostro, il titolo della conferenza di Dollfus "Marte: osservazioni e scoperte da de Mottoni y Palacios a Pathfinder". Ruggero Pierantoni, Assessore alla Cultura del Comune di Genova, ha introdotto la manifestazione, a cui hanno contribuito Marco Scardia, Capo Servizi Generali dell'Osservatorio Astronomico di Brera, e Mario De Paz, docente presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Genova.

Nel pomeriggio di sabato 15 dicembre, il centenario era stato ricordato alla Biblioteca Berio dall'Associazione Urania.




  Appendice IV  –  INTITOLAZIONE DEI GIARDINI GENOVESI


L'iniziativa di dedicare a Glauco de Mottoni un'area urbana in Genova è dovuta a Mario Codebò, che con Henry De Santis ha fondato a suo tempo il sodalizio Archeoastronomia Ligustica.

In primo luogo Codebò ha raccolto la documentazione pertinente la biografia e i risultati scientifici del Nostro. Quindi ha ottenuto il supporto di INAF Osservatorio Astronomico di Brera, INAF Osservatorio Astrofisico di Torino, Società Astronomica Italiana, Società Italiana degli Storici della Fisica e dell'Astronomia, Unione Astrofili Italiani, Associazione Ligure Astrofili Polaris, Università Popolare Sestrese e Osservatorio Astronomico di Genova, nonché dell'azienda Phase Motion Control e di singole personalità.

Il 12/2/2013 Codebò ha inviato la richiesta d'intitolazione alla Commissione Toponomastica del Comune di Genova, indicando alcune aree non ancora denominate poste per lo più in Val Polcevera, dove ha sede l'azienda che de Mottoni ha diretto a lungo
Link esterno Ruths. Il Comune ha confermato le opzioni possibili e Codebò ha scelto i giardini tra via Teglia e via Maritano, a Bolzaneto.

Ratificata la scelta, otto mesi dopo ha avuto luogo la loro intitolazione, così annunciata in
Link esterno Archeoastronomia Ligustica. Il Comune di Genova era rappresentato da Pasquale Costa, allora vice Presidente e assessore alla Cultura del V Municipio Valpolcevera (con la fascia bicolore nelle figure).

Quando era diretta da de Mottoni, la Ruths S.p.A. aveva la sede operativa in via Palmaria 5
Link esterno Google Libri e Idem: sempre a Genova, ma nei pressi della Stazione Brignole Link esterno Google Street View (collegamenti esistenti il 24/12/2023). Codebò aggiunge: "All'epoca parlai anche con un pensionato che aveva partecipato alla costruzione del telescopio, ma purtroppo mi disse che i disegni progettuali originari non erano stati conservati, altrimenti li avrei chiesti e magari pubblicati. Nel 2013 la generazione che lavorava alla Ruths non era più quella che aveva costruito il telescopio" – comunicazione privata (23/12/2023).


Partecipanti Copyright

Figura 1 – I partecipanti all'evento [6/10/2013] 19 ▼


Svelamento Svelamento Svelamento Svelamento Copyright

Figure 2-5 – Da sinistra, un nipote di Glauco de Mottoni e Marco Scardia svelano l'epigrafe, osservati da Pasquale Costa [6/10/2013]


Epigrafe Due protagonisti Copyright
Figura 6 – L'epigrafe dei giardini de Mottoni [6/10/2013] 20 ▼ Figura 7 – Mario Codebò e Pasquale Costa [6/10/2013] 21 ▼




