Urania Ligustica

Delizie in villa

Paris Maria Salvago

La fortuna

Delizie in villa



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"L'ambiente di Paris Maria Salvago (1643-1724)", presentata al XXX Convegno SISFA (Urbino, 30/6-3/7/2010) → estratto dagli atti editi File PDF.




Agli inizi del Settecento, Muratori sintetizza la situazione degli studi astronomici in Italia nelle Riflessioni sopra il Buon Gusto.

Sicché lo studioso dell'Astronomia, ove si volga a gli Antichi, e più ancora a i Moderni, non può quasi abbattersi, se non in eccellenti Maestri, quali oltre a i mentovati [Ticone e Galileo] sono principalmente stati Giovanni Bianchino, Luca Gaurico, Cristoforo Scheinero, Giovanni Keplero, Cristoforo Longomontano, l'Hugenio, il Riccioli, ec. Vivono ora altri chiarissimi Professori di tale Scienza, nella quale se noi dessimo tra i viventi il principato a quel celebre Ingegno Italiano, che fiorisce in Parigi [Cassini], credo che gliel daremmo coll'universale consentimento de gl'Intendenti d'Europa. Sonosi anche in Italia accresciuti, non ha molto, i comodi per lo studio Astronomico, e spezialmente in Roma per magnanima cura del Regnate Pontefice Clemente XI., e in Bologna, e in Genova. Sicché non è d'uopo qui il raccomandare, o insegnare il buon Gusto, dove oramai non si scorge chi l'abbia cattivo, se non è talora nell'inconsiderata elezione, o ostinata riprovazione di qualche sentenza, dal che io ora prescindo. Più tosto si vuol raccomandare a i Letterati nostri il coltivare un poco più gli Astronomici studj, i quali per avventura sono da molti non assai curati, o poco apprezzati, perché non è assai intesa l'utilità, che può trarne la Repubblica tanto Letteraria quanto civile.1

Il più grande estimatore della rinascita scientifica e letteraria italiana sancisce così il primato astronomico del triangolo Roma-Bologna-Genova, collegato alla Parigi di Cassini e Maraldi. La matematica è rappresentata da Galilei, Borelli, "Jacopo, e Giovanni Bernulli, dal Marchese dell'Ospitale, dal Leibnizio, dal Carré, dall'Ugenio".2 La mancata citazione di Newton appare dovuta ad una visione nazionalistica, o al più estesa all'Europa cattolica, congeniale a Salvago.


Fra il Sette e l'Ottocento la fama riecheggia nelle pagine di Lalande e von Zach. L'astronomo francese tocca la Liguria nel corso del suo viaggio in Italia (1766) e accenna:

Il y avoit autrefois un observatoire de M. Salvaggi, mais ses instruments sont aujourd'hui dans la Casa Costantino Pinelli, hors de la porte de Carbonara, & l'on n'en fait plus d'usage.3

L'astronomo ungherese risiede ben più a lungo a Genova, ma ormai sono passati due secoli dalla scomparsa di Salvago. Nella sua Correspondance astronomique del 1819 riferisce che è morto, senza aver fatto testamento, il 7 marzo 1745, dopo di che attribuisce al suo "grand pére" un aneddoto che, a quanto pare, non è riportato da altre fonti: era ancora così gustoso per i Genovesi, da tramandarlo oralmente?

[Luigi XIV riceve a Versailles il Doge e i quattro Senatori giunti da Genova dopo il bombardamento del 1684; il Doge esegue l'atto di sottomissione con un discorso, quindi...] Ce discours fini, le Roi en descendant les marches de son trône, laissa tomber un de ses gants tout près du Doge, qui fit un mouvement pour le reveler; Salvago placé a côte du Doge, le retint par le bras, en lui disant toutout bas «ne faites pas cela». Le Doge ne ramassa pas le gant. Louis XIV, qui s'était apperçu de ce qui avait eu lieu, demanda quelques momens aprés, comment s'appellait ce Sénateur, en le montrant du doigt? Salvago, Sire! fut la réponse. Ah! Ah! Salvago, repliqua le Roi, il ne paraît pas si sauvage! Apparemment le Marquis Salvago connaissait en homme d'esprit, des grandeurs beaucoup plus réelles que celle-là.4