  Ricordi e note di Riccardo Balestrieri

Gli astrofili genovesi hanno sempre chiamato Urania, tout court, quella che è stata prima denominata "Associazione Ligure Astrofili Urania", poi "Urania - Associazione Ligure per lo studio e la divulgazione dell'Astronomia e dell'Astronautica", con sede nel prestigioso Museo di Storia Naturale Giacomo Doria Link esterno Comune di Genova.
L'orografia, lo sviluppo urbano, gli insediamenti portuali e industriali hanno causato cronici problemi logistici al capoluogo: non era facile frequentare riunioni serali in centro città, per un ragazzino che viveva nel Ponente industriale. Nel 1972, a 15 anni, mi ero quindi iscritto alla ben più vicina Sezione Astrofili dell'Università Popolare Sestrese, già impegnata nell'avventura di costruire quello che sarebbe diventato l'Osservatorio Astronomico di Genova.
La SAUPS era nata nel 1961, dieci anni dopo Urania: non le era ancora arrisa la gloria e non la cercava neppure. Vi imperavano pratica e maestria, non la teoria. Era infatti composta per lo più da operai e tecnici, con un livello scolare mediamente inferiore a quello dell'associazione più anziana. Sebbene vi fossero già figure di spicco come Francesco Gianni, questo grande autodidatta dai pochi mezzi non rivaleggiava, per quanto fosse apprezzato persino dal prof. Vasco Ronchi, con una figura del calibro di Glauco de Mottoni.
Figlio di operai, mi trovavo bene nella Sezione Astrofili. Quando volevo assistere ad una conferenza di Urania, entravo con qualche timore nel grande museo, impregnato di formalina, e mi sedevo rigido negli scranni in legno dell'anfiteatro. Ho solo un ricordo vago dell'ing. de Mottoni: una figura austera, ma per cui nessuno usava il patronimico "y Palacios". D'altra parte, anche Francesco Porro, professore ordinario di Astronomia all'Università di Genova, ha aggiunto "de Somenzi" solo in età avanzata.
Tra SAUPS e Urania, insomma, si percepiva una differenza di classe: qui c'era una Sestri che non aveva ancora digerito la "Grande Genova" del 1926, là c'era Genova e basta; qui bisognava autocostruire tutto con elementi di recupero, là qualcuno poteva acquistare strumenti eccezionali; qui i soci avevano frequentato le scuole di avviamento industriale e qualcuno vi insegnava, là c'erano laureati e docenti universitari; qui qualcuno masticava un po' di francese, là si usava anche l'inglese; qui ci si sentiva parte dell'Unione Astrofili Italiani, là della Società Astronomica Italiana.
Differenze che, in effetti, non erano così drastiche e non avevano connotazioni politiche: l'essere democristiani, comunisti, liberali o altro non faceva differenza... anche perché era molto più divertente parlare o fantasticare di astronomia e astronautica!
Le due associazioni hanno avuto periodi di collaborazione e momenti di attrito: questi ultimi legati, per lo più, ai rapporti con gli enti locali e i possibili finanziatori. Mezzo secolo di associazionismo mi ha insegnato che collaborare è sempre vitale per chi, come noi, dedica il proprio tempo libero ad attività così impegnative.

▲ 1   Il recapito del relatore, indicato a pie' di pagina del contributo apparso negli atti del convegno, era presso il Centro Astronomico dell'Alta Val Trebbia, a Rovegno (GE): cenni alla realizzazione e trasformazione del Centro sono anticipati in una nota successiva.

Il collegamento specifico in Link esterno Astro-link risulta inattivo ante il 27/4/2023. Più recenti i riferimenti in Link esterno InformaGiovani (collegamento esistente il 30/4/2023).

▲ 2   M. Scardia, "Ricordo di Glauco de Mottoni", Giornale di Astronomia, 15 (1989), n. 3-4, p. 55. L'obbiettivo Morais del suo telescopio rifrattore è documentato in San Giorgio.

Ulteriori articoli di carattere biografico – L. Prestinenza, "Una vita per Marte", l'astronomia, 13 (1991), n. 110. M. De Franceschini, "Glauco de Mottoni y Palacios: un Pievese su Marte", Quaderni di storia locale, 5 (2010), pp. 73-85. W. Ferreri, "Glauco de Mottoni y Palacios, una vita dedicata a Marte", Nuovo Orione, n. 238 (marzo 2012), pp. 38-42. M. De Franceschini, "Glauco de Mottoni y Palacios. Sassello: a Palo organizzò l'osservatorio astronomico", Pigmenti, 10 (2012), n. 24, maggio, pp. 4-5 Link esterno Yumpu (collegamento esistente il 28/4/2023).

Opere edite – Si può partire da quanto è citato, e in larga misura fornito, in Link esterno SAO/NASA ADS – cinquantatre opere a firma "de Mottoni, G." – e in Link esterno SAO/NASA ADS – altre cinque a firma "de Mottoni y Palacios, G.". Otto articoli sono registrati in Coelum Link esterno Dipartimento di Astronomia - Università di Bologna. Cinque articoli sono registrati in Link esterno INAF Osservatorio astronomico di Brera. Le mappe di Marte, in alta risoluzione, con le variazioni di albedo dal 1907 al 1971 sono in Link esterno Digital Museum of Planetary Mapping (collegamenti esistenti il 30/4/2023).

Fonti primarie – Archivio dell'Osservatorio Astronomico di Brera INAF, Milano.

Per inquadrare Urania e de Mottoni nel panorama italiano del 1956: G. Ruggieri, "Gli astrofili in Italia", Astronomia, 48 (2023), n. 2, pp. 10-13 PDF.

▲ 3   Oppure l'anno successivo? "La Società «Urania» – fondata nel 1952 e attualmente presieduta dall'ing. Glauco de Mottoni – si propone di divulgare le conoscenze astronomiche e riunisce appassionati osservatori del cielo, che sul terrazzo sovrastante l'edificio del museo hanno allestito un ottimo strumentario (rifrattore da 160 mm e riflettore da 300 mm)". E. Tortonese, "Il Museo civico di Storia Naturale «G. Doria» in Genova, nel suo primo centenario", Annali del Museo civico di Storia Naturale «Giacomo Doria», 77 (1968-69), p. XIV Link esterno Internet Archive.

Perché Urania? Certo, è la Musa dell'Astronomia ed è per questo che Le ho dedicato questo ipertesto, unendo il ricordo della Colonia Ligustica d'Arcadia, ma perché intestare a Lei un'associazione di astrofili?
La risposta potrebbe risalire a vicende che avvengono nella prima metà del secolo. Il sacerdote Giovanni Boccardi (1859-1936), professore ordinario all'Università di Torino e direttore del suo Osservatorio astronomico dal 1903, fonda la Società Astronomica Italiana nel 1906. La Società degli Spettroscopisti Italiani esiste fin dal 1871, ma si tratta di un'accademia di professionisti. Il sodalizio ideato da Boccardi, invece, è aperto anche ad astrofili e la divulgazione è uno degli obiettivi primari. Nel giro di pochi anni, però, tende a prevalere un indirizzo più accademico e padre Boccardi, nel 1911, crea la Società Astronomica Urania; si noti che il suo bollettino assume la testata Urania nel 1920, per durare fino al 1943. Nel 1925 Luigi Volta subentra a Boccardi, ormai quasi cieco, nella cattedra e nella direzione dell'Osservatorio di Torino. Il sacerdote astronomo, dopo alcune peregrinazioni, si stabilisce definitivamente sulla riviera ligure, prima a Varazze, poi a Savona, dove continua ad occuparsi di divulgazione: una vera e propria missione per lui, Prete della Missione! Boccardi, insomma, cerca di realizzare in Italia un'associazione quale la Société Astronomique de France, di cui è membro titolare dal 1927. Perché non c'è riuscito? È lo stesso Camille Flammarion a suggerire una possibile causa, qualificandolo "il famigerato divulgatore dell'astronomia... il quale, modestia a parte, aveva finito per persuadersi di essere il Napoleone dell'astronomia"! Un'altra causa risiede nelle scelte della Società degli Spettroscopisti Italiani, denominata Società Astronomica Italiana ancora prima del formale scioglimento di quella omonima fondata nel 1906. La SAIt, per distinguerla almeno nell'acronimo dalla precedente SAI, manterrà infatti un carattere di accademia: lo stesso de Mottoni pubblicherà articoli nelle sue Memorie, a partire dal 1925, ma non farà mai parte del consiglio direttivo. In esso figureranno – anche molti anni dopo – pochi astrofili, tra cui: Raul Valentini, vice segretario e segretario dal 1962 al 1977; Paolo Andrenelli, vice segretario dal 1971 al 1977; Luigi Baldinelli, consigliere dal 1971 al 1981; Sandro Baroni, consigliere dal 1981 al 1985.
Sintesi della biografia di Boccardi sono in Link esterno INAF Polvere di stelle e Torinoscienza. È ancora prezioso, grazie anche al cospicuo elenco di pubblicazioni: A, Fresa, L'astronomo P. Giovanni Boccardi Prete della Missione : Commemorazione letta nel Circolo Pio VII di Savona il 7-XI-1937 (Roma : Arti Grafiche Trinacria, 1938) Link esterno Internet Archive.
La riscoperta di fondi archivistici pertinenti si deve all'Osservatorio Astronomico di Torino: M. Marini, "A project to rearrange and inventory the historical-scientific archive of the Turin-Pino Torinese Astronomical Observatory", Memorie SAIt, 66 (1995), n. 4, pp. 931-932 Link esterno SAO/NASA ADS; V. Calabrese, "An early Italian astronomical society founded in Turin in 1906", Memorie SAIt, 66 (1995), n. 4, pp. 769-776 Link esterno SAO/NASA ADS. Fonti primarie sulla Società Urania Link esterno INAF Polvere di stelle.
Le annate dal 1911 al 1917 della nuova rivista di Boccardi, Saggi di astronomia popolare, sono condivise in Link esterno Internet Archive. Le annate dal 1922 al 1943 della rivista, dal 1920 denominata Urania, sono condivise in Link esterno Emeroteca BNC Roma (collegamenti esistenti il 30/4/2023).