Nel 1863 la data di morte errata è ripresa da Poggendorff.5 Una decina di anni dopo Riccardi non fornisce ulteriori contributi e prende per buono l'anno di scomparsa riconducibile a von Zach.6 L'erudizione dei compilatori non avrebbe impedito lo svanire della memoria, se lo storico Desimoni non avesse studiato a lungo l'epistolario conservato nell'archivio Pinelli Gentile, allora collocato nel palazzo di Carbonara, e non ne avesse tratto un lungo e ancora interessante articolo, seppure viziato dal desiderio di esaltare il ruolo della Liguria nella rinascita culturale italiana: un proposito ben comprensibile nel 1875!7

Podestà ricorda che Salvago è il tramite di perizie sull'interramento e i moli del porto di Genova.

Otto anni dopo e propriamente nei primi giorni del dicembre 1695, giungeva in Genova l'insigne matematico ed astronomo Gian Domenico Cassini; del cui arrivo tosto che furono conscî i Padri del Comune, ordinavano a Domenico Grimaldo, Gerolamo Doria e Gio. Francesco Raggio di sentire i di lui consigli intorno al Porto accompagnandolo a visitare il nuovo Molo ove si sarebbe recato altresì Paride Maria Salvago, distinto matematico pur esso, nel cui Palazzo in Carbonara, ov'egli aveva costruito una specola per le osservazioni astronomiche, ospitava appunto il Cassini.

Quindi, perchè il De Verger aveva fatto sapere di non potersi muovere da Lisbona, addì 30 giugno successivo [1703] si deputano Stefano Spinola e Filippo Cattaneo ad abboccarsi col matematico Giacomo Filippo Maraldi, ospite allora, come già lo era stato il di lui zio Gian Domenico Cassini del dotto Paris Maria Salvago, e lo pregassero di voler loro indicare un buon ingegnere. E questo venne dal Maraldi additato nel signor Niquet, che rivestiva una tale carica presso il Re di Francia, ed era addetto alle fortificazioni della Provenza.8

La fama riverberata da Salvago porta Vitale a sovrastimarne la statura, certo inferiore a quella di Baliani:

Giambattista Baliano, contemporaneo di Galileo, scopritore della misurazione della pressione atmosferica, fu scrittore di varie materie nel campo scientifico, annoverato tra i più valenti cultori della meccanica contemporanea, mentre, un po' più tardi, Paride Maria Salvago ebbe un posto cospicuo fra gli astronomi,9

ma un'altra opera di Vitale è indispensabile per i riferimenti archivistici alla sua attività diplomatica.10


A partire dall'ultimo quarto del Novecento, manifestano qualche interesse anche gli storici della scienza. Dagnino si limita a citare il lavoro di Desimoni in uno studio, peraltro basilare, sulle radici della meteorologia a Genova.11 Baldini è giustamente severo:

Comunque Baliani, preso da impegni pubblici e privo d'un ruolo didattico, non creò una scuola, e fino al Settecento in Liguria non vi sono tracce d'una ricerca più che amatoriale ed episodica. La mancata diffusione di metodi sperimentali ne frenò l'applicazione in medicina e biologia...,12

ma nel 1984 appaiono gli atti di un importante convegno realizzato a Bologna due anni prima; Baldini vi segnala che alla Biblioteca Vallicelliana, fra i manoscritti di Francesco Bianchini, si conservano varie lettere di Salvago, "l'unica figura scientifica d'un qualche rilievo nella Genova negli anni tra '600 e '700".13 L'epistolario, in effetti, era già stato studiato ante 1968 da Rotta, a cui non era sfuggita l'importanza della lettera del 17 ottobre 1716.14

Un primario centro di studi di storia della scienza è l'Osservatorio Astronomico di Bologna, sorto proprio nell'arco di tempo coperto dall'epistolario. La più vasta compilazione di lettere di Salvago si trova nella tesi di Baiada, dedicata ai carteggi settecenteschi dell'Osservatorio. Dalla corrispondenza con Eustachio e Gabriele Manfredi emerge il ritratto che segue.