▲ 4   Annali del Museo civico di Storia Naturale «Giacomo Doria», 77 (1968-69), p. I Link esterno Internet Archive (collegamento esistente il 1/5/2023).

▲ 5   "Glauco de Mottoni y Palacios was born in Trieste on July 30, 1901. He graduated in Electrotechnical Engineering at the Royal Superior Technical Institute in Milan in 1924 and in Applied Mathematics at Milan University in 1926. In 1924-26 he was assistant to Aldo Pontremoli at the Institute of Complementary Physics in Milan, while he started to work as an engineer. In Pontremoli's laboratory he carried on researches in optics. Due to a pneumonia, he could not join Aldo Pontremoli in the 1928 polar expedition.
At the same time he had a deep interest in astronomy. Already as a student he had started to collaborate with the Astronomical Observatory of Brera and Merate where he will lead the planetary division; in 1922-25 he studied Venus. Later he was one of the leading researchers on Mars at an international level. From 1948 he studied the oppositions of Mars at the aphelius. In 1956 he proved that some white spots observed on Mars were clouds and determined their characteristics. He made a very detailed map of Mars from photographic maps; [de] Mottoni's map was adopted by the International Astronomical Union in 1957 and was used by the Mariner 4 space probe of the NASA in 1964.
He worked on the projects of the objective lens with the Ruths company in Genoa for the reflector telescope which was put on work in the Merate division of the observatory in 1968, and was a consultant in the production of the objective of the telescope for the Astronomical Observatory of Turin.
Glauco de Mottoni y Palacios died on May 9, 1988".
L. Gariboldi, L. Bonolis, A. Testa, The Milan Institute of Physics : A Research Institute from Fascism to the Reconstruction (Switzerland: Springer Nature, 2022), p. 31 Link esterno Google libri.

Aggiungo una informazione riguardante il servizio militare. Nel luglio 1940 è annunciata la nomina a sottotenente di complemento di artiglieria e la destinazione "per il servizio di prima nomina, della durata di un mese, ai depositi dei reggimenti a fianco di ognuno indicati"; nello specifico, "de MOTTONI Glauco di Gustavo, [nato il] 30 luglio 1901, [distretto di residenza] Genova" è destinato a "2 a. C. A. [artiglieria Corpo d'Armata]". Ministero della Guerra, Bollettino ufficiale delle nomine..., dispensa 35ª (4/7/1940), p. 4094 Link esterno Google libri (collegamenti esistenti il 1/5/2023)

▲ 6   G. de Mottoni y Palacios, A. Dollfus, "Surface marking variations of selected areas on Mars", Astronomy and Astrophysics 116 (1982), n. 2, pp. 323-331 Link esterno SAO/NASA ADS (collegamento esistente il 29/4/2023).

▲ 7   G. de Mottoni y Palacios, "The Appearance of Mars from 1907 to 1971: Graphic Synthesis of Photographs from the I.A.U. Center at Meudon", Icarus, 25, n. 2, pp. 296-332 Link esterno SAO/NASA ADS (collegamento esistente il 29/4/2023).