Patrizio genovese, ha ricoperto varie cariche pubbliche. Ha un osservatorio nella sua villa di Carbonara, e quando non può occuparsene lo affida agli abati Rava e Barabbino, il quale, fra l'altro, è l'unico che a Genova si occupi di 'calcoli differenziali'.
Maraldi (Horn dice: Cassini) ha tracciato una meridiana a San Pier d'Arena.
Nella specola della Carbonara ha alcuni cannocchiali, due orologi ed un piccolo quadrante. In seguito compra un micrometro.
Il quadrante è stato costruito da Butterfield, è tutto di ottone, e pur non misurando più di un piede di raggio, sembra che sia un gioiello. Lo ha portato lui stesso dalla Francia, insieme agli orologi, nel 1679.
Si interessa ripetutamente agli strumenti di Bologna, chiedendo sempre nuove spiegazioni, sui quadranti di Lusverg prima, sul semicircolo poi.
Per lungo tempo sembra indeciso se farsi fare un altro quadrante, senza risolversi.
Ne fa fare un altro per un suo amico, il Cavaliere [De] Ferrari, da Sante Mennini, orologiaio bolognese, seguendo i consigli che arrivavano per lettera da Maraldi.
Si occupa ripetutamente della diffusione delle effemeridi di Manfredi, spedendone copie in Francia e facendone vendere lui stesso.
Dal 1702 al 1724, anno della sua morte, è per Manfredi il tramite con la Francia: arrivano a lui, che le rispedisce a Bologna, notizie ed osservazioni di Maraldi e Cassini da Parigi, dall'Accademia di Montpellier, di Laval da Marsiglia.
Conosce anche Bianchini, e riferisce a Manfredi ciò che l'astronomo romano gli ha raccontato dei suoi viaggi in Francia, Inghilterra, Olanda e Germania.
In cambio di tutte queste notizie usa Manfredi, e probabilmente anche Maraldi, come scuola per corrispondenza, per risolvere i suoi dubbi su come fare le osservazioni o i calcoli, per avere notizie su come sono costruiti e si adoperano gli strumenti.
Da alcuni cenni sembra che anche Salvago ritenesse Cassini piuttosto avaro di simili informazioni; ma d'altra parte deve insistere parecchio anche con Manfredi per avere tutte le informazioni che chiede sul semicircolo.15

Particolare interesse hanno destato le osservazioni di macchie solari, estremamente rare all'inizio del Settecento, vale a dire alla fine del Minimo di Maunder.16 Viene poi dedicato ampio spazio al carteggio Manfredi-Salvago nel Link esterno sito web dell'Osservatorio (ora Dipartimento di Astronomia dell'Università di Bologna). Nella sua tesi, Baiada cerca di delineare anche le sorti dell'archivio.

L'archivio di Salvago, contenente le risposte di Manfredi, che dovevano essere circa trecento, di Maraldi, forse di D. Cassini, di Laval, doveva essere una miniera di informazioni preziose.
Nel 1925 Horn ha fatto dei tentativi per ritrovarlo: una lettera mandatagli dal marchese Salvago Raggi spiega le vicende della villa della Carbonara, con la sua biblioteca e gli archivi; verso la metà del 1800 la biblioteca è stata venduta ad un signore dal nome illeggibile, ma di cui lo stesso Salvago Raggi non aveva potuto trovare alcuna notizia.
La villa, invece, con una parte dei libri, e forse anche parte dell'archivio, è poi stata venduta anch'essa, alla fine dell'Ottocento, al senatore Piaggio.17

Una ricostruzione ingegnosa, ma sbagliata: i beni Salvago sono pervenuti ai Pinelli Gentile per asse ereditario ed il carteggio studiato da Desimoni è riscoperto da Boldorini, nell'ambito di ricerche d'archivio volte a ricostruire la storia del loro marchesato d'oltre giogo. A quanto pare, nel castello di Tagliolo Monferrato sono ancora conservati persino libri e strumenti di Salvago, ma alcuni episodi spiacevoli hanno convinto il marchese Pinelli Gentile ad affidare al solo Boldorini l'esame dei materiali documentali. Dall'archivio di famiglia, conservato nella torre dell'antico palazzo di villa fortificato, lo studioso estrae, nel 1990, alcuni scritti del corrispondente più illustre: Gio. Domenico Cassini.18

Nel 1992, in un'opera collettiva sulla letteratura ligure, Graziosi ricorda i rapporti di Salvago con il poeta Giambattista Pastorini.

Gli amici aristocratici del Maggi che a Genova ruotavano attorno al Collegio gesuitico erano, oltre a Giovanni Andrea Spinola, Silvestro e Alessandro Grimaldi, Felice Pinelli, Giovan Battista De Ferrari, Francesco Maria Grimaldi, Paris Maria e Bernardo Salvago: dilettanti per i quali la marginale attività poetica non giunse alle stampe e rimase pratica estemporanea d'obbligo nella vita sociale. Costituivano un gruppo di colti patrizi attenti anche alla nuova scienza che si raccoglieva nell'osservatorio astronomico di Carbonara fatto costruire nel 1676 da Paris Maria Salvago di ritorno dalla Francia: avevano contatti a Parigi col Cassini, a Lione e Marsiglia col gesuita Laval, a Bologna con Manfredi, a Roma col Bianchini, a Milano con Ceva in un circuito di cultura non arcadico ma scientifico. Non meraviglia quindi che nessuno di loro abbia partecipato alla fondazione della Colonia Ligustica e che la sola testimonianza letteraria del gruppo l'abbia lasciata il gesuita Pastorini il quale, dedicando al Salvago la traduzione del Fons delusus del Ceva, vi aggiunse di suo l'elogio del patrizio-scienziato dedito non alle rime galanti ma ad astrolabi e quadranti: una voce riflessa per un gruppo di scienziati dilettanti di cui nulla è rimasto né in Arcadia né fuori.19

Un'affermazione troppo recisa, come sa bene Anna Cassini, una storica legata all'ambiente culturale bolognese, che ricorre alle lettere inviate dal patrizio genovese ad Eustachio Manfredi per tratteggiare la fine del "Gran Cassini", in una monografia edita nel 1994.20

Nel 1996 Balestrieri identifica i resti dei palazzi di villa, nei dintorni di Genova, in cui Salvago aveva realizzato i suoi osservatori;21 inizia a studiare il carteggio segnalato da Baldini e contatta il prof. Rotta, prodigo di acuti e puntuali consigli; conosce il marchese Pinelli Gentile e mons. Boldorini; studia le linee meridiane genovesi 22 e inizia a diffondere sul web, nel 2001, fonti primarie e secondarie su Salvago e il suo ambiente.23

Nel 2002 Giuntini pubblica il carteggio tra Gio. Domenico Cassini ed Eustachio Manfredi e, due anni dopo, Cassini completa il suo affresco storico con una monografia sui Maraldi: in entrambi i casi Salvago interessa solo come fonte per i suoi famosi corrispondenti.24

Nel 2010, infine, il XXX Convegno della Società Italiana degli Storici della Fisica e dell'Astronomia (Urbino, 30/6-3/7/2010) dà l'occasione a Balestrieri di aggiornare e integrare l'ipertesto Urania Ligustica, che viene riproposto sul web assegnando uno spazio centrale a Paris Maria Salvago.25


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La prima versione di URANIA LIGUSTICA
(2001-2003) Copertina




1 L.A. Muratori, Delle riflessioni sopra il Buon Gusto nelle Scienze e nelle Arti di Lamindo Pritanio (Venezia, L. Pavino, 1708), t. ???, p. ??? . Non vi sono differenze significative fra la seconda edizione (Colonia - ma Napoli, B.M. Renaud, 1715), t. 2, pp. 166-169, e la terza (Venezia, N. Pezzana, 1723), t. 2, pp. 279-280. E fra la prima e la seconda? Integrare!

2 Ibidem; per le tre edizioni: 1708 – t. ???, p. ???; 1715 – t. 2, pp. 151-152; 1723 – t. 2, pp. 250-251. Integrare!

3 J.-J. de Lalande, Voyage en Italie, contenant l'histoire & les anecdotes les plus singuliers de l'Italie (Yverdon, 1788), t. 7, p. 333.

4 F.X. von Zach, Correspondance astronomique, géographique, hydrographique, et statistique, 2 (1819), pp. 441-442.

5 J. C. Poggendorff, Biographisch-literarisches Handwörterbuch zur geschichte der Exacten Wissenschaften (Leipzig, J. A. Barth, 1863), vol. 2, colonna 744.

6 P. Riccardi, Biblioteca Matematica Italiana (Modena, 1870-1880; Modena, 1893²; Milano, Görlich, 1952³), vol. 1, 2ª parte, colonna 414.