▲ 8   G. de Mottoni, "Su una semplificazione del primo metodo di John Herschel per il calcolo d'orbita di una doppia visuale : Applicazione al sistema di Sirio A-B", Memorie della Società Astronomica Italiana, 19 (1948), pp. 105-111 Link esterno SAO/NASA ADS (collegamento esistente il 29/4/2023).

▲ 9   A. Pontremoli, G. de Mottoni, "La diffusione della luce in un mezzo sottoposto ad un campo elettrico o magnetico costante", Rendiconti dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, 58 (1925), pp. 801-807.

▲ 10   L'elenco di tutti i premiati dal 1931 è in Lauréats des prix décernés par la Société astronomique de France Link esterno SAF (collegamento esistente il 28/4/2023).

▲ 11   Il Museo Civico di Storia Naturale G. Doria, Genova, possiede una raccolta, presumibilmente completa, che va dal 1952 al 1957 Link esterno OPAC SBN (collegamento esistente il 27/4/2023). La periodicità era variabile: mensile o bimestrale, ma è nota l'esistenza di numeri doppi, per cui non è conosciuto il numero totale dei fascicoli.

Sono esistite altre pubblicazioni sociali; ad esempio, dal 1959 al 1961 sono stati editi i fascicoli annuali denominati Atti di Urania.

▲ 12   M. Scardia, "Mesures micrométriques d'étoiles doubles (1re liste)", Astronomy and Astrophysics Supplement Series, 53 (1983), pp. 433-440 Link esterno SAO/NASA ADS (collegamento esistente il 27/4/2023).

▲ 13   Dal 1946 ad oggi la Società Astronomica Italiana si è riunita in Liguria solo a Genova, dal 23 al 25 aprile 1987, per il XXXI Congresso, dedicato a G. D. Cassini Link esterno SAIt (collegamento esistente il 27/4/2023).

▲ 14   Da Link esterno Parco Antola: "L'Osservatorio Astronomico Regionale Parco Antola – Comune di Fascia è situato ad oltre 1400 metri di altitudine, in prossimità della località Casa del Romano.
Il centro, che si estende su una superficie di 400 metri quadri, è stato realizzato per la divulgazione, l'alta formazione e la ricerca scientifica ed è dotato di un modernissimo telescopio da 800 mm, di un planetario di ultima generazione, di una sala multimediale e di una biblioteca a disposizione dei visitatori. La struttura, inaugurata nel 2011, realizzata grazie allo sforzo congiunto della Regione Liguria, della Provincia di Genova, del Parco dell'Antola e del Comune di Fascia è oggi gestita direttamente dal Parco, con il supporto dell'Associazione Urania di Genova, una delle più antiche associazioni di astrofili in Italia.
La posizione in cui sorge l'Osservatorio presenta peculiari caratteristiche, che la rendono ideale per l'osservazione del cielo. A partire dalla fine del XIX secolo il territorio dell'Alta Val Trebbia è stato, infatti, soggetto a un intenso fenomeno di abbandono e spopolamento che oggi lo rende una delle aree meno intensamente popolate dell'Italia settentrionale. Minore densità di popolazione significa minore inquinamento luminoso. Le foto notturne scattate dai satelliti mostrano infatti come l'area della Val Trebbia appaia completamente buia, se confrontata con le città, la costa o la pianura padana. Se a questo si aggiunge la quota elevata (oltre 1.400 metri sul livello del mare), appare chiaro come la struttura sorga in una posizione ideale per l'osservazione del cielo notturno.
Scienza e divulgazione – Il cuore dell'Osservatorio è il telescopio N-NASMYTH, uno dei più grandi telescopi in Italia, con 3 specchi, una apertura libera di 800 mm e un peso complessivo che supera le tre tonnellate. Un vero e proprio concentrato di tecnologia, protetto dalla cupola che si erge sopra la copertura della struttura: un grande terrazzo coperto a prato, per consentire anche agli amatori di posizionare i propri telescopi. Altro elemento essenziale è il Planetario, formato da una cupola metallica semisferica di circa 6 metri di diametro, sula cui volta vengono proiettati i diversi fenomeni celesti nel corso delle lezioni divulgative alle quali gli spettatori possono assistere comodamente seduti su 24 poltroncine reclinabili".
Presentazioni della struttura: Antola, l'osservatorio per il parco delle stelle (31/7/2013) Link esterno YouTube; Osservatorio Astronomico Parco Antola comune di Fascia (8/4/2014) Link esterno YouTube.
I riferimenti alla convenzione tra il Parco e l'Associazione Urania (2018) sono condivisi in Link esterno Parco Antola.
L'Osservatorio è gestito dal 2022 da Link esterno Associazione StarAntola Ets ed è attualmente operativo Link esterno Parco Antola.
Da Università di Genova Link esterno Dipartimento di Fisica: "Astronomia Ottica presso Osservatorio Antola – ORSA Observations and Research in Astronomical Sciences
Il Parco Regionale del Monte Antola ha di recente installato un telescopio di ragguardevoli dimensioni presso l'Osservatorio sito nel comune di Fascia. L'Università di Genova ha creato un centro inter-dipartimentale per l'utilizzo del telescopio a fini scientifici, di didattica e di divulgazione. Le misure scientifiche attualmente in corso riguardano la fisica degli eso-pianeti, lo studio dei nuclei galattici attivi e di quasar sotto effetto lente gravitazionale. Il Dipartimento di Fisica ospita il centro interdipartimentale ORSA, in collaborazione con il DIBRIS, il DIMA, il DITEN e il DCCI per la gestione, la valorizzazione e l'uso scientifico e didattico del telescopio. Inoltre, si stanno predisponendo sale di controllo remoto al fine di organizzare eventi per la cittadinanza e iniziative di orientamento e didattica per gli studenti.
Personale DIFI – Gianangelo Bracco, Professore associato. Roberta Cardinale, Ricercatore. Alba Domi, Assegnista. Flavio Fontanelli, Professore associato. Marco Pallavicini, Professore ordinario. Alessandro Petrolini, Professore ordinario. Alberto Sciaccaluga. Silvano Tosi, Professore associato" (tutti i collegamenti sono esistenti il 27/4/2023).

▲ 15   Mercato antiquario. La copertina di Walter Molino (1915-1997) compara l'attività di de Mottoni in un laboratorio fotografico alle prime foto lunari inviate dalla sonda Surveyor I. La legenda recita: "Mentre la gara spaziale tra americani e russi continua con l'impiego di mezzi imponenti, il prof. De Mottoni dell'Osservatorio di Brera solo e con pochi mezzi ha svelato un segreto di Marte".

▲ 16   "Lo specchio del riflettore Ruths (del diametro di 137 cm) era di concezione avveniristica per l'epoca: era fatto di alluminio pieno, ricoperto dal lato riflettente da una lega di nichel-fosforo per indurirlo e renderlo adatto alla lavorazione ottica. La fotografia mostra lo specchio in fase di lavorazione presso le Officine Molinari di Genova il 6 agosto 1966, alla presenza del suo progettista, l'ing. Glauco de Mottoni y Palacios (a destra)". Storia fotografica dell'Osservatorio Astronomico di Brera. La sede osservativa di Merate (1925-oggi) Link esterno Osservatorio Astronomico di Brera INAF (collegamento esistente il 28/4/2023).

▲ 17   È ancora uno strumento di riferimento. Sezione Nazionale Pianeti dell'Unione Astrofili Italiani, Marte: mappe e nomenclatura Link esterno UAI (collegamento esistente il 27/4/2023).

▲ 18   Da Link esterno la Repubblica (collegamento esistente il 30/4/2023). Il pieghevole con l'invito alla manifestazione è stato conservato e condiviso da Mario Codebò.

▲ 19   Da sinistra: signora da indentificare, signore da identificare, Milena Pierri (seminascosta), due signori da identificare, tre signore da identificare, Henry De Santis (seminascosto), Marco Scardia, signore da identificare, Diego Guido Torrisi, Alessandra Bruzzi, signore da identificare, Walter Ferreri e signore da identificare (seminascosti dagli oratori).

▲ 20   La scheda descrittiva utile per la manutenzione è in Link esterno Municipio V Valpolcevera. Nel corso degli otto anni seguiti all'intitolazione, i giardini hanno subìto un grave degrado, anche per atti di vandalismo. Gli interventi necessari per il ripristino sono stati definiti il 7/9/2021 dal Link esterno Municipio V Valpolcevera; la videoregistrazione della seduta di consiglio è presente anche in Link esterno YouTube (collegamenti esistenti il 30/4/2023).



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