7 C. Desimoni, "Notizie di Paris Maria Salvago e del suo Osservatorio astronomico in Carbonara", Giornale Ligustico di Archeologia, Storia e Belle Arti, 2 (1875), pp. 465-486; 3 (1876), pp. 41-65.

8 F. Podestà, Il Porto di Genova. Dalle origini fino alla caduta della Repubblica Genovese (Genova, E. Spiotti, 1913; anastatica Genova, ERGA, 1969), pp. 451, 454. È bene dire, però, che Cassini, Maraldi e Salvago non sono citati in: G. Faina, Ingegneria portuale genovese del Seicento (Firenze, Giunti, G. Barbèra, 1969).

9 V. Vitale, Breviario della storia di Genova (Genova, Società Ligure di Storia Patria, 1955), vol. 1, p. 246.

10 V. Vitale, "Diplomatici e consoli della Repubblica di Genova", Atti della Società Ligure di Storia Patria, 63 (1934), p. 145. Al paragrafo su Paris Maria, ne segue uno su Bernardo Salvago.

11 I. Dagnino, "L'Osservatorio Meteorologico della Università di Genova dal 1833 al 1900", Atti dell'Accademia Ligure di Scienze e Lettere, 34 (1977), pp. 149-168. Cita probabilmente tale lavoro: F. Mangianti, "Le reti meteorologiche in Italia: l'evoluzione storica dal 1700 al 1900", negli atti del convegno Due secoli di osservazioni meteorologiche a Mantova, a cura di M. Bellumi, M. Maugeri, E. Mazzucchelli (Milano, CUSL, 2000), pp. 15-28. "All'inizio del '700 Paris Maria Salvago e Giovanni Poleni iniziano le osservazioni a Genova ed a Padova rispettivamente...": così L. Mariani, Dispensa Agrometeorologia (Università degli Studi di Milano, Facoltà di Agraria, anno accademico 2002-2003), cap. 1, § 1.2; la notizia è a sua volta ricavata dal citato Mangianti (2000).

12 U. Baldini, "L'attività scientifica nel primo Settecento", in Storia d'Italia. Annali, 3 (Torino, Einaudi, 1980), p. 482.

13 U. Baldini, "Due raccolte romane di lettere di Eustachio Manfredi", in Scienza e letteratura nella cultura italiana del Settecento, a cura di R. Cremante e W. Tega (Bologna, Il Mulino, 1984), p. 531.

14 S. Rotta, "Bianchini Francesco", Dizionario Bibliografico degli Italiani, vol. 10 (Roma, 1968), ad vocem, estratto. Proprio alla luce di questa lettera, Rotta è rimasto più intrigato dalla figura di Barabbino che non a Salvago; S. Rotta, comunicazione privata (1997).

15 E. Baiada, Le carte settecentesche dell'archivio dell'Istituto di Astronomia dell'Università di Bologna, tesi di laurea, relatore A. Braccesi (Università di Bologna, anno accademico 1976-77), pp. 79-80.

16 E. Baiada, R. Merighi, "Le 'macchie nel Sole' scoperte dal Manfredi", l'astronomia, 3 (1981), n. 13, pp. 35-37; Salvago è citato, nel diagramma a p. 37, per le osservazioni compiute intorno al 1707-1709. E. Baiada, R. Merighi, "La ripresa dell'attività solare dopo il minimo di Maunder nelle osservazioni di Eustachio Manfredi", Bollettino della Società Astronomica Italiana, suppl. al vol. 1, n. 3 (1981), pp. 250-251. E. Baiada, R. Merighi, "The revival of solar activity after Maunder Minimum in reports and observations of E. Manfredi", Solar Physics, 77 (1982), n. 1-2, pp. 357-362 File PDF. D. V. Hoyt, K. H. Schatten, "How well was the Sun observed during the Maunder Minimum?", Solar Physics, 165 (1996), n. 1, pp. 181-192 File PDF. Per una breve spiegazione e riferimenti più generali, si rimanda alla pagina specifica di questa sezione di Urania Ligustica.

17 E. Baiada, Le carte settecentesche..., cit., p. 80.

18 A. Boldorini, "Sic itur ad astra o della cometa di Halley", Renovatio, 21 (1986), n. 4, pp. 659-681. L'articolo satireggia chi procede a naso per le strade celesti, traendo spunto dalla "vecchia stampa che fascia impropriamente" il carteggio: "un maschio naso si protende impertinente e luminoso all'interno di una costellazione di sette astri ancora avvolti nelle tenebre", con l'iscrizione di cui al titolo in un cartiglio. L'articolo, infatti, è un occasione per mons. Boldorini, già teologo del cardinale Siri, per attaccare Ludovico Geymonat e, su una questione di minor peso, Paolo Maffei. Che l'autore ritenga la teologia scienza superiore alla filosofia e all'astronomia è comprensibile, ma la scarsa importanza assegnata alle scienze esatte ha, purtroppo, contribuito a mantenere ancora in ombra il carteggio Salvago. Per ciò che riguarda il "naso", si può aggiungere che lo stesso motto campeggia nella medaglia per la fondazione dell'Osservatorio di Parigi e che la stampa è tratta da: A. Guadagnoli, Il naso (prima edizione: Pisa, Didot, 1822); poiché le poesie di Antonio Guadagnoli hanno uno spiccato carattere satirico, la collocazione della stampa in cima al carteggio rivela la scarsa importanza assegnata ad esso nell'Ottocento: il che giustifica anche la dispersione di cui vi è traccia.

19 E. Graziosi, "La prearcardia: 1680-1700", in AA.VV., La letteratura ligure. La Repubblica aristocratica (Genova, Costa & Nolan, 1992), vol. 2, pp. 210, 217-218.

20 A. Cassini, Gio: Domenico Cassini. Uno scienziato del Seicento (Comune di Perinaldo, 1994), pp. 273-277, ma occorre ora riferirsi alla seconda edizione, riveduta, corretta e integrata (Comune di Perinaldo, 2003), pp. 366-376; in quest'ultima edizione altri riferimenti a Salvago sono alle pp. 295, 346, 347, 348. La fig. 172 della seconda edizione è un'ottima riproduzione del ritratto di Salvago, da cui è stata tratta l'immagine proposta in apertura di questa sezione di Urania Ligustica. Tale incisione, realizzata a Parigi per ricordare uno dei protagonisti del 1685, era stata riprodotta in dimensioni minori in: El Siglo de los Genoveses, a cura di P. Boccardo, C. Di Fabio, R. Besta (Milano, Electa, 1999), p. 290; si tratta del catalogo di una mostra tenuta in Palazzo Ducale: la decima sezione era dedicata a "Genova e il Re Sole", con una ricca iconografia del bombardamento e della sottomissione.

21 R. Balestrieri, "Un progetto per la storia dell'astronomia in Liguria", in Atti XVI Congresso nazionale di storia della fisica e dell'astronomia (CNR, Como, 24-25/5/1996), pp. 71-97 File PDF Link esterno SISFA.

22 R. Balestrieri, "Datazione e paternità delle linee meridiane genovesi", in Atti XIX Congresso nazionale di storia della fisica e dell'astronomia (CNR, Como, 28-29/5/1999), pp. 129-138 File PDF Link esterno SISFA.

23 Il nome Urania Ligustica è nato per una conferenza tenuta dall'autore alla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola (Genova, 31/7/1997). Il primo ipertesto con questo nome è stato condiviso dal 2001 al 2003 tramite un sito in Link esterno Digilander. Il nome è stato considerato così suggestivo da ispirare quello di Link esterno Archeoastronomia Ligustica. I primi risultati ottenuti sull'epistolario Bianchini-Salvago sono stati utilizzati da: M. Tinazzi, "I disegni inediti dei manoscritti di Francesco Bianchini conservati presso la Biblioteca Capitolare di Verona", Atti della Fondazione Giorgio Ronchi, 59 (2004), pp. 407-456.

24 S. Giuntini, a cura di, "Il carteggio fra i Cassini e Eustachio Manfredi (1699-1737)", Bollettino di storia delle matematiche, 21 (2001; stampa 2002), n. 2. A. Cassini, I Maraldi di Perinaldo (Comune di Perinaldo, 2004).

25 L'attuale versione di Urania Ligustica è stata sviluppata dal 20/5/2010 in Link esterno Altervista.



